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ADRIANO LEVERONE – TERRA, FUOCO, SCULTURA
ADRIANO LEVERONE – TERRA, FUOCO, SCULTURA
Adriano, nella sua vita di uomo, ha abbracciato l’Arte in maniera totale, donandole ogni sua forza, con fedeltà e tenacia incondizionate.
Per farlo, si è servito di quei mezzi formidabili che la natura gli ha offerto: la terra e il fuoco.
Comunicato stampa
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TERRA , FUOCO, SCULTURA
Adriano, nella sua vita di uomo, ha abbracciato l’Arte in maniera totale, donandole ogni sua forza, con fedeltà e tenacia incondizionate. Per farlo, si è servito di quei mezzi formidabili che la natura gli ha offerto: la terra e il fuoco. Terra e fuoco in realtà sono da sempre ingredienti del fare dell’uomo, in una quotidianità fervida e operosa che, scorrendo giù per il tempo, millennio dopo millennio, ha generato i modi e le forme e le cose e le regole della storia, in una consuetudine del fare e dell’innovare che abbiamo chiamato civiltà.
Guardando oggi le cose, gli oggetti che Adriano Leverone ha pensato, costruito e lasciato, ci accorgiamo di trovarci di fronte a dei testimoni immutabili e lucidi di processi creativi inusitati, di sfide immense, di tensioni e tenzoni vinte con armi umane apparentemente fragili, in realtà temprate dalla volontà ferrea e consapevole dell’artista, dalla fedeltà assoluta alla Bellezza, alla fatica continua accettata e consumata.
Nel lavoro di Adriano, lungo tutto il corso di una carriera eccezionale e feconda, oltre a una conoscenza eccellente dei processi tecnici, sono chiaramente leggibili i capisaldi di tanta impresa d’uomo: lo stupore commosso di fronte ai fenomeni naturali, tale da muovere la profonda sensibilità poetica e analitica dell’artista alla creazione di oggetti iconici e archetipici ad un tempo; e ancora: la capacità progettuale di forme e volumi pensati nella scala del “grande”, architettati in modo sapiente, ritmati da contrappunti di pieni e di vuoti estremamente concisi, netti ed espliciti e dall’uso sapiente dell’avvicendarsi di forme concave e convesse. E come non parlare delle superfici: materiali eterni, come il grés ad altissima temperatura o il bronzo o il granito o il marmo, trattati con rigore espressivo controllatissimo, fino a rappresentare epidermidi definite e riconoscibili, scorze ruvide, chiazzature timbriche, ora scabre e ora lucidissime, in una sinfonia anche cromatica che va dai toni calmi e caldi di smalti chiari, fino a scuri d’ardesia o di basalto, passando per concrezioni inaspettate e scandite dai gialli alle ocre, a certi azzurri così delicatamente poetici.
Quali che siano le forme delle sculture che oggi possiamo vedere, in gran parte ceramiche, come è logico in un artista che è stato da sempre e in primo luogo uno scultore ceramista di grande caratura internazionale, la lezione che ci viene impartita da Adriano Leverone è quella di un coraggio che non dispera, che partendo da un pensiero scaturito dalla natura o dalla storia, è capace di dare vita a forme che sintetizzano tale pensiero e lo rendono universale, ricevibile da chiunque di quel pensiero può legittimamente impossessarsi e leggere ora un personaggio, ora uno scudo, una tartaruga, un fiore o un frutto. Ma non, beninteso, in senso naturalistico. La realtà, per Leverone, è allusiva e simbolica, sempre rispettosa dell’ordine formale e conscio della percezione visiva o tattile di chi guarda o accarezza la scultura. Vi è, per quanto le masse siano imponenti e i materiali grevi, un linearismo sottile che le disegna e le rende lievi, compiendo in nome della bellezza quel contemporaneo straniamento dell’opera e del suo fruitore che costituiscono il magico miracolo degli artisti davvero grandi.
La sicura grandezza di scultore di Leverone è fuori discussione e la sua vita di artista ne è stata una coerente testimonianza.
Con la scomparsa di Adriano ho perso un’amicizia davvero profonda, un contatto mai interrotto, un affetto fraterno che si è consolidato negli anni passando per la stima e il rispetto reciproco, per due carriere parallele ed un colleganza che data dal 1975, senza dubbi né equivoci.
Con questo scritto voglio ringraziarlo per l’uomo, l’artista e l’amico che è stato.
Sandro Lorenzini.
Biografia - Adriano Leverone
(Quiliano 21 gennaio 1953 – Ferrada di Moconesi 5 gennaio 2022)
È stato un ceramista, scultore e designer italiano.
Dopo il diploma all’Istituto Statale d’Arte di Chiavari si iscrive, nel 1971, al Magistero
Artistico presso l’Istituto d’Arte per la Ceramica G. Ballardini di Faenza.
Tra il 1973 e il 1974 frequenta lo studio di Carlo Zauli.
Inizia in quel periodo la sua attività espositiva con mostre personali e collettive.
Nel 1975 apre il suo primo studio per la lavorazione della ceramica. Dal 1979 si dedica
anche all’insegnamento: dal 1979 al 1986 insegna Tecnologia Applicata presso la Scuola
per la Ceramica di Albissola, dove ancora nel 1996 ha l’incarico come Direttore Artistico
e docente. Dal 1990 al 1994 è docente del Corso di Formazione Professionale
Ceramica e Ardesia per l’ornamento architettonico a cura del C.I.F. di Genova.
Tiene inoltre stage di scultura ceramica al Berea College Craft (KY, USA).
Tra il 1983 e il 1985 fa parte del movimento artistico “A Tempo e a Fuoco” curato da
Vittorio Fagone.
Per conto del Ministero degli Affari Esteri, collabora come esperto nella lavorazione della
terracotta alle attività del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, dal 1987 al
1989 in Etiopia nell’ambito del programma a sostegno delle popolazioni reinsediate nella
Valle di Beles, e nel 1992 in Brasile a Sao Raimundo Nonato, Stato del Piaui, partecipa
al programma per la formazione di tecnici e l’avviamento di una scuola di ceramica.
Negli anni successivi esegue per Enti Pubblici diverse opere in grès, ardesia e bronzo.
Viene inoltre invitato a partecipare a manifestazioni artistiche e simposi internazionali.
Durante la sua carriera artistica si aggiudica molti premi e riconoscimenti.
Le sue opere sono esposte in numerose collezioni private e pubbliche sia in Italia sia all’estero.
Adriano, nella sua vita di uomo, ha abbracciato l’Arte in maniera totale, donandole ogni sua forza, con fedeltà e tenacia incondizionate. Per farlo, si è servito di quei mezzi formidabili che la natura gli ha offerto: la terra e il fuoco. Terra e fuoco in realtà sono da sempre ingredienti del fare dell’uomo, in una quotidianità fervida e operosa che, scorrendo giù per il tempo, millennio dopo millennio, ha generato i modi e le forme e le cose e le regole della storia, in una consuetudine del fare e dell’innovare che abbiamo chiamato civiltà.
Guardando oggi le cose, gli oggetti che Adriano Leverone ha pensato, costruito e lasciato, ci accorgiamo di trovarci di fronte a dei testimoni immutabili e lucidi di processi creativi inusitati, di sfide immense, di tensioni e tenzoni vinte con armi umane apparentemente fragili, in realtà temprate dalla volontà ferrea e consapevole dell’artista, dalla fedeltà assoluta alla Bellezza, alla fatica continua accettata e consumata.
Nel lavoro di Adriano, lungo tutto il corso di una carriera eccezionale e feconda, oltre a una conoscenza eccellente dei processi tecnici, sono chiaramente leggibili i capisaldi di tanta impresa d’uomo: lo stupore commosso di fronte ai fenomeni naturali, tale da muovere la profonda sensibilità poetica e analitica dell’artista alla creazione di oggetti iconici e archetipici ad un tempo; e ancora: la capacità progettuale di forme e volumi pensati nella scala del “grande”, architettati in modo sapiente, ritmati da contrappunti di pieni e di vuoti estremamente concisi, netti ed espliciti e dall’uso sapiente dell’avvicendarsi di forme concave e convesse. E come non parlare delle superfici: materiali eterni, come il grés ad altissima temperatura o il bronzo o il granito o il marmo, trattati con rigore espressivo controllatissimo, fino a rappresentare epidermidi definite e riconoscibili, scorze ruvide, chiazzature timbriche, ora scabre e ora lucidissime, in una sinfonia anche cromatica che va dai toni calmi e caldi di smalti chiari, fino a scuri d’ardesia o di basalto, passando per concrezioni inaspettate e scandite dai gialli alle ocre, a certi azzurri così delicatamente poetici.
Quali che siano le forme delle sculture che oggi possiamo vedere, in gran parte ceramiche, come è logico in un artista che è stato da sempre e in primo luogo uno scultore ceramista di grande caratura internazionale, la lezione che ci viene impartita da Adriano Leverone è quella di un coraggio che non dispera, che partendo da un pensiero scaturito dalla natura o dalla storia, è capace di dare vita a forme che sintetizzano tale pensiero e lo rendono universale, ricevibile da chiunque di quel pensiero può legittimamente impossessarsi e leggere ora un personaggio, ora uno scudo, una tartaruga, un fiore o un frutto. Ma non, beninteso, in senso naturalistico. La realtà, per Leverone, è allusiva e simbolica, sempre rispettosa dell’ordine formale e conscio della percezione visiva o tattile di chi guarda o accarezza la scultura. Vi è, per quanto le masse siano imponenti e i materiali grevi, un linearismo sottile che le disegna e le rende lievi, compiendo in nome della bellezza quel contemporaneo straniamento dell’opera e del suo fruitore che costituiscono il magico miracolo degli artisti davvero grandi.
La sicura grandezza di scultore di Leverone è fuori discussione e la sua vita di artista ne è stata una coerente testimonianza.
Con la scomparsa di Adriano ho perso un’amicizia davvero profonda, un contatto mai interrotto, un affetto fraterno che si è consolidato negli anni passando per la stima e il rispetto reciproco, per due carriere parallele ed un colleganza che data dal 1975, senza dubbi né equivoci.
Con questo scritto voglio ringraziarlo per l’uomo, l’artista e l’amico che è stato.
Sandro Lorenzini.
Biografia - Adriano Leverone
(Quiliano 21 gennaio 1953 – Ferrada di Moconesi 5 gennaio 2022)
È stato un ceramista, scultore e designer italiano.
Dopo il diploma all’Istituto Statale d’Arte di Chiavari si iscrive, nel 1971, al Magistero
Artistico presso l’Istituto d’Arte per la Ceramica G. Ballardini di Faenza.
Tra il 1973 e il 1974 frequenta lo studio di Carlo Zauli.
Inizia in quel periodo la sua attività espositiva con mostre personali e collettive.
Nel 1975 apre il suo primo studio per la lavorazione della ceramica. Dal 1979 si dedica
anche all’insegnamento: dal 1979 al 1986 insegna Tecnologia Applicata presso la Scuola
per la Ceramica di Albissola, dove ancora nel 1996 ha l’incarico come Direttore Artistico
e docente. Dal 1990 al 1994 è docente del Corso di Formazione Professionale
Ceramica e Ardesia per l’ornamento architettonico a cura del C.I.F. di Genova.
Tiene inoltre stage di scultura ceramica al Berea College Craft (KY, USA).
Tra il 1983 e il 1985 fa parte del movimento artistico “A Tempo e a Fuoco” curato da
Vittorio Fagone.
Per conto del Ministero degli Affari Esteri, collabora come esperto nella lavorazione della
terracotta alle attività del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, dal 1987 al
1989 in Etiopia nell’ambito del programma a sostegno delle popolazioni reinsediate nella
Valle di Beles, e nel 1992 in Brasile a Sao Raimundo Nonato, Stato del Piaui, partecipa
al programma per la formazione di tecnici e l’avviamento di una scuola di ceramica.
Negli anni successivi esegue per Enti Pubblici diverse opere in grès, ardesia e bronzo.
Viene inoltre invitato a partecipare a manifestazioni artistiche e simposi internazionali.
Durante la sua carriera artistica si aggiudica molti premi e riconoscimenti.
Le sue opere sono esposte in numerose collezioni private e pubbliche sia in Italia sia all’estero.
06
luglio 2024
ADRIANO LEVERONE – TERRA, FUOCO, SCULTURA
Dal 06 luglio al 15 settembre 2024
arte contemporanea
Location
GULLI ARTE
Savona, Corso Italia, 201r, (Savona)
Savona, Corso Italia, 201r, (Savona)
Orario di apertura
11.30 - 19.30 CHIUSO IL LUNEDI MATTINA
Vernissage
6 Luglio 2024, 18.30
Sito web
Ufficio stampa
Gulliarte
Autore
Curatore
Autore testo critico
Allestimento
Progetto grafico
Produzione organizzazione