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Agostino Cancogni – Romantiche visioni
In esposizione trenta dipinti dell’ultima produzione del maestro toscano, alla sua prima personale nel capoluogo potentino.
Comunicato stampa
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COMUNICATO STAMPA
ALLA GALLERIA IDEARTE DI POTENZA
LE ROMANTICHE VISIONI DI AGOSTINO CANCOGNI
Domenica 20 maggio, negli spazi di Via Londra, sarà inaugurata la mostra : Romantiche visioni- Opere di Agostino CANCOGNI.
Il vernissage, aperto dalla direttrice della Galleria Grazia Lo Re, prevede l'intervento del critico d'arte Rino Cardone che ha curato il testo di presentazione in catalogo e la partecipazione del Maestro toscano, alla sua prima personale nel capoluogo di regione.
La mostra, che raccoglie trenta opere dell'ultima produzione dell'artista, sarà visitabile tutti i giorni nei seguenti orari: 11.00 –13.00/17.30 – 20.30, fino al 16 giugno prossimo.
ROMANTICHE VISIONI.
Se c'è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare,
se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime,
qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell'infinito
e del vago che chiamano anima, questa è l'arte.
- Gustave Flaubert -
Ogni anima ha bisogno di nutrimento spirituale. Ha bisogno di nutrirsi della Bellezza, che è connessa, in maniera intima, alle dinamiche dell’arte e ha bisogno, nello stesso tempo, di assumere quell’energia vitale, che è presente e che è diffusa in tutto l’universo, a livello di “oscillazioni” che si distinguono in “vibrazioni sonore” e “onde luminose” che il pittore, il musicista, il poeta, l’artista e il letterato (uniti dal possedere un cuore romantico) riescono a cogliere e a interpretare sul piano della proposta artistica e intellettuale.
Si compendia in questo concetto estetico l’arte – garbata, sentimentale e romantica - di Agostino Cancogni, che con la sua pittura - intima e appassionata allo stesso tempo - ribalta la tesi di Hegel secondo cui qualsiasi “forma sensibile” è insufficiente, in natura, per esprimere, in maniera adeguata, l’intimità dello spirito.
Con la sua “pittura di paesaggio” (mai “di maniera”), con i suoi “universi relazionali” (che vanno ben di là dei normali “processi imitativi” del disegno) e con le sue “nature verdittive” (che proprio perché offrono un’idea, sono qualcosa di molto diverso dalle “nature morte” di statica concezione accademica) Agostino Cancogni dimostra che un panorama, un dettaglio ambientale e una composizione floreale, qualora richiamino, anche solo e soltanto, la presenza umana (senza definirla in forma del tutto figurata) sono in grado di “aprire” a una visione estetica del mondo dove l’”oggettività dell’arte” (in quanto “forma espressiva” per antonomasia) si fonde, in maniera piena e assoluta, nell’”intimità dell’animo” del soggetto umano (laddove si sviluppano: la gnosi, l’ingegno, l’immaginazione e la spiritualità).
Un’altra argomentazione hegeliana che Agostino Cancogni rovescia, attraverso i suoi dipinti, è quella che sostiene che ogni “forma espressiva” (e quindi ogni genere di “manifestazione artistica”) che utilizza il “simbolo” (come nel caso specifico del pittore toscano, che ricorre, in maniera indiretta, al “tessuto semantico”) non sarebbe in grado di esprimere (viziata, com’essa è, dalle usuali “forme sensibili” di cui dispone di solito l’artista) il principio immateriale dell’universo, che è lo spirito. Agostino Cancogni esalta, al contrario, con la sua pittura la “dimensione assoluta” dell’anima: ovverosia egli magnifica quella “sostanza immateriale” che abita quello “spazio diacronico” che non ha ieri, né oggi, né domani e che si colloca non in “un tempo nel mezzo” della storia (e quindi in un arco temporale nel quale accade "qualcosa" di specifico) ma che è proiettata, al contrario, in un tempo, sì, logico e sequenziale, ma sganciato dai “sincronismi storici”. E quindi in un “tempo eterno”.
Agostino Cancogni supera la manifesta difficoltà dell’artista a rappresentare la dimensione dello spirito, attraverso: l’uso della “fabulazione visiva” dei singoli ricordi, che lui trasforma, a uno a uno, mediante la sua pittura (man mano che i “flashback” affiorano nella sua mente) in singolari e assai avvincenti “soggetti allegorici/ornati” e tramite l’utilizzo della memoria, che rappresenta il “mare magnum concettuale” della sua “espressione figurata” e dell’”archetipo metaforico” da questi stesso adottato per palesare la sua più profonda “natura immaginativa” e fantastica.
La realtà che ci propone questo pittore nei suoi dipinti (con i suoi caldi paesaggi toscani, con le sue solitarie marine, con i suoi fossili posti in primo piano sulla spiaggia, con le sue ordinate composizioni floreali, con i suoi minuziosi dettagli urbani e con le sue affascinanti “finiture architettoniche”) non è mai ridondante, scomposta, chiassosa, pletorica e barocca: sia nell’esecuzione dei chiaro-scuri, sia nella rappresentazione delle luci e sia, anche, nella scelta delle forme, delle figure, dei temi, dei soggetti e dei colori. La pittura che Agostino Cancogni ci propone non è per nulla convenzionale, stereotipata, enfatica e banale. Essa è essenziale nei tratti; priva di orpelli oleografici; originale nella proposta visiva e puntuale e raffinata nella ricerca dei dettagli.
La “composizione spaziale” delle opere di quest’artista è anch’essa rigorosa. Le profondità sono molto ben interpretate, anche quando si limitano alla raffigurazione dei “primi piani” dei soggetti da lui prima ricercati in natura e poi definiti in pittura. E poi ci sono le “dominanze cromatiche” che conferiscono ai lavori una dimensione fascinosa e fantastica, resa ancor più interessante dalla “finezza”, dalla “leggerezza” e dalla “impalpabilità” dell’esecuzione, di una pittura eseguita a “veli sottili” di colore e dagli effetti a tratti surreali e a tratti, persino, iperrealisti, che lasciano disorientati, in maniera del tutto positiva, il fruitore dell’opera.
- Rino Cardone -
Biografia
Agostino Cancogni nasce a Forte dei Marmi (Lucca) il 26 Novembre 1950.
Diplomato al Liceo Artistico di Carrara, a 19 anni entra all'Accademia di Scultura uscendone con il massimo dei voti.
Espone per la prima volta nel 1970 presso la Galleria Orlando di Forte Dei Marmi.
Inizia così la sua intensa attività aristica che, a tutt'oggi, lo vede impegnato in numerose personali sia in Italia che all'estero, oltre a svariate partecipazioni a fiere d'Arte Nazionali ed Internazionali.
Tv Rai e televisioni private hanno realizzato ampi servizi sulla sua pittura e diversi cataloghi d'arte, riviste e quotidiani hanno parlato di lui.
Molte sue opere si trovano attualmente in collezioni private in Italia e all'estero.
ALLA GALLERIA IDEARTE DI POTENZA
LE ROMANTICHE VISIONI DI AGOSTINO CANCOGNI
Domenica 20 maggio, negli spazi di Via Londra, sarà inaugurata la mostra : Romantiche visioni- Opere di Agostino CANCOGNI.
Il vernissage, aperto dalla direttrice della Galleria Grazia Lo Re, prevede l'intervento del critico d'arte Rino Cardone che ha curato il testo di presentazione in catalogo e la partecipazione del Maestro toscano, alla sua prima personale nel capoluogo di regione.
La mostra, che raccoglie trenta opere dell'ultima produzione dell'artista, sarà visitabile tutti i giorni nei seguenti orari: 11.00 –13.00/17.30 – 20.30, fino al 16 giugno prossimo.
ROMANTICHE VISIONI.
Se c'è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare,
se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime,
qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell'infinito
e del vago che chiamano anima, questa è l'arte.
- Gustave Flaubert -
Ogni anima ha bisogno di nutrimento spirituale. Ha bisogno di nutrirsi della Bellezza, che è connessa, in maniera intima, alle dinamiche dell’arte e ha bisogno, nello stesso tempo, di assumere quell’energia vitale, che è presente e che è diffusa in tutto l’universo, a livello di “oscillazioni” che si distinguono in “vibrazioni sonore” e “onde luminose” che il pittore, il musicista, il poeta, l’artista e il letterato (uniti dal possedere un cuore romantico) riescono a cogliere e a interpretare sul piano della proposta artistica e intellettuale.
Si compendia in questo concetto estetico l’arte – garbata, sentimentale e romantica - di Agostino Cancogni, che con la sua pittura - intima e appassionata allo stesso tempo - ribalta la tesi di Hegel secondo cui qualsiasi “forma sensibile” è insufficiente, in natura, per esprimere, in maniera adeguata, l’intimità dello spirito.
Con la sua “pittura di paesaggio” (mai “di maniera”), con i suoi “universi relazionali” (che vanno ben di là dei normali “processi imitativi” del disegno) e con le sue “nature verdittive” (che proprio perché offrono un’idea, sono qualcosa di molto diverso dalle “nature morte” di statica concezione accademica) Agostino Cancogni dimostra che un panorama, un dettaglio ambientale e una composizione floreale, qualora richiamino, anche solo e soltanto, la presenza umana (senza definirla in forma del tutto figurata) sono in grado di “aprire” a una visione estetica del mondo dove l’”oggettività dell’arte” (in quanto “forma espressiva” per antonomasia) si fonde, in maniera piena e assoluta, nell’”intimità dell’animo” del soggetto umano (laddove si sviluppano: la gnosi, l’ingegno, l’immaginazione e la spiritualità).
Un’altra argomentazione hegeliana che Agostino Cancogni rovescia, attraverso i suoi dipinti, è quella che sostiene che ogni “forma espressiva” (e quindi ogni genere di “manifestazione artistica”) che utilizza il “simbolo” (come nel caso specifico del pittore toscano, che ricorre, in maniera indiretta, al “tessuto semantico”) non sarebbe in grado di esprimere (viziata, com’essa è, dalle usuali “forme sensibili” di cui dispone di solito l’artista) il principio immateriale dell’universo, che è lo spirito. Agostino Cancogni esalta, al contrario, con la sua pittura la “dimensione assoluta” dell’anima: ovverosia egli magnifica quella “sostanza immateriale” che abita quello “spazio diacronico” che non ha ieri, né oggi, né domani e che si colloca non in “un tempo nel mezzo” della storia (e quindi in un arco temporale nel quale accade "qualcosa" di specifico) ma che è proiettata, al contrario, in un tempo, sì, logico e sequenziale, ma sganciato dai “sincronismi storici”. E quindi in un “tempo eterno”.
Agostino Cancogni supera la manifesta difficoltà dell’artista a rappresentare la dimensione dello spirito, attraverso: l’uso della “fabulazione visiva” dei singoli ricordi, che lui trasforma, a uno a uno, mediante la sua pittura (man mano che i “flashback” affiorano nella sua mente) in singolari e assai avvincenti “soggetti allegorici/ornati” e tramite l’utilizzo della memoria, che rappresenta il “mare magnum concettuale” della sua “espressione figurata” e dell’”archetipo metaforico” da questi stesso adottato per palesare la sua più profonda “natura immaginativa” e fantastica.
La realtà che ci propone questo pittore nei suoi dipinti (con i suoi caldi paesaggi toscani, con le sue solitarie marine, con i suoi fossili posti in primo piano sulla spiaggia, con le sue ordinate composizioni floreali, con i suoi minuziosi dettagli urbani e con le sue affascinanti “finiture architettoniche”) non è mai ridondante, scomposta, chiassosa, pletorica e barocca: sia nell’esecuzione dei chiaro-scuri, sia nella rappresentazione delle luci e sia, anche, nella scelta delle forme, delle figure, dei temi, dei soggetti e dei colori. La pittura che Agostino Cancogni ci propone non è per nulla convenzionale, stereotipata, enfatica e banale. Essa è essenziale nei tratti; priva di orpelli oleografici; originale nella proposta visiva e puntuale e raffinata nella ricerca dei dettagli.
La “composizione spaziale” delle opere di quest’artista è anch’essa rigorosa. Le profondità sono molto ben interpretate, anche quando si limitano alla raffigurazione dei “primi piani” dei soggetti da lui prima ricercati in natura e poi definiti in pittura. E poi ci sono le “dominanze cromatiche” che conferiscono ai lavori una dimensione fascinosa e fantastica, resa ancor più interessante dalla “finezza”, dalla “leggerezza” e dalla “impalpabilità” dell’esecuzione, di una pittura eseguita a “veli sottili” di colore e dagli effetti a tratti surreali e a tratti, persino, iperrealisti, che lasciano disorientati, in maniera del tutto positiva, il fruitore dell’opera.
- Rino Cardone -
Biografia
Agostino Cancogni nasce a Forte dei Marmi (Lucca) il 26 Novembre 1950.
Diplomato al Liceo Artistico di Carrara, a 19 anni entra all'Accademia di Scultura uscendone con il massimo dei voti.
Espone per la prima volta nel 1970 presso la Galleria Orlando di Forte Dei Marmi.
Inizia così la sua intensa attività aristica che, a tutt'oggi, lo vede impegnato in numerose personali sia in Italia che all'estero, oltre a svariate partecipazioni a fiere d'Arte Nazionali ed Internazionali.
Tv Rai e televisioni private hanno realizzato ampi servizi sulla sua pittura e diversi cataloghi d'arte, riviste e quotidiani hanno parlato di lui.
Molte sue opere si trovano attualmente in collezioni private in Italia e all'estero.
20
maggio 2012
Agostino Cancogni – Romantiche visioni
Dal 20 maggio al 16 giugno 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA IDEARTE
Potenza, Via Londra, 75, (Potenza)
Potenza, Via Londra, 75, (Potenza)
Orario di apertura
Tutti i giorni 11.00-13.00/17.30-20.30
Vernissage
20 Maggio 2012, h 18.30
Autore