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Ab Ovo 2. L’origine e la forma
In mostra grandi maestri dell’arte contemporanea e giovani artisti alla ricerca della forma primordiale
Comunicato stampa
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Sessantaquattro opere dentro un uovo: ecco la sorpresa “pasquale” delle Scuderie Aldobrandini di Frascati! La mostra “Ab Ovo². L’origine e la forma” sarà inaugurata con un originale allestimento nelle prestigiose, seicentesche sale delle Scuderie Aldobrandini del Comune di Frascati, sabato 20 marzo alle ore 18. Jannis Kounellis, Carla Accardi, Nunzio, Piero Pizzi Cannella, Bruno Ceccobelli, Oliviero Rainaldi, Marco Tirelli, Luigi Ontani, Claudio Parmiggiani sono solo alcuni dei celebri artisti che prenderanno parte a questa collettiva insieme ad altri giovani italiani e internazionali che si affacciano promettenti nei circuiti dell’arte contemporanea. L’esposizione resterà aperta al pubblico fino a domenica 18 aprile 2010.
«La mostra raccoglie le esperienze artistiche più autentiche e rappresentative della contemporaneità - afferma il curatore Flavio Alivernini - fino alle ultime tendenze nell’arte d’oggi; l’idea di Claudio Abate, oltre ad essere una forma di committenza estremamente democratica, ha avuto la capacità di provocare l’incontro di energie diverse e contrastanti. Si tratta di esperienze originali, di un’espressione artistica che è nello stesso tempo moderna e concreta. Simbolo di una grammatica antropomorfica che parte dalla genesi dell’atto creativo ed arriva intatta fino a noi».
«La grande arte contemporanea si affaccia nuovamente a Frascati, nelle sale espositive delle Scuderie Aldobrandini, con una mostra eclettica, originale e imprevedibile, che vede alcuni tra i più importanti esponenti dell’arte internazionale cimentarsi in opere racchiuse in una forma ben precisa: la forma ellittica dell’uovo - dichiara il Sindaco Stefano Di Tommaso -. Da qui il titolo sorprendente ma perfettamente coincidente dell’esposizione con i suoi contenuti: Ab Ovo. Ringrazio il Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, Giovanna Pugliese e il Progetto ABC Arte Bellezza Cultura della Provincia di Roma, il curatore Flavio Alivernini e il maestro Claudio Abate che hanno permesso di realizzare questa importante mostra».
«Sessantaquattro le opere, realizzate con tecniche e linguaggi differenti; temi diversi e racconti personali - afferma l’Assessore alle Politiche Culturali Armanda Tavani -, strade battute e percorsi di ricerca appena intrapresi si intrecciano in discorsi che non prescindono mai dall’origine della forma».
Racconti ellittici, tondi, ovali uno sull’altro all’interno dell’importante collezione archeologica delle Scuderie Aldobrandini, caratterizzata da reperti d’epoca repubblicana e imperiale rinvenuti negli scavi della antica città latina di Tusculum, assemblati nel meraviglioso spazio museale realizzato da Massimiliano Fuksas. L’allestimento, a cura dello Studio STARTT, tende a costruire un piano di comunicazione creativa tra arte figurativa, archeologia ed architettura lungo la linea della riflessione, dell’ironia e del gioco; colloquiano il rosso ovale di Carla Accardi, il volto di Costantino, la testa d’uom(v)o di Ottavio Celestino, le macchie di piombo di Jannis Kounellis, il tappeto volante di Fuksas, i marmi sospesi sulla parete magenta, l’orizzontovale di Nunzio, l’origine e la forma!
Ovali per l’arte
Origine, struttura e archetipo dell’immaginario
Viviamo tempi messianici, costantemente alla ricerca di segni e profezie, di simboli rivelatori capaci di svelare il senso del nostro fare, del nostro esistere qui, ora e per sempre. Il regime dell’esistenza tende all’universale, sfidando il peso della gravità del nostro corpo reso ancora più leggero dalla trasparenza di un pensiero costantemente alla ricerca della propria ragione d’esistere, della sostanza, dell’origine della propria forma1. L’idea della ciclicità che si rinnova all’infinito è un repertorio magico, territorio dei sogni e dei segni dell’arte di cui la mostra presente, nata da un’idea di Claudio Abate, testimonia ragionevolmente una propria autosufficienza nel contesto straordinario di questo nostro controverso presente. Raccogliere tanti artisti intorno ad un unico tema formale, l’ovale, è un’idea geniale in quanto strutturale e operativa, ossia in grado di innescare un immediato confronto tra i contenuti circoscritti in un perimetro di un contenitore il cui spazio senza fine è origine e fine della forma stessa. Potenza dell’immaginario. L’arte come placenta che racchiude e conclude in sé i simboli primordiali e remoti, testimonianza urgente dell’esistente, rinascita alla vita, necessità di ritorno al seme, azzeramento, tabula rasa, percorso ab ovo verso il precipizio del desiderio primo2.
L’antropologo francese Gilbert Durand3, nel più celebre studio sulle “Strutture antropologiche dell’immaginario” (1963), ricompone nell’esercizio junghiano4 sul valore dei “simboli ciclici” i temi riflessi dalla reversibilità temporale degli schemi spaziali delle forme ad incastro quali il cerchio, l’ovale o “Mandala” che si voglia. Per questo sembra appropriato ricordare con le parole del Durand che l’assetto fondamentale dei canoni mitologici come per il caso nostro, vale anche per tutte le civiltà a noi note, e si basa sulla possibilità di ripetere il tempo: “così hanno fatto gli dei, così fanno gli uomini” (Taittiriya Brahmana).
Circolarità come segno divino di fertilità, forma primaria dell’esistere, ginecologia dell’arte come per Piero della Francesca con quell’uovo incastonato alla perfezione sopra la testa della Vergine riposta nella cavità geometricamente esatta di una conchiglia. Oppure liturgia di un sintetismo essenziale dello spazio espresso negli ovali di Lucio Fontana, squarciati da tagli netti e precisi, profondi più che ferite, neri come l’abisso della luce che ricoverano e nascondono. Ab Ovo, dunque, si riparte alla conquista delle origini ribattendo il tempo come su di un calendario astrobiologico fermo al limite di uno spazio la cui proiezione coinvolge noi stessi nell’ansia di infinito, di ripeterci, di proiettarci senza sosta in una cosmogonia liberatrice, in lento cammino verso l’eterno o paradossalmente, se si vuole, di regressus ad uterum alle soglie dell’origine.
«La mostra raccoglie le esperienze artistiche più autentiche e rappresentative della contemporaneità - afferma il curatore Flavio Alivernini - fino alle ultime tendenze nell’arte d’oggi; l’idea di Claudio Abate, oltre ad essere una forma di committenza estremamente democratica, ha avuto la capacità di provocare l’incontro di energie diverse e contrastanti. Si tratta di esperienze originali, di un’espressione artistica che è nello stesso tempo moderna e concreta. Simbolo di una grammatica antropomorfica che parte dalla genesi dell’atto creativo ed arriva intatta fino a noi».
«La grande arte contemporanea si affaccia nuovamente a Frascati, nelle sale espositive delle Scuderie Aldobrandini, con una mostra eclettica, originale e imprevedibile, che vede alcuni tra i più importanti esponenti dell’arte internazionale cimentarsi in opere racchiuse in una forma ben precisa: la forma ellittica dell’uovo - dichiara il Sindaco Stefano Di Tommaso -. Da qui il titolo sorprendente ma perfettamente coincidente dell’esposizione con i suoi contenuti: Ab Ovo. Ringrazio il Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, Giovanna Pugliese e il Progetto ABC Arte Bellezza Cultura della Provincia di Roma, il curatore Flavio Alivernini e il maestro Claudio Abate che hanno permesso di realizzare questa importante mostra».
«Sessantaquattro le opere, realizzate con tecniche e linguaggi differenti; temi diversi e racconti personali - afferma l’Assessore alle Politiche Culturali Armanda Tavani -, strade battute e percorsi di ricerca appena intrapresi si intrecciano in discorsi che non prescindono mai dall’origine della forma».
Racconti ellittici, tondi, ovali uno sull’altro all’interno dell’importante collezione archeologica delle Scuderie Aldobrandini, caratterizzata da reperti d’epoca repubblicana e imperiale rinvenuti negli scavi della antica città latina di Tusculum, assemblati nel meraviglioso spazio museale realizzato da Massimiliano Fuksas. L’allestimento, a cura dello Studio STARTT, tende a costruire un piano di comunicazione creativa tra arte figurativa, archeologia ed architettura lungo la linea della riflessione, dell’ironia e del gioco; colloquiano il rosso ovale di Carla Accardi, il volto di Costantino, la testa d’uom(v)o di Ottavio Celestino, le macchie di piombo di Jannis Kounellis, il tappeto volante di Fuksas, i marmi sospesi sulla parete magenta, l’orizzontovale di Nunzio, l’origine e la forma!
Ovali per l’arte
Origine, struttura e archetipo dell’immaginario
Viviamo tempi messianici, costantemente alla ricerca di segni e profezie, di simboli rivelatori capaci di svelare il senso del nostro fare, del nostro esistere qui, ora e per sempre. Il regime dell’esistenza tende all’universale, sfidando il peso della gravità del nostro corpo reso ancora più leggero dalla trasparenza di un pensiero costantemente alla ricerca della propria ragione d’esistere, della sostanza, dell’origine della propria forma1. L’idea della ciclicità che si rinnova all’infinito è un repertorio magico, territorio dei sogni e dei segni dell’arte di cui la mostra presente, nata da un’idea di Claudio Abate, testimonia ragionevolmente una propria autosufficienza nel contesto straordinario di questo nostro controverso presente. Raccogliere tanti artisti intorno ad un unico tema formale, l’ovale, è un’idea geniale in quanto strutturale e operativa, ossia in grado di innescare un immediato confronto tra i contenuti circoscritti in un perimetro di un contenitore il cui spazio senza fine è origine e fine della forma stessa. Potenza dell’immaginario. L’arte come placenta che racchiude e conclude in sé i simboli primordiali e remoti, testimonianza urgente dell’esistente, rinascita alla vita, necessità di ritorno al seme, azzeramento, tabula rasa, percorso ab ovo verso il precipizio del desiderio primo2.
L’antropologo francese Gilbert Durand3, nel più celebre studio sulle “Strutture antropologiche dell’immaginario” (1963), ricompone nell’esercizio junghiano4 sul valore dei “simboli ciclici” i temi riflessi dalla reversibilità temporale degli schemi spaziali delle forme ad incastro quali il cerchio, l’ovale o “Mandala” che si voglia. Per questo sembra appropriato ricordare con le parole del Durand che l’assetto fondamentale dei canoni mitologici come per il caso nostro, vale anche per tutte le civiltà a noi note, e si basa sulla possibilità di ripetere il tempo: “così hanno fatto gli dei, così fanno gli uomini” (Taittiriya Brahmana).
Circolarità come segno divino di fertilità, forma primaria dell’esistere, ginecologia dell’arte come per Piero della Francesca con quell’uovo incastonato alla perfezione sopra la testa della Vergine riposta nella cavità geometricamente esatta di una conchiglia. Oppure liturgia di un sintetismo essenziale dello spazio espresso negli ovali di Lucio Fontana, squarciati da tagli netti e precisi, profondi più che ferite, neri come l’abisso della luce che ricoverano e nascondono. Ab Ovo, dunque, si riparte alla conquista delle origini ribattendo il tempo come su di un calendario astrobiologico fermo al limite di uno spazio la cui proiezione coinvolge noi stessi nell’ansia di infinito, di ripeterci, di proiettarci senza sosta in una cosmogonia liberatrice, in lento cammino verso l’eterno o paradossalmente, se si vuole, di regressus ad uterum alle soglie dell’origine.
20
marzo 2010
Ab Ovo 2. L’origine e la forma
Dal 20 marzo al 18 aprile 2010
arte contemporanea
Location
SCUDERIE ALDOBRANDINI
Frascati, Piazza Guglielmo Marconi, 6, (Roma)
Frascati, Piazza Guglielmo Marconi, 6, (Roma)
Orario di apertura
Orario visite:
feriali: 10:00 - 18:00
(Tutti i giorni - Lunedì chiuso)
sabato e festivi: 10:00 - 19:00
Vernissage
20 Marzo 2010, ore 18.00
Autore
Curatore