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Africani inAfrica
Oltre 130 opere di 20 artisti di una dozzina di Stati per mettere in scena la più grande storia africana mai rappresentata in Italia negli ultimi 40 anni.
Comunicato stampa
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La mostra Africani inAfrica (Firenze, Palazzo Pazzi-Ammannati, 29 dicembre 2004-6 marzo 2005) offre in effetti un panorama incredibilmente ricco e vario dei fermenti artistici che agitano la fascia centrale del continente africano, la così detta Africa Nera.
In questo vastissimo territorio, carico di tensioni politiche e sociali e dal quale provengono molte delle ispirazioni che hanno segnato l’arte europea e nord americana da Picasso a Warhol, stanno emergendo autori di diversa estrazione e rappresentatività, ma nei quali si riconosce una fondamentale radice etnica, un’impronta culturale che da un lontano passato conduce dritta al futuro. Dalla grande esposizione romana del 1964 mai si erano viste opere tanto belle e importanti in cui si riflettono anche le tragedie africane dei nostri anni, guerre, carestie, epidemie, vicende di sfruttamento, di sopraffazione e di morte.
Curata da due affermati specialisti di arte etnica, Luca Faccenda e Marco Parri, Africani inAfrica nasce con il patrocinio del Comune di Firenze e della Regione Toscana (assessorati alla cultura) e si avvale della collaborazione della storica dell’arte Lara-Vinca Masini e di Brunetto Chiarelli, ordinario di Antropologia all’Università di Firenze, che firmano la prefazione del catalogo (editore Giunti, pagine 216, € 45). La mostra è peraltro allestita nel Museo di Storia Naturale dell’ateneo fiorentino (Borgo degli Albizi, 28) con il prezioso contributo di Trevi Trust & Co., Credit Suisse, La Fondiaria – Sai, Unione Cinque, Doney.
Le opere hanno provenienza diversa. Molte sono prestiti di musei, fondazioni, collezionisti privati, altre arrivano direttamente dagli artisti. Tra i quali occorre citare Cheff Mwai (Kenya), l’ex militante Mau Mau i cui bassorilievi policromi in legno (compreso il celebre ritratto del presidente Jomo Kenyatta) inneggiano alla resistenza contro l’occupazione coloniale. I mercati dipinti da Maurus Mikael Malikita (Tanzania), l’artista più noto del genere Tingatinga, e gli oli su carta telata di Peter Maurice Wanjau (Kenya), rappresentano invece le usanze tribal-sociali ancora in uso nei villaggi, vere e proprie denunce contro la morte per fame e l’infibulazione.
Dalla Repubblica Popolare del Congo, capitale Brazzaville, provengono le opere di Djesse che nel suo astrattismo figurativo riproduce raffinerie e miniere attraverso significati e maschere tribali della cultura Mbuia e delle tribù Fang. Nella nemica Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, viveva invece Jean Michel Moukeba (detto Djambo), vittima giovanissima nella lunga guerra fratricida, di cui la mostra presenta un magnifico altorilievo dipinto, straordinario esempio di Pop Africano. Da Kinshasa anche le opere del giovane artista Lukawu, le sue celebri mani protese che intimano l’Alt! all’Aids e all’uccisione della fauna selvatica.
Dal Senegal arrivano poi le straordinarie tavole Pop di Moustapha Souley, autentiche insegne pubblicitarie, e una rarissima scultura di Amadou Makhtar Mbaye (Tita), un suonatore ricomposto con pezzi recuperati nelle discariche delle grandi periferie urbane. L’esposizione presenta anche numerose opere di Benard Asante (Ghana), artista collocabile nella corrente neo grafitista, che secondo una tradizione della propria tribù disegna i grandi animali d’Africa cancellandone poi il tratto per proteggerne il corpo dalla vista degli spiriti negativi. Dal Ghana arriva inoltre un raro ritratto di un occidentale del guaritore di Dio, Anthony Kwame Akoto (Almighty God).
Spettacolari le grandi istallazioni in legno policromo e traforato di Abdallah Salim (Kenya), prestito del Tobu Museum of Art di Tokio, e gli assemblaggi optical di tappi di bottiglia trovati nelle discariche della raffinata e rara Margareth Majo (Zimbawe). Da ammirare, inoltre, i piccoli quadri di Kristopher Atikossie (Togo)con i simboli della magia tribale, e quelli di maggiori dimensioni di Engdaget Legesse (Etiopia) dai significati criptati attraverso una segreta espressione di simboli copti. Le grandi opere di Mandy’s Meninwa (Nigeria) si rifanno invece alle maschere tribali delle culture Chamba, Kalabari Ijo e delle figure a mezza luna delle tribù Mama.
Infine le pitture su tela e vernice trasparente di Georges Lilanga (Tanzania), che ha ottenuto a Sotheby’s Londra quotazioni record e che a Firenze è presente con alcune opere di misura eccezionale rispetto alle consuete configurazioni di cm. 30 x 30. Il catalogo presenta le star del mercato (le cifre toccano anche centinaia di migliaia di dollari) e artisti emergenti di innegabile talento già all’attenzione della critica internazionale. Il capitolo finale è dedicato ai grandi totem in legno dipinto di Solomon Uwuenwa (Nigeria) che ripropongono in chiave contemporanea gli stilemi tribali degli Yoruba, dei Mama, dei Mumuye e dei Chamba, tribù che hanno costituito la memoria etnica del suo Paese.
In questo vastissimo territorio, carico di tensioni politiche e sociali e dal quale provengono molte delle ispirazioni che hanno segnato l’arte europea e nord americana da Picasso a Warhol, stanno emergendo autori di diversa estrazione e rappresentatività, ma nei quali si riconosce una fondamentale radice etnica, un’impronta culturale che da un lontano passato conduce dritta al futuro. Dalla grande esposizione romana del 1964 mai si erano viste opere tanto belle e importanti in cui si riflettono anche le tragedie africane dei nostri anni, guerre, carestie, epidemie, vicende di sfruttamento, di sopraffazione e di morte.
Curata da due affermati specialisti di arte etnica, Luca Faccenda e Marco Parri, Africani inAfrica nasce con il patrocinio del Comune di Firenze e della Regione Toscana (assessorati alla cultura) e si avvale della collaborazione della storica dell’arte Lara-Vinca Masini e di Brunetto Chiarelli, ordinario di Antropologia all’Università di Firenze, che firmano la prefazione del catalogo (editore Giunti, pagine 216, € 45). La mostra è peraltro allestita nel Museo di Storia Naturale dell’ateneo fiorentino (Borgo degli Albizi, 28) con il prezioso contributo di Trevi Trust & Co., Credit Suisse, La Fondiaria – Sai, Unione Cinque, Doney.
Le opere hanno provenienza diversa. Molte sono prestiti di musei, fondazioni, collezionisti privati, altre arrivano direttamente dagli artisti. Tra i quali occorre citare Cheff Mwai (Kenya), l’ex militante Mau Mau i cui bassorilievi policromi in legno (compreso il celebre ritratto del presidente Jomo Kenyatta) inneggiano alla resistenza contro l’occupazione coloniale. I mercati dipinti da Maurus Mikael Malikita (Tanzania), l’artista più noto del genere Tingatinga, e gli oli su carta telata di Peter Maurice Wanjau (Kenya), rappresentano invece le usanze tribal-sociali ancora in uso nei villaggi, vere e proprie denunce contro la morte per fame e l’infibulazione.
Dalla Repubblica Popolare del Congo, capitale Brazzaville, provengono le opere di Djesse che nel suo astrattismo figurativo riproduce raffinerie e miniere attraverso significati e maschere tribali della cultura Mbuia e delle tribù Fang. Nella nemica Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, viveva invece Jean Michel Moukeba (detto Djambo), vittima giovanissima nella lunga guerra fratricida, di cui la mostra presenta un magnifico altorilievo dipinto, straordinario esempio di Pop Africano. Da Kinshasa anche le opere del giovane artista Lukawu, le sue celebri mani protese che intimano l’Alt! all’Aids e all’uccisione della fauna selvatica.
Dal Senegal arrivano poi le straordinarie tavole Pop di Moustapha Souley, autentiche insegne pubblicitarie, e una rarissima scultura di Amadou Makhtar Mbaye (Tita), un suonatore ricomposto con pezzi recuperati nelle discariche delle grandi periferie urbane. L’esposizione presenta anche numerose opere di Benard Asante (Ghana), artista collocabile nella corrente neo grafitista, che secondo una tradizione della propria tribù disegna i grandi animali d’Africa cancellandone poi il tratto per proteggerne il corpo dalla vista degli spiriti negativi. Dal Ghana arriva inoltre un raro ritratto di un occidentale del guaritore di Dio, Anthony Kwame Akoto (Almighty God).
Spettacolari le grandi istallazioni in legno policromo e traforato di Abdallah Salim (Kenya), prestito del Tobu Museum of Art di Tokio, e gli assemblaggi optical di tappi di bottiglia trovati nelle discariche della raffinata e rara Margareth Majo (Zimbawe). Da ammirare, inoltre, i piccoli quadri di Kristopher Atikossie (Togo)con i simboli della magia tribale, e quelli di maggiori dimensioni di Engdaget Legesse (Etiopia) dai significati criptati attraverso una segreta espressione di simboli copti. Le grandi opere di Mandy’s Meninwa (Nigeria) si rifanno invece alle maschere tribali delle culture Chamba, Kalabari Ijo e delle figure a mezza luna delle tribù Mama.
Infine le pitture su tela e vernice trasparente di Georges Lilanga (Tanzania), che ha ottenuto a Sotheby’s Londra quotazioni record e che a Firenze è presente con alcune opere di misura eccezionale rispetto alle consuete configurazioni di cm. 30 x 30. Il catalogo presenta le star del mercato (le cifre toccano anche centinaia di migliaia di dollari) e artisti emergenti di innegabile talento già all’attenzione della critica internazionale. Il capitolo finale è dedicato ai grandi totem in legno dipinto di Solomon Uwuenwa (Nigeria) che ripropongono in chiave contemporanea gli stilemi tribali degli Yoruba, dei Mama, dei Mumuye e dei Chamba, tribù che hanno costituito la memoria etnica del suo Paese.
29
dicembre 2004
Africani inAfrica
Dal 29 dicembre 2004 al 06 marzo 2005
arte contemporanea
arte etnica
arte etnica
Location
PALAZZO PAZZI AMMANNATI
Firenze, Borgo Degli Albizi, 28, (Firenze)
Firenze, Borgo Degli Albizi, 28, (Firenze)
Orario di apertura
10– 13/15– 19