Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Achille Perilli – Segno Spazio e forma
La mostra, curata da Achille Perilli stesso e Luca Barsi, presenta ventidue opere, dagli anni cinquanta all’inizio degli anni novanta: un percorso che attraversa tutte le fasi più significative della ricerca dell’artista, dalle prime frammentazioni geometriche alle “instabili” geometrie.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 21 ottobre sino al 20 novembre 2010 presso la Galleria Accademia di Torino si terrà la mostra “Segno spazio e forma” di Achille Perilli, fondatore del movimento internazionale “Forma”.
La mostra, curata da Achille Perilli stesso e Luca Barsi, presenta ventidue opere, dagli anni cinquanta all’inizio degli anni novanta: un percorso che attraversa tutte le fasi più significative della ricerca dell’artista, dalle prime frammentazioni geometriche alle “instabili” geometrie.
Achille Perilli (Roma, 1927) viene considerato uno dei più grandi protagonisti italiani della pittura contemporanea ed è noto per le composizioni di forme che, somiglianti alla proiezione sul piano di parallelepipedi, risultano alla fine inverosimili e irregolari.
Perilli compie le sue opere attraverso un utilizzo del colore forte - gradevole e rigoroso insieme - e supporta il proprio lavoro con una voluta "imprecisione" che va a vantaggio dell’espressività.
Partito dalla tradizione europea, che considerava realmente moderna, quella di Cezanne e delle esperienze dei Fauves e che arriva al cubismo di Matisse e Picasso e alla lezione - tutta italiana - del futurismo astratto, Perilli ha saputo coniare un linguaggio tutto suo, dove la forma e lo spazio ne sono protagonisti.
La forma, infatti, è al centro del pensiero di Perilli: aborra la lezione espressionista, perché la forma stessa è alienata dall’ambientazione, quindi priva di problemi spaziali-luministici ed esalta la posizione dei “formalisti” dove la forma - per la sua appartenenza alla realtà - è considerata nel suo ambiente, quindi suscita un interesse plastico per lo spazio e la luce.
Quello dello spazio era un tema molto dibattuto in campo artistico e Perilli si pone di fronte a questo tema
non già con delle soluzioni, ma con la ricerca e il gusto dell’euristica.
Studia, viaggia e conosce, assimila la lezione astratta del futurismo, che nel segno ha un’accesa forza emotiva e procreativa e apprende parallelamente la declinazione dello spazio espressa da Magnelli. La componente intellettuale, che connota specificamente l’opera di Perilli nel panorama degli artisti del gruppo di Forma Uno, non esclude tuttavia suggestioni naturalistiche: non sul piano figurale, evidentemente, ma emotivo. La ricerca è tutta volta a una sintesi, per dirla con parole sue, tra la forma pura (e lirica) di Kandinsky e lo spazio puro (e rigoroso) di Mondrian.
Questa dialettica tra le parti – forma e spazio, pieno e vuoto, linea e forma – è una delle caratteristiche della personalità di Perilli: egli ama il confronto e anzi lo cerca, come testimoniano le sue incursioni nelle aree espressive contigue: letteratura, poesia e architettura. E’ conscio che la storia delle arti visive è profondamente legata a quella delle altre arti.
La tela si pone come frammento di uno spazio assai più ampio e le sue trame leggere suggeriscono una vasta tridimensionalità e profondità. Il suo segno acquista subito una vera indipendenza dalla realtà oggettiva delle cose, senza alcun rimando al mondo reale; anzi, sente forte la necessità di far interagire lo sfondo con quegli stessi segni, perché non rimanga inerte. Il colore è inglobato dalla materia o affiora dalla materia stessa attraverso solchi e graffiti. L'immagine pittorica si articola allora via via in una sequenza virtuale di episodi, di tracce concatenate secondo uno schema narrativo simile a quello delle strips fumettistiche sino a recuperare, attorno al '68, all'interno dei profili instabili e irregolari una nuova configurazione, apparentemente geometrica, che si vuole in realtà sovvertitrice della prospettiva, che egli sente come "repressiva".
La sua pittura diventa procreativa, autogenerandosi da un piccolo nucleo iniziale (dapprima una linea, poi un quadrato o un parallelepipedo posto ai lati della tela). Le forme stesse che vengono generandosi concorrono alla definizione dello spazio, cosicché quest’ultimo, anziché esaurirsi sulla tela, ne viene generato.
Nota biografica
Dopo aver frequentato il liceo classico, nel 1945 s’iscrive alla Facoltà di Lettere; negli anni seguenti è allievo di Lionello Venturi, con il quale prepara la tesi di laurea sulla pittura metafisica di Giorgio De Chirico. Partecipa alla redazione del manifesto Forma 1 (firmato oltre che da Perilli, da Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo, Turcato) ed espone alla prima mostra del gruppo Forma 1 che si tiene nella Galleria Art Club. Presentato da Lionello Venturi, partecipa nel 1948 al I Congresso internazionale di critici d'arte che si tiene a Parigi illustrando assieme a Dorazio una relazione sulla situazione della pittura italiana del '900. Fonda, con Dorazio e Guerrini, la Libreria-Galleria Age d'Or che pubblica un primo e unico numero Omaggio a V. Kandinskij, con testi di Max Bill, Nina Kandinsky, Enrico Prampolini e altri; il saggio di Perilli è dedicato alla grafia di Kandinsky. Nel febbraio del 1951 L'Age d'Or, in collaborazione con l'Art Club, organizza la mostra di Arte astratta e concreta in Italia che si tiene a Roma, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Nel 1953 espone due disegni alla Biennale di Venezia. Nel 1963 partecipa a Palermo alle riunioni del “Gruppo 63”: realizza scene, proiezioni e costumi per lo spettacolo “Teatro Gruppo 63” alla sala Scarlatti di Palermo.
Nel 1957 Achille Perilli ha trenta anni ed è già un grande artista europeo, un pioniere illuminato dell'astrazione. Negli ultimi cinquanta anni la sua attività si è aperta alle esperienze più avanzate della ricerca artistica internazionale, il suo ruolo di grande maestro viene oggi universalmente riconosciuto.
La Galleria Accademia
La Galleria Accademia, fondata nel 1969 a Torino da Pietro Barsi è un punto di riferimento per l’arte moderna e contemporanea. Oggi, condotta dai figli Luca e Francesca, oltre a curare l’allestimento di esposizioni d’Arte per conto di Enti Pubblici, la Galleria Accademia segue con profondo interesse la pittura classica del Novecento italiano - con artisti come De Chirico, Guttuso, Tozzi, Rosai e De Pisis – come pure l’arte astratta del II dopoguerra, con particolare riferimento al gruppo di Forma, creatosi a Roma nel 1948 con Dorazio, Accardi, Perilli, Turcato, Sanfilippo e Consagra.
La mostra, curata da Achille Perilli stesso e Luca Barsi, presenta ventidue opere, dagli anni cinquanta all’inizio degli anni novanta: un percorso che attraversa tutte le fasi più significative della ricerca dell’artista, dalle prime frammentazioni geometriche alle “instabili” geometrie.
Achille Perilli (Roma, 1927) viene considerato uno dei più grandi protagonisti italiani della pittura contemporanea ed è noto per le composizioni di forme che, somiglianti alla proiezione sul piano di parallelepipedi, risultano alla fine inverosimili e irregolari.
Perilli compie le sue opere attraverso un utilizzo del colore forte - gradevole e rigoroso insieme - e supporta il proprio lavoro con una voluta "imprecisione" che va a vantaggio dell’espressività.
Partito dalla tradizione europea, che considerava realmente moderna, quella di Cezanne e delle esperienze dei Fauves e che arriva al cubismo di Matisse e Picasso e alla lezione - tutta italiana - del futurismo astratto, Perilli ha saputo coniare un linguaggio tutto suo, dove la forma e lo spazio ne sono protagonisti.
La forma, infatti, è al centro del pensiero di Perilli: aborra la lezione espressionista, perché la forma stessa è alienata dall’ambientazione, quindi priva di problemi spaziali-luministici ed esalta la posizione dei “formalisti” dove la forma - per la sua appartenenza alla realtà - è considerata nel suo ambiente, quindi suscita un interesse plastico per lo spazio e la luce.
Quello dello spazio era un tema molto dibattuto in campo artistico e Perilli si pone di fronte a questo tema
non già con delle soluzioni, ma con la ricerca e il gusto dell’euristica.
Studia, viaggia e conosce, assimila la lezione astratta del futurismo, che nel segno ha un’accesa forza emotiva e procreativa e apprende parallelamente la declinazione dello spazio espressa da Magnelli. La componente intellettuale, che connota specificamente l’opera di Perilli nel panorama degli artisti del gruppo di Forma Uno, non esclude tuttavia suggestioni naturalistiche: non sul piano figurale, evidentemente, ma emotivo. La ricerca è tutta volta a una sintesi, per dirla con parole sue, tra la forma pura (e lirica) di Kandinsky e lo spazio puro (e rigoroso) di Mondrian.
Questa dialettica tra le parti – forma e spazio, pieno e vuoto, linea e forma – è una delle caratteristiche della personalità di Perilli: egli ama il confronto e anzi lo cerca, come testimoniano le sue incursioni nelle aree espressive contigue: letteratura, poesia e architettura. E’ conscio che la storia delle arti visive è profondamente legata a quella delle altre arti.
La tela si pone come frammento di uno spazio assai più ampio e le sue trame leggere suggeriscono una vasta tridimensionalità e profondità. Il suo segno acquista subito una vera indipendenza dalla realtà oggettiva delle cose, senza alcun rimando al mondo reale; anzi, sente forte la necessità di far interagire lo sfondo con quegli stessi segni, perché non rimanga inerte. Il colore è inglobato dalla materia o affiora dalla materia stessa attraverso solchi e graffiti. L'immagine pittorica si articola allora via via in una sequenza virtuale di episodi, di tracce concatenate secondo uno schema narrativo simile a quello delle strips fumettistiche sino a recuperare, attorno al '68, all'interno dei profili instabili e irregolari una nuova configurazione, apparentemente geometrica, che si vuole in realtà sovvertitrice della prospettiva, che egli sente come "repressiva".
La sua pittura diventa procreativa, autogenerandosi da un piccolo nucleo iniziale (dapprima una linea, poi un quadrato o un parallelepipedo posto ai lati della tela). Le forme stesse che vengono generandosi concorrono alla definizione dello spazio, cosicché quest’ultimo, anziché esaurirsi sulla tela, ne viene generato.
Nota biografica
Dopo aver frequentato il liceo classico, nel 1945 s’iscrive alla Facoltà di Lettere; negli anni seguenti è allievo di Lionello Venturi, con il quale prepara la tesi di laurea sulla pittura metafisica di Giorgio De Chirico. Partecipa alla redazione del manifesto Forma 1 (firmato oltre che da Perilli, da Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo, Turcato) ed espone alla prima mostra del gruppo Forma 1 che si tiene nella Galleria Art Club. Presentato da Lionello Venturi, partecipa nel 1948 al I Congresso internazionale di critici d'arte che si tiene a Parigi illustrando assieme a Dorazio una relazione sulla situazione della pittura italiana del '900. Fonda, con Dorazio e Guerrini, la Libreria-Galleria Age d'Or che pubblica un primo e unico numero Omaggio a V. Kandinskij, con testi di Max Bill, Nina Kandinsky, Enrico Prampolini e altri; il saggio di Perilli è dedicato alla grafia di Kandinsky. Nel febbraio del 1951 L'Age d'Or, in collaborazione con l'Art Club, organizza la mostra di Arte astratta e concreta in Italia che si tiene a Roma, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Nel 1953 espone due disegni alla Biennale di Venezia. Nel 1963 partecipa a Palermo alle riunioni del “Gruppo 63”: realizza scene, proiezioni e costumi per lo spettacolo “Teatro Gruppo 63” alla sala Scarlatti di Palermo.
Nel 1957 Achille Perilli ha trenta anni ed è già un grande artista europeo, un pioniere illuminato dell'astrazione. Negli ultimi cinquanta anni la sua attività si è aperta alle esperienze più avanzate della ricerca artistica internazionale, il suo ruolo di grande maestro viene oggi universalmente riconosciuto.
La Galleria Accademia
La Galleria Accademia, fondata nel 1969 a Torino da Pietro Barsi è un punto di riferimento per l’arte moderna e contemporanea. Oggi, condotta dai figli Luca e Francesca, oltre a curare l’allestimento di esposizioni d’Arte per conto di Enti Pubblici, la Galleria Accademia segue con profondo interesse la pittura classica del Novecento italiano - con artisti come De Chirico, Guttuso, Tozzi, Rosai e De Pisis – come pure l’arte astratta del II dopoguerra, con particolare riferimento al gruppo di Forma, creatosi a Roma nel 1948 con Dorazio, Accardi, Perilli, Turcato, Sanfilippo e Consagra.
21
ottobre 2010
Achille Perilli – Segno Spazio e forma
Dal 21 ottobre al 20 novembre 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA ACCADEMIA
Torino, Via Dell'accademia Albertina, 3, (Torino)
Torino, Via Dell'accademia Albertina, 3, (Torino)
Orario di apertura
10,00 - 12,30; 16,00 - 19,30 (lunedi chiuso)
Aperture straordinarie: 8-13-20 dicembre
Chiuso per festività dal 25 dicembre al 6 gennaio compresi
Vernissage
21 Ottobre 2010, ore 18
Ufficio stampa
SPAINI & PARTNERS
Autore