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Agostino Ferrari
Tutta la sua opera è un’insieme di variazioni su un unico tema; è composta dagli esiti di una tenace ricognizione di uno stesso elemento: il segno.
Comunicato stampa
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La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Il Castello è lieta di presentare la personale di Agostino Ferrari, “Agostino Ferrari. Oltre la soglia”, dal 10 marzo al 10 aprile 2005, in Via Brera 16, a Milano.
Ferrari, classe 1938, attratto dal mondo dell’arte fin dall’infanzia, inizia l’attività di pittore nel 1959.
Tutta la sua opera è un’insieme di variazioni su un unico tema; è composta dagli esiti di una tenace ricognizione di uno stesso elemento: il segno.
Le tele in mostra, assolutamente inedite, sono accomunate dallo stesso concetto di investigazione del segno, che qui è principalmente struttura e drammatizzazione dello spazio che si rarefà e si addensa.
Preferibilmente ed efficacemente nero, molto spesso anche rosso intenso.
Sono ben 20 i quadri esposti: tre 130x160 cm, sette 80x100, dieci 30x40; tutti realizzati con la tecnica dell’acrilico e sabbia su tela.
Nelle tre Maternità, serie di dipinti basata sulla somiglianza della riproduzione, sullo scarto dimensionale e sulla combinazione di due diversi “codici”, la composizione delle forme ed i giochi chiaro-scuri che nascono dalla contrapposizione del nero e dell’oro e del nero e del blu, trasmettono all’osservatore l’impressione che ogni singolo quadro contenga, pur nella sua finitezza, un rimando esterno, una forza nel movimento cha va ben oltre i bordi della tela e cha fa parte di un progetto e di un racconto che Ferrari continua a scrivere attraverso le sue opere.
Nella parte centrale, l’opera contiene infatti un rettangolo, nel quale a misura più piccola è ripetuto il quadro stesso. L’immagine appare quindi due volte: come se il quadro portasse in grembo se stesso. La differenza tra le due versioni è fornita dallo scambio positivo-negativo. Se i segni all’interno sono nero su blu, quelli all’esterno sono blu su nero.
Le sette tele intitolate Oltre la soglia sono composte da una parte dominata dal racconto segnico ed un’altra rappresentata da una superficie nera sulla quale il racconto si annulla o si modifica. La superficie del fondo infatti si squarcia, i lembi si sollevano, e appare il nero fondamentale. Questo nero è il negativo. “Il nero è quello che non so. Quando sono nato, sono passato attraverso una soglia verso il bianco. Noi siamo avvolti dal nero” afferma l’artista. La rappresentazione pittorica della lacerazione del quadro, è la soglia oltre la quale percepiamo che le nostre potenzialità pur essendo effettive sono limitate, sospese. Il nero è la fine di ogni racconto.
I dieci Frammenti segnano l’inizio di una nuova fase di ricerca all’interno della sua cognizione sul segno.
“Rappresentano la formazione di uno spazio totale dove i segni non sono usati come scritture lineari, ma si frantumano e si muovono in tutte le direzioni della superficie pittorica. Non esiste in questi quadri volontarietà di ritmo compositivo in quanto quella che prevale è la casualità” spiega Ferrari.
Ferrari, classe 1938, attratto dal mondo dell’arte fin dall’infanzia, inizia l’attività di pittore nel 1959.
Tutta la sua opera è un’insieme di variazioni su un unico tema; è composta dagli esiti di una tenace ricognizione di uno stesso elemento: il segno.
Le tele in mostra, assolutamente inedite, sono accomunate dallo stesso concetto di investigazione del segno, che qui è principalmente struttura e drammatizzazione dello spazio che si rarefà e si addensa.
Preferibilmente ed efficacemente nero, molto spesso anche rosso intenso.
Sono ben 20 i quadri esposti: tre 130x160 cm, sette 80x100, dieci 30x40; tutti realizzati con la tecnica dell’acrilico e sabbia su tela.
Nelle tre Maternità, serie di dipinti basata sulla somiglianza della riproduzione, sullo scarto dimensionale e sulla combinazione di due diversi “codici”, la composizione delle forme ed i giochi chiaro-scuri che nascono dalla contrapposizione del nero e dell’oro e del nero e del blu, trasmettono all’osservatore l’impressione che ogni singolo quadro contenga, pur nella sua finitezza, un rimando esterno, una forza nel movimento cha va ben oltre i bordi della tela e cha fa parte di un progetto e di un racconto che Ferrari continua a scrivere attraverso le sue opere.
Nella parte centrale, l’opera contiene infatti un rettangolo, nel quale a misura più piccola è ripetuto il quadro stesso. L’immagine appare quindi due volte: come se il quadro portasse in grembo se stesso. La differenza tra le due versioni è fornita dallo scambio positivo-negativo. Se i segni all’interno sono nero su blu, quelli all’esterno sono blu su nero.
Le sette tele intitolate Oltre la soglia sono composte da una parte dominata dal racconto segnico ed un’altra rappresentata da una superficie nera sulla quale il racconto si annulla o si modifica. La superficie del fondo infatti si squarcia, i lembi si sollevano, e appare il nero fondamentale. Questo nero è il negativo. “Il nero è quello che non so. Quando sono nato, sono passato attraverso una soglia verso il bianco. Noi siamo avvolti dal nero” afferma l’artista. La rappresentazione pittorica della lacerazione del quadro, è la soglia oltre la quale percepiamo che le nostre potenzialità pur essendo effettive sono limitate, sospese. Il nero è la fine di ogni racconto.
I dieci Frammenti segnano l’inizio di una nuova fase di ricerca all’interno della sua cognizione sul segno.
“Rappresentano la formazione di uno spazio totale dove i segni non sono usati come scritture lineari, ma si frantumano e si muovono in tutte le direzioni della superficie pittorica. Non esiste in questi quadri volontarietà di ritmo compositivo in quanto quella che prevale è la casualità” spiega Ferrari.
10
marzo 2005
Agostino Ferrari
Dal 10 marzo al 10 aprile 2005
arte contemporanea
Location
IL CASTELLO ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Milano, Via Brera, 16, (Milano)
Milano, Via Brera, 16, (Milano)
Orario di apertura
Ma-Sa 10-13 e 15:30-19. Lu 15:30-19
Vernissage
10 Marzo 2005, dalle 18 alle 21 con cocktail
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