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Africa in forme: trasformazioni e deformazioni del corpo femminile nella scultura africana
La mostra propone al pubblico oltre 200 opere inedite di arte africana
provenienti da collezioni pubbliche e private, mai esposte prima. Nei
prestigiosissimi ambienti del battistero romanico di San Pietro e della vicina
cappella gotica, si potranno ammirare capolavori provenienti dalle principali
regioni che costituiscono il teatro di elaborazione dell’arte africana, dal
Mali, al Congo, all’Angola.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 16 maggio al 6 agosto, nei locali del Battistero di San Pietro di Asti, in corso Alfieri 2, sede del Museo archeologico e paleontologico, si terrà la mostra “Africa in forme: trasformazioni e deformazioni del corpo femminile nella scultura africana”.
La mostra propone al pubblico oltre 200 opere inedite di arte africana provenienti da collezioni pubbliche e private, mai esposte prima. Nei prestigiosissimi ambienti del battistero romanico di San Pietro e della vicina cappella gotica, si potranno ammirare capolavori provenienti dalle principali regioni che costituiscono il teatro di elaborazione dell’arte africana, dal Mali, al Congo, all’Angola.
Un evento, quindi, che si pone come un’occasione intrigante che ben connota il fermento artistico che permea la provincia astigiana, proiettandola in un’ottica cosmopolita, al passo con quel versante dell’arte contemporanea che ha visto aumentare, negli ultimi anni, l’interesse del pubblico e della critica nei confronti dell’arte sub-sahariana; la prestigiosità di questo appuntamento risiede proprio nella rarità delle esposizioni dedicate alle arti extraeuropee in Italia e alla ricchezza delle collezioni esposte in questa occasione.
Il titolo della mostra prende spunto dalla peculiarità dell’arte africana a riproporsi come marcatamente “formale”; molteplici sono le accezioni cui possiamo riferirci parlando di “forme” nell’arte africana, a testimoniare di una complessità ben più stratificata di quanto non sembri a primo impatto: secondo lo scrittore e pittore ceco Josef Capek, lo stile africano " Non è primitivo a paragone di uno stile superiore che l'avrebbe preceduto e non aspira ad imitarne un altro che richiamerebbe " un'opera europea” […] Ciò che è perfetto in esso non ha cominciato a degenerare e, dal punto di vista europeo, ha poche possibilità di evolversi in una forma più completa o superiore”.
Nell’arte africana, il forte legame con il dato formale spazia, da un lato, dalla constatazione a posteriori sugli sviluppi di questo stile in senso cronologico –i tratti iconografici rimangono, a partire dai manufatti più antichi, a tutt’oggi, costanti, variando piuttosto in base alle aree geografiche- fino ad una ben più articolata esplorazione estetica, in cui la forza intrinseca alle sculture africane può essere individuata proprio nella capacità della forma di porsi come fonte di rigenerazione degli schemi europei, sulla base di una sorta di principio di “ibridazione”: la cultura figurativa europea ha infatti plasmato più volte i suoi esiti formali sulle istanze tribali.
La rilevanza dell’evento in mostra al Battistero di Asti risiede proprio nell’individuazione di una dimensione iconografica che, seppur distante dalla nostra, si avvale di modelli universalmente riconoscibili, avvalorando un approccio all’arte africana che in essa vede non un antenata di quella europea, bensì una dimensione autonoma, il cui fascino risiede nelle peculiarità di elaborazione plastica di una cultura al contempo oggettivamente arcaica e volutamente protesa all’arcaicità, dove il sapore tribale si concilia, finalmente, con modelli dal sapore universale: questo il caso dell’elaborazione della figura femminile, soggetto della mostra, permeata di semplice maestosità e mistero religioso. E non a caso parliamo prevalentemente di scultura, massima espressione, nell’arte, del “contatto” con la materia. Le opere in mostra sono sculture realizzate prevalentemente in legno, ma anche in terracotta o bronzo, spesso addobbate con complementi in tessuto, pelli, lamine in rame, murrine, perle vitree e cauri (dall’indostano, un tipo di conchiglia, originario dell’area maldiviana, un tempo usata come moneta) che documentano in maniera ampia le modalità attraverso cui l’arte tradizionale africana affronta la rappresentazione del corpo umano, in particolare di quello femminile, attingendo ad uno sterminato patrimonio simbolico che è rimasto pressoché intatto presso le etnie tribali che ancora oggi rappresentano le aree di maggior produzione artistica.
Da segnalare in particolare, tra le altre opere, la serie di grandi sculture dei Lengola del Congo e quelle del Burchina Faso ( realizzate da Mossi, Lobi, Gurunsi ). Di particolare ricchezza anche la serie di opere delle popolazioni Luba e Hemba del Congo, che della donna hanno fatto il tema principale del loro operare.
E’ stato realizzato un catalogo esaustivo che verrà esposto e venduto in sede espositiva.
La mostra propone al pubblico oltre 200 opere inedite di arte africana provenienti da collezioni pubbliche e private, mai esposte prima. Nei prestigiosissimi ambienti del battistero romanico di San Pietro e della vicina cappella gotica, si potranno ammirare capolavori provenienti dalle principali regioni che costituiscono il teatro di elaborazione dell’arte africana, dal Mali, al Congo, all’Angola.
Un evento, quindi, che si pone come un’occasione intrigante che ben connota il fermento artistico che permea la provincia astigiana, proiettandola in un’ottica cosmopolita, al passo con quel versante dell’arte contemporanea che ha visto aumentare, negli ultimi anni, l’interesse del pubblico e della critica nei confronti dell’arte sub-sahariana; la prestigiosità di questo appuntamento risiede proprio nella rarità delle esposizioni dedicate alle arti extraeuropee in Italia e alla ricchezza delle collezioni esposte in questa occasione.
Il titolo della mostra prende spunto dalla peculiarità dell’arte africana a riproporsi come marcatamente “formale”; molteplici sono le accezioni cui possiamo riferirci parlando di “forme” nell’arte africana, a testimoniare di una complessità ben più stratificata di quanto non sembri a primo impatto: secondo lo scrittore e pittore ceco Josef Capek, lo stile africano " Non è primitivo a paragone di uno stile superiore che l'avrebbe preceduto e non aspira ad imitarne un altro che richiamerebbe " un'opera europea” […] Ciò che è perfetto in esso non ha cominciato a degenerare e, dal punto di vista europeo, ha poche possibilità di evolversi in una forma più completa o superiore”.
Nell’arte africana, il forte legame con il dato formale spazia, da un lato, dalla constatazione a posteriori sugli sviluppi di questo stile in senso cronologico –i tratti iconografici rimangono, a partire dai manufatti più antichi, a tutt’oggi, costanti, variando piuttosto in base alle aree geografiche- fino ad una ben più articolata esplorazione estetica, in cui la forza intrinseca alle sculture africane può essere individuata proprio nella capacità della forma di porsi come fonte di rigenerazione degli schemi europei, sulla base di una sorta di principio di “ibridazione”: la cultura figurativa europea ha infatti plasmato più volte i suoi esiti formali sulle istanze tribali.
La rilevanza dell’evento in mostra al Battistero di Asti risiede proprio nell’individuazione di una dimensione iconografica che, seppur distante dalla nostra, si avvale di modelli universalmente riconoscibili, avvalorando un approccio all’arte africana che in essa vede non un antenata di quella europea, bensì una dimensione autonoma, il cui fascino risiede nelle peculiarità di elaborazione plastica di una cultura al contempo oggettivamente arcaica e volutamente protesa all’arcaicità, dove il sapore tribale si concilia, finalmente, con modelli dal sapore universale: questo il caso dell’elaborazione della figura femminile, soggetto della mostra, permeata di semplice maestosità e mistero religioso. E non a caso parliamo prevalentemente di scultura, massima espressione, nell’arte, del “contatto” con la materia. Le opere in mostra sono sculture realizzate prevalentemente in legno, ma anche in terracotta o bronzo, spesso addobbate con complementi in tessuto, pelli, lamine in rame, murrine, perle vitree e cauri (dall’indostano, un tipo di conchiglia, originario dell’area maldiviana, un tempo usata come moneta) che documentano in maniera ampia le modalità attraverso cui l’arte tradizionale africana affronta la rappresentazione del corpo umano, in particolare di quello femminile, attingendo ad uno sterminato patrimonio simbolico che è rimasto pressoché intatto presso le etnie tribali che ancora oggi rappresentano le aree di maggior produzione artistica.
Da segnalare in particolare, tra le altre opere, la serie di grandi sculture dei Lengola del Congo e quelle del Burchina Faso ( realizzate da Mossi, Lobi, Gurunsi ). Di particolare ricchezza anche la serie di opere delle popolazioni Luba e Hemba del Congo, che della donna hanno fatto il tema principale del loro operare.
E’ stato realizzato un catalogo esaustivo che verrà esposto e venduto in sede espositiva.
16
maggio 2008
Africa in forme: trasformazioni e deformazioni del corpo femminile nella scultura africana
Dal 16 maggio al 06 agosto 2008
arte etnica
Location
BATTISTERO DI SAN PIETRO
Asti, Corso Vittorio Alfieri, 2, (Asti)
Asti, Corso Vittorio Alfieri, 2, (Asti)
Biglietti
a pagamento
Orario di apertura
feriali dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 - Sabato e festivi dalle 10 alle 20
Vernissage
16 Maggio 2008, ore 18
Sito web
www.comune.asti.it/cultura/mostre/africa-informa.shtml