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Adam Cvijanovic – Incontro
Adam Cvijanovic dialoga con gli allievi dell’Accademia in un incontro aperto al pubblico. Introduce Giovanna Cassese. Intervengono i prof. Stefano De Stefano e Mario Franco.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Martedì 22 marzo p.v., ore 12.00, l’artista americano Adam Cvijanovic è ospite dell’Accademia di Belle Arti di Napoli – diretta da Giovanna Cassese e presieduta da Sergio Sciarelli - per un incontro con gli allievi aperto al pubblico. L’occasione, nell’ambito del ciclo di incontri CONTEMPORANEI INACCADEMIA e in collaborazione con la galleria Blindarte Contemporanea, è data da “Prophecy in a dead language” la seconda personale di Adam Cvijanovic a Napoli (negli spazi della stessa Blindarte Contemporanea dal 24 marzo (inaugurazione ore 19) al 6 maggio prossimo). Un’iniziativa che rinfresca la consolidata politica culturale dell’Accademia di Belle Arti nel segno di sempre nuove aperture e collaborazione con le istituzioni pubbliche e private napoletane foriere di interessanti opportunità formative per i suoi studenti
ADAM CVIJANOVIC. Nato nel 1960 a Cambridge, nel Massachusetts (Usa), vive e lavora a New York. Considerato tra i pittori figurativi più interessanti della scena artistica contemporanea newyorkese, Adam Cvijanovic parlerà del suo lavoro anticipando i contenuti della sua nuova personale napoletana “Prophecy in a dead language” nel corso della quale presenterà nuove opere realizzate, appositamente per la galleria che lo ospita, con la famosa tecnica dei portable murales ("affreschi movibili"), ispirata agli affreschi rinascimentali. I portable murales sono dipinti realizzati su carta Tyvek e poi applicati direttamente a parete in modo da creare installazioni con la pittura che coinvolgono gli interi ambienti espositivi e che poi possono essere facilmente rimossi e spostati in altro luogo.
La mostra trae spunto dalla celebre Sibilla Cumana, probabilmente la più importante tra le Sibille, sacerdotessa di Apollo e figura profetica dell’antica Roma, la cui sede è stata identificata in una grotta nelle vicinanze dell’antica città di Cuma, l’antro di cui Virgilio parla nell’Eneide. In realtà nella mostra non c’è uno specifico riferimento alla Sibilla o alla celebre immagine dell’antro cumano, ma un più generico riferimento all’idea di profezia, cui la nostra cultura ricollega inevitabilmente l’immagine della Sacerdotessa di Cuma i cui libri ebbero un’enorme rilevanza nella religione romana arcaica, tanto da essere consultati nei momenti di estrema necessità e per sciogliere enigmi che riguardavano le decisioni più importanti.
SCHEDA MOSTRA.
Da sempre affascinato dai resti e dalle rovine simbolo della decadenza della cultura contemporanea americana, Adam Cvijanovic, seguendo la convinzione del ciclico ripetersi degli eventi nella storia, in questa mostra si spinge più indietro nel tempo riproducendo, probabilmente non senza una vena critica, ruderi risalenti all’epoca dell’antica Roma nello stato di abbandono in cui oggi si trovano.
Infatti nel primo ambiente espositivo della galleria sono collocati ai quattro lati della sala altrettanti affreschi movibili che riproducono quattro diversi ruderi di ingressi, per la cui realizzazione l’artista si ispira alle rovine di Leptis Magna (oggi nei pressi di Al Khums in Libia). Tutti riconducibili all’epoca romana, ma ciascun ad un periodo differente.
I quattro passaggi, installati a parete come i quattro punti cardinali della bussola, si presentano dunque come possibili vie di fuga. Nei dipinti oltre gli ingressi si scorgono paesaggi differenti che conducono verso destinazioni sconosciute ed incerte.
Il luogo ricreato è dunque profetico, in qualche modo magico, senza tempo, come senza tempo sono le rovine che lo caratterizzano e pongono l’enigma della scelta.
Appesa al soffitto, al centro dell’ambiente, in modo da nascondere parzialmente la visione dei quattro passaggi, vi è una grande installazione dalla forma di una doppia piramide con sei facce esagonali, ricoperta di dipinti del mare. Come nelle leggende di romana memoria, ecco il marinaio sulla sua imbarcazione alle prese con l’indovino e con il suo destino. Davanti ai suoi occhi le rovine e la profezia consentono uno sguardo velato di una differente percezione del tempo.
La stessa tecnica utilizzata per le opere a parete crea con l’ambiente uno stretto rapporto architettonico. E se le rovine sono caratterizzate dalla permanenza nel tempo, la movibilità degli affreschi riporta l’attenzione sulla questione temporale e sulla relativa transitorietà delle vicende contemporanee.
Nel secondo ambiente espositivo trova spazio un’altra imponente opera a parete: la ruota della fortuna. L’artista riproduce le rovine di una grande lapide testuale romana a forma di ruota, che è stata nel tempo più volte mal restaurata, ed appare oggi come l’insieme di diversi pezzi di marmo rotti in cui le iscrizioni, che riproducono banali aforismi in latino, risultano interrotte dalle rotture al punto di non essere più leggibili.
Nella stessa stanza altri dipinti su Tyvek a parete riproducono alcuni animali divinatori, altri raffigurano Sibilla/Beatrice e Virgilio e Dante nella grotta, le cui immagini sono tratte da Inferno, il film muto italiano del 1911 della Milano Films e diretto da Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro e Adolfo Padovan, che narra con fedeltà la prima cantica della Divina Commedia. Altri dipinti riproducono altre immagini profetiche come affluenti che si incontrano dando origine ai fiumi e papaveri, la cui somministrazione in passato era adoperata per causare sogni profetici.
BIO Adam Cvijanovic. Nato nel 1960 a Cambridge, nel Massachusetts (Usa), vive e lavora a New York. Tra i protagonisti della recente New Orleans Biennial, Prospect 1, e dell’ultima Liverpool Biennial alla Tate Liverpool ha esposto in numerosi musei e gallerie in America ed in Europa. Tra le esposizioni la personale all’Ucla Hammer Museum, Los Angeles, nel 2005; la mostra con Peter Garfield al Mass MoCA, Massachusetts nel 2007. I suoi lavori sono stati esposti tra l’altro al P.S. 1 Contemporary Art Centre di New York ed inclusi nella mostra Usa Today, curata dalla collezione di Charles Saatchi alla Royal Academy a Londra e allo State Hermitage Museum di St. Pietroburgo, Russia, la recente mostra alla galleria Postmasters di New York e la quella all'Istituto di cultura austriaca, New York.
ADAM CVIJANOVIC. Nato nel 1960 a Cambridge, nel Massachusetts (Usa), vive e lavora a New York. Considerato tra i pittori figurativi più interessanti della scena artistica contemporanea newyorkese, Adam Cvijanovic parlerà del suo lavoro anticipando i contenuti della sua nuova personale napoletana “Prophecy in a dead language” nel corso della quale presenterà nuove opere realizzate, appositamente per la galleria che lo ospita, con la famosa tecnica dei portable murales ("affreschi movibili"), ispirata agli affreschi rinascimentali. I portable murales sono dipinti realizzati su carta Tyvek e poi applicati direttamente a parete in modo da creare installazioni con la pittura che coinvolgono gli interi ambienti espositivi e che poi possono essere facilmente rimossi e spostati in altro luogo.
La mostra trae spunto dalla celebre Sibilla Cumana, probabilmente la più importante tra le Sibille, sacerdotessa di Apollo e figura profetica dell’antica Roma, la cui sede è stata identificata in una grotta nelle vicinanze dell’antica città di Cuma, l’antro di cui Virgilio parla nell’Eneide. In realtà nella mostra non c’è uno specifico riferimento alla Sibilla o alla celebre immagine dell’antro cumano, ma un più generico riferimento all’idea di profezia, cui la nostra cultura ricollega inevitabilmente l’immagine della Sacerdotessa di Cuma i cui libri ebbero un’enorme rilevanza nella religione romana arcaica, tanto da essere consultati nei momenti di estrema necessità e per sciogliere enigmi che riguardavano le decisioni più importanti.
SCHEDA MOSTRA.
Da sempre affascinato dai resti e dalle rovine simbolo della decadenza della cultura contemporanea americana, Adam Cvijanovic, seguendo la convinzione del ciclico ripetersi degli eventi nella storia, in questa mostra si spinge più indietro nel tempo riproducendo, probabilmente non senza una vena critica, ruderi risalenti all’epoca dell’antica Roma nello stato di abbandono in cui oggi si trovano.
Infatti nel primo ambiente espositivo della galleria sono collocati ai quattro lati della sala altrettanti affreschi movibili che riproducono quattro diversi ruderi di ingressi, per la cui realizzazione l’artista si ispira alle rovine di Leptis Magna (oggi nei pressi di Al Khums in Libia). Tutti riconducibili all’epoca romana, ma ciascun ad un periodo differente.
I quattro passaggi, installati a parete come i quattro punti cardinali della bussola, si presentano dunque come possibili vie di fuga. Nei dipinti oltre gli ingressi si scorgono paesaggi differenti che conducono verso destinazioni sconosciute ed incerte.
Il luogo ricreato è dunque profetico, in qualche modo magico, senza tempo, come senza tempo sono le rovine che lo caratterizzano e pongono l’enigma della scelta.
Appesa al soffitto, al centro dell’ambiente, in modo da nascondere parzialmente la visione dei quattro passaggi, vi è una grande installazione dalla forma di una doppia piramide con sei facce esagonali, ricoperta di dipinti del mare. Come nelle leggende di romana memoria, ecco il marinaio sulla sua imbarcazione alle prese con l’indovino e con il suo destino. Davanti ai suoi occhi le rovine e la profezia consentono uno sguardo velato di una differente percezione del tempo.
La stessa tecnica utilizzata per le opere a parete crea con l’ambiente uno stretto rapporto architettonico. E se le rovine sono caratterizzate dalla permanenza nel tempo, la movibilità degli affreschi riporta l’attenzione sulla questione temporale e sulla relativa transitorietà delle vicende contemporanee.
Nel secondo ambiente espositivo trova spazio un’altra imponente opera a parete: la ruota della fortuna. L’artista riproduce le rovine di una grande lapide testuale romana a forma di ruota, che è stata nel tempo più volte mal restaurata, ed appare oggi come l’insieme di diversi pezzi di marmo rotti in cui le iscrizioni, che riproducono banali aforismi in latino, risultano interrotte dalle rotture al punto di non essere più leggibili.
Nella stessa stanza altri dipinti su Tyvek a parete riproducono alcuni animali divinatori, altri raffigurano Sibilla/Beatrice e Virgilio e Dante nella grotta, le cui immagini sono tratte da Inferno, il film muto italiano del 1911 della Milano Films e diretto da Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro e Adolfo Padovan, che narra con fedeltà la prima cantica della Divina Commedia. Altri dipinti riproducono altre immagini profetiche come affluenti che si incontrano dando origine ai fiumi e papaveri, la cui somministrazione in passato era adoperata per causare sogni profetici.
BIO Adam Cvijanovic. Nato nel 1960 a Cambridge, nel Massachusetts (Usa), vive e lavora a New York. Tra i protagonisti della recente New Orleans Biennial, Prospect 1, e dell’ultima Liverpool Biennial alla Tate Liverpool ha esposto in numerosi musei e gallerie in America ed in Europa. Tra le esposizioni la personale all’Ucla Hammer Museum, Los Angeles, nel 2005; la mostra con Peter Garfield al Mass MoCA, Massachusetts nel 2007. I suoi lavori sono stati esposti tra l’altro al P.S. 1 Contemporary Art Centre di New York ed inclusi nella mostra Usa Today, curata dalla collezione di Charles Saatchi alla Royal Academy a Londra e allo State Hermitage Museum di St. Pietroburgo, Russia, la recente mostra alla galleria Postmasters di New York e la quella all'Istituto di cultura austriaca, New York.
22
marzo 2011
Adam Cvijanovic – Incontro
22 marzo 2011
incontro - conferenza
Location
ACCADEMIA DI BELLE ARTI
Napoli, Via Santa Maria Di Costantinopoli, 107, (Napoli)
Napoli, Via Santa Maria Di Costantinopoli, 107, (Napoli)
Vernissage
22 Marzo 2011, ore 12 aula magna
Autore
Curatore