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Adriano Annino – Termoclino Marinella
L’artista guarda alla pittura del passato e in particolare a due suoi artisti: Otto Dix e Théodore Géricault, entrambi si sono avvicinati ai loro soggetti indagandone gli intimi processi trasformativi. Annino affonda il pennello nella carne viva del capolavoro, per coglierne il respiro più profondo
Comunicato stampa
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Della storia dell’arte sono imbevuti i nostri sguardi.
È difficile guardare un campo di girasoli, senza per un momento pensare a Van Gogh, o l’esile figura di una donna in un bistrot senza ricordarsi di Degas o ancora fischiettare un can can, evitando un richiamo a Toulouse-Lautrec. E questo non capita solo allo studioso appassionato di belle arti: grazie al diluvio di immagini del quale siamo vittime dipendenti, ci esponiamo alle donne voluttuose di Klimt, alle forme sinuose di Rodin, agli sberleffi di Dalì, molto più di quanto non sia capitato a uno storico di una o due generazioni fa, dai magneti attaccati sul frigorifero, alle onnipresenti borse di tela che dichiarano la visita fatta a uno degli imperdibili musei di una capitale europea, fino alle babbucce che scaldano le serate invernali, decorate motivi impressionisti.
Della storia dell’arte sono talmente imbevuti i nostri sguardi che è ci è ormai difficile stare davanti a un dipinto e provare ancora un originale stupore estetico, senza, in altre parole, che si faccia strada un sottile senso di déjà-vu. È forse questa la fine della storia dell’arte?
Una possibilità di recuperare un approccio originario, innocente, e perciò ancora capace di meraviglia, è quella che sembra darsi Adriano Annino che, andando oltre l’icona, affonda il pennello nella carne viva del capolavoro, per coglierne il respiro più profondo.
L’artista guarda alla pittura del passato e in particolare a due suoi artisti totem: Otto Dix e Théodore Géricault. Cosa accomuna due nomi così distanti per epoca e cultura? Forse, il fatto che entrambi si sono avvicinati ai propri soggetti indagandone gli intimi processi trasformativi, di perdita e deterioramento. Géricault è il testimone dell’involuzione dell’estetica romantica, Otto Dix narra la società tedesca tra le due guerre. E non si tratta di un decadimento metaforico. Dix mette in rappresentazione corpi consumati dal vizio, Géricault giunge a nascondere sotto il letto le teste mozzate di due condannati a morte per poterne descrivere accuratamente il disfacimento. La pittura è, per questi artisti, essa stessa azione corrosiva e, al tempo stesso, presa di coscienza. È un atto aggressivo per poter afferrare il senso profondo delle cose. È questa la lezione che Annino trae dai suoi maestri: agire sull’immagine, anche a costo di accelerarne i processi di trasformazione, renderne una plasticità essenziale che sfugge a ogni ordine e domanda di armonia. Lacerare l’unità del quadro.
Annino dichiara di avere intrapreso questo personalissimo percorso a seguito di alcune riflessioni sulla percezione, fatte nel corso di un’immersione subacquea. Si sa che un fluido come l’acqua tende a distorcere geometrie e colori, uniformando tutto quel che si vede in un cangiante scomporsi e ricomporsi di figure. Né più, né meno come fa il tempo con gli uomini e le cose, ma in modo più palese e veloce.
In occasione dell’intervento alla Galleria Nuvole Arte, Annino, già frequentatore di fusioni tra strati, di linguaggi tra pittura e suono, aggiunge alla serie Termoclino, un sonoro dato da un singolare innesco. Un nome, Marinarella, tratto dalla tradizione del luogo, diviene il pretesto per un richiamo alla canzone di De André, ma anche alla Marinarella overture concertante di Julius Fucik, a un madrigale di Monteverdi. Ma non basta, il passaggio, appunto termoclinale tra musica colta e popolare si fonde con i rumori di un locale cittadino, giocando ancora tra alto e basso, tra immediato e distante, sui diversi piani della rappresentazione.
La metafora del mare e in particolare del termoclino, ovvero del passaggio tra acque superficiali e acque profonde è dunque l’immagine alla quale l’artista ricorre per dire del modo con cui tratta la pittura e i suoi autori, del modo con cui, forse con dolorosa passione, si avvicina alla storia dell’arte per trarne ancora una volta materia viva e pulsante, com’è la sua pittura. Del modo con cui dalla superficie della materia pittorica, scandaglia le correnti profonde e invisibili dell’arte.
[Domenico Maria Papa]
È difficile guardare un campo di girasoli, senza per un momento pensare a Van Gogh, o l’esile figura di una donna in un bistrot senza ricordarsi di Degas o ancora fischiettare un can can, evitando un richiamo a Toulouse-Lautrec. E questo non capita solo allo studioso appassionato di belle arti: grazie al diluvio di immagini del quale siamo vittime dipendenti, ci esponiamo alle donne voluttuose di Klimt, alle forme sinuose di Rodin, agli sberleffi di Dalì, molto più di quanto non sia capitato a uno storico di una o due generazioni fa, dai magneti attaccati sul frigorifero, alle onnipresenti borse di tela che dichiarano la visita fatta a uno degli imperdibili musei di una capitale europea, fino alle babbucce che scaldano le serate invernali, decorate motivi impressionisti.
Della storia dell’arte sono talmente imbevuti i nostri sguardi che è ci è ormai difficile stare davanti a un dipinto e provare ancora un originale stupore estetico, senza, in altre parole, che si faccia strada un sottile senso di déjà-vu. È forse questa la fine della storia dell’arte?
Una possibilità di recuperare un approccio originario, innocente, e perciò ancora capace di meraviglia, è quella che sembra darsi Adriano Annino che, andando oltre l’icona, affonda il pennello nella carne viva del capolavoro, per coglierne il respiro più profondo.
L’artista guarda alla pittura del passato e in particolare a due suoi artisti totem: Otto Dix e Théodore Géricault. Cosa accomuna due nomi così distanti per epoca e cultura? Forse, il fatto che entrambi si sono avvicinati ai propri soggetti indagandone gli intimi processi trasformativi, di perdita e deterioramento. Géricault è il testimone dell’involuzione dell’estetica romantica, Otto Dix narra la società tedesca tra le due guerre. E non si tratta di un decadimento metaforico. Dix mette in rappresentazione corpi consumati dal vizio, Géricault giunge a nascondere sotto il letto le teste mozzate di due condannati a morte per poterne descrivere accuratamente il disfacimento. La pittura è, per questi artisti, essa stessa azione corrosiva e, al tempo stesso, presa di coscienza. È un atto aggressivo per poter afferrare il senso profondo delle cose. È questa la lezione che Annino trae dai suoi maestri: agire sull’immagine, anche a costo di accelerarne i processi di trasformazione, renderne una plasticità essenziale che sfugge a ogni ordine e domanda di armonia. Lacerare l’unità del quadro.
Annino dichiara di avere intrapreso questo personalissimo percorso a seguito di alcune riflessioni sulla percezione, fatte nel corso di un’immersione subacquea. Si sa che un fluido come l’acqua tende a distorcere geometrie e colori, uniformando tutto quel che si vede in un cangiante scomporsi e ricomporsi di figure. Né più, né meno come fa il tempo con gli uomini e le cose, ma in modo più palese e veloce.
In occasione dell’intervento alla Galleria Nuvole Arte, Annino, già frequentatore di fusioni tra strati, di linguaggi tra pittura e suono, aggiunge alla serie Termoclino, un sonoro dato da un singolare innesco. Un nome, Marinarella, tratto dalla tradizione del luogo, diviene il pretesto per un richiamo alla canzone di De André, ma anche alla Marinarella overture concertante di Julius Fucik, a un madrigale di Monteverdi. Ma non basta, il passaggio, appunto termoclinale tra musica colta e popolare si fonde con i rumori di un locale cittadino, giocando ancora tra alto e basso, tra immediato e distante, sui diversi piani della rappresentazione.
La metafora del mare e in particolare del termoclino, ovvero del passaggio tra acque superficiali e acque profonde è dunque l’immagine alla quale l’artista ricorre per dire del modo con cui tratta la pittura e i suoi autori, del modo con cui, forse con dolorosa passione, si avvicina alla storia dell’arte per trarne ancora una volta materia viva e pulsante, com’è la sua pittura. Del modo con cui dalla superficie della materia pittorica, scandaglia le correnti profonde e invisibili dell’arte.
[Domenico Maria Papa]
30
settembre 2017
Adriano Annino – Termoclino Marinella
Dal 30 settembre al 31 ottobre 2017
arte contemporanea
Location
GALLERIA NUVOLE ARTE CONTEMPORANEA
Montesarchio, Via IV Novembre, (Benevento)
Montesarchio, Via IV Novembre, (Benevento)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 9-13 e 17-20
Vernissage
30 Settembre 2017, ore 18,30
Autore
Curatore