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Abbas Kiarostami – Fotografie a colori e bianco e nero
Verrà esposta una selezione di foto di strade in bianco e nero e di riflessi di pioggia attraverso i vetri di una macchina. Il regista iraniano aveva già avuto una personale al Gabbiano nel novembre 2001 in occasione dell’uscita del suo film ABC Africa.
Comunicato stampa
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Abbas Kiarostami arriva a Roma per l’apertura della sua mostra alla Galleria il Gabbiano lunedì 21 dicembre. Verrà esposta una selezione di foto di strade in bianco e nero e di riflessi di pioggia attraverso i vetri di una macchina. Il regista iraniano aveva già avuto una personale al Gabbiano nel novembre 2001 in occasione dell’uscita del suo film ABC Africa.
L’artista, accanto al cinema che lo ha consacrato a livello internazionale, ha da sempre coltivato un interesse per il linguaggio visuale dedicandosi alla fotografia e alla pittura. Kiarostami affida all’obiettivo fotografico il compito di indagare con occhio discreto e al tempo stesso curioso un mondo popolato quasi esclusivamente da presenze naturali, in cui il grande assente è l’uomo.
Il suo rapporto con la fotografia nasce in un modo molto spontaneo: “…sentivo il bisogno di essere tutt’uno con la natura, era lei che mi guidava. E nello stesso tempo avevo il desiderio di condividere con gli altri i bei momenti di cui ero testimone”.
Nella serie di foto in bianco e nero, esposte al Gabbiano, alberi, montagne e strade sono le immagini che sintetizzano tutta l’arte e la filosofia di Kiarostami: “viaggiare con la mente”. Secondo il regista iraniano “sognare è forse più necessario che vedere…”. Accanto agli scatti in bianco e nero, la serie a colori intitolata “Rain”. Vento, pioggia, nuvole grigie, strade lucide di città e campagne su cui si diffonde la sensazione agrodolce del vagabondare malinconico: questi gli elementi (atmosferici e sentimentali) delle foto di Abbas Kiarostami, il grande regista iraniano che ha pubblicato per Gallimard Pluie et vent.
Laureatosi in pittura nella sua città, lavora prima come grafico e poi come regista di spot pubblicitari (ne realizza circa 150 fra 1962 e il 1968). Nel 1969 organizza il dipartimento cinematografico dell'Istituto Kanun, che diventa rapidamente un importante centro di produzione. Gira nel 1970 il suo primo cortometraggio Il pane e il vicolo e, dopo molti corti e lungometraggi, comincia a ottenere riconoscimenti all'estero con Dov'è la casa del mio amico? (1987). Con Close-up (1990) Kiarostami definisce ulteriormente la sua poetica, e diventa autore guida della nuova generazione iraniana. Nel suo lavoro riflette con grande intelligenza e modernità sulle regole della narrazione e sul registro della finzione che è proprio del cinema, e dà nuovo spessore teorico al «cinema nel cinema.
E la vita continua... (1991) e Sotto gli ulivi (1994) vengono distribuiti in tutto il mondo e consacrano la sua grandezza che, con Il sapore della ciliegia (1997), ottiene la Palma d'oro a Cannes raccontando di un uomo di mezza età, che si aggira in auto per la desolata periferia di Teheran cercando qualcuno che lo aiuti a suicidarsi. Anche con il successivo Il vento ci porterà via (1999), premio speciale della giuria a Venezia, Kiarostami continua a perseguire un'idea di cinema capace di coniugare in modo assolutamente originale la riflessione morale con l'investigazione critica delle immagini. Dopo il documentario ABC Africa (2001), conferma l'originalità della sua ricerca con Dieci (2002), in cui cerca di raccontare la donna iraniana contemporanea
'La sua nuova pellicola, “Copia conforme”, è stato girata in Toscana, tra Arezzo e San Gimignano. E' una storia d'amore realmente accaduta, che il regista ha scritto per Juliette Binoche. ''Quando era venuta a trovarmi in Iran gliela raccontai. Mi disse che era perfetta per un film ed io l’ho fatto''.
L’artista, accanto al cinema che lo ha consacrato a livello internazionale, ha da sempre coltivato un interesse per il linguaggio visuale dedicandosi alla fotografia e alla pittura. Kiarostami affida all’obiettivo fotografico il compito di indagare con occhio discreto e al tempo stesso curioso un mondo popolato quasi esclusivamente da presenze naturali, in cui il grande assente è l’uomo.
Il suo rapporto con la fotografia nasce in un modo molto spontaneo: “…sentivo il bisogno di essere tutt’uno con la natura, era lei che mi guidava. E nello stesso tempo avevo il desiderio di condividere con gli altri i bei momenti di cui ero testimone”.
Nella serie di foto in bianco e nero, esposte al Gabbiano, alberi, montagne e strade sono le immagini che sintetizzano tutta l’arte e la filosofia di Kiarostami: “viaggiare con la mente”. Secondo il regista iraniano “sognare è forse più necessario che vedere…”. Accanto agli scatti in bianco e nero, la serie a colori intitolata “Rain”. Vento, pioggia, nuvole grigie, strade lucide di città e campagne su cui si diffonde la sensazione agrodolce del vagabondare malinconico: questi gli elementi (atmosferici e sentimentali) delle foto di Abbas Kiarostami, il grande regista iraniano che ha pubblicato per Gallimard Pluie et vent.
Laureatosi in pittura nella sua città, lavora prima come grafico e poi come regista di spot pubblicitari (ne realizza circa 150 fra 1962 e il 1968). Nel 1969 organizza il dipartimento cinematografico dell'Istituto Kanun, che diventa rapidamente un importante centro di produzione. Gira nel 1970 il suo primo cortometraggio Il pane e il vicolo e, dopo molti corti e lungometraggi, comincia a ottenere riconoscimenti all'estero con Dov'è la casa del mio amico? (1987). Con Close-up (1990) Kiarostami definisce ulteriormente la sua poetica, e diventa autore guida della nuova generazione iraniana. Nel suo lavoro riflette con grande intelligenza e modernità sulle regole della narrazione e sul registro della finzione che è proprio del cinema, e dà nuovo spessore teorico al «cinema nel cinema.
E la vita continua... (1991) e Sotto gli ulivi (1994) vengono distribuiti in tutto il mondo e consacrano la sua grandezza che, con Il sapore della ciliegia (1997), ottiene la Palma d'oro a Cannes raccontando di un uomo di mezza età, che si aggira in auto per la desolata periferia di Teheran cercando qualcuno che lo aiuti a suicidarsi. Anche con il successivo Il vento ci porterà via (1999), premio speciale della giuria a Venezia, Kiarostami continua a perseguire un'idea di cinema capace di coniugare in modo assolutamente originale la riflessione morale con l'investigazione critica delle immagini. Dopo il documentario ABC Africa (2001), conferma l'originalità della sua ricerca con Dieci (2002), in cui cerca di raccontare la donna iraniana contemporanea
'La sua nuova pellicola, “Copia conforme”, è stato girata in Toscana, tra Arezzo e San Gimignano. E' una storia d'amore realmente accaduta, che il regista ha scritto per Juliette Binoche. ''Quando era venuta a trovarmi in Iran gliela raccontai. Mi disse che era perfetta per un film ed io l’ho fatto''.
21
dicembre 2009
Abbas Kiarostami – Fotografie a colori e bianco e nero
Dal 21 dicembre 2009 al 21 gennaio 2010
fotografia
Location
GALLERIA IL GABBIANO
Roma, Via Della Frezza, 51, (Roma)
Roma, Via Della Frezza, 51, (Roma)
Vernissage
21 Dicembre 2009, ore 18
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