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Agostino Ferrari – Prosegni
La Galleria Ca’ di Fra’ presenta la mostra personale dell’artista milanese Agostino Ferrari, “Prosegni”. Presentazione del Catalogo Ragionato dell’opera di Agostino Ferrari (Electa), a cura di Martina Corgnati. Circa 2500 le opere documentate, esclusi i multipli e i progetti.
Comunicato stampa
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Agostino Ferrari
PROSEGNI
a cura di Martina Corgnati
La Galleria Ca’ di Fra’ presenta la mostra personale dell’artista milanese Agostino Ferrari, “Prosegni”, a cura di Martina Corgnati, a conclusione delle molteplici e importanti iniziative dedicate quest’anno all’artista milanese.
I Prosegni, continuazione ed elaborazione dei lavori precedenti, della serie Interno/Esterno, sono i lavori più recenti, impegnativi se non impressionanti prodotti dall’artista milanese, tridimensionali e realizzati soltanto in due grandi formati, 230 x 160 cm, e 160 x 110 cm. In essi sono contenuti, in una specie di sintesi essenziale e straordinariamente potente sul piano visivo, tutto il percorso di Ferrari e i temi fondamentali della sua ricerca. Nei Pro-segno (dal latino “pro”, davanti), la dimensione pittorica è arricchita da una valenza plastica reale, che permette al segno di imprimersi in profondità e di ri-emergere con immutata elasticità e nettezza dalla superficie.
Nella loro consistenza tridimensionale, le opere di questa serie riprendono direttamente gli spunti anticipati quasi mezzo secolo prima dal Teatro del segno, in cui l’elemento segnico si risultava effettivamente provvisto di una natura concreta e tale da andare oltre la bidimensionalità della superficie. L’artista però, in quel momento, stava mettendo a punto un semplice alfabeto che in Pro-segno si trova invece elaborato in una poetica compiuta, un autentico “discorso” pittorico, plastico e spaziale, articolato a partire dalle medesime premesse.
Il segno, lungamente complice dell’artista e strumento principe di ogni sua implicita “narrazione”, anche autobiografica, diventa adesso l’esploratore cui è consentito immergersi ed emergere da uno squarcio nero, più o meno presente o addirittura incombente nella superficie del quadro. In questo modo il segno, una linea continua mobile attraverso vari livelli di profondità che caratterizzano la superficie, sempre ben visibile e flessuoso, plastico e dinamico agisce da mediatore fra la dimensione oscura e invisibile, posta illusoriamente “dentro” al quadro, e lo spazio immanente, apparentemente “davanti” al quadro, in una luce piena che è anche quella dello spettatore.
Per oltre mezzo secolo Agostino Ferrari ha utilizzato il segno come strumento espressivo capace di raccontare le sue emozioni personali e le sue reazioni verso la realtà esterna ma anche come cifra di un linguaggio partecipe del mainstream contemporaneo, fra post-informale, arte programmata, minimal, pop e i vari ritorni alla pittura. Pittura, o meglio azione diretta sulla superficie a cui Agostino Ferrari non ha mai voluto rinunciare.
Biografia Agostino Ferrari nasce a Milano il 9 novembre 1938. Espone per la prima volta nel 1961 alla galleria Pater, presentato da Giorgio Kaisserlian. Incontra Lucio Fontana e gli artisti con cui l’anno successivo fonderà il gruppo del Cenobio. I giovani milanesi vogliono “salvare al pittura” interpretandola e rinnovandola così da renderla gesto puro, primitivo ma al contempo proteso verso il futuro. La via da seguire è quella che porta alla nascita di una vera e propria “poetica del segno” dove la tecnica pittorica si riduce a grafia e la composizione a un sovrapporsi di tratti archetipici cifrati. Dopo lo scioglimento del gruppo, Ferrari continua a coltivare il segno come scrittura non significante. Nel 1966 espone a New York, alla Eve Gallery. Successivamente, tornato in Italia, elabora cicli oggettuali e processuali dedicati agli ingredienti della pittura, segno, forma e colore, vere e proprie “messe in scena” dal carattere “fondamentalmente plastico”, come scrive Lucio Fontana nel 1967. Questa ricerca lo conduce, nel 1975, all’Autoritratto, l’unica installazione prodotta in tutto il suo itinerario creativo, esposta per la prima volta all’Arte Fiera di Bologna con la Galleria L.P.220 di Torino e, l’anno successivo, nella mostra personale a Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Negli anni successivi, tra il 1976 e il 1978, Ferrari esegue l’Alfabeto, due serie di sei opere che sono la conseguenza dei suoi studi di Segno Forma Colore e che segnano la sintesi di quanto contenuto nell’Autoritratto. Nel 1978, dopo un soggiorno a Dallas dove espone l’Alfabeto presso la Contemporary Art Gallery, riemerge in lui l’esigenza di esprimersi con il segno puro ed entra in un periodo di “rifondazione”. Quasi contemporaneamente incomincia l’uso della sabbia vulcanica, che resterà caratteristica costante del suo lavoro fino ad oggi.
Agostino Ferrari ha esposto in centinaia di mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Fra le più importanti si ricordano soltanto le personali al Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1976), al Palazzo Braschi di Roma (1992), alla Casa del Mantegna di Mantova (2010), alla Fondacion Frax di Alfas del Pi (Alicante, Spagna) (2011), al Palazzo Lombardia (2013).
Fra le onorificenze ricevute, il premio per l’incisione Joan Mirò (1971) e il premio alla carriera Bugatti-Segantini (2017). Nel 2007 ha realizzato alcune opere pubbliche permanenti nella piazza Borgoverde di Vimodrone, su incarico del gruppo Land (Landscape Architecture) di Milano. Ha lavorato con gallerie di primo piano in Europa come Franz Paludetto (Torino), Thomas Levy (Amburgo), Lorenzelli (Milano), Centro Steccata (Parma). Oggi è rappresentato da Ca’ di Fra’. Sue opere figurano fra l’altro nelle collezioni Manuli, Moratti e Rabolini.
PROSEGNI
a cura di Martina Corgnati
La Galleria Ca’ di Fra’ presenta la mostra personale dell’artista milanese Agostino Ferrari, “Prosegni”, a cura di Martina Corgnati, a conclusione delle molteplici e importanti iniziative dedicate quest’anno all’artista milanese.
I Prosegni, continuazione ed elaborazione dei lavori precedenti, della serie Interno/Esterno, sono i lavori più recenti, impegnativi se non impressionanti prodotti dall’artista milanese, tridimensionali e realizzati soltanto in due grandi formati, 230 x 160 cm, e 160 x 110 cm. In essi sono contenuti, in una specie di sintesi essenziale e straordinariamente potente sul piano visivo, tutto il percorso di Ferrari e i temi fondamentali della sua ricerca. Nei Pro-segno (dal latino “pro”, davanti), la dimensione pittorica è arricchita da una valenza plastica reale, che permette al segno di imprimersi in profondità e di ri-emergere con immutata elasticità e nettezza dalla superficie.
Nella loro consistenza tridimensionale, le opere di questa serie riprendono direttamente gli spunti anticipati quasi mezzo secolo prima dal Teatro del segno, in cui l’elemento segnico si risultava effettivamente provvisto di una natura concreta e tale da andare oltre la bidimensionalità della superficie. L’artista però, in quel momento, stava mettendo a punto un semplice alfabeto che in Pro-segno si trova invece elaborato in una poetica compiuta, un autentico “discorso” pittorico, plastico e spaziale, articolato a partire dalle medesime premesse.
Il segno, lungamente complice dell’artista e strumento principe di ogni sua implicita “narrazione”, anche autobiografica, diventa adesso l’esploratore cui è consentito immergersi ed emergere da uno squarcio nero, più o meno presente o addirittura incombente nella superficie del quadro. In questo modo il segno, una linea continua mobile attraverso vari livelli di profondità che caratterizzano la superficie, sempre ben visibile e flessuoso, plastico e dinamico agisce da mediatore fra la dimensione oscura e invisibile, posta illusoriamente “dentro” al quadro, e lo spazio immanente, apparentemente “davanti” al quadro, in una luce piena che è anche quella dello spettatore.
Per oltre mezzo secolo Agostino Ferrari ha utilizzato il segno come strumento espressivo capace di raccontare le sue emozioni personali e le sue reazioni verso la realtà esterna ma anche come cifra di un linguaggio partecipe del mainstream contemporaneo, fra post-informale, arte programmata, minimal, pop e i vari ritorni alla pittura. Pittura, o meglio azione diretta sulla superficie a cui Agostino Ferrari non ha mai voluto rinunciare.
Biografia Agostino Ferrari nasce a Milano il 9 novembre 1938. Espone per la prima volta nel 1961 alla galleria Pater, presentato da Giorgio Kaisserlian. Incontra Lucio Fontana e gli artisti con cui l’anno successivo fonderà il gruppo del Cenobio. I giovani milanesi vogliono “salvare al pittura” interpretandola e rinnovandola così da renderla gesto puro, primitivo ma al contempo proteso verso il futuro. La via da seguire è quella che porta alla nascita di una vera e propria “poetica del segno” dove la tecnica pittorica si riduce a grafia e la composizione a un sovrapporsi di tratti archetipici cifrati. Dopo lo scioglimento del gruppo, Ferrari continua a coltivare il segno come scrittura non significante. Nel 1966 espone a New York, alla Eve Gallery. Successivamente, tornato in Italia, elabora cicli oggettuali e processuali dedicati agli ingredienti della pittura, segno, forma e colore, vere e proprie “messe in scena” dal carattere “fondamentalmente plastico”, come scrive Lucio Fontana nel 1967. Questa ricerca lo conduce, nel 1975, all’Autoritratto, l’unica installazione prodotta in tutto il suo itinerario creativo, esposta per la prima volta all’Arte Fiera di Bologna con la Galleria L.P.220 di Torino e, l’anno successivo, nella mostra personale a Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Negli anni successivi, tra il 1976 e il 1978, Ferrari esegue l’Alfabeto, due serie di sei opere che sono la conseguenza dei suoi studi di Segno Forma Colore e che segnano la sintesi di quanto contenuto nell’Autoritratto. Nel 1978, dopo un soggiorno a Dallas dove espone l’Alfabeto presso la Contemporary Art Gallery, riemerge in lui l’esigenza di esprimersi con il segno puro ed entra in un periodo di “rifondazione”. Quasi contemporaneamente incomincia l’uso della sabbia vulcanica, che resterà caratteristica costante del suo lavoro fino ad oggi.
Agostino Ferrari ha esposto in centinaia di mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Fra le più importanti si ricordano soltanto le personali al Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1976), al Palazzo Braschi di Roma (1992), alla Casa del Mantegna di Mantova (2010), alla Fondacion Frax di Alfas del Pi (Alicante, Spagna) (2011), al Palazzo Lombardia (2013).
Fra le onorificenze ricevute, il premio per l’incisione Joan Mirò (1971) e il premio alla carriera Bugatti-Segantini (2017). Nel 2007 ha realizzato alcune opere pubbliche permanenti nella piazza Borgoverde di Vimodrone, su incarico del gruppo Land (Landscape Architecture) di Milano. Ha lavorato con gallerie di primo piano in Europa come Franz Paludetto (Torino), Thomas Levy (Amburgo), Lorenzelli (Milano), Centro Steccata (Parma). Oggi è rappresentato da Ca’ di Fra’. Sue opere figurano fra l’altro nelle collezioni Manuli, Moratti e Rabolini.
29
novembre 2018
Agostino Ferrari – Prosegni
Dal 29 novembre 2018 al 25 gennaio 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA CA’ DI FRA’
Milano, Via Carlo Farini, 2, (Milano)
Milano, Via Carlo Farini, 2, (Milano)
Orario di apertura
10-13 e 15-19
Vernissage
29 Novembre 2018, h 18-21
Autore
Curatore