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Ado Furlanetto – Le realtà sognate
Se si può immaginare una linea ideale che congiunga la pittura realistica e quella astratta, magari con dei prolungamenti ai due margini estremi nella pittura iperrealista e in quella informale, la pittura di Ado Furlanetto si situa in una posizione ben precisa
Comunicato stampa
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Ed è su questa collocazione peculiare che vorrei fermarmi. Questo artista propone tele sature di colore, pastelli morbidi stesi in ampie pennellate, un soffuso vibrare di macchie cromatiche che possono ricordare a prima vista un gioco libero che nasce da dentro, da un moto d'animo e si traduce in sfumatura, segno. Eppure non servono neppure i titoli a indicare che l'origine è altrove, è fuori e che l'artista si pone semmai come specchio del reale, lente che filtra, deforma prima di riproporre un assemblaggio nuovo. L'origine è il reale, il paesaggio del Cellina, le ghiaie, le montagne, o una distesa marina, un canneto. In questo gioco di trasformazione del dato sensoriale i dettagli si perdono, rimane della percezione soltanto un'impressione, una combinazione suggestiva di macchie, come quando dopo aver guardato fisso le cose al sole forte del mezzogiorno chiudiamo gli occhi e restano impresse sulla retina sagome, eco confuse ma chiarissime che testimoniano dentro di noi la verità di quello che c'era, la nostra verità almeno. Questo passaggio del paesaggio dentro di noi (gioco di parole che lascio volutamente, come se il gioco linguistico avesse già in sé un significato pregnante), questo passaggio dicevo è la fonte di una caratteristica che le tele di Furlanetto racchiudono con evidenza: il lirismo. Si tratta di un processo di trasfigurazione del reale, di ripensamento del reale nella dimensione del personale, di restituzione di cose, colori, contorni attraverso un duplice intervento, di sottrazione prima, sottrazione di dettagli, di peso, di materialità, e di addizione dopo, l'aggiunta cioè di una levità che nelle cose non d'è ma negli occhi dell'anima sì. Lirismo significa anche trasfigurazione lungo le coordinate del tempo: un paesaggio che è qui, ora, viene trasfigurato in un tempo diverso, in un ora che è sempre e in uno spazio che è ovunque. E' un processo che nasce in una condizione magica, a ben vedere, in un territorio in cui la percezione è ancora ben viva ma si sfalda e si ricostruisce a contatto con l'io, lo modifica ed esce a sua volta modificata, In tale processo il soggetto-pittore è per un attimo esso stesso paesaggio e non sa forse se quello che riversa sulla tela, quello che chiamiamo "sensazione", e che tale è anche per il visitatore, è piuttosto il suo modo di essere o è qualcosa che sta fuori da lui. Magia davvero, in cui l'artista, e noi con lui, sembriamo per una volta, dinamicamente e morbidamente, un tutt'uno con le cose.
Vi sono altri modi di porsi, è evidente, come altri sono i modi di fare pittura: si possono generare colori e forme ad occhi chiusi, ridurre il reale a forma astratta con un processo di tipo razionale, oppure ci si può porre come testimoni fedeli del reale stesso. Quello di Furlanetto assomiglia a certe passeggiate lente sul greto del fiume, ad occhi socchiusi, un po' sognanti, in cui ci si lascia penetrare dai colori e dalle sensazioni e si ricompone con essi un proprio mondo, una propria visione. In essa trovano spazio odori, tepori, brividi, vibrazioni in una unità indistricabile: i contorni si sfaldano come fossero profumi e i profumi si aggregano in tinte, i marroni si fanno rosa per raccontare un tepore, le pietre del greto lievitano come idee immateriali. Ogni cosa è fluida, è deformata, irriconoscibile al limite per essere testimoniata, resa in intensità maggiore: siamo talora sull'orlo di un gioco libero di tinte e di linee, sull'orlo di una fuga verso il sogno, ma ogni volta un dettaglio ci riporta qui, ad un mondo reale che l'occhio dell'artista trasfigura.
Paolo Venti
Vi sono altri modi di porsi, è evidente, come altri sono i modi di fare pittura: si possono generare colori e forme ad occhi chiusi, ridurre il reale a forma astratta con un processo di tipo razionale, oppure ci si può porre come testimoni fedeli del reale stesso. Quello di Furlanetto assomiglia a certe passeggiate lente sul greto del fiume, ad occhi socchiusi, un po' sognanti, in cui ci si lascia penetrare dai colori e dalle sensazioni e si ricompone con essi un proprio mondo, una propria visione. In essa trovano spazio odori, tepori, brividi, vibrazioni in una unità indistricabile: i contorni si sfaldano come fossero profumi e i profumi si aggregano in tinte, i marroni si fanno rosa per raccontare un tepore, le pietre del greto lievitano come idee immateriali. Ogni cosa è fluida, è deformata, irriconoscibile al limite per essere testimoniata, resa in intensità maggiore: siamo talora sull'orlo di un gioco libero di tinte e di linee, sull'orlo di una fuga verso il sogno, ma ogni volta un dettaglio ci riporta qui, ad un mondo reale che l'occhio dell'artista trasfigura.
Paolo Venti
04
aprile 2009
Ado Furlanetto – Le realtà sognate
Dal 04 al 17 aprile 2009
arte contemporanea
Location
CENTRO CULTURALE ALDO MORO
Cordenons, Via Traversagna, 4, (Pordenone)
Cordenons, Via Traversagna, 4, (Pordenone)
Orario di apertura
martedì,Venerdì,Sabato,domenica ore16-19
Vernissage
4 Aprile 2009, ore 18,30
Autore
Curatore