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Africa
Arte Africana Contemporanea
Comunicato stampa
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Dopo la grande mostra nel 2000, “Anima Tribale, Corpo metropolitano”, mostra che ha segnato l’inizio di un lavoro, primo in Italia, sull’Arte Africana Contemporanea, la Galleria Spazia per questo finale di stagione propone un confronto tra le opere di tre dei principali protagonisti, già consacrati dalla critica internazionale, sempre presenti nelle più importanti manifestazioni (Centre Pompidou, Parigi; Hayward Gallery, Londra, Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia) e nelle più prestigiose collezioni mondiali (Saatchi & Saatchi).
Ousmane Ndiaye Dago nasce a Ndobene (Bambey, Senegal) nel 1951. Si diploma, in un primo tempo in arti plastiche all’Instituto delle Belle Arti di Senegal e nel 1981 in Arti Grafiche all’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa (Belgio), sezione Disegno Grafico e oggi è professore di Arti Grafiche all’Istituto delle Belle Arti di Dakar. Ha esposto alla Biennale di Dakar ed alla Biennale di Arti Grafiche di Brno. Nel 2001 è stato invitato alla Biennale di Venezia ed alla Biennale di Valencia.
L’artista ci restituisce nelle sue fotografie l’ unione del corpo femminile e la Madre Terra. Le sue figure riportano l’idea delle sculture primordiali che evocano la fertilità femminile. Infatti le sue modelle sono tutte “in carne”, “decorate” e ricoperte di argilla e poi “messe in scena” per essere immortalate con la gestualità un po’ artificiale e teatrale. Nonostante la nudità della pelle, non c’è niente di erotico nella raffigurazione delle sue donne, che, ricoperte in questo modo da una seconda pelle, si trasformano in sculture.
Considerato il genio assoluto della pittura swahili, Georges Lilanga è un artista che concentra su di sé tutta la potenza della cultura visiva africana nei suoi aspetti più lucidi e vitali. Nato a Masasi in Tanzania nel 1934, Lilanga, fin dagli anni Sessanta, ha messo a punto un logo strutturato con figure in stile cartoon in continuo movimento che affollano tutta la superficie del dipinto in una sorta di pittura all over. A questo intreccio forsennato di corpi disossati, a questa trama antropomorfa si unisce anche una grande ironia letteraria che si riflette nei titoli stessi delle opere: “Aspetta un attimo, mi prude il collo”, “Quando i bambini giocano, saltano di qua e di là”, “Ehi ti stiamo aspettando”, “C’è una parola ma l’ho dimenticata”. Insomma, una grande gioia di dipingere guida la mano di questo artista che non cita, né gioca con la sua cultura ma che avverte impellente la necessità di mostrare la nuova identità africana nata dal naufragio degli stereotipi.
Richard Onyango nasce a Kisii, nel distretto di South Nyanza (Kenya), nel 1960. Inizia a dipingere all’età di 16 anni e nell’82 si distingue nell’ambito della “National Competition” come miglior pittore keniota. Nel ’91 espone in alcune gallerie d’arte di Malindi, dopo di che il suo nome inizia a circolare nel circuito internazionale. Nel ’92 è in Italia (TER, Termoli; Fondazione Mulina, Milano; Rocca di Umbertide, Umbertide)e poi negli USA (Salvatore Ala Gallery, New York). Nel ’93 è prima a Malindi e poi anche in Europa tra i protagonisti di “Africanissimo” (Sparkasse und Marktplatz, Werne). Nel ’95 è a Londra (“Seven Stories about African Art” – Whitechapel), nel ‘) & a Berlino (“Africa”, Haus der Kunst) e poi a Verona (Black Gallery), Fuerth (Stadttheater) e Ventabren (VAC). Nel 1999 è impegnato in una serie di mostre in gallerie italiane e nel 2000 è a Orvieto(“Il ritorno dei Maghi”, Palazzo dei Sette).
Nella pittura di Onyango ricorrono due temi fondamentali: l’idea del viaggio (safari) e l’amore per Drosie, opulenta e ricca femmina bianca. In queste due polarità si condensano le ossessioni dell’artista, che ci restituisce un’idea d’Africa famelica, ma anche refrattaria alla civiltà occidentale, al miracolo tecnologico e agli amori sfacciati e sguaiati come solo gli status del potere economico sanno organizzare. Nelle savane d’Africa anche la macchina più potente non ha scampo di fronte ad una natura selvaggia e violenta, cosi come Richard è ineluttabilmente risucchiato nelle spire voluttuose di Drosie.
Ousmane Ndiaye Dago nasce a Ndobene (Bambey, Senegal) nel 1951. Si diploma, in un primo tempo in arti plastiche all’Instituto delle Belle Arti di Senegal e nel 1981 in Arti Grafiche all’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa (Belgio), sezione Disegno Grafico e oggi è professore di Arti Grafiche all’Istituto delle Belle Arti di Dakar. Ha esposto alla Biennale di Dakar ed alla Biennale di Arti Grafiche di Brno. Nel 2001 è stato invitato alla Biennale di Venezia ed alla Biennale di Valencia.
L’artista ci restituisce nelle sue fotografie l’ unione del corpo femminile e la Madre Terra. Le sue figure riportano l’idea delle sculture primordiali che evocano la fertilità femminile. Infatti le sue modelle sono tutte “in carne”, “decorate” e ricoperte di argilla e poi “messe in scena” per essere immortalate con la gestualità un po’ artificiale e teatrale. Nonostante la nudità della pelle, non c’è niente di erotico nella raffigurazione delle sue donne, che, ricoperte in questo modo da una seconda pelle, si trasformano in sculture.
Considerato il genio assoluto della pittura swahili, Georges Lilanga è un artista che concentra su di sé tutta la potenza della cultura visiva africana nei suoi aspetti più lucidi e vitali. Nato a Masasi in Tanzania nel 1934, Lilanga, fin dagli anni Sessanta, ha messo a punto un logo strutturato con figure in stile cartoon in continuo movimento che affollano tutta la superficie del dipinto in una sorta di pittura all over. A questo intreccio forsennato di corpi disossati, a questa trama antropomorfa si unisce anche una grande ironia letteraria che si riflette nei titoli stessi delle opere: “Aspetta un attimo, mi prude il collo”, “Quando i bambini giocano, saltano di qua e di là”, “Ehi ti stiamo aspettando”, “C’è una parola ma l’ho dimenticata”. Insomma, una grande gioia di dipingere guida la mano di questo artista che non cita, né gioca con la sua cultura ma che avverte impellente la necessità di mostrare la nuova identità africana nata dal naufragio degli stereotipi.
Richard Onyango nasce a Kisii, nel distretto di South Nyanza (Kenya), nel 1960. Inizia a dipingere all’età di 16 anni e nell’82 si distingue nell’ambito della “National Competition” come miglior pittore keniota. Nel ’91 espone in alcune gallerie d’arte di Malindi, dopo di che il suo nome inizia a circolare nel circuito internazionale. Nel ’92 è in Italia (TER, Termoli; Fondazione Mulina, Milano; Rocca di Umbertide, Umbertide)e poi negli USA (Salvatore Ala Gallery, New York). Nel ’93 è prima a Malindi e poi anche in Europa tra i protagonisti di “Africanissimo” (Sparkasse und Marktplatz, Werne). Nel ’95 è a Londra (“Seven Stories about African Art” – Whitechapel), nel ‘) & a Berlino (“Africa”, Haus der Kunst) e poi a Verona (Black Gallery), Fuerth (Stadttheater) e Ventabren (VAC). Nel 1999 è impegnato in una serie di mostre in gallerie italiane e nel 2000 è a Orvieto(“Il ritorno dei Maghi”, Palazzo dei Sette).
Nella pittura di Onyango ricorrono due temi fondamentali: l’idea del viaggio (safari) e l’amore per Drosie, opulenta e ricca femmina bianca. In queste due polarità si condensano le ossessioni dell’artista, che ci restituisce un’idea d’Africa famelica, ma anche refrattaria alla civiltà occidentale, al miracolo tecnologico e agli amori sfacciati e sguaiati come solo gli status del potere economico sanno organizzare. Nelle savane d’Africa anche la macchina più potente non ha scampo di fronte ad una natura selvaggia e violenta, cosi come Richard è ineluttabilmente risucchiato nelle spire voluttuose di Drosie.
21
maggio 2005
Africa
Dal 21 maggio al 30 giugno 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA SPAZIA
Bologna, Via Dell'inferno, 5, (Bologna)
Bologna, Via Dell'inferno, 5, (Bologna)
Orario di apertura
martedì – sabato 10.00-12.30/15.30-19.30; dal 6 giugno lunedì-venerdì 10.00-12.30/15.30-19.30; sabato su appuntamento
Vernissage
21 Maggio 2005, ore 18
Autore