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Adriano Cecco – Iperuranio Informale
Isuoi dipinti non sono solo e soltanto viaggio nello spazio cosmico, nei suoi silenzi e nelle sue profondità, ma anche, e soprattutto, viaggio interiore, nelle esperienze di vita, nelle problematiche umane ed esistenziali dei nostri travagliati giorni.
Comunicato stampa
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Nato a Bussolengo (Vr) e residente a Verona, Adriano Cecco vanta un variegato e interessante curriculum critico-espositivo fatto di mostre, personali e collettive, tenute in tutta Italia e in svariate capitali d'Europa. Tra queste una menzione particolare merita senza dubbio la sua partecipazione alla quarta edizione della Triennale di Roma presso la Galleria del Cembalo e poi la costituzione del gruppo “Acca” insieme alla collega artista Anna Caser con la quale ha condiviso la creazione di diverse installazioni. Interessato all'arte fin dalla giovanissima età, ha dapprima optato per un'altra sua grande passione, la scienza, e la chimica in particolare, materia nella quale si è laureato ricoprendo incarichi di responsabilità presso una nota azienda pubblica. Tutto questo senza mai dimenticare la pittura, sua innata, smisurata passione. E così eccolo all'Accademia di Belle Arti “Cignaroli” di Verona, pronto a riprendere il cammino nel magico mondo dell'arte, a dare corpo e voci a colori e materia che, nelle sue mani, acquistano valori e significati intensi, diventano simbolo e metafora dei nostri giorni, si fanno linguaggio estetico nuovo e contemporaneo. Arte intensa e sentita, quella dell'artista veneto, quasi un prolungamento della sua stessa vita, un bisogno autentico di esternare emozioni, sentimenti e stati d'animo per un'espressione tutta d'istinto, libera e creativa, al di fuori degli schemi accademici, quasi un atto liberatorio, un'esigenza intima di trasmettere messaggi e farsi veicolo di comunicazione.
Dopo un primo periodo caratterizzato da influenze barocche e dall'uso di una materia intrisa di umori ed evocazioni, Adriano Cecco è quindi giunto all'attuale espressione dove le forme e i colori assumono significati di carattere spaziale ma si rivestono altresì di una forte simbologia legata alla vita e all'esitenza. Pittura in chiara e netta sintonia con le ricerche di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Mark Rothko, ma con soluzioni e invenzioni fortemente autonome e personali. Le sue forme geometriche, di solito monocromatiche, si alternano l'una all'altra sui piani della tela o del supporto rigido creando variazioni plastiche e percettive che sono allo stesso tempo rigorose e libere. Quello di Adriano Cecco, insomma, è un rigore che non ha rigidità, un fare artistico che non presenta durezze e una precisione che non è mai calcolo freddo e sitematico. Le sue campiture, che spesso presentano i bordi sfumati, diventano leggere ed evanescenti modulazioni dello spazio-tempo, zone attive in contnuo divenire e racchiudono un'energia sotterranea capace di muovere la superficie in virtualità e risultati inattesi. Allora i suoi dipinti non sono solo e soltanto viaggio nello spazio cosmico, nei suoi silenzi e nelle sue profondità, ma anche, e soprattutto, viaggio interiore, nelle esperienze di vita, nelle problematiche umane ed esistenziali dei nostri travagliati giorni. Lo dimostrano chiaramente certi suoi “tagli”, vere e proprie ferite che attraversano molti suoi lavori, e ancora, le sue bende colorate che, come eleganti medicazioni, vengono poi a ricoprire gli “sfregi” dando vita a straordinari effetti materici e scenografici. Ultimamente però, la sua irruenza si è come placata e sembra vivere un momento di particolare riflessione e raccoglimento. Il supporto rigido ha lasciato il posto alla morbida e flessuosa tela, non pù tagli, né ferite o lacerazioni, ma solo colore, forme e campiture che spesso si modificano e si dilatano creando straordinari effetti cromatici di gusto informale: desiderio e speranza di un mondo migliore, di un ritorno alla normalità e all'armonia, di ritrovare finalmente la gioia del vivere e del pensare dopo la grande pandemia, l'isolamento del look down, la paura della guerra. E a tutto questo ci richiama anche il titolo della mostra “Iperuranio Informale”, ossia quella zona al di là del cielo dove risiedono le idee e raggiungibile solo dall'intelleto secondo un noto concetto di Platone espresso nel “Fedro”. Ma il valore di questa intensa e poetica espressione sta soprattutto nel sublime incantamento che riesce a comunicare, nel senso di mistero e meraviglia del suo graduale e lento manifestarsi, nella sua magica sospensione tra sogno e realtà, tra stupore e paura, nostalgia e felicità. Così le sue opere, riescono a portare l'osservatore verso una dimensione ideale e ponderata dove, in perfetta armonia, lo spazio fisico si unisce a quello mentale, la realtà al sogno e alla poesia, il libero pensiero alla riflessione e al mistero esistenziale.
La rassegna, che sarà introdotta dal gallerista e critico d'arte Luciano Carini, chiuderà il 19 maggio.
Dopo un primo periodo caratterizzato da influenze barocche e dall'uso di una materia intrisa di umori ed evocazioni, Adriano Cecco è quindi giunto all'attuale espressione dove le forme e i colori assumono significati di carattere spaziale ma si rivestono altresì di una forte simbologia legata alla vita e all'esitenza. Pittura in chiara e netta sintonia con le ricerche di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Mark Rothko, ma con soluzioni e invenzioni fortemente autonome e personali. Le sue forme geometriche, di solito monocromatiche, si alternano l'una all'altra sui piani della tela o del supporto rigido creando variazioni plastiche e percettive che sono allo stesso tempo rigorose e libere. Quello di Adriano Cecco, insomma, è un rigore che non ha rigidità, un fare artistico che non presenta durezze e una precisione che non è mai calcolo freddo e sitematico. Le sue campiture, che spesso presentano i bordi sfumati, diventano leggere ed evanescenti modulazioni dello spazio-tempo, zone attive in contnuo divenire e racchiudono un'energia sotterranea capace di muovere la superficie in virtualità e risultati inattesi. Allora i suoi dipinti non sono solo e soltanto viaggio nello spazio cosmico, nei suoi silenzi e nelle sue profondità, ma anche, e soprattutto, viaggio interiore, nelle esperienze di vita, nelle problematiche umane ed esistenziali dei nostri travagliati giorni. Lo dimostrano chiaramente certi suoi “tagli”, vere e proprie ferite che attraversano molti suoi lavori, e ancora, le sue bende colorate che, come eleganti medicazioni, vengono poi a ricoprire gli “sfregi” dando vita a straordinari effetti materici e scenografici. Ultimamente però, la sua irruenza si è come placata e sembra vivere un momento di particolare riflessione e raccoglimento. Il supporto rigido ha lasciato il posto alla morbida e flessuosa tela, non pù tagli, né ferite o lacerazioni, ma solo colore, forme e campiture che spesso si modificano e si dilatano creando straordinari effetti cromatici di gusto informale: desiderio e speranza di un mondo migliore, di un ritorno alla normalità e all'armonia, di ritrovare finalmente la gioia del vivere e del pensare dopo la grande pandemia, l'isolamento del look down, la paura della guerra. E a tutto questo ci richiama anche il titolo della mostra “Iperuranio Informale”, ossia quella zona al di là del cielo dove risiedono le idee e raggiungibile solo dall'intelleto secondo un noto concetto di Platone espresso nel “Fedro”. Ma il valore di questa intensa e poetica espressione sta soprattutto nel sublime incantamento che riesce a comunicare, nel senso di mistero e meraviglia del suo graduale e lento manifestarsi, nella sua magica sospensione tra sogno e realtà, tra stupore e paura, nostalgia e felicità. Così le sue opere, riescono a portare l'osservatore verso una dimensione ideale e ponderata dove, in perfetta armonia, lo spazio fisico si unisce a quello mentale, la realtà al sogno e alla poesia, il libero pensiero alla riflessione e al mistero esistenziale.
La rassegna, che sarà introdotta dal gallerista e critico d'arte Luciano Carini, chiuderà il 19 maggio.
07
maggio 2022
Adriano Cecco – Iperuranio Informale
Dal 07 al 19 maggio 2022
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO C
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Orario di apertura
Feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30. Lunedi' chiuso
Vernissage
7 Maggio 2022, ore 18:00
Autore
Curatore