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Adi Haxhiaj / Silvia Vendramel – Fragile come una scultura solido come un quadro
Adi Haxhiaj e Silvia Vendramel sono due artisti di estrazione e formazione molto diverse, con linguaggi e sensibilità differenti che convergono nel tentativo di travalicare i tradizionali confini della pittura e della scultura, rendendo le discipline più sfumate e assimilabili.
Comunicato stampa
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Villa Contemporanea è lieta di presentare "Fragile come una scultura solido come un quadro", bi-personale degli artisti Adi Haxhiaj e Silvia Vendramel, a cura di Alberto Zanchetta.
Due artisti di estrazione e formazione molto diverse, con linguaggi e sensibilità differenti che convergono nel tentativo di travalicare i tradizionali confini della pittura e della scultura, rendendo le discipline più sfumate e assimilabili.
Haxhiaj predilige la tecnica pittorica, assumendola alla maniera di un “engramma” su oggetti trovati oppure su tele assemblate che vengono dipinte negli studi di altri artisti. Ibridando la scultura all’assemblaggio e all’installazione, Vendramel presenta invece una serie di vetri soffiati all’interno di metalli che alludono a memorie personali.
Benché si avversino da un punto di vista stilistico, in realtà le loro opere sono accomunate da gesti e reminiscenze che restituiscono una nuova identità alle cose che li circondano.
La pittura di Adi Haxhiaj converte gli oggetti in soggetti dotati di vista e memoria. Dopo aver fotografato l’ambiente in cui si trovano gli oggetti di cui ha deciso di appropriarsi, l’artista ricopre parzialmente le “cose” nel tentativo di assimilarle ai “luoghi” d’appartenenza. Le superfici di questi oggetti-soggetti, di queste cose-luoghi, presentano un'imprimitura tradizionale e velature di colori trasparenti che formano una membrana pittorica, una seconda pelle in cui è impressa una memoria: ciò che appare è la realtà delle cose, la visione d'insieme, l'unità organica dell'ambiente che le circondava. La pittura agisce quindi superficialmente, sulla pelle delle cose, come la corteccia per un tronco, come la crosta di sangue coagulato per l'epidermide.
I Soffi di Silvia Vendramel sono composti da oggetti domestici dentro i quali il vetro viene soffiato e fatto espandere fino al limite del collasso, generando un dialogo serrato tra vetro e metallo, tra gesto e memoria. Le sculture di Vendramel raggiungono una forma sulla base della imprevedibilità che la soffiatura genera; i vetri colorati avvolgono, distorcono e fondono in sé il metallo fino a creare un connubio indissolubile. La tragicità e la potenza di questa fusione simula una relazione amorosa, un atto di amore ma anche un conflitto che trasformerà irrimediabilmente entrambi gli elementi. Perché ciò che appare lieve in realtà ha un risvolto greve.
Scrive Alberto Zanchetta: “Non si inganni chi crede che la pittura sia anoftalmica; nel suo tegumento possiamo trovare una persistenza retinica che Adi Haxhiaj ha saputo cogliere, facendo aderire il contesto all’oggetto che in esso dimorava (ebbene, la pittura non solo ha un corpo, ma ha anche un apparato sensoriale). Né si può credere che la scultura possieda una forma a priori; Silvia Vendramel asseconda infatti la vitalità della scultura, la quale si dilata e si contrae come un respiro che cerca di involarsi nell’etere, ma che viceversa rimane oppresso, zavorrato dai ricordi e delle masserizie che affollano – e forse affossano – la nostra vita.”
Testo critico di Alberto Zanchetta.
Adi Haxhiaj è nato a Tirana, Albania, nel 1989, vive e lavora a Milano.
Tra le sue mostre ricordiamo: Epicentri, a cura di Fabio Carnaghi, Terme di Como Romana, 2016; Cantieri Radetzky, a cura di Mirko Canesi e Andrea Lacarpia, Edicola Radetzky, Milano, 2016; La presenza nascosta, a cura di Fabio Carnaghi, Museo Archeologico di Angera, Varese, 2016; Codice Italia Academy, a cura di Vincenzo Trione, Palazzo Grimani, Venezia, 2015; The Fictitious Present, Inter-Youth Art Exhibition – China Academy of Art, Pinacoteca di Hangzhou, China, 2015; Coagulatio, a cura di Andrea Lacarpia, Dimora Artica, Milano, 2014; Universale-Particolare, a cura di Viola Invernizzi, Galleria Moitre, Torino, 2014; Are we what we eat? Sustainability and art, a cura di Antonio D’Avossa, Chiesa di San Carpoforo, Milano/Concoran College, Washington DC, U.S.A., 2013; Andata e Ritorno 2, a cura di Olson Lamaj, Galleria Fab/Galleria Miza, Tirana, 2013; All’inizio non era un’isola, a cura di Remo Salvadori, Assab One, Milano, 2011.
Silvia Vendramel è nata a Treviso nel 1972, vive e lavora a Carrara.
Tra le sue mostre ricordiamo: Epicentri, a cura di Fabio Carnaghi, Terme di Como Romana, 2016; Dynamic, a cura di Stefano Cecchetto, MuPa- Museo del paesaggio Torre di Mosto (VE), 2016; Dedans, a cura di Matteo Innocenti, Galleria Nicola Ricci, Carrara, 2016; Paper Weight, Ex Cartiera di Vas (BL), Dolomiti Contemporanee, 2015; L'origine è nuda, a cura di Alberto Zanchetta, Galleria FlavioStocco (TV), 2015; Il collasso dell’entropia, a cura di Alberto Zanchetta, Museo d’Arte Contemporanea di Lissone 2014; Soffi e altre stanze, Galleria Nicola Ricci, Carrara, 2014; K 06, IFCR Residences, Shangai, 2012; Round the clock, evento collaterale della 54° Biennale di Venezia, a cura di Martina Cavallarin, Spazio Thetis (VE), 2011; Here Exactly, Italian Academy, NY 2008 (Premio New York 2007); Con benefcio di inventario, a cura di Viviana Siviero, Galleria DeFaveriArte (BL), 2007.
Due artisti di estrazione e formazione molto diverse, con linguaggi e sensibilità differenti che convergono nel tentativo di travalicare i tradizionali confini della pittura e della scultura, rendendo le discipline più sfumate e assimilabili.
Haxhiaj predilige la tecnica pittorica, assumendola alla maniera di un “engramma” su oggetti trovati oppure su tele assemblate che vengono dipinte negli studi di altri artisti. Ibridando la scultura all’assemblaggio e all’installazione, Vendramel presenta invece una serie di vetri soffiati all’interno di metalli che alludono a memorie personali.
Benché si avversino da un punto di vista stilistico, in realtà le loro opere sono accomunate da gesti e reminiscenze che restituiscono una nuova identità alle cose che li circondano.
La pittura di Adi Haxhiaj converte gli oggetti in soggetti dotati di vista e memoria. Dopo aver fotografato l’ambiente in cui si trovano gli oggetti di cui ha deciso di appropriarsi, l’artista ricopre parzialmente le “cose” nel tentativo di assimilarle ai “luoghi” d’appartenenza. Le superfici di questi oggetti-soggetti, di queste cose-luoghi, presentano un'imprimitura tradizionale e velature di colori trasparenti che formano una membrana pittorica, una seconda pelle in cui è impressa una memoria: ciò che appare è la realtà delle cose, la visione d'insieme, l'unità organica dell'ambiente che le circondava. La pittura agisce quindi superficialmente, sulla pelle delle cose, come la corteccia per un tronco, come la crosta di sangue coagulato per l'epidermide.
I Soffi di Silvia Vendramel sono composti da oggetti domestici dentro i quali il vetro viene soffiato e fatto espandere fino al limite del collasso, generando un dialogo serrato tra vetro e metallo, tra gesto e memoria. Le sculture di Vendramel raggiungono una forma sulla base della imprevedibilità che la soffiatura genera; i vetri colorati avvolgono, distorcono e fondono in sé il metallo fino a creare un connubio indissolubile. La tragicità e la potenza di questa fusione simula una relazione amorosa, un atto di amore ma anche un conflitto che trasformerà irrimediabilmente entrambi gli elementi. Perché ciò che appare lieve in realtà ha un risvolto greve.
Scrive Alberto Zanchetta: “Non si inganni chi crede che la pittura sia anoftalmica; nel suo tegumento possiamo trovare una persistenza retinica che Adi Haxhiaj ha saputo cogliere, facendo aderire il contesto all’oggetto che in esso dimorava (ebbene, la pittura non solo ha un corpo, ma ha anche un apparato sensoriale). Né si può credere che la scultura possieda una forma a priori; Silvia Vendramel asseconda infatti la vitalità della scultura, la quale si dilata e si contrae come un respiro che cerca di involarsi nell’etere, ma che viceversa rimane oppresso, zavorrato dai ricordi e delle masserizie che affollano – e forse affossano – la nostra vita.”
Testo critico di Alberto Zanchetta.
Adi Haxhiaj è nato a Tirana, Albania, nel 1989, vive e lavora a Milano.
Tra le sue mostre ricordiamo: Epicentri, a cura di Fabio Carnaghi, Terme di Como Romana, 2016; Cantieri Radetzky, a cura di Mirko Canesi e Andrea Lacarpia, Edicola Radetzky, Milano, 2016; La presenza nascosta, a cura di Fabio Carnaghi, Museo Archeologico di Angera, Varese, 2016; Codice Italia Academy, a cura di Vincenzo Trione, Palazzo Grimani, Venezia, 2015; The Fictitious Present, Inter-Youth Art Exhibition – China Academy of Art, Pinacoteca di Hangzhou, China, 2015; Coagulatio, a cura di Andrea Lacarpia, Dimora Artica, Milano, 2014; Universale-Particolare, a cura di Viola Invernizzi, Galleria Moitre, Torino, 2014; Are we what we eat? Sustainability and art, a cura di Antonio D’Avossa, Chiesa di San Carpoforo, Milano/Concoran College, Washington DC, U.S.A., 2013; Andata e Ritorno 2, a cura di Olson Lamaj, Galleria Fab/Galleria Miza, Tirana, 2013; All’inizio non era un’isola, a cura di Remo Salvadori, Assab One, Milano, 2011.
Silvia Vendramel è nata a Treviso nel 1972, vive e lavora a Carrara.
Tra le sue mostre ricordiamo: Epicentri, a cura di Fabio Carnaghi, Terme di Como Romana, 2016; Dynamic, a cura di Stefano Cecchetto, MuPa- Museo del paesaggio Torre di Mosto (VE), 2016; Dedans, a cura di Matteo Innocenti, Galleria Nicola Ricci, Carrara, 2016; Paper Weight, Ex Cartiera di Vas (BL), Dolomiti Contemporanee, 2015; L'origine è nuda, a cura di Alberto Zanchetta, Galleria FlavioStocco (TV), 2015; Il collasso dell’entropia, a cura di Alberto Zanchetta, Museo d’Arte Contemporanea di Lissone 2014; Soffi e altre stanze, Galleria Nicola Ricci, Carrara, 2014; K 06, IFCR Residences, Shangai, 2012; Round the clock, evento collaterale della 54° Biennale di Venezia, a cura di Martina Cavallarin, Spazio Thetis (VE), 2011; Here Exactly, Italian Academy, NY 2008 (Premio New York 2007); Con benefcio di inventario, a cura di Viviana Siviero, Galleria DeFaveriArte (BL), 2007.
01
ottobre 2016
Adi Haxhiaj / Silvia Vendramel – Fragile come una scultura solido come un quadro
Dal primo ottobre al 03 dicembre 2016
arte contemporanea
Location
VILLA CONTEMPORANEA
Monza, Via Bergamo, 20, (Monza E Brianza)
Monza, Via Bergamo, 20, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle ore 15 alle 19 e su appuntamento
Vernissage
1 Ottobre 2016, h 18.30
Autore
Curatore