Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Airoldi | Edwards | Onorato
In mostra un progetto strettamente contemporaneo focalizzato sul lavoro di tre artisti emergenti italiani che stanno attirando l’attenzione di pubblico, critica e addetti ai lavori. Il percorso propone tre mostre personali, distinte e autonome, dedicate rispettivamente a Guido Airoldi, Pat Edwards e Claudio Onorato.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Lecce, in collaborazione con l’Università del Salento e l’organizzazione della galleria Anfiteatro Arte di Milano, presenta nelle antiche sale del Castello di Carlo V di Lecce un progetto strettamente contemporaneo focalizzato sul lavoro di tre artisti emergenti italiani che stanno attirando l’attenzione di pubblico, critica e addetti ai lavori. Il percorso propone tre mostre personali, distinte e autonome, dedicate rispettivamente a Guido Airoldi, Pat Edwards e Claudio Onorato.
La mostra di Guido Airoldi, Circus Lupiensis, è a cura di Carolina Lio. Airoldi sceglie un titolo in latino per collegarsi simbolicamente alla mostra Ex Circus tenutasi l’anno scorso a Milano presso Anfiteatro Arte. Gli stessi animali recuperati sono esposti qui a Lecce in un sottile gioco di parole “animalesche” (Lupiensis). Lo stesso concetto torna quindi a vivere qui in Salento dove è arrivato il bisogno di recuperare immagini dimenticate e sepolte nella memoria. Il desiderio non solo di farle tornare in vita, ma anche la necessità di farle conoscere, camminare, vivere. Una strana contraddizione che vede animali recuperati e salvati dalla vita precedente tornare a subire una nuova forma di schiavitù. Di nuovo, da opere, sono assoggettate ad una vita nomade e circense. Forse tornare ad assaporare la libertà è sempre una sensazione fittizia. Così come in un circo anche qui gli stessi animali liberati tornano a viaggiare e a seguire il percorso del proprio padrone. Il lavoro di Guido Airoldi parte da un gesto performativo ormai classico nella storia dell’arte: “lo strappo” del manifesto. La sua ricerca ossessiva si rivolge esclusivamente ai manifesti circensi per trovare, isolare, salvare, ricomporre e recuperare ogni tipo di animale disegnato si celi tra gli strati sepolti dal tempo. Il risultato finale è la genesi di un animale decontestualizzato, rinato letteralmente in un campo bianco e asettico, curato nelle ferite e negli strappi dagli interventi pittorici. Con le iniziali apposte a piedi pagina – sigillo di Animale Recuperato – e il timbro del servizio sanitario dell’Asl di Bergamo, si conclude il recupero della dignità perduta. Una dignità che non riguarda tanto l’animale, quanto la sua immagine. Dinnanzi al lavoro compiuto la sensazione che viene trasmessa è di positività, di benessere, di salvezza. Percepiamo in modo distinto il senso di ricostruzione e di rinascita. Un’attitudine decisamente controcorrente rispetto alle estetiche decadenti moderne e contemporanee. Gli animali ora sono protetti e custoditi nelle loro scatole bianche, pronti per essere utilizzati in futuro, chissà con quale scopo. Ognuno di loro però, prima di essere definitivamente rinchiuso nel cassetto della memoria, si porta con sé il nome della strada, del cavalcavia o dell’incrocio dove è avvenuto il ritrovamento del manifesto. Informazioni spiazzanti per lo spettatore, essenziali per l’artista. Un lavoro apparentemente impegnato alle tematiche sociali tanto care agli animalisti si trasforma così agli occhi attenti in una sorta di racconto autobiografico.
La mostra di Pat Edwards, Identità Perdute, è a cura di Beatrice Raffaelli. Pat Edwards parte da tracce di memoria per tratteggiare identità che poi indaga e restituisce alla luce. Partendo dallo studio di materiali documentali l'artista intraprende una ricostruzione concettuale volta ad esplorare i temi della percezione e dell'identità, che restituisce attraverso una struttura narrativa che utilizza medium eterogenei, dalla fotografia, all'istallazione al suono. Centrale nella sua analisi è la dimensione della memoria e del recupero del ricordo celato dal trascorrere del tempo. Ciò che scorre e sbiadisce tra le maglie di un'epoca passata viene restituito attraverso i colori cangianti delle lenticolari, o indagato attraverso i grandi pannelli fotografici che attraversano tutte le declinazioni del bianco e nero per poi stemperarsi nella pura astrazione e nell'evanescenza.
Le immagini si rivelano nel passaggio dal bianco e nero al colore o svaniscono e riaffiorano saturandosi e dissolvendosi. Tracce dimenticate o perdute tornano così ad affiorare per essere restituite alla memoria collettiva. Il ciclo di opere intitolato Forgotten Divas e' ispirato alle dive del cinema muto in un percorso in cui i volti e gli sguardi delle stelle di un tempo rivivono nei bagliori luminescenti delle opere loro dedicate. L'analisi sull'identità si concentra su personaggi che esprimono un’ambiguità di fondo, volti sui quali si proiettavano fantasie e desideri, visi indimenticabili eppure dimenticati, specchi luminosi su cui si riflettevano sogni ed illusioni, ora avvolti dal velo del tempo. Le opere parlano un linguaggio sussurrato, ricco di evocazioni in cui si ritrovano incanto e disillusione, chimera e verità, aspirazioni e miraggi, ambizione e nostalgia. Come dice l’autore “Le grandi dive del cinema muto sono state i primi prodotti di consumo viventi della nostra epoca. Sono state tratte dall’anonimato per essere consacrate sui grandi schermi agli inizi del XX secolo; sono state protagoniste indiscusse dei rotocalchi e hanno illuminato il jet set internazionale. Hanno imposto canoni di bellezza, di eleganza, di moda e sono state ricchissime e ricercatissime. La loro fama era ineguagliabile e ognuna di loro sembrava essere indimenticabile. Invece lo show business scoprì la necessità di creare delle nuove stelle da proiettare nel firmamento di celluloide, e rapidamente i nuovi astri andavano a sostituire i precedenti. Così le stars, poco prima osannate, si ritrovavano loro malgrado a precipitare dalle luci della ribalta alle ombre del dimenticatoio e dell’anonimato, scomparendo rapidamente dalla memoria collettiva”.
La mostra di Claudio Onorato, Mirabilis Mundus, è a cura di Chiara Cinelli. Onorato è sicuramente un narratore di storie fantastiche, a volte nate dal suo vivere quotidiano, a volte figlie dell’umanità. Come un menestrello moderno è capace di incantarci abilmente, sorprendendo ogni spettatore con i suoi ricami e le sue vicende che si rincorrono, tra vuoti e pieni, sulla carta. Con sapiente disinvoltura e leggerezza ci guida in mondi ovattati, abitati da personaggi sottratti alla nostra fantasia e alla nostra infanzia, richiamati dal nostro passato per ammorbidire racconti difficili, che parlano di guerra e denaro, capitalismo e arrivismo, equilibri sociali precari e mostri del nostro tempo come terrorismo, mafia. Tutte le opere in mostra sono realizzate su fogli di cartoncino colorato ritagliato con un taglierino. In questo modo l’artista riesce a costruire le sue storie e ad appenderle, con leggerezza, a un filo, sia letteralmente che fisicamente. Mirabilis Mundus è un titolo che echeggia nelle nostre menti come un messaggio ambiguo e ambivalente, in bilico tra reale e surreale. Inno alla gioia per esternare la bellezza della vita (riconducibile alla recente paternità dell’artista) e tuttavia contemporaneo monito al nostro vivere quotidiano, per evidenziare, con sagace ironia, debolezze e assurdità dell’uomo di oggi. Nel mondo/silhouette di Claudio Onorato, sono evidenti la critica all’assetto geopolitico contemporaneo, all’economia e ai suoi feticci. Ogni barriera sa trasformarsi in un gioco di carta, ogni condizionamento, ogni elemento, pur conservando la sua forza simbolica manifesta la sua fragilità.
L’evento è stato reso possibile grazie al prezioso contributo dell’azienda OMR spa di Remedello (BS), main sponsor dell’evento. OMR è un’azienda specializzata nella produzione di componenti in acciaio per l’industria dell’automotive europeo. Tra le prime aziende italiane ad importare la tecnologia del taglio laser, proprio questa peculiarità ha avvicinato l’azienda all’arte e al lavoro di Claudio Onorato, aprendo nuovi sbocchi alla sua creatività, permettendogli di trasportare il suo lavoro dalla carta al ferro e all’alluminio. Altre aziende che hanno sostenuto il progetto espositivo a Carlo V: Frezza spa di Vidor (TV), Alibi creative lounge di Lecce e Anfiteatro Arte di Milano.
All’inaugurazione dell’evento presenzieranno gli artisti.
La mostra resterà aperta al pubblico dal 15 gennaio 2011 al 19 febbraio 2011, tutti i giorni nei seguenti orari feriali: 9-13 e 16-20, orari prefestivi e festivi: 9.30-13 e 16-20.
Per informazioni rivolgersi all’organizzatore dell’evento:
Anfiteatro Arte, via Savona 26, Milano T. 02 86458549 info@anfiteatroarte.com www.anfiteatroarte.com, oppure scrivere direttamente a: infomostralecce@anfiteatroarte.com
BIOGRAFIE SINTETICHE
Guido Airoldi nasce a Bergamo nel 1977. Si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel 2002 con la tesi Segno, scrittura, linguaggio. I suoi interessi sono rivolti alla pittura, al collage e alla performance. Nel 2007 espone la sua prima personale Dicotomie al Castello Colleoni di Solza in provincia di Bergamo. Partecipa a numerosi premi e mostre collettive ottenendo segnalandosi immediatamente per la qualità del lavoro. Nel 2010 partecipa al IV Premio Arte Laguna dove viene selezionato tra gli artisti finalisti. In questa occasione espone le sue opere all’Arsenale di Venezia e vince il Premio Speciale Catch by the eye, Save in the heart che gli permetterà di esporre a Londra. Vince anche il Premio Speciale Koller Gallery che gli consente di andare a Budapest. Partecipa alla collettiva Archiviarti presso la Fabbrica Borroni di Bollate, Milano, a cura di Fiordalice Sette. Qui il suo lavoro viene notato da Mattia Munari, gallerista che opera a Padova e a Milano, che lo inserisce immediatamente tra gli artisti trattati dalla galleria e gli dedica la personale: Ex circus presso la sede milanese di Anfiteatro Arte. In seguito espone nuovamente a Bergamo la personale: Animali Recuperati, presso la galleria Triangoloarte di Bergamo, mostra a cura di Paolo Bosc. Dopo la consacrazione del pubblico e della critica arriva anche quella del mercato. Le sue opere infatti sono presenti nelle principali fiere d’arte contemporanea in Italia (tra queste: Arte Padova, Bergamo Arte Fiera, Art first di Bologna). Airoldi vive e lavora tra Verona e Bergamo.
Pat Edwards nasce a Trieste nel 1973. È un artista italiano che ha scelto di lavorare sotto pseudonimo. Ha vissuto a lungo a Londra dove si è specializzato in Modern and Contemporary Art Studies. Elementi centrali della sua poetica sono Identità, Memoria e Percezione. Il suo lavoro procede per cicli e progetti specifici in cui il rigore formale e concettuale convive con un attento studio sociale, storico e culturale. I soggetti su cui interviene diventano il tramite per un’indagine sul loro valore simbolico. Utilizza tecniche e media diversi, dalle elaborazioni digitali alle installazioni, per creare opere che coinvolgano gli osservatori, suggerendo spunti di riflessione e invitando all’approfondimento e al confronto. Le sue opere sono presenti nelle principali fiere di settore e sono battute regolarmente in aste italiane e internazionali. Nel 2009 e nel 2010 sue opere sono state esposte, battute e aggiudicate nei prestigiosi spazi di Christie’s New York, per Tibet House US. Ha esposto PFTE presso la ZieherSmith Gallery di New York e AFY presso il Royal College of Art di Londra. Pat Edwards vive e lavora tra l’Italia e New York.
Claudio Onorato nasce a Milano nel 1967. Architetto di formazione architetto, lavora da più di un ventennio nel mondo dell'arte, spaziando dalla pittura, alla scultura, all'installazione. Le sue opere sono spesso ispirate alla sua vita quotidiana e a fatti di cronaca che hanno saputo catturare la sua attenzione. Con materiali poveri, molto spesso di recupero, ha creato veri e propri quadri “parlanti”, che raccontano, attraverso un apparente leggerezza formale, gli aspetti più problematici del mondo d'oggi. Tra novembre 2000 e aprile 2001 per il Comune di Carugate (MI) progetta, segue e realizza l’Albero delle luci, trasformando un cedro monumentale ormai morto in monumento ambientale posto come faro urbano. Nel 2005 realizza la sua opera pittorica più impegnativa: la via Crucis per il cimitero di Carugate, costituita da 300 mq di superficie affrescata. Nel 2009 gli viene assegnato il primo premio alla IX edizione del Premio Libero Ferretti, Dove abita l’utopia, con mostra al Museo della Permanente di Milano. A Milano ha esposto personali presso lo studio Tadini (Mare di carta, 2008), la Galleria Cortina (Re di Carta, 2009) e Anfiteatro Arte (Zecca Clandestina, 2009). Le sue opere sono presenti nelle principali fiere di settore, immediatamente riconoscibili per l’originalità del lavoro. Onorato vive e lavora a Milano.
La mostra di Guido Airoldi, Circus Lupiensis, è a cura di Carolina Lio. Airoldi sceglie un titolo in latino per collegarsi simbolicamente alla mostra Ex Circus tenutasi l’anno scorso a Milano presso Anfiteatro Arte. Gli stessi animali recuperati sono esposti qui a Lecce in un sottile gioco di parole “animalesche” (Lupiensis). Lo stesso concetto torna quindi a vivere qui in Salento dove è arrivato il bisogno di recuperare immagini dimenticate e sepolte nella memoria. Il desiderio non solo di farle tornare in vita, ma anche la necessità di farle conoscere, camminare, vivere. Una strana contraddizione che vede animali recuperati e salvati dalla vita precedente tornare a subire una nuova forma di schiavitù. Di nuovo, da opere, sono assoggettate ad una vita nomade e circense. Forse tornare ad assaporare la libertà è sempre una sensazione fittizia. Così come in un circo anche qui gli stessi animali liberati tornano a viaggiare e a seguire il percorso del proprio padrone. Il lavoro di Guido Airoldi parte da un gesto performativo ormai classico nella storia dell’arte: “lo strappo” del manifesto. La sua ricerca ossessiva si rivolge esclusivamente ai manifesti circensi per trovare, isolare, salvare, ricomporre e recuperare ogni tipo di animale disegnato si celi tra gli strati sepolti dal tempo. Il risultato finale è la genesi di un animale decontestualizzato, rinato letteralmente in un campo bianco e asettico, curato nelle ferite e negli strappi dagli interventi pittorici. Con le iniziali apposte a piedi pagina – sigillo di Animale Recuperato – e il timbro del servizio sanitario dell’Asl di Bergamo, si conclude il recupero della dignità perduta. Una dignità che non riguarda tanto l’animale, quanto la sua immagine. Dinnanzi al lavoro compiuto la sensazione che viene trasmessa è di positività, di benessere, di salvezza. Percepiamo in modo distinto il senso di ricostruzione e di rinascita. Un’attitudine decisamente controcorrente rispetto alle estetiche decadenti moderne e contemporanee. Gli animali ora sono protetti e custoditi nelle loro scatole bianche, pronti per essere utilizzati in futuro, chissà con quale scopo. Ognuno di loro però, prima di essere definitivamente rinchiuso nel cassetto della memoria, si porta con sé il nome della strada, del cavalcavia o dell’incrocio dove è avvenuto il ritrovamento del manifesto. Informazioni spiazzanti per lo spettatore, essenziali per l’artista. Un lavoro apparentemente impegnato alle tematiche sociali tanto care agli animalisti si trasforma così agli occhi attenti in una sorta di racconto autobiografico.
La mostra di Pat Edwards, Identità Perdute, è a cura di Beatrice Raffaelli. Pat Edwards parte da tracce di memoria per tratteggiare identità che poi indaga e restituisce alla luce. Partendo dallo studio di materiali documentali l'artista intraprende una ricostruzione concettuale volta ad esplorare i temi della percezione e dell'identità, che restituisce attraverso una struttura narrativa che utilizza medium eterogenei, dalla fotografia, all'istallazione al suono. Centrale nella sua analisi è la dimensione della memoria e del recupero del ricordo celato dal trascorrere del tempo. Ciò che scorre e sbiadisce tra le maglie di un'epoca passata viene restituito attraverso i colori cangianti delle lenticolari, o indagato attraverso i grandi pannelli fotografici che attraversano tutte le declinazioni del bianco e nero per poi stemperarsi nella pura astrazione e nell'evanescenza.
Le immagini si rivelano nel passaggio dal bianco e nero al colore o svaniscono e riaffiorano saturandosi e dissolvendosi. Tracce dimenticate o perdute tornano così ad affiorare per essere restituite alla memoria collettiva. Il ciclo di opere intitolato Forgotten Divas e' ispirato alle dive del cinema muto in un percorso in cui i volti e gli sguardi delle stelle di un tempo rivivono nei bagliori luminescenti delle opere loro dedicate. L'analisi sull'identità si concentra su personaggi che esprimono un’ambiguità di fondo, volti sui quali si proiettavano fantasie e desideri, visi indimenticabili eppure dimenticati, specchi luminosi su cui si riflettevano sogni ed illusioni, ora avvolti dal velo del tempo. Le opere parlano un linguaggio sussurrato, ricco di evocazioni in cui si ritrovano incanto e disillusione, chimera e verità, aspirazioni e miraggi, ambizione e nostalgia. Come dice l’autore “Le grandi dive del cinema muto sono state i primi prodotti di consumo viventi della nostra epoca. Sono state tratte dall’anonimato per essere consacrate sui grandi schermi agli inizi del XX secolo; sono state protagoniste indiscusse dei rotocalchi e hanno illuminato il jet set internazionale. Hanno imposto canoni di bellezza, di eleganza, di moda e sono state ricchissime e ricercatissime. La loro fama era ineguagliabile e ognuna di loro sembrava essere indimenticabile. Invece lo show business scoprì la necessità di creare delle nuove stelle da proiettare nel firmamento di celluloide, e rapidamente i nuovi astri andavano a sostituire i precedenti. Così le stars, poco prima osannate, si ritrovavano loro malgrado a precipitare dalle luci della ribalta alle ombre del dimenticatoio e dell’anonimato, scomparendo rapidamente dalla memoria collettiva”.
La mostra di Claudio Onorato, Mirabilis Mundus, è a cura di Chiara Cinelli. Onorato è sicuramente un narratore di storie fantastiche, a volte nate dal suo vivere quotidiano, a volte figlie dell’umanità. Come un menestrello moderno è capace di incantarci abilmente, sorprendendo ogni spettatore con i suoi ricami e le sue vicende che si rincorrono, tra vuoti e pieni, sulla carta. Con sapiente disinvoltura e leggerezza ci guida in mondi ovattati, abitati da personaggi sottratti alla nostra fantasia e alla nostra infanzia, richiamati dal nostro passato per ammorbidire racconti difficili, che parlano di guerra e denaro, capitalismo e arrivismo, equilibri sociali precari e mostri del nostro tempo come terrorismo, mafia. Tutte le opere in mostra sono realizzate su fogli di cartoncino colorato ritagliato con un taglierino. In questo modo l’artista riesce a costruire le sue storie e ad appenderle, con leggerezza, a un filo, sia letteralmente che fisicamente. Mirabilis Mundus è un titolo che echeggia nelle nostre menti come un messaggio ambiguo e ambivalente, in bilico tra reale e surreale. Inno alla gioia per esternare la bellezza della vita (riconducibile alla recente paternità dell’artista) e tuttavia contemporaneo monito al nostro vivere quotidiano, per evidenziare, con sagace ironia, debolezze e assurdità dell’uomo di oggi. Nel mondo/silhouette di Claudio Onorato, sono evidenti la critica all’assetto geopolitico contemporaneo, all’economia e ai suoi feticci. Ogni barriera sa trasformarsi in un gioco di carta, ogni condizionamento, ogni elemento, pur conservando la sua forza simbolica manifesta la sua fragilità.
L’evento è stato reso possibile grazie al prezioso contributo dell’azienda OMR spa di Remedello (BS), main sponsor dell’evento. OMR è un’azienda specializzata nella produzione di componenti in acciaio per l’industria dell’automotive europeo. Tra le prime aziende italiane ad importare la tecnologia del taglio laser, proprio questa peculiarità ha avvicinato l’azienda all’arte e al lavoro di Claudio Onorato, aprendo nuovi sbocchi alla sua creatività, permettendogli di trasportare il suo lavoro dalla carta al ferro e all’alluminio. Altre aziende che hanno sostenuto il progetto espositivo a Carlo V: Frezza spa di Vidor (TV), Alibi creative lounge di Lecce e Anfiteatro Arte di Milano.
All’inaugurazione dell’evento presenzieranno gli artisti.
La mostra resterà aperta al pubblico dal 15 gennaio 2011 al 19 febbraio 2011, tutti i giorni nei seguenti orari feriali: 9-13 e 16-20, orari prefestivi e festivi: 9.30-13 e 16-20.
Per informazioni rivolgersi all’organizzatore dell’evento:
Anfiteatro Arte, via Savona 26, Milano T. 02 86458549 info@anfiteatroarte.com www.anfiteatroarte.com, oppure scrivere direttamente a: infomostralecce@anfiteatroarte.com
BIOGRAFIE SINTETICHE
Guido Airoldi nasce a Bergamo nel 1977. Si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel 2002 con la tesi Segno, scrittura, linguaggio. I suoi interessi sono rivolti alla pittura, al collage e alla performance. Nel 2007 espone la sua prima personale Dicotomie al Castello Colleoni di Solza in provincia di Bergamo. Partecipa a numerosi premi e mostre collettive ottenendo segnalandosi immediatamente per la qualità del lavoro. Nel 2010 partecipa al IV Premio Arte Laguna dove viene selezionato tra gli artisti finalisti. In questa occasione espone le sue opere all’Arsenale di Venezia e vince il Premio Speciale Catch by the eye, Save in the heart che gli permetterà di esporre a Londra. Vince anche il Premio Speciale Koller Gallery che gli consente di andare a Budapest. Partecipa alla collettiva Archiviarti presso la Fabbrica Borroni di Bollate, Milano, a cura di Fiordalice Sette. Qui il suo lavoro viene notato da Mattia Munari, gallerista che opera a Padova e a Milano, che lo inserisce immediatamente tra gli artisti trattati dalla galleria e gli dedica la personale: Ex circus presso la sede milanese di Anfiteatro Arte. In seguito espone nuovamente a Bergamo la personale: Animali Recuperati, presso la galleria Triangoloarte di Bergamo, mostra a cura di Paolo Bosc. Dopo la consacrazione del pubblico e della critica arriva anche quella del mercato. Le sue opere infatti sono presenti nelle principali fiere d’arte contemporanea in Italia (tra queste: Arte Padova, Bergamo Arte Fiera, Art first di Bologna). Airoldi vive e lavora tra Verona e Bergamo.
Pat Edwards nasce a Trieste nel 1973. È un artista italiano che ha scelto di lavorare sotto pseudonimo. Ha vissuto a lungo a Londra dove si è specializzato in Modern and Contemporary Art Studies. Elementi centrali della sua poetica sono Identità, Memoria e Percezione. Il suo lavoro procede per cicli e progetti specifici in cui il rigore formale e concettuale convive con un attento studio sociale, storico e culturale. I soggetti su cui interviene diventano il tramite per un’indagine sul loro valore simbolico. Utilizza tecniche e media diversi, dalle elaborazioni digitali alle installazioni, per creare opere che coinvolgano gli osservatori, suggerendo spunti di riflessione e invitando all’approfondimento e al confronto. Le sue opere sono presenti nelle principali fiere di settore e sono battute regolarmente in aste italiane e internazionali. Nel 2009 e nel 2010 sue opere sono state esposte, battute e aggiudicate nei prestigiosi spazi di Christie’s New York, per Tibet House US. Ha esposto PFTE presso la ZieherSmith Gallery di New York e AFY presso il Royal College of Art di Londra. Pat Edwards vive e lavora tra l’Italia e New York.
Claudio Onorato nasce a Milano nel 1967. Architetto di formazione architetto, lavora da più di un ventennio nel mondo dell'arte, spaziando dalla pittura, alla scultura, all'installazione. Le sue opere sono spesso ispirate alla sua vita quotidiana e a fatti di cronaca che hanno saputo catturare la sua attenzione. Con materiali poveri, molto spesso di recupero, ha creato veri e propri quadri “parlanti”, che raccontano, attraverso un apparente leggerezza formale, gli aspetti più problematici del mondo d'oggi. Tra novembre 2000 e aprile 2001 per il Comune di Carugate (MI) progetta, segue e realizza l’Albero delle luci, trasformando un cedro monumentale ormai morto in monumento ambientale posto come faro urbano. Nel 2005 realizza la sua opera pittorica più impegnativa: la via Crucis per il cimitero di Carugate, costituita da 300 mq di superficie affrescata. Nel 2009 gli viene assegnato il primo premio alla IX edizione del Premio Libero Ferretti, Dove abita l’utopia, con mostra al Museo della Permanente di Milano. A Milano ha esposto personali presso lo studio Tadini (Mare di carta, 2008), la Galleria Cortina (Re di Carta, 2009) e Anfiteatro Arte (Zecca Clandestina, 2009). Le sue opere sono presenti nelle principali fiere di settore, immediatamente riconoscibili per l’originalità del lavoro. Onorato vive e lavora a Milano.
15
gennaio 2011
Airoldi | Edwards | Onorato
Dal 15 gennaio al 19 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
CASTELLO CARLO V
Lecce, Viale Xxv Luglio, (Lecce)
Lecce, Viale Xxv Luglio, (Lecce)
Orario di apertura
feriali: 9/13 - 16/20; prefestivi e festivi: 9.30/13 - 16/20
Vernissage
15 Gennaio 2011, ore 18
Sito web
www.anfiteatroarte.com
Autore
Curatore