Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Accardi | LeWitt | Woodman
Tutti e tre questi artisti hanno un lato decorativo che li accomuna; un accostamento al colore e alla forma che li ha portati ad inventare strutture forse un po’ rigide all’inizio della loro ricerca e man mano sempre più libere, felici e sciolte, come se venissero da una profondità trovata, un luogo intimo dove le teorie decantano e viene a galla l’Io più vero.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sol l’ho conosciuto nel 1972 quando lavoravo a Flash Art. L’ho visto apparire nel vano della porta, al quarto piano di Viale Piave a Milano, dove allora era la redazione. Avevamo ospitato una pubblicità piuttosto feroce di una galleria tedesca contro il suo lavoro. Era arrabbiato come non l’ho mai più visto in seguito, lui così calmo e pacato, inventore dell’arte concettuale come metodo di lavoro, profondo come una partitura musicale di Bach, come l’idea platonica.
La sua prima mostra da me fu nel 1980, forse già un po’ tardi nella mia storia, ma comunque abbastanza presto per avere il piacere di altre quattro esposizioni, di cui l’ultima nel 2005 con gli ‘splotches’, le coloratissime sculture computer generated.
Carla Accardi è giunta in galleria dopo Sol, nel 1983. Anche lei veniva da lontano, dalla pittura di segno e di forma del dopoguerra, e in quegli anni si poneva come la pittrice che aveva saputo superare con la caparbietà del proprio lavoro le ultime resistenze ad assumere una donna artista nell’Olimpo dei maschi. Altre tre mostre completeranno negli anni il nostro bellissimo rapporto di stima e collaborazione, fatto di libri e mostre sempre diverse, dai severi capricci spagnoli, alle plastiche senza colore, alle ultime coloratissime tele dalle larghe campiture.
Betty Woodman, infine, arriva in galleria solo oggi, con questa prima mostra assieme agli altri due amici.
Betty è stata per me la mamma di Francesca, sulla via di Antella (Firenze) dove andavo come in pellegrinaggio a conoscere i genitori della mitica fotografa. Alcune visite, sempre molto intense, incluse quelle a New York dove Betty e George abitano nei mesi invernali, mi hanno a poco a poco portato dentro il mondo pittorico di Betty che unisce l’autorevolezza di Matisse alla semplicità di una pioniera del West; la grazia di un mimo all’arguzia di chi ha vissuto gioie e dolori e sa come prendere la vita per il lato buono.
Tutti e tre questi artisti hanno un lato decorativo che li accomuna; un accostamento al colore e alla forma che li ha portati ad inventare strutture forse un po’ rigide all’inizio della loro ricerca e man mano sempre più libere, felici e sciolte, come se venissero da una profondità trovata, un luogo intimo dove le teorie decantano e viene a galla l’Io più vero.
Un desiderio di lasciarsi andare, ad un certo punto di una “carriera” dove spesso gli inizi sono competitivi e poi, raggiunte le vette (o forse l’altopiano) si procede zigzagando nei pascoli colorati dalle luci di un’estate piena di sorprese.
La sua prima mostra da me fu nel 1980, forse già un po’ tardi nella mia storia, ma comunque abbastanza presto per avere il piacere di altre quattro esposizioni, di cui l’ultima nel 2005 con gli ‘splotches’, le coloratissime sculture computer generated.
Carla Accardi è giunta in galleria dopo Sol, nel 1983. Anche lei veniva da lontano, dalla pittura di segno e di forma del dopoguerra, e in quegli anni si poneva come la pittrice che aveva saputo superare con la caparbietà del proprio lavoro le ultime resistenze ad assumere una donna artista nell’Olimpo dei maschi. Altre tre mostre completeranno negli anni il nostro bellissimo rapporto di stima e collaborazione, fatto di libri e mostre sempre diverse, dai severi capricci spagnoli, alle plastiche senza colore, alle ultime coloratissime tele dalle larghe campiture.
Betty Woodman, infine, arriva in galleria solo oggi, con questa prima mostra assieme agli altri due amici.
Betty è stata per me la mamma di Francesca, sulla via di Antella (Firenze) dove andavo come in pellegrinaggio a conoscere i genitori della mitica fotografa. Alcune visite, sempre molto intense, incluse quelle a New York dove Betty e George abitano nei mesi invernali, mi hanno a poco a poco portato dentro il mondo pittorico di Betty che unisce l’autorevolezza di Matisse alla semplicità di una pioniera del West; la grazia di un mimo all’arguzia di chi ha vissuto gioie e dolori e sa come prendere la vita per il lato buono.
Tutti e tre questi artisti hanno un lato decorativo che li accomuna; un accostamento al colore e alla forma che li ha portati ad inventare strutture forse un po’ rigide all’inizio della loro ricerca e man mano sempre più libere, felici e sciolte, come se venissero da una profondità trovata, un luogo intimo dove le teorie decantano e viene a galla l’Io più vero.
Un desiderio di lasciarsi andare, ad un certo punto di una “carriera” dove spesso gli inizi sono competitivi e poi, raggiunte le vette (o forse l’altopiano) si procede zigzagando nei pascoli colorati dalle luci di un’estate piena di sorprese.
14
maggio 2009
Accardi | LeWitt | Woodman
Dal 14 maggio al 10 luglio 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA MASSIMO MININI
Brescia, Via Luigi Apollonio, 68, (Brescia)
Brescia, Via Luigi Apollonio, 68, (Brescia)
Orario di apertura
lun-ven 10.30-19.30, sab 15.30-19.30
Vernissage
14 Maggio 2009, ore 18
Autore