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About Christo and Jeanne-Claude. Opere edite dal 1969 al 2004 pubblicate sul catalogo Jörg Schellmann
In occasione dell’apertura al pubblico dell’intervento di Christo sul Lago d’Iseo, The Floating Piers, un’accurata selezione di serigrafie e litografie che riproducono schizzi preparatori per le opere munumentali di Christo, pubblicati sul catalogo generale edito da Jörg Schellmann.
Comunicato stampa
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In occasione dell'apertura al pubblico dell'intervento di Christo sul Lago d'Iseo, The Floating Piers, Project for Lake Iseo, Italy (2014-2016), evento straordinario che segna il ritorno del più famoso land-artist al mondo nella nostra penisola, la galleria Colossi Arte Contemporanea propone un affascinante percorso attraverso un'accurata ed esclusiva selezione di serigrafie e litografie che riproducono disegni, bozzetti e schizzi preparatori per i suoi monumentali progetti, provenienti da una prestigiosa collezione genovese, che coprono un arco temporale dal 1969 al 2004: About Christo and Jeanne-Claude. Opere edite dal 1969 al 2004 pubblicate sul catalogo Jörg Schellmann.
Il percorso si snoda, nell'evoluzione estetica dell'arte di Christo, e della compagna di una vita, Jeanne-Claude, verso l'evoluzione del codice espressivo che lo contraddistingue, l'impacchettamento, dai piccoli oggetti per arrivare a case e monumenti. L'Ericsson Display Monitor Unit 3111 Wrapped, 1985 dimostra come, fin dai primissimi esperimenti parigini degli anni '60, Christo amasse impacchettare con stringhe, corde e spago, oggetti di uso quotidiano: da un'opera d'arte (Wrapped painting – Wrap in Wrap out, 1969) per arrivare ad un oggetto elettronico come il pc negli anni '80. Alcuni erano rivestiti di polietilene semitrasparente oppure di tessuto totalemente coprente, mantenendo evidente la fisionomia dell'oggetto impacchettato, secondo la logica dello “svelare occultando”, fortunata formula coniata dal critico David Bourdon, che caratterizzerà anche i primi studi per l'impacchettamento di palazzi e case, risalenti al 1961, data del primo Project for a Wrapped Public Building, seguito da un cospicuo resoconto scritto sulla collocazione urbana, come anche i futuri progetti di Christo collocabili negli anni '68-'69 in mostra: il progetto della America House Wrapped (1969) e due schizzi e un collage di fotografia e stampa della Wrapped Kunsthalle di Berna, in Svizzera, realizzata nel 1968, in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del museo, il primo museo d'Europa impacchettato nella sua interezza con 2.500 metri quadrati di polietilene legato da circa 3000 metri di corda, segnando numeri da record destinati a crescere nei progetti realizzati dagli environmental artists, connaturati nell'essenza stessa delle loro realizzazioni come vero e proporio tributo alla libera espressione artistica, senza confini. L'intelligente intuizione estetica di Christo lo porta, a differenza della coeva Pop Art americana, a distogliere l'attenzione dalla vacua superficialità dell'involucro ammiccante, goloso del panorama iconografico dei mass-media per focalizzarla qu quello, misterioso e intrigante, che avviluppa monumenti, case e oggetti, lasciandone intravedere le forme architettoniche. E lo farà anche in opere di dimensioni più contenute, come nel collage preparatorio della Wrapped Snoopy House per il Charles M. Schulz Museum di Santa Rosa, in California (2004), in risposta alla striscia di fumetti di Schulz che omaggiava l'artista nel 1978.
Nello stesso periodo, la seconda metà degli anni '60, il lavoro di Christo assume, con il trasferimento a New York, un risvolto diverso: lo vediamo in uno degli Store Fronts (1964-1968), Yellow Store Front, collage preparatorio per la realizzazione della copertura con tessuto o carta da pacchi delle facciate di negozi, fatte in legno e dipinte in vari colori. In mostra anche una fotografia e un collage preparatorio che mostrano la delicata fase di sollevamento del più grande dei tre Air Packages, strutture gonfiabili autosotenute, tra quelli realizzati da Christo nella seconda metà degli anni '60, dopo quello di Eindhoven e della Minneapolis School of Art nel 1966: 5.600 Cubic Meter Package (1967-68), una stele colonnare che si eleva verso l'alto, ma composta da un pallone aerostatico, composto da un involucro termosaldato contentuo da una rete di 3,5 chilometri di corda legata da 1200 nodi, tenuto sollevato in aria da un compressore centrifugo a velocità variabile. Il monumentale Air Package, è stato sollevato da due enormi gru il 3 agosto del 1968, nel corso di Documenta 4 a Kassel, diventando una delle opere più discusse della mostra e destando, oltre che un notevole circolo mediatico, l'attenzione dell'opinione pubblica, altro aspetto necessario a creare il clima di estatica ammirazione e curiosità da parte del pubblico che rende unici gli interventi di Christo.
Unendo la forza della loro fervida immaginazione e i metodi della società industriale, dando vita ad una forma democratica di capitalismo che forma cooperative popolari, veri e propri cantieri e meastranze che si servono del contributo popolare per realizzare le sue opere monumentali, tra sperimentazione e cooperazione, Christo e Jeanne-Claude arrivano, tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, ad aumentare ancora di più i numeri in quantità di materiale, manodopera, tempistiche per la realizzazione e la ricerca della collocazione più adatta alle loro creazioni, fino ad arrivare a concepire opere ancora più monumentali, come la Texas Mastaba, Project for 500.000 Stacked Oil Drums nel 1977, della quale è in mostra la serigrafia del progetto, mai realizzato, una massiccia struttura a piramide che doveva essere collocata tra Houston e Galveston, in Texas, senza punta, piatta, che ci riporta alla forma delle panchine che si trovavano di fronte alle case mesopotamiche per accogliere i visitatori. La prima apparizione di questa forma nell'opera dell'artista bulgaro risale alle strutture per esterni degli Stacked Oil Barrels di Parigi e Colonia (1961) e ai Dockside Packages (1961) nel porto di Colonia, un cumulo di barili barili di cartone e rotili di carta industriale coperti di tela cerata e legati da corde. Christo ha sempre utilizzato i barili di petrolio sia per ottenere meravigliosi risutlati estetici che per veicolare messaggi di libertà: dai Wrapped Oil Barrels del 1958-59 a The Mastaba of 1.240 Oil Barrels (1968) all'Institute of Contemporary Art di Philadelphia, fino ad arrivare alla vera e propria muraglia fatta di barili impilati (Wall of Oil Barrels, Iron Curtain, 1961-62) che bloccava Rue Visconti, via a senso unico e stretta sulla rive gauche a Parigi con 240 barili di petrolio impilati, evidente richiamo alla cortina di ferro del Muro di Berlino, per chiudere il cerchio con The Wall, 13.000 Oil Barrels, un muro di 13.000 barili di petrolio accatastati e dipinti nel gasometro di Oberhausen, in Germania, che scintillavano dei colori brillanti delle loro superifici.
Ma prima ancora di concepire quest'opera, tra il 1968 e il 1969, hanno dato vita ad un'altra impresa colossale, Wrapped Coast, impacchettando 2,4 kilometri di ripido tratto costiero a Little Bay, nei pressi di Sidney, con 90.000 metri quadrati di tessuto anti-erosione e 56 kilometri di corda di polipropilene avvinghiata alle rocce, il tutto rimosso e riciclato dopo le dieci settimane di durata dell'allestimento al fine di ridurre a zero l'impatto ambientale. Le opere di Christo sono create per rimanere impresse solamente nella memoria di coloro che hanno avuto la fortuna di ammirarlo, oltre che nelle immagini fotografiche, come quella in mostra della Wrapped Coast, memore di un'esperienza artistica extra museale che si presta ad essere fruita solo in un contesto naturale. La qualità estetica supplementare della transitorietà accomuna anche interventi come l'impacchettamento del Reichstag (Wrapped Reichstag, Project for Berlin, 1971-1995) e degli alberi Wrapped Trees alla Fondazione Beyeler and Berower Park di Riehen, in Svizzera (1997-1998) dei quali ci rimangono, come unica testimonianza, solo immagini fotografiche uniche nel loro genere, anch'esse esposte in mostra. L'uso del tessuto suggerisce l'idea di qualcosa di effimero e fragile, come quello in polipropilene utilizzato per ricoprire, modellato in pieghe e drappeggi dal forte effetto chiaroscurale come un peplo nella scultura ellenistica greca dall'”effetto bagnato”, l'intelaiatura in acciaio che riveste le torri, il tetto, le statue e i vasi di pietra del Reichstag, come un morbido manto, sottolineando l'architettura, come avviene per il collage del progetto per Ponte Sant'Angelo (Ponte Sant'Angelo Wrapped, Project for Ponte Sant'Angelo and Lungotevere Castello, Lungotevere Vaticano, Lugotevere D'Altoviti, Lungotevere Torre di Roma, 1985) o per il collage composto da tessuto, spago e fotografia della città realizzato per il progetto sul Mur des Réformateur nella città di Ginevra (1977). Qui le sagome delle statue delle principali figure dei riformatori del movimento protestante, Bèze, Knox, Farel e Calvin vengono accuratamente sottolineate dal panneggio del rivestimento, interagendo con il contesto urbano e avvilupate da un'affascinante corda rossa, simile a quella che avvolge Le Pont Alexandre III – Des Invalides di Parigi nello schizzo e collage per il progetto Wrapped Bridge (1977) o le forme del Monumento a Cristóbal Cólon, Barcellona (1992) nel collage del progetto in mostra.
La natura fragile e transitoria degli interventi è data dalla componenete del tessuto che ricopre le forme. Così avviene anche per l'opera Wrapped Trees, lasciando intravedere i rami degli alberi che premono verso l'esterno, lasciata per due settimane in balia delle intemperie, conferendo un senso di vulnerabilità allo spettatore. Ancora più breve il tempo in cui rimase impacchettato, in un un voluttuoso tessuto bianco avviluppato con corde rosse, il Monumento a Vittorio Emanuele in Piazza del Duomo a Milano, realizzato nel 1970 - del quale è in mostra il collage del progetto- in occasione dell'anniversario della fondazione dei Nouveaux Réalistes: solo 48 ore. In mostra anche il bozzetto realizzato per altre installazioni temporanee all'interno di un contesto urbano: l'impacchettamento della Statua di Venere (Wrapped Venus, Project for Villa Borghese, Roma, 1974), nel contesto del più ampio progetto The Wall – Wrapped Roman Wall, 1974, nel corso del quale le mura situate alla fine di via Veneto, vicino ai grandi giardini di Villa Borghese, sono state avvolte da 259 metri di tessuto in polipropilene e corda per quaranta giorni, lasciando che tre dei quattro archi impacchettati continuassero ad essere utilizzati per il traffico veicolare e pedonale, interagendo attivamente con la vita della città. Interagiscono sia con il contesto naturale del parco che con le persone che ne fruiscono, camminandoci sopra, anche i Wrapped Walk Ways (1977-1978), viottoli impacchettati con tessuto di nylon giallo zafferano nei giardini e nelle piste da jogging del Jacob L. Loose Park, Kansas City, Missouri. E come sempre, pur nella sua monumentalità, il progetto di Christo conferisce al parco una sua intima e poderosa bellezza.
In mostra è presente anche una fotografia originale scattata da Wolgang Volz, stampata su dibond, in una tiratura limitata di 3 tre esemplari, che mostra una magnifica vista panoramica sull'installazione site-specific Surrounded Islands, per la quale le undici isole nell'area di Bakers Haulover Cut, Broad Causeway, 79th Street Causeway, Julia Tuttle Causeway e Venetian Causeway, a Biscayne Bay, Greater Miami, in Florida, furono circondate da 60 ettari di tessuto rosa in polipropilene intrecciato che ricoprivano la superficie dell'acqua, galleggiando e allargandosi nella baia di Biscayne per 60 metri intorno a ciascuna isola, come enormi nifee, simili a quelle di Monet ma monumentali.
Il percorso si snoda, nell'evoluzione estetica dell'arte di Christo, e della compagna di una vita, Jeanne-Claude, verso l'evoluzione del codice espressivo che lo contraddistingue, l'impacchettamento, dai piccoli oggetti per arrivare a case e monumenti. L'Ericsson Display Monitor Unit 3111 Wrapped, 1985 dimostra come, fin dai primissimi esperimenti parigini degli anni '60, Christo amasse impacchettare con stringhe, corde e spago, oggetti di uso quotidiano: da un'opera d'arte (Wrapped painting – Wrap in Wrap out, 1969) per arrivare ad un oggetto elettronico come il pc negli anni '80. Alcuni erano rivestiti di polietilene semitrasparente oppure di tessuto totalemente coprente, mantenendo evidente la fisionomia dell'oggetto impacchettato, secondo la logica dello “svelare occultando”, fortunata formula coniata dal critico David Bourdon, che caratterizzerà anche i primi studi per l'impacchettamento di palazzi e case, risalenti al 1961, data del primo Project for a Wrapped Public Building, seguito da un cospicuo resoconto scritto sulla collocazione urbana, come anche i futuri progetti di Christo collocabili negli anni '68-'69 in mostra: il progetto della America House Wrapped (1969) e due schizzi e un collage di fotografia e stampa della Wrapped Kunsthalle di Berna, in Svizzera, realizzata nel 1968, in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del museo, il primo museo d'Europa impacchettato nella sua interezza con 2.500 metri quadrati di polietilene legato da circa 3000 metri di corda, segnando numeri da record destinati a crescere nei progetti realizzati dagli environmental artists, connaturati nell'essenza stessa delle loro realizzazioni come vero e proporio tributo alla libera espressione artistica, senza confini. L'intelligente intuizione estetica di Christo lo porta, a differenza della coeva Pop Art americana, a distogliere l'attenzione dalla vacua superficialità dell'involucro ammiccante, goloso del panorama iconografico dei mass-media per focalizzarla qu quello, misterioso e intrigante, che avviluppa monumenti, case e oggetti, lasciandone intravedere le forme architettoniche. E lo farà anche in opere di dimensioni più contenute, come nel collage preparatorio della Wrapped Snoopy House per il Charles M. Schulz Museum di Santa Rosa, in California (2004), in risposta alla striscia di fumetti di Schulz che omaggiava l'artista nel 1978.
Nello stesso periodo, la seconda metà degli anni '60, il lavoro di Christo assume, con il trasferimento a New York, un risvolto diverso: lo vediamo in uno degli Store Fronts (1964-1968), Yellow Store Front, collage preparatorio per la realizzazione della copertura con tessuto o carta da pacchi delle facciate di negozi, fatte in legno e dipinte in vari colori. In mostra anche una fotografia e un collage preparatorio che mostrano la delicata fase di sollevamento del più grande dei tre Air Packages, strutture gonfiabili autosotenute, tra quelli realizzati da Christo nella seconda metà degli anni '60, dopo quello di Eindhoven e della Minneapolis School of Art nel 1966: 5.600 Cubic Meter Package (1967-68), una stele colonnare che si eleva verso l'alto, ma composta da un pallone aerostatico, composto da un involucro termosaldato contentuo da una rete di 3,5 chilometri di corda legata da 1200 nodi, tenuto sollevato in aria da un compressore centrifugo a velocità variabile. Il monumentale Air Package, è stato sollevato da due enormi gru il 3 agosto del 1968, nel corso di Documenta 4 a Kassel, diventando una delle opere più discusse della mostra e destando, oltre che un notevole circolo mediatico, l'attenzione dell'opinione pubblica, altro aspetto necessario a creare il clima di estatica ammirazione e curiosità da parte del pubblico che rende unici gli interventi di Christo.
Unendo la forza della loro fervida immaginazione e i metodi della società industriale, dando vita ad una forma democratica di capitalismo che forma cooperative popolari, veri e propri cantieri e meastranze che si servono del contributo popolare per realizzare le sue opere monumentali, tra sperimentazione e cooperazione, Christo e Jeanne-Claude arrivano, tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, ad aumentare ancora di più i numeri in quantità di materiale, manodopera, tempistiche per la realizzazione e la ricerca della collocazione più adatta alle loro creazioni, fino ad arrivare a concepire opere ancora più monumentali, come la Texas Mastaba, Project for 500.000 Stacked Oil Drums nel 1977, della quale è in mostra la serigrafia del progetto, mai realizzato, una massiccia struttura a piramide che doveva essere collocata tra Houston e Galveston, in Texas, senza punta, piatta, che ci riporta alla forma delle panchine che si trovavano di fronte alle case mesopotamiche per accogliere i visitatori. La prima apparizione di questa forma nell'opera dell'artista bulgaro risale alle strutture per esterni degli Stacked Oil Barrels di Parigi e Colonia (1961) e ai Dockside Packages (1961) nel porto di Colonia, un cumulo di barili barili di cartone e rotili di carta industriale coperti di tela cerata e legati da corde. Christo ha sempre utilizzato i barili di petrolio sia per ottenere meravigliosi risutlati estetici che per veicolare messaggi di libertà: dai Wrapped Oil Barrels del 1958-59 a The Mastaba of 1.240 Oil Barrels (1968) all'Institute of Contemporary Art di Philadelphia, fino ad arrivare alla vera e propria muraglia fatta di barili impilati (Wall of Oil Barrels, Iron Curtain, 1961-62) che bloccava Rue Visconti, via a senso unico e stretta sulla rive gauche a Parigi con 240 barili di petrolio impilati, evidente richiamo alla cortina di ferro del Muro di Berlino, per chiudere il cerchio con The Wall, 13.000 Oil Barrels, un muro di 13.000 barili di petrolio accatastati e dipinti nel gasometro di Oberhausen, in Germania, che scintillavano dei colori brillanti delle loro superifici.
Ma prima ancora di concepire quest'opera, tra il 1968 e il 1969, hanno dato vita ad un'altra impresa colossale, Wrapped Coast, impacchettando 2,4 kilometri di ripido tratto costiero a Little Bay, nei pressi di Sidney, con 90.000 metri quadrati di tessuto anti-erosione e 56 kilometri di corda di polipropilene avvinghiata alle rocce, il tutto rimosso e riciclato dopo le dieci settimane di durata dell'allestimento al fine di ridurre a zero l'impatto ambientale. Le opere di Christo sono create per rimanere impresse solamente nella memoria di coloro che hanno avuto la fortuna di ammirarlo, oltre che nelle immagini fotografiche, come quella in mostra della Wrapped Coast, memore di un'esperienza artistica extra museale che si presta ad essere fruita solo in un contesto naturale. La qualità estetica supplementare della transitorietà accomuna anche interventi come l'impacchettamento del Reichstag (Wrapped Reichstag, Project for Berlin, 1971-1995) e degli alberi Wrapped Trees alla Fondazione Beyeler and Berower Park di Riehen, in Svizzera (1997-1998) dei quali ci rimangono, come unica testimonianza, solo immagini fotografiche uniche nel loro genere, anch'esse esposte in mostra. L'uso del tessuto suggerisce l'idea di qualcosa di effimero e fragile, come quello in polipropilene utilizzato per ricoprire, modellato in pieghe e drappeggi dal forte effetto chiaroscurale come un peplo nella scultura ellenistica greca dall'”effetto bagnato”, l'intelaiatura in acciaio che riveste le torri, il tetto, le statue e i vasi di pietra del Reichstag, come un morbido manto, sottolineando l'architettura, come avviene per il collage del progetto per Ponte Sant'Angelo (Ponte Sant'Angelo Wrapped, Project for Ponte Sant'Angelo and Lungotevere Castello, Lungotevere Vaticano, Lugotevere D'Altoviti, Lungotevere Torre di Roma, 1985) o per il collage composto da tessuto, spago e fotografia della città realizzato per il progetto sul Mur des Réformateur nella città di Ginevra (1977). Qui le sagome delle statue delle principali figure dei riformatori del movimento protestante, Bèze, Knox, Farel e Calvin vengono accuratamente sottolineate dal panneggio del rivestimento, interagendo con il contesto urbano e avvilupate da un'affascinante corda rossa, simile a quella che avvolge Le Pont Alexandre III – Des Invalides di Parigi nello schizzo e collage per il progetto Wrapped Bridge (1977) o le forme del Monumento a Cristóbal Cólon, Barcellona (1992) nel collage del progetto in mostra.
La natura fragile e transitoria degli interventi è data dalla componenete del tessuto che ricopre le forme. Così avviene anche per l'opera Wrapped Trees, lasciando intravedere i rami degli alberi che premono verso l'esterno, lasciata per due settimane in balia delle intemperie, conferendo un senso di vulnerabilità allo spettatore. Ancora più breve il tempo in cui rimase impacchettato, in un un voluttuoso tessuto bianco avviluppato con corde rosse, il Monumento a Vittorio Emanuele in Piazza del Duomo a Milano, realizzato nel 1970 - del quale è in mostra il collage del progetto- in occasione dell'anniversario della fondazione dei Nouveaux Réalistes: solo 48 ore. In mostra anche il bozzetto realizzato per altre installazioni temporanee all'interno di un contesto urbano: l'impacchettamento della Statua di Venere (Wrapped Venus, Project for Villa Borghese, Roma, 1974), nel contesto del più ampio progetto The Wall – Wrapped Roman Wall, 1974, nel corso del quale le mura situate alla fine di via Veneto, vicino ai grandi giardini di Villa Borghese, sono state avvolte da 259 metri di tessuto in polipropilene e corda per quaranta giorni, lasciando che tre dei quattro archi impacchettati continuassero ad essere utilizzati per il traffico veicolare e pedonale, interagendo attivamente con la vita della città. Interagiscono sia con il contesto naturale del parco che con le persone che ne fruiscono, camminandoci sopra, anche i Wrapped Walk Ways (1977-1978), viottoli impacchettati con tessuto di nylon giallo zafferano nei giardini e nelle piste da jogging del Jacob L. Loose Park, Kansas City, Missouri. E come sempre, pur nella sua monumentalità, il progetto di Christo conferisce al parco una sua intima e poderosa bellezza.
In mostra è presente anche una fotografia originale scattata da Wolgang Volz, stampata su dibond, in una tiratura limitata di 3 tre esemplari, che mostra una magnifica vista panoramica sull'installazione site-specific Surrounded Islands, per la quale le undici isole nell'area di Bakers Haulover Cut, Broad Causeway, 79th Street Causeway, Julia Tuttle Causeway e Venetian Causeway, a Biscayne Bay, Greater Miami, in Florida, furono circondate da 60 ettari di tessuto rosa in polipropilene intrecciato che ricoprivano la superficie dell'acqua, galleggiando e allargandosi nella baia di Biscayne per 60 metri intorno a ciascuna isola, come enormi nifee, simili a quelle di Monet ma monumentali.
14
maggio 2016
About Christo and Jeanne-Claude. Opere edite dal 1969 al 2004 pubblicate sul catalogo Jörg Schellmann
Dal 14 maggio al 15 settembre 2016
arte contemporanea
Location
COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Brescia, Corsia Gambero, 12/13, (Brescia)
Orario di apertura
Da martedì a sabato 10-12 e 15-19
Domenica su appuntamento.
Lunedì chiuso.
Vernissage
14 Maggio 2016, dalle ore 16,30
Autore