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Al di là del possibile non si può andare
I lavori di Lorenzo Bellini, Simone Calvi e Giacomo Regallo hanno come tema comune l’identità storica e culturale e il senso della tradizione che la costruisce e custodisce
Comunicato stampa
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Al di là del possibile non si può andare
Lorenzo Bellini, Simone Calvi,Giacomo Regallo
Testo critico a cura di Roberto Limonta
Villa Zoia, Via Libertà 74, Concorezzo (MB)
Apertura: 4-13 Luglio
Innaugurazione: Venerdi 4, ore 18:00
L'etimologia del termine “identità” sembra lasciare poco spazio alle interpretazioni: l'origine più prossima è dal latino idem, “lo stesso” o “il medesimo”, che a sua volta deriverebbe dal sanscrito i-dàm, “ciò”, “questo”. Soprattutto nell'etimologia più remota, identità sembra rimandare a un termine di natura puramente deittica, cioè a una pura indicazione dell'oggetto che ci sta dinnanzi, e del quale il nostro gesto prende semplicemente atto senza la necessità di una mediazione che ne riconosca le caratteristiche attraverso una definizione concettuale.
Giocando un po' con le parole, verrebbe da aggiungere che l'inflessibilità linguistica del termine, che si declina al singolare e al plurale nello stesso modo (“la” identità e “le” identità), sembra escludere a priori ogni forma di diversità e di pluralismo nel contesto delle questioni legate all'identità.
Ma, come spesso (forse sempre) accade, il confronto delle idee con la realtà delinea scenari
diversi e imprevisti. I lavori di Lorenzo Bellini, Simone Calvi e Giacomo Regallo, al centro della
mostra Al di là del possibile non si può andare, hanno come tema comune proprio l'identità storica
e culturale e il senso della tradizione che la costruisce e custodisce. Beninteso, queste opere
non vogliono costituire le parti di una sintesi unitaria che esprima una visione forte e definitiva sull'identità, o che concepisca l'identità come un'idea dalla natura monolitica: esse vanno intese piuttosto come percorsi di ricerca e di riflessione riuniti da quella che il filosofo Ludwig Wittgenstein ha definito “aria di famiglia”. Nelle sfilacciature dell'idea di identità, quindi, nella consapevolezza
della liquidità e dell'assetto mutevole delle relazioni che la costituiscono va ricercato l'apporto originale di questa mostra a una riflessione accorta e non stereotipata sulla questione. Il fil rouge che attraversa (senza implicazioni strette, si è detto, ed è una precisazione cruciale) tutti e tre i lavori della mostra è la categoria di “relazione”.
Lorenzo Bellini, Simone Calvi,Giacomo Regallo
Testo critico a cura di Roberto Limonta
Villa Zoia, Via Libertà 74, Concorezzo (MB)
Apertura: 4-13 Luglio
Innaugurazione: Venerdi 4, ore 18:00
L'etimologia del termine “identità” sembra lasciare poco spazio alle interpretazioni: l'origine più prossima è dal latino idem, “lo stesso” o “il medesimo”, che a sua volta deriverebbe dal sanscrito i-dàm, “ciò”, “questo”. Soprattutto nell'etimologia più remota, identità sembra rimandare a un termine di natura puramente deittica, cioè a una pura indicazione dell'oggetto che ci sta dinnanzi, e del quale il nostro gesto prende semplicemente atto senza la necessità di una mediazione che ne riconosca le caratteristiche attraverso una definizione concettuale.
Giocando un po' con le parole, verrebbe da aggiungere che l'inflessibilità linguistica del termine, che si declina al singolare e al plurale nello stesso modo (“la” identità e “le” identità), sembra escludere a priori ogni forma di diversità e di pluralismo nel contesto delle questioni legate all'identità.
Ma, come spesso (forse sempre) accade, il confronto delle idee con la realtà delinea scenari
diversi e imprevisti. I lavori di Lorenzo Bellini, Simone Calvi e Giacomo Regallo, al centro della
mostra Al di là del possibile non si può andare, hanno come tema comune proprio l'identità storica
e culturale e il senso della tradizione che la costruisce e custodisce. Beninteso, queste opere
non vogliono costituire le parti di una sintesi unitaria che esprima una visione forte e definitiva sull'identità, o che concepisca l'identità come un'idea dalla natura monolitica: esse vanno intese piuttosto come percorsi di ricerca e di riflessione riuniti da quella che il filosofo Ludwig Wittgenstein ha definito “aria di famiglia”. Nelle sfilacciature dell'idea di identità, quindi, nella consapevolezza
della liquidità e dell'assetto mutevole delle relazioni che la costituiscono va ricercato l'apporto originale di questa mostra a una riflessione accorta e non stereotipata sulla questione. Il fil rouge che attraversa (senza implicazioni strette, si è detto, ed è una precisazione cruciale) tutti e tre i lavori della mostra è la categoria di “relazione”.
04
luglio 2014
Al di là del possibile non si può andare
Dal 04 al 13 luglio 2014
arte contemporanea
Location
VILLA ZOJA
Concorezzo, Via Libertà, 74, (Milano)
Concorezzo, Via Libertà, 74, (Milano)
Vernissage
4 Luglio 2014, ore 18
Autore