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Adolf Vallazza – Legni
Un’incursione nel mondo della scultura contemporanea, accompagnati dalla mano sapiente di un artista che proviene dalla montagna e che trova la propria ispirazione proprio in quell’ambiente e nel materiale che più lo caratterizza: il legno.
Comunicato stampa
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Il MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA del CAI-TORINO e la REGIONE PIEMONTE, con la collaborazione di CITTÀ DI TORINO e CLUB ALPINO ITALIANO, presentano nelle sale espositive del Monte dei Cappuccini un importante appuntamento espositivo, dedicato all’opera del noto scultore gardenese Adolf Vallazza. Un’incursione nel mondo della scultura contemporanea, accompagnati dalla mano sapiente di un artista che proviene dalla montagna e che trova la propria ispirazione proprio in quell’ambiente e nel materiale che più lo caratterizza: il legno.
Il doppio rapporto con la montagne e l’arte contemporanea è anche sottolineato dall’accoppiata che ha curato l’esposizione: Aldo Audisio e Danilo Eccher, rispettivamente direttori del Museo Nazionale della Montagna e della GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
Vallazza è nato nel 1924 ad Ortisei da Hermann Vallazza, scultore in ferro, e Gisela Moroder, figlia del noto pittore Josef Moroder Lusenberg. Dopo gli studi, tra il 1947 e il 1957, apre il suo studio di scultore e negli anni ‘60 inizia ad allestire le prime mostre personali in Italia e all’estero, facendosi presto conoscere dal pubblico e dalla critica. Dall’inizio degli anni Ottanta la sua notorietà si consolida a livello internazionale, pubblica libri, espone e viene filmato ed intervistato da televisioni italiane e europee.
Oggi è uno scultore che prosegue con coerenza il suo percorso personale, iniziato nelle botteghe come artigiano e approdato al mondo dell’arte contemporanea. Un artista che, se da un lato ha con intelligenza e colta sensibilità assimilato gli insegnamenti più stimolanti per lui dell’arte contemporanea internazionale, dall’altro lato ha sempre mantenuto con tenace coerenza i valori culturali più autentici della sue radici locali. Nei suoi lavori, in cui si percepisce tutta l’importanza ancestrale del rapporto vitale fra l’uomo e il legno, emergono gli echi dei ricordi delle fiabe e delle leggende valligiane sentite da bambino, e anche elementi formali che rimandano alle conformazioni del paesaggio, come per esempio la spinta verticale delle punte delle montagne.
Dopo le rappresentazioni maggiormente figurative degli anni ’60, quasi per caso ha riscoperto il legno, la sua materia d’elezione, sotto una nuova forma. Dice lo stesso Vallazza: «Ho cominciato a impiegare il legno vecchio grazie a un avvenimento casuale: un giorno dalla finestra di casa ho visto scaricare una grande quantità di legno di un fienile di un antico maso destinato ad essere bruciato per il riscaldamento, così ho chiesto al mio vicino di poterlo comprare. Da queste tavole sono nati i primi Totem…».
Il passaggio all’uso di queste vecchie tavole è stato la svolta, il punto di non ritorno, che lo ha visto superare definitivamente i temi ancora legati alla tradizionale scultura a intaglio, abbandonando la rappresentazione della figura umana. Quei legni, profondamente segnati dal tempo e dall’uso, dalla natura e dalla cultura, nelle sue mani vengono riassemblati e ricomposti, caricandosi di nuove energie espressive. Le tredici grandi opere esposte sono state selezionate pensando alla sede torinese della mostra: il Museomontagna.
Il catalogo, in linea con il duplice scopo dell’esposizione, la valorizzazione dell’uomo e dell’artista, è aperto dai testi critici di Danilo Eccher e Francesco Poli e chiuso da un “viaggio” nella vita di Vallazza, scritto con grande sensibilità da Sandra Tafner. Completa la realizzazione la galleria di ritratti, in bianco e nero, realizzati per l’occasione dal fotografo canadese Craig Richards. Le foto sono state scattate in Val Gardena e nello studio di Vallazza a Ortisei. Qui Richards, colpito dalla quella “foresta” di vecchi legni, li ha voluti intitolare Adolf in the jungle. Dalla giungla si sono allontanate tredici opere, che ora sono a Torino, nelle sale del Museo Nazionale della Montagna, di fronte al grande panorama delle Alpi. È un momento che abbiamo atteso a lungo: l’essenzialità espressiva di Vallazza ben si coniuga con le sale del Monte dei Cappuccini. Il risultato è una mostra ricca di suggestioni, di stimoli e di lontane reminiscenze di “incanti” dolomitici.
Il doppio rapporto con la montagne e l’arte contemporanea è anche sottolineato dall’accoppiata che ha curato l’esposizione: Aldo Audisio e Danilo Eccher, rispettivamente direttori del Museo Nazionale della Montagna e della GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
Vallazza è nato nel 1924 ad Ortisei da Hermann Vallazza, scultore in ferro, e Gisela Moroder, figlia del noto pittore Josef Moroder Lusenberg. Dopo gli studi, tra il 1947 e il 1957, apre il suo studio di scultore e negli anni ‘60 inizia ad allestire le prime mostre personali in Italia e all’estero, facendosi presto conoscere dal pubblico e dalla critica. Dall’inizio degli anni Ottanta la sua notorietà si consolida a livello internazionale, pubblica libri, espone e viene filmato ed intervistato da televisioni italiane e europee.
Oggi è uno scultore che prosegue con coerenza il suo percorso personale, iniziato nelle botteghe come artigiano e approdato al mondo dell’arte contemporanea. Un artista che, se da un lato ha con intelligenza e colta sensibilità assimilato gli insegnamenti più stimolanti per lui dell’arte contemporanea internazionale, dall’altro lato ha sempre mantenuto con tenace coerenza i valori culturali più autentici della sue radici locali. Nei suoi lavori, in cui si percepisce tutta l’importanza ancestrale del rapporto vitale fra l’uomo e il legno, emergono gli echi dei ricordi delle fiabe e delle leggende valligiane sentite da bambino, e anche elementi formali che rimandano alle conformazioni del paesaggio, come per esempio la spinta verticale delle punte delle montagne.
Dopo le rappresentazioni maggiormente figurative degli anni ’60, quasi per caso ha riscoperto il legno, la sua materia d’elezione, sotto una nuova forma. Dice lo stesso Vallazza: «Ho cominciato a impiegare il legno vecchio grazie a un avvenimento casuale: un giorno dalla finestra di casa ho visto scaricare una grande quantità di legno di un fienile di un antico maso destinato ad essere bruciato per il riscaldamento, così ho chiesto al mio vicino di poterlo comprare. Da queste tavole sono nati i primi Totem…».
Il passaggio all’uso di queste vecchie tavole è stato la svolta, il punto di non ritorno, che lo ha visto superare definitivamente i temi ancora legati alla tradizionale scultura a intaglio, abbandonando la rappresentazione della figura umana. Quei legni, profondamente segnati dal tempo e dall’uso, dalla natura e dalla cultura, nelle sue mani vengono riassemblati e ricomposti, caricandosi di nuove energie espressive. Le tredici grandi opere esposte sono state selezionate pensando alla sede torinese della mostra: il Museomontagna.
Il catalogo, in linea con il duplice scopo dell’esposizione, la valorizzazione dell’uomo e dell’artista, è aperto dai testi critici di Danilo Eccher e Francesco Poli e chiuso da un “viaggio” nella vita di Vallazza, scritto con grande sensibilità da Sandra Tafner. Completa la realizzazione la galleria di ritratti, in bianco e nero, realizzati per l’occasione dal fotografo canadese Craig Richards. Le foto sono state scattate in Val Gardena e nello studio di Vallazza a Ortisei. Qui Richards, colpito dalla quella “foresta” di vecchi legni, li ha voluti intitolare Adolf in the jungle. Dalla giungla si sono allontanate tredici opere, che ora sono a Torino, nelle sale del Museo Nazionale della Montagna, di fronte al grande panorama delle Alpi. È un momento che abbiamo atteso a lungo: l’essenzialità espressiva di Vallazza ben si coniuga con le sale del Monte dei Cappuccini. Il risultato è una mostra ricca di suggestioni, di stimoli e di lontane reminiscenze di “incanti” dolomitici.
15
aprile 2010
Adolf Vallazza – Legni
Dal 15 aprile al 26 settembre 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA DUCA DEGLI ABRUZZI
Torino, Piazzale Monte Dei Cappuccini, 7, (Torino)
Torino, Piazzale Monte Dei Cappuccini, 7, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica, dalle 9,00 alle 19,00
Vernissage
15 Aprile 2010, ore 18.30
Autore