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Á Pied
Lo sguardo della fotografa francese Elisabeth Euvrard racconta storie di persone attraverso i loro piedi, scalzi o calzati, colti per strada, in metropolitana, nei parchi, al lavoro.
Comunicato stampa
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L’antropologa Elisabeth Euvrard vive e lavora a Parigi, sua città natale, dopo aver trascorso venticinque anni in Italia. Nel suo percorso di ricerca fotografica, fortemente influenzato dai suoi studi antropologici, coglie con il suo sguardo frammenti di storie urbane. La fotografia è per lei un medium, una passerella tra comunità differenti, il passato e il presente, il sé e l'altro. Il lavoro di Elisabeth Euvrard si innesta nella lunga tradizione francese della fotografia umanista che, partendo da Eugène Atget, il Balzac della fotografia, passa per Robert Doisneau, Henri Cartier-Bresson, Brassaï, Sabine Weiss e Raymond Depardon, che lei considera il suo maestro.
Lo sguardo di Elisabeth Euvrard sceglie di concentrarsi sui piedi, scalzi o calzati, che divengono la parte per il tutto dei suoi soggetti, colti per strada, in metropolitana, nei parchi, al lavoro.
Elisabeth scopre un'umanità attraverso la postura dei piedi, svela le povertà, le solitudini e le ferite che si riflettono nel consumo o talvolta nell'assenza di scarpe, o nell'usura di un tacco, in quella che lei stessa definisce una sociologia dell'intimo,
ricca di dettagli che raccontano le mode e gli ambienti socio-culturali del nostro tempo, una condizione, un dato momento, la piccola storia di ciascuno.
Caterina Ghisu
Questa mostra fotografica intitolata À PIED, nasce da un’occasione e dall’incontro fortuito di parole ed immagini in una bella giornata di sole.
Parole e passi, segni e significati che danzano e che arrivano al presente e alla fotografia di Elisabeth Euvrard che ha fermato parole e pensieri in tante immagini.
In questa mostra è ritratta gente ignara ed ignota i cui piedi inconsapevoli, sono stati fermati in uno scatto. Nessuno conosce la loro identità, nessuno conosce le loro personali vicende anche se ogni immagine suggerisce una parola ed immediatamente il contesto di una vita. E allora ecco realizzarsi un incontro felice tra l’immagine e il significato più profondo di quella parola, un’epifania della comprensione che svela, e il rivelato appare all’improvviso. Gesti, colori e movimenti si fondono qui in un unico momento di comprensione.
Ognuno di noi, nel corso della propria esistenza lascia una traccia, un’impronta di se stesso, un proprio passaggio, un segno spesso orientato verso una direzione, che talvolta conduce anche fuori strada. La nostra traccia, è segnata dalle azioni che compiamo, dalle cose che diciamo e dalle parole che scriviamo.
Spesso questo concetto acquisisce un valore estetico quasi sublime e che ha il potere di descrivere attraverso un’espressione creativa, idee, emozioni e concetti, ancora una volta, À PIED insomma.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma quindi, e il pensiero diventa immagine e l’immagine diventa pensiero, in un processo circolare e consueto in natura, perché anche dalla morte nasce nuovamente qualcosa che genera la vita. Ma tutto è relativo, conoscenza compresa e quindi tutto dipende dalla prospettiva che si utilizza. Insomma quel Relativismo conoscitivo sostenuto da quei tanti che nel primo Novecento misero in crisi tutte o quasi le certezze.
Une heure n’est pas qu’une heure, c’est un vase rempli de parfums, de sons, de projets et de climats. Ce que nous appelons la réalité est un certain rapport entre ces sensations et ces souvenirs qui nous entourent simultanément.
À la recherche du temps perdu, Le temps retrouvé
Marcel Proust
Cinzia Cogoni
Lo sguardo di Elisabeth Euvrard sceglie di concentrarsi sui piedi, scalzi o calzati, che divengono la parte per il tutto dei suoi soggetti, colti per strada, in metropolitana, nei parchi, al lavoro.
Elisabeth scopre un'umanità attraverso la postura dei piedi, svela le povertà, le solitudini e le ferite che si riflettono nel consumo o talvolta nell'assenza di scarpe, o nell'usura di un tacco, in quella che lei stessa definisce una sociologia dell'intimo,
ricca di dettagli che raccontano le mode e gli ambienti socio-culturali del nostro tempo, una condizione, un dato momento, la piccola storia di ciascuno.
Caterina Ghisu
Questa mostra fotografica intitolata À PIED, nasce da un’occasione e dall’incontro fortuito di parole ed immagini in una bella giornata di sole.
Parole e passi, segni e significati che danzano e che arrivano al presente e alla fotografia di Elisabeth Euvrard che ha fermato parole e pensieri in tante immagini.
In questa mostra è ritratta gente ignara ed ignota i cui piedi inconsapevoli, sono stati fermati in uno scatto. Nessuno conosce la loro identità, nessuno conosce le loro personali vicende anche se ogni immagine suggerisce una parola ed immediatamente il contesto di una vita. E allora ecco realizzarsi un incontro felice tra l’immagine e il significato più profondo di quella parola, un’epifania della comprensione che svela, e il rivelato appare all’improvviso. Gesti, colori e movimenti si fondono qui in un unico momento di comprensione.
Ognuno di noi, nel corso della propria esistenza lascia una traccia, un’impronta di se stesso, un proprio passaggio, un segno spesso orientato verso una direzione, che talvolta conduce anche fuori strada. La nostra traccia, è segnata dalle azioni che compiamo, dalle cose che diciamo e dalle parole che scriviamo.
Spesso questo concetto acquisisce un valore estetico quasi sublime e che ha il potere di descrivere attraverso un’espressione creativa, idee, emozioni e concetti, ancora una volta, À PIED insomma.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma quindi, e il pensiero diventa immagine e l’immagine diventa pensiero, in un processo circolare e consueto in natura, perché anche dalla morte nasce nuovamente qualcosa che genera la vita. Ma tutto è relativo, conoscenza compresa e quindi tutto dipende dalla prospettiva che si utilizza. Insomma quel Relativismo conoscitivo sostenuto da quei tanti che nel primo Novecento misero in crisi tutte o quasi le certezze.
Une heure n’est pas qu’une heure, c’est un vase rempli de parfums, de sons, de projets et de climats. Ce que nous appelons la réalité est un certain rapport entre ces sensations et ces souvenirs qui nous entourent simultanément.
À la recherche du temps perdu, Le temps retrouvé
Marcel Proust
Cinzia Cogoni
09
maggio 2024
Á Pied
Dal 09 maggio al 22 giugno 2024
fotografia
Location
IL GHETTO
Cagliari, Via Santa Croce, 18, (Cagliari)
Cagliari, Via Santa Croce, 18, (Cagliari)
Biglietti
Intero € 3; ridotto € 1,50
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10-13 e 16-20
Vernissage
9 Maggio 2024, ore 18:00
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione
errata corrige: GIORNI E ORARI DI APERTURA
Dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 20:00. Chiuso il lunedì.
BIGLIETTI
Intero 3 €, ridotto 2 €