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Adriano Paltrinieri – Penser l’émotion
Nell’ambito della “Semaine du Français e du Patois” a cura di Balancé e di Alan Mauro Vai, l’Associazione Culturale RETE presenta una selezione di fotografie dei paesi francofoni dell’Africa di Adriano “Tito” Paltrinieri, con omaggi di Riccardo Cecchetti e Jean-Paul Charles, a cura di Ivan Fassio
Comunicato stampa
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Penser l'émotion
Le Fotografie di Viaggio di Adriano Paltrinieri
Il 19 marzo 2016 a Bricherasio per la "Semaine du Français e du Patois", presso la Sala Polivalente di Bricherasio in via Vittorio Emanuele II 94, selezione di fotografie di viaggio nei paesi francofoni dell'Africa di Adriano “Tito” Paltrinieri.
Già in esposizione dall'8 dicembre 2015 al 3 gennaio 2016 presso la Sala Pacem in Terris del Museo Diocesano di Pinerolo, le fotografie di Adriano Paltrinieri: uno straordinario personaggio, classe 1922, reporter per passione e testimone degli epocali cambiamenti culturali e di costume che hanno investito l'Oriente dagli anni Cinquanta ad oggi. Per questo evento – che si ripeterà il 19 marzo 2016 a Bricherasio per la "Semaine du Français e du Patois" e a maggio 2016 con interessanti variazioni e sorprese nella galleria DB Project dell'artista Davide Binello a Torre Pellice – abbiamo selezionato una serie di immagini di viaggio stampate da Adriano Paltrinieri dal 1953 al 1972: Yemen, Oman, Ethiopia, Libia, Tunisia, Iraq, Iran, Turchia, Pakistan, Nepal, India. In mostra, oltre agli scatti di Adriano, alcuni omaggi artistici alla sua attività di fotografo: una serie di tavole dell'illustratore e fumettista Riccardo Cecchetti e quattro “cartoline informali” dell'artista Jean-Paul Charles. L'esposizione è stata realizzata grazie all'indispensabile contributo organizzativo di Patrizio Righero e della redazione di Vita Diocesana Pinerolese.
Come si può raccontare un'esperienza? Che cosa se ne può dire? Se si insiste sugli spigoli delle parole, senza divieti, si diventa prolissi, ma, pur ospitando i punti di vista, si consumano gli angoli. Meglio ancora, invece, essere lievi e trattare la maglia come una superficie, sulla quale passare affettuosamente la mano: allora, si è allegri, con tutta la tristezza rimasta nel ricordo di tanti anni fa.
Così funzionano anche le immagini. Quando cogliamo energie, simmetrie, coincidenze, possiamo scegliere di lavorare istintivamente ed espressivamente sulle nostre emozioni, cercando di condividerle e di renderle universali, oppure di operare come un specchio, certi di catturare in noi la scintilla che vibrerà anche nell'altro. Il risultato può essere, in entrambi i casi, efficace e, allo stesso tempo, affascinante. La modalità privilegiata, tuttavia, informerà la nostra creazione: nel primo caso, lo spessore della nostra sensibilità emergerà come un colore, riconoscibile sostanza. Altrimenti, la leggerezza, per cui avremo optato, genererà una sorta di narrazione, indirizzando l'occhio dello spettatore verso l'identificazione, prima stupita e poi sapiente, delle strutture.
Adriano “Tito” Paltrinieri ha scelto la seconda strada: il suo “obiettivo“ ha prodotto, spontaneamente appassionatamente liberamente, proprio in quanto “macchina” fotografica. Il racconto è, invece, dato in dono all’osservatore, che, oltre a recuperare una testimonianza, si trova immerso nel flusso di un viaggio, obbligato a partire con tutto il fardello di esperienza personale. La produzione di immaginario è caricata dalle potenze di due forze vettoriali: la costruzione dell’autore, che gioca sulle linee del paesaggio, su situazioni singolari, su figure e volti caratteristici, e l’intervento del fruitore, che inevitabilmente compone un percorso interiore.
Adriano Paltrinieri si è imbattuto in un banco di cernie, pescando nei fondali tra le barriere coralline del Mar Rosso: gli occhi di quei grandi pesci luccicavano in modo perturbante, quasi irreale. Un mattino, incamminandosi dopo una notte passata a dormire sulla sommità di un vulcano, si è immobilizzato in piedi, senza fiatare, al passaggio di un leone al suo fianco. Una notte dell’estate del 1953, nello Yemen, ha scalato la Montagna Verde, che era molto più alta e impervia di quanto sembrasse dalla vallata sottostante. Questi aneddoti sono soltanto una piccola parte di tutte le avventure che Adriano non ha immortalato, ma covano sotto alle luci e alle ombre dei suoi scatti, così come in noi, curiosi lettori di immagini esotiche, sognano tutte le possibili storie e le più impensabili trame.
Una serie di immagini di viaggio di Adriano “Tito” Paltrinieri (classe 1922, originario della Val Pellice e residente a Sestriere), appassionato di fotografia fin dalla giovinezza, sono state esposte nella Sala Pacem in Terris del Museo Diocesano di Pinerolo.
Medico malariologo, si specializza a Londra dopo la laurea a Torino. Nel 1953 è nello Yemen, dove, in alcune occasioni, visita il Re e dove immortala i paesaggi per le prime cartoline illustrate. Dopo due anni, assiste alla rivoluzione Yemenita del 1955.
Nel corso degli anni, si trasferisce per lavoro in Oman, dove vive per tredici anni. Viaggia, occupandosi di pianificazione medica, in Tunisia, Libia, Egitto, Etiopia, Turchia, Iraq, Iran, Pakistan, Filippine. Documenta i suoi spostamenti con una serie di reportage. I suoi soggetti preferiti sono i paesaggi, ma spesso ritrae personaggi incontrati sul cammino: popolazioni stanziali e nomadi, tribù, comunità di pastori e agricoltori.
La sua passione è il viaggio. Si sposta con la sua “Sunbeam”, motocicletta a due cilindri, che nel 1957 imbarca su una nave per Hong Kong. Durante questo viaggio, visita il Pakistan e arriva fino a Kabul.
La maggior parte delle immagini presentate in mostra sono fotografie stampate nel 1972, utilizzate da Adriano per creare cartoline personalizzate per gli Auguri di Natale. Altri scatti documentano i suoi numerosi viaggi.
Dal 1984, Adriano Paltrinieri è in pensione. Vive per la maggior parte dell'anno in Thailandia e torna a Sestriere soltanto per brevi periodi. Generalmente, non ama lavorare con la fotografia digitale, anche se talvolta mi ha permesso di ammirare qualche bella immagine scattata in Thailandia. Mi piace pensare che, con l'avvento del digitale, Adriano, che era stato allievo già nel 1928 del pittore liberty Paolo Antonio Paschetto, sia voluto tornare alla sua antica passione per i colori ad olio, dedicandosi ancora, come un novello impressionista, alla pittura. In esposizione, oltre agli scatti di Adriano, alcuni omaggi artistici alla sua attività di fotografo: una serie di tavole dell'illustratore e fumettista Riccardo Cecchetti e quattro “cartoline informali” dell'artista Jean-Paul Charles.
Ivan Fassio
Le Fotografie di Viaggio di Adriano Paltrinieri
Il 19 marzo 2016 a Bricherasio per la "Semaine du Français e du Patois", presso la Sala Polivalente di Bricherasio in via Vittorio Emanuele II 94, selezione di fotografie di viaggio nei paesi francofoni dell'Africa di Adriano “Tito” Paltrinieri.
Già in esposizione dall'8 dicembre 2015 al 3 gennaio 2016 presso la Sala Pacem in Terris del Museo Diocesano di Pinerolo, le fotografie di Adriano Paltrinieri: uno straordinario personaggio, classe 1922, reporter per passione e testimone degli epocali cambiamenti culturali e di costume che hanno investito l'Oriente dagli anni Cinquanta ad oggi. Per questo evento – che si ripeterà il 19 marzo 2016 a Bricherasio per la "Semaine du Français e du Patois" e a maggio 2016 con interessanti variazioni e sorprese nella galleria DB Project dell'artista Davide Binello a Torre Pellice – abbiamo selezionato una serie di immagini di viaggio stampate da Adriano Paltrinieri dal 1953 al 1972: Yemen, Oman, Ethiopia, Libia, Tunisia, Iraq, Iran, Turchia, Pakistan, Nepal, India. In mostra, oltre agli scatti di Adriano, alcuni omaggi artistici alla sua attività di fotografo: una serie di tavole dell'illustratore e fumettista Riccardo Cecchetti e quattro “cartoline informali” dell'artista Jean-Paul Charles. L'esposizione è stata realizzata grazie all'indispensabile contributo organizzativo di Patrizio Righero e della redazione di Vita Diocesana Pinerolese.
Come si può raccontare un'esperienza? Che cosa se ne può dire? Se si insiste sugli spigoli delle parole, senza divieti, si diventa prolissi, ma, pur ospitando i punti di vista, si consumano gli angoli. Meglio ancora, invece, essere lievi e trattare la maglia come una superficie, sulla quale passare affettuosamente la mano: allora, si è allegri, con tutta la tristezza rimasta nel ricordo di tanti anni fa.
Così funzionano anche le immagini. Quando cogliamo energie, simmetrie, coincidenze, possiamo scegliere di lavorare istintivamente ed espressivamente sulle nostre emozioni, cercando di condividerle e di renderle universali, oppure di operare come un specchio, certi di catturare in noi la scintilla che vibrerà anche nell'altro. Il risultato può essere, in entrambi i casi, efficace e, allo stesso tempo, affascinante. La modalità privilegiata, tuttavia, informerà la nostra creazione: nel primo caso, lo spessore della nostra sensibilità emergerà come un colore, riconoscibile sostanza. Altrimenti, la leggerezza, per cui avremo optato, genererà una sorta di narrazione, indirizzando l'occhio dello spettatore verso l'identificazione, prima stupita e poi sapiente, delle strutture.
Adriano “Tito” Paltrinieri ha scelto la seconda strada: il suo “obiettivo“ ha prodotto, spontaneamente appassionatamente liberamente, proprio in quanto “macchina” fotografica. Il racconto è, invece, dato in dono all’osservatore, che, oltre a recuperare una testimonianza, si trova immerso nel flusso di un viaggio, obbligato a partire con tutto il fardello di esperienza personale. La produzione di immaginario è caricata dalle potenze di due forze vettoriali: la costruzione dell’autore, che gioca sulle linee del paesaggio, su situazioni singolari, su figure e volti caratteristici, e l’intervento del fruitore, che inevitabilmente compone un percorso interiore.
Adriano Paltrinieri si è imbattuto in un banco di cernie, pescando nei fondali tra le barriere coralline del Mar Rosso: gli occhi di quei grandi pesci luccicavano in modo perturbante, quasi irreale. Un mattino, incamminandosi dopo una notte passata a dormire sulla sommità di un vulcano, si è immobilizzato in piedi, senza fiatare, al passaggio di un leone al suo fianco. Una notte dell’estate del 1953, nello Yemen, ha scalato la Montagna Verde, che era molto più alta e impervia di quanto sembrasse dalla vallata sottostante. Questi aneddoti sono soltanto una piccola parte di tutte le avventure che Adriano non ha immortalato, ma covano sotto alle luci e alle ombre dei suoi scatti, così come in noi, curiosi lettori di immagini esotiche, sognano tutte le possibili storie e le più impensabili trame.
Una serie di immagini di viaggio di Adriano “Tito” Paltrinieri (classe 1922, originario della Val Pellice e residente a Sestriere), appassionato di fotografia fin dalla giovinezza, sono state esposte nella Sala Pacem in Terris del Museo Diocesano di Pinerolo.
Medico malariologo, si specializza a Londra dopo la laurea a Torino. Nel 1953 è nello Yemen, dove, in alcune occasioni, visita il Re e dove immortala i paesaggi per le prime cartoline illustrate. Dopo due anni, assiste alla rivoluzione Yemenita del 1955.
Nel corso degli anni, si trasferisce per lavoro in Oman, dove vive per tredici anni. Viaggia, occupandosi di pianificazione medica, in Tunisia, Libia, Egitto, Etiopia, Turchia, Iraq, Iran, Pakistan, Filippine. Documenta i suoi spostamenti con una serie di reportage. I suoi soggetti preferiti sono i paesaggi, ma spesso ritrae personaggi incontrati sul cammino: popolazioni stanziali e nomadi, tribù, comunità di pastori e agricoltori.
La sua passione è il viaggio. Si sposta con la sua “Sunbeam”, motocicletta a due cilindri, che nel 1957 imbarca su una nave per Hong Kong. Durante questo viaggio, visita il Pakistan e arriva fino a Kabul.
La maggior parte delle immagini presentate in mostra sono fotografie stampate nel 1972, utilizzate da Adriano per creare cartoline personalizzate per gli Auguri di Natale. Altri scatti documentano i suoi numerosi viaggi.
Dal 1984, Adriano Paltrinieri è in pensione. Vive per la maggior parte dell'anno in Thailandia e torna a Sestriere soltanto per brevi periodi. Generalmente, non ama lavorare con la fotografia digitale, anche se talvolta mi ha permesso di ammirare qualche bella immagine scattata in Thailandia. Mi piace pensare che, con l'avvento del digitale, Adriano, che era stato allievo già nel 1928 del pittore liberty Paolo Antonio Paschetto, sia voluto tornare alla sua antica passione per i colori ad olio, dedicandosi ancora, come un novello impressionista, alla pittura. In esposizione, oltre agli scatti di Adriano, alcuni omaggi artistici alla sua attività di fotografo: una serie di tavole dell'illustratore e fumettista Riccardo Cecchetti e quattro “cartoline informali” dell'artista Jean-Paul Charles.
Ivan Fassio
19
marzo 2016
Adriano Paltrinieri – Penser l’émotion
19 marzo 2016
fotografia
arte contemporanea
serata - evento
arte contemporanea
serata - evento
Location
SALA POLIVALENTE
Bricherasio, Via Vittorio Emanuele Ii, 94, (Torino)
Bricherasio, Via Vittorio Emanuele Ii, 94, (Torino)
Orario di apertura
dalle 16.00 alle 21.00
Vernissage
19 Marzo 2016, ore 16.00
Autore
Curatore