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Adrian Paci – Dov’è casa
Con la presenza dell’artista Adrian Paci si conclude “Dov’è casa”, una serie di conversazioni pubbliche che rientrano in Sound Res.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Adrian Paci, ospite in residenza presso la Loop House di San Cesario di Lecce, affiancato dal videomaker salentino Mattia Epifani e grazie ad una co-produzione Sound Res, ha terminato il montaggio del suo ultimo lavoro video che verrà presentato in una mostra personale in Belgio.
Il progetto di residenza Sound Res/Nomads in Res, a cura di Alessandra Pomarico e Luigi Negro, interroga le nuove forme di nomadismo e le pratiche culturali contemporanee dalla terrazza di un hotel, luogo simbolo o simulacro di una nuova e sempre più diffusa idea dell'abitare. All'interno della "modernità liquida", nella nostra società complessa e globalizzata, ci si interroga sulle trasformazioni che operano gli artisti, gli architetti, i designer, i curatori, i direttori di istituzioni culturali e di ricerca internazionali, gli scrittori, i musicisti che continuamente attraversano mondi diversi, contribuiscono a creare sconfinamenti o ribaltamenti, leggono, traducono, e incidono sul reale attraverso i propri strumenti.
"In questo quadro", sottolineano Alessandra Pomarico e Luigi Negro, "emblematica risulta l'esperienza e l'opera di Adrian Paci, artista albanese nato nel 1969 e arrivato in Italia negli anni 90, a seguito del tracollo economico e civile dell'Albania, rappresentante di una generazione che ha vissuto le diverse fasi e i radicali mutamenti politico-economici e culturali in atto nel proprio paese. Oggi tra gli artisti più stimati e affermati nel sistema dell'arte contemporanea, con diverse partecipazioni a biennali internazionali e mostre personali, e le proprie opere annoverate nelle collezioni dei più importanti musei e gallerie, Adrian Paci fonda la sua visione a partire da una presa in carica della propria esperienza personale, concentrandosi su un bagaglio di memorie, storie, incontri e narrazioni in qualche modo riattivate (o illuminate) dal trauma della partenza, dall'esperienza del viaggio, dal confronto con il nuovo e il diverso, dalla scoperta di essere, ovunque e continuamente, "fuori contesto". Facendo del proprio sguardo estraneo sul mondo, del proprio essere "tra", un metodo di lavoro e un'attitudine estetica, grazie ad un senso di spaesamento, che gli consente di lavorare nelle tensioni non risolte e di indagare problematiche complesse, Adrian parte da un materiale intimo e familiare che diventa, nel suo linguaggio personalissimo, ricerca dell'universale e riflessione sulla condizione umana.
Nella sua poetica e attraverso le diverse tecniche utilizzate (pittura scultura, fotografia, video e istallazione), la forza del ricordo e della distanza agiscono nel ridefinire l'identità dell'individuo e di un popolo messo a rischio dai processi migratori in atto in questo nuovo millennio", proseguono i due curatori di Sound Res/Nomad Res. "Le sue opere sono, molto spesso, una riflessione sui temi della casa, dei vincoli affettivi, intesi sia come valori della vita privata che della sfera pubblica. Nel far questo egli non esita a mettere in scena ciò che sta fra immaginazione e realtà come le scene dipinte del suo matrimonio, o le immagini di un video molto noto in cui una delle sue due figlie canta una filastrocca albanese a cui rispondono da uno schermo diverso, opposto e più in basso, i parenti rimasti in Albania. Il tema dell'errare, dell'identità individuale, nazionale e politica, dell'appartenza ad un contesto, sono centrali. "L'atteggiamento filosofico ed estetico che deriva dall'esperienza dell'attraversamento, in cui convivono disagio e scoperta, perdita e ritrovamenti, si traduce in un dinamismo tutto interno alla stessa opera d'arte. Anche laddove leggibile, essa mantiene la complessità dell'esperienza, senza consentire conclusioni univoche e definitive, ribaltando facili moralismi pur mantenendo una inevitabile dimensione etica e politica. Il lavoro di Adrian Paci rappresenta "la transitorietà, la precarietà, la vulnerabilità dell'uomo ed il concetto di nomadismo" per dirlo con le parole di Rosalba Branà da cui Adrian ha di recente ricevuto il Premio Pino Pascali. Ne è un esempio la fotografia in cui l'artista si ritrae con addosso un tetto di mattoni rossi ribaltato e trasportato sulle spalle. Simbolo di un uomo in perenne ricerca di casa, portata addosso come una nuova croce, metafora dell'esilio o di una ritrovata libertà nel gesto di ribaltamento del tetto che diventa un paio d'ali aperte sul mondo? In questa tensione irrisolta percepiamo la condizione dell'uomo contemporaneo, perennemente in viaggio, straniero, la cui identità è in trasformazione, anche quando sembra irrigidirsi in appartenenze univoche.
Per continuare a dare degli esempi, nel video spiazzante "Believe me I am an artist" Adrian utilizza un drammatico episodio della propria vita, che oltre che riflessione sui tempi, finisce col diventare una riflessione sull'arte e sullo statuto dell'artista: alcune fotografie realizzate per una mostra vengono scambiate per materiale pedo-pornografico; come spiegare al poliziotto che le foto delle schiene nude delle proprie figlie con calcato addosso il timbro d'uscita d'emigrazione è un'opera d'arte volta a mettere in scena lo sradicamento dalla propria terra e la questione dei confini, spesso aperti alle merci, ma non alle persone? Così pure in "After the Wall there are some Walls", l'artista riprende se stesso a bordo di uno scafo mentre attraversa il Canale di Otranto, dove intende prelevare l'acqua del mare, e dove viene bloccato dalla polizia. Il video verrà poi proiettato sul muro di taniche di oltre 70 tonnellate d'acqua dell'Adriatico, costruito all'interno di una galleria. A riflettere su come, all'indomani del crollo del muro di Berlino e dell'enfasi retorica data all'evento, le barriere erette tra culture sono ancora imponenti".
"Per noi che viviamo in Puglia, terra di sbarchi, approdi e transiti", concludono Pomarico e Negro, "risulta particolarmente emblematico uno dei suoi più recenti lavori "Centro di permanenza temporanea" (2007), video girato sulla pista di un aeroporto dove uomini, donne, ragazzi di diversa provenienza, allineanti in una lunga coda, attendono di avanzare lentamente verso la scaletta dell'aereo. La camera ne ritrae i volti pensosi, rassegnati, sullo sfondo del rombo degli aerei che decollano. Quando si sofferma sui primi uomini che dovrebbero accedere all'aereo, un cambio di inquadratura consente di vedere che al di là della scaletta non c'è nessun aereo, che non ci sarà nessuna partenza o nessun ritorno, ma solo una inutile attesa. "Una umanità fragile e disperata, sospesa nel nulla, in un tempo irrisolto (…) una moltitudine invisibile"- continua la Branà - quella messa in scena da Adrian Paci. Artista che, delle trasmigrazioni contemporanee, incarna la forza e l'intrinseca ricchezza, il potere della trasformazione segnato dall'esperienza sensibile della perdita, e con infinita poeticità ci suggerisce che, la condizione di passaggio e di transitorietà, è quella che più d'ogni altra accomuna gli uomini.
Ospitando una serie di conversazioni pubbliche legate ad un programma di residenza – Sound Res/Nomads in Res - negli spazi suggestivi del suo Roof garden, Eos Hotel, il cui nome deriva dalla dea greca dell'alba, si apre alla città anche come luogo di incontro e di produzione culturale, di accoglienza delle idee oltre che dei viaggiatori. Progettato coralmente da architetti, designer e maestranze locali, Eos propone un design che dialoga con l'architettura, gli oggetti e le suggestioni del Salento, rileggendole in chiave contemporanea.
Sound Res 2008, programma di residenze multidisciplinare, a cura di David Cossin, Alessandra Pomarico e Luigi Negro, organizzato da Loop House, Coolclub e Res, con il sostegno di Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Lecce, Comune di Casarano, Gruppo Italgest, Eos Hotel, Vestas Hotels e Resorts con il patrocinio di Comune di San Cesario di Lecce e Conservatorio Tito Schipa di Lecce, con la collaborazione di 11/8 Records, Cantieri Teatrali Koreja, Vini Apollonio, Radio Popolare Salento, Musicaround.net e Salento Web Tv.
Il progetto di residenza Sound Res/Nomads in Res, a cura di Alessandra Pomarico e Luigi Negro, interroga le nuove forme di nomadismo e le pratiche culturali contemporanee dalla terrazza di un hotel, luogo simbolo o simulacro di una nuova e sempre più diffusa idea dell'abitare. All'interno della "modernità liquida", nella nostra società complessa e globalizzata, ci si interroga sulle trasformazioni che operano gli artisti, gli architetti, i designer, i curatori, i direttori di istituzioni culturali e di ricerca internazionali, gli scrittori, i musicisti che continuamente attraversano mondi diversi, contribuiscono a creare sconfinamenti o ribaltamenti, leggono, traducono, e incidono sul reale attraverso i propri strumenti.
"In questo quadro", sottolineano Alessandra Pomarico e Luigi Negro, "emblematica risulta l'esperienza e l'opera di Adrian Paci, artista albanese nato nel 1969 e arrivato in Italia negli anni 90, a seguito del tracollo economico e civile dell'Albania, rappresentante di una generazione che ha vissuto le diverse fasi e i radicali mutamenti politico-economici e culturali in atto nel proprio paese. Oggi tra gli artisti più stimati e affermati nel sistema dell'arte contemporanea, con diverse partecipazioni a biennali internazionali e mostre personali, e le proprie opere annoverate nelle collezioni dei più importanti musei e gallerie, Adrian Paci fonda la sua visione a partire da una presa in carica della propria esperienza personale, concentrandosi su un bagaglio di memorie, storie, incontri e narrazioni in qualche modo riattivate (o illuminate) dal trauma della partenza, dall'esperienza del viaggio, dal confronto con il nuovo e il diverso, dalla scoperta di essere, ovunque e continuamente, "fuori contesto". Facendo del proprio sguardo estraneo sul mondo, del proprio essere "tra", un metodo di lavoro e un'attitudine estetica, grazie ad un senso di spaesamento, che gli consente di lavorare nelle tensioni non risolte e di indagare problematiche complesse, Adrian parte da un materiale intimo e familiare che diventa, nel suo linguaggio personalissimo, ricerca dell'universale e riflessione sulla condizione umana.
Nella sua poetica e attraverso le diverse tecniche utilizzate (pittura scultura, fotografia, video e istallazione), la forza del ricordo e della distanza agiscono nel ridefinire l'identità dell'individuo e di un popolo messo a rischio dai processi migratori in atto in questo nuovo millennio", proseguono i due curatori di Sound Res/Nomad Res. "Le sue opere sono, molto spesso, una riflessione sui temi della casa, dei vincoli affettivi, intesi sia come valori della vita privata che della sfera pubblica. Nel far questo egli non esita a mettere in scena ciò che sta fra immaginazione e realtà come le scene dipinte del suo matrimonio, o le immagini di un video molto noto in cui una delle sue due figlie canta una filastrocca albanese a cui rispondono da uno schermo diverso, opposto e più in basso, i parenti rimasti in Albania. Il tema dell'errare, dell'identità individuale, nazionale e politica, dell'appartenza ad un contesto, sono centrali. "L'atteggiamento filosofico ed estetico che deriva dall'esperienza dell'attraversamento, in cui convivono disagio e scoperta, perdita e ritrovamenti, si traduce in un dinamismo tutto interno alla stessa opera d'arte. Anche laddove leggibile, essa mantiene la complessità dell'esperienza, senza consentire conclusioni univoche e definitive, ribaltando facili moralismi pur mantenendo una inevitabile dimensione etica e politica. Il lavoro di Adrian Paci rappresenta "la transitorietà, la precarietà, la vulnerabilità dell'uomo ed il concetto di nomadismo" per dirlo con le parole di Rosalba Branà da cui Adrian ha di recente ricevuto il Premio Pino Pascali. Ne è un esempio la fotografia in cui l'artista si ritrae con addosso un tetto di mattoni rossi ribaltato e trasportato sulle spalle. Simbolo di un uomo in perenne ricerca di casa, portata addosso come una nuova croce, metafora dell'esilio o di una ritrovata libertà nel gesto di ribaltamento del tetto che diventa un paio d'ali aperte sul mondo? In questa tensione irrisolta percepiamo la condizione dell'uomo contemporaneo, perennemente in viaggio, straniero, la cui identità è in trasformazione, anche quando sembra irrigidirsi in appartenenze univoche.
Per continuare a dare degli esempi, nel video spiazzante "Believe me I am an artist" Adrian utilizza un drammatico episodio della propria vita, che oltre che riflessione sui tempi, finisce col diventare una riflessione sull'arte e sullo statuto dell'artista: alcune fotografie realizzate per una mostra vengono scambiate per materiale pedo-pornografico; come spiegare al poliziotto che le foto delle schiene nude delle proprie figlie con calcato addosso il timbro d'uscita d'emigrazione è un'opera d'arte volta a mettere in scena lo sradicamento dalla propria terra e la questione dei confini, spesso aperti alle merci, ma non alle persone? Così pure in "After the Wall there are some Walls", l'artista riprende se stesso a bordo di uno scafo mentre attraversa il Canale di Otranto, dove intende prelevare l'acqua del mare, e dove viene bloccato dalla polizia. Il video verrà poi proiettato sul muro di taniche di oltre 70 tonnellate d'acqua dell'Adriatico, costruito all'interno di una galleria. A riflettere su come, all'indomani del crollo del muro di Berlino e dell'enfasi retorica data all'evento, le barriere erette tra culture sono ancora imponenti".
"Per noi che viviamo in Puglia, terra di sbarchi, approdi e transiti", concludono Pomarico e Negro, "risulta particolarmente emblematico uno dei suoi più recenti lavori "Centro di permanenza temporanea" (2007), video girato sulla pista di un aeroporto dove uomini, donne, ragazzi di diversa provenienza, allineanti in una lunga coda, attendono di avanzare lentamente verso la scaletta dell'aereo. La camera ne ritrae i volti pensosi, rassegnati, sullo sfondo del rombo degli aerei che decollano. Quando si sofferma sui primi uomini che dovrebbero accedere all'aereo, un cambio di inquadratura consente di vedere che al di là della scaletta non c'è nessun aereo, che non ci sarà nessuna partenza o nessun ritorno, ma solo una inutile attesa. "Una umanità fragile e disperata, sospesa nel nulla, in un tempo irrisolto (…) una moltitudine invisibile"- continua la Branà - quella messa in scena da Adrian Paci. Artista che, delle trasmigrazioni contemporanee, incarna la forza e l'intrinseca ricchezza, il potere della trasformazione segnato dall'esperienza sensibile della perdita, e con infinita poeticità ci suggerisce che, la condizione di passaggio e di transitorietà, è quella che più d'ogni altra accomuna gli uomini.
Ospitando una serie di conversazioni pubbliche legate ad un programma di residenza – Sound Res/Nomads in Res - negli spazi suggestivi del suo Roof garden, Eos Hotel, il cui nome deriva dalla dea greca dell'alba, si apre alla città anche come luogo di incontro e di produzione culturale, di accoglienza delle idee oltre che dei viaggiatori. Progettato coralmente da architetti, designer e maestranze locali, Eos propone un design che dialoga con l'architettura, gli oggetti e le suggestioni del Salento, rileggendole in chiave contemporanea.
Sound Res 2008, programma di residenze multidisciplinare, a cura di David Cossin, Alessandra Pomarico e Luigi Negro, organizzato da Loop House, Coolclub e Res, con il sostegno di Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Lecce, Comune di Casarano, Gruppo Italgest, Eos Hotel, Vestas Hotels e Resorts con il patrocinio di Comune di San Cesario di Lecce e Conservatorio Tito Schipa di Lecce, con la collaborazione di 11/8 Records, Cantieri Teatrali Koreja, Vini Apollonio, Radio Popolare Salento, Musicaround.net e Salento Web Tv.
05
settembre 2008
Adrian Paci – Dov’è casa
05 settembre 2008
arte contemporanea
incontro - conferenza
serata - evento
incontro - conferenza
serata - evento
Location
EOS HOTEL
Lecce, Viale Vittorio Alfieri, 11, (Lecce)
Lecce, Viale Vittorio Alfieri, 11, (Lecce)
Vernissage
5 Settembre 2008, ore 20
Sito web
www.soundres.org
Autore
Curatore