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Albania: The spirit of the times
La mostra rappresenta l’invito per un fattivo dialogo con il recente passato dell’Albania visto attraverso l’arte albanese del Novecento, che assume valore paradigmatico per comprendere le vicende di un paese rimasto a lungo isolato dal resto del mondo da una delle dittature meno conosciute e più paranoiche di tutti i tempi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal realismo socialista all'arte contemporanea : autori, visioni, linguaggi
A cura di Artan Shabani / Boris Brollo
MUSEO ARTE CONTEMPORANEA A C R I
30 Giugno - 28 Ottobre 2018 / Opening Ju ne 3 0th - October 28th 201 8
Piazza Falcone 1, 87041 Acri (Cs)
1945 1990 Artist represented and works by
AHMETI BASHKIM IZANO BUZA ABDURRAHIM (1905-1987) BYLYKU PELLUMB DEVOLLI ADRIAN DULE HEKTOR DHRAMI MUNTAZ FAJA AGIM ( 1939 2017) KAMBERI SKENDER KOKUSHTA PETRO MEMISHI RAMAZAN MELE PANDI (1939 2005 ) MIO VANGJUSH (1891 1957) MILORI SKENDER QAMIL PRIZRENI MARKO SAFO (1925 2012) SULOVARI ISUF (1934- 2006 ) KODRA IBRAHIM (1918 2006) MADHI GURI (1921 1988 ) KOSTANDINI ANASTAS SHIJAKU SALI THEODHORI DHIMITER (1946 2013 ) ZAJMI BUJAR
19 90 2000 Artist represented and works by
BORIÇI ARDIT ÇENE ADRIAN GORISHTI ARTUR LAJTHIA INA LUCA BUJAR NALLBANI ALKAN SHABANI ARTA N SHEHAJ ARJAN VESHI ZINNI VELLAHU VANGJUSH ZGURO FANI
Albania: The spirit of the times”, ospitata nel Museo d’Arte Contemporanea di Acri (MACA), rappresenta l’invito per un fattivo dialogo con il recente passato dell'Albania visto attraverso l’arte albanese del Novecento, che assume valore paradigmatico per comprendere le vicende di un paese rimasto a lungo isolato dal resto del mondo da una delle dittature meno conosciute e più paranoiche di tutti i tempi.
Concepita come un’esposizione itinerante e presentata in anteprima al pubblico in Calabria, non casualmente la mostra parte laddove cinquecento anni fa arrivarono le prime ondate migratorie degli arbëresh, dopo l’eroica resistenza del popolo albanese all’avanzata ottomana nei Balcani sotto la guida dell'eroe nazionale Giorgio Kastriota - Scanderbeg alla difesa della lingua, delle tradizioni e del proprio territorio. Pur non riferendosi direttamente a quel contesto storico, l’evento non può prescindere dal fatto che ci troviamo nel cuore di una Regione da sempre amica dell’Albania e in una delle sue istituzioni museali più prestigiose.
La mostra propone una selezione di cento lavori eseguiti da trenta artisti, tra i più noti nel panorama della storia dell'arte albanese del Novecento.
Abdurrahim Buza, Vangjush Mio, Sofia Zengo Papadhimitri, sono autori degli inizi della pittura del xx secolo, a cui fanno seguito nomi ben conosciuti e apprezzati, attivi nel periodo 1944 - 1989 quali Agim Faja, Anastas Kostandini TASO, Guri Madhi, Ibrahim Kodra, Isuf Sulovari, Muntaz Dhrami, Moikom Zeqo, Thoma Thomai, Sali Shijaku, Petro Kokushta, Skender Kamberi ecc.
Mentre sono rappresentati anche gli anni Novanta con opere di artisti come Ina Lajthia, Adrian Çene, Bujar Luca, Ardit Boriçi, Fani Zguro e altri.
L’ambientazione figurativa della mostra scaturisce principalmente dal processo creativo degli artisti durante la preminenza del realismo socialista. Tale condizione sopravvisse a lungo in Albania, poiché i dettami del movimento artistico e culturale nato nell'Unione Sovietica nel 1934 furono risolutamente allargati a tutti i paesi ex-comunisti del centro ed est Europa. La mostra ''L'Albania e lo spirito dei tempi '' pone l'attenzione su una realtà del tutto particolare, rappresentata da stili diversi, che includono il disegno dei manifesti di propaganda, i ritratti ed i paesaggi della natura albanese, le composizioni di carattere patriottico fino all’ideologizzazione del contenuto e all’arte impegnata. Ci sono inoltre opere di quegli artisti che tentarono di aggirare il contenuto propagandistico ma che, nondimeno, conservarono la forma e la tecnica del tempo, dalla scultura ai bozzetti dei personaggi dei film, dai poster cinematografici alle illustrazioni delle varie riviste e in particolare le illustrazioni dei testi scolastici del tempo.
A rendere unica quest’arte furono tuttavia gli artisti albanesi, imprimendo ognuno alla forma il proprio carattere e individualità. L’esperienza del realismo socialista albanese si chiude alla fine degli anni Ottanta, con la caduta del muro di Berlino. Permane l’interesse del pubblico a sapere di più circa l’epoca di quell’arte eclissata, le ragioni che la generarono, le particolari emozioni che provocava, l’eredità culturale e il posto che occupa nella storia della crescita e dello sviluppo della società albanese
Il realismo socialista, un’arte figurativa realista orientata politicamente e ideologicamente, resta uno dei periodi più significativi dell’arte albanesedurante il XX secolo. Con un estensione temporale di circa quattro decenni rimane, nel bene o nel male, l’epoca più fertile nel panorama della produzione artistica nazionale, incarnata in migliaia di esemplari di massicce composizioni, enormi tele, giganteschi monumenti, sculture eroiche, grafici, poster, disegni fino ai francobolli. La sovrapproduzione artistica faceva parte di una strategia statale per un’arte nazionale rivolta alle masse in quantità e qualità, al servizio della causa dell'ideologia materialistica della rivoluzione proletaria. Nella breve storia dello Stato albanese questo fu il periodo tipico in cui lo Stato tentò, riuscendovi in pieno, a controllare sia la produzione artistica che la vita dentro e fuori dagli studi degli artisti.
Uno degli investimenti più significativi in questo settore è rappresentato dalla costruzione del nuovo edificio della Galleria Nazionale delle Arti, inaugurato nel 1974, al centro della capitale Tirana. Un segnale incontrovertibile, che annunciava il distacco definitivo dell'arte albanese dal passato delle tele modeste, a tema intimo, espressione del mondo interiore dell'artista, a favore di un’arte militante, di grandi dimensioni, trionfante ed ottimista, in linea con la rivoluzionarizzazione della vita del paese in ogni settore. Il fondo del realismo socialista albanese, nella sua essenza, costituisce tuttora la parte più importante del patrimonio delle Galleria Nazione delle Arti di Tirana.
Da corrente artistica osannata ed incontrastabile, il realismo sociale sarebbe stato in seguito abbandonato, demonizzato, bersagliato, negato e degradato durante gli eventi che segnarono la fine degli anni Ottanta e per tutto il decennio 1990-2000. In seguito, la posizione nei suo riguardi assunse i tratti di una graduale riabilitazione storica ed estetica, fino ad arrivare allo stato odierno in cui la conoscenza del percorso seguito dal fenomeno dell’arte totalitaria durante i quattro decenni, costituisce una delle sfide principali per lo studio delle arti figurative in Albania. Poiché il suo rapporto con l'autorità devia e si adatta ai gusti e alle direttive del Leader, così come ai forti e bruschi oscillamenti della politica nazionale, il suo studio diventa, ad un livello più generale, un imperativo per comprendere gli attuali legami tra arte e politica.
Colgo l’occasione per citare alcuni studiosi che hanno contribuito in modo particolare allo studio dell'arte albanese del Novecento, ai quali il sottoscritto e le future generazioni devono profonda gratitudine: Andon Kuqali, Gëzim Qëndro, Moikom Zeqo, Ferid Hudhri, Kesiana Lekbello, Suzana Varvarica, Maks Velo, Pëllumb Xhufi, Alfred Uçi, Ylli Drishti ecc, ma anche altri più giovani che si sono distinti per le loro valutazioni oneste ed originali come Ermir Hoxha, Raino Isto, ecc
Un sentito ringraziamento a tutti i collezionisti che hanno consentito la riuscita della mostra prestando le loro opere con grande disponibilità e generosità; l’ex Ambasciatore italiano a Tirana Paolo Foresti, Fondazione EDS di Tirana, Mario Vercellotti, Luisella e Marco Villa ecc .
Artan Shabani
“Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro dell'Intolleranza.
Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra intolleranza contro il Modernismo nella pittura”. Parafrasando l'incipit del Manifesto del Partito Comunista di Carlo Marx ho voluto presentare la situazione dell'Arte fra le due Guerre Mondiali. Dopo i primi successi delle avanguardie, quali il Futurismo, il Cubismo e l'Espressionismo, ecco apparire un rappel à l'ordre che in Italia si chiamerà Valori Plastici con la confluenza del Futurismo nel regime Fascista. Nella Germania nazista si darà il via all'Arte “degenerata”, e nella Russia stalinista si avrà il contrappeso con l'Arte “decadente”. Picasso, in Francia, subirà il “ritorno all'ordine” rifacendosi a modelli “classici” sul ricalco della pittura romana. L'involuzione in atto e la fuga dalle avanguardie rivoluzionarie fa séguito ad un assestamento e consolidamento dei regimi totalitari europei che vigevano in Italia, Germania e Russia. La vittoria, poi, dello stalinismo in Russia e l'avvio della Guerra Fredda negli anni Cinquanta con gli Stati Uniti non farà che coinvolgere e convertire al Realismo Socialista tutto il campo alleato della Unione Sovietica e così dei suoi satelliti come la D.D.R., l'Albania e in parte presente pure in Italia grazie alla politica dell'allora PCI ed alla pittura dei realisti pittori seguaci di Renato Guttuso, senatore eletto dal Partito Comunista Italiano. La stessa Cina svilupperà una simile sindrome artistica. Ricordo qui Distaccamento Rosso Femminile (diario di un gruppo teatrale femminile trasposto in fumetto) di cui si occupò Umberto Eco alla fine degli anni Sessanta. Si creerà così in tutto il campo socialista un'intolleranza alle avanguardie in favore di quello che verrà chiamato Realismo Socialista. Il Realismo Socialista diviene così una nuova pedagogia estetica rifacentesi alla pittura murale italiana così didascalica e legata al dato religioso della Bibbia pauperum (Bibbia dei Poveri). Primeggia la pittura ad affresco che già avevano studiato i moralisti messicani: Siqueiros, Orozco e Rivera nel 1929 in un loro viaggio in Italia.
Quindi un'estetica al servizio della neo etica socialista, nuova religione del Proletariato o del Popolo, che possiamo riassumere in regole e/o comandamenti come di seguito:
1 L'Amore unico per il Padre/Padrone che è il tuo Dittatore/Dio.
2 Il Proletario figlio prediletto: incorruttibile e produttore di Futuro.
3 Il Soldato, il Difensore, il Giusto, il Patriota con l'Esercito Ecclesiae e il Partito..
4 Il Lavoro: nobiltà e fierezza che con l'Industrializzazione promette moderniz-zazione.
5 La Madre solerte, pronta al Sacrificio in guerra come in pace, incitatrice esem-plare contro tutti i nemici che attacchino la Madre Patria.
6 La Donna degna compagna, parca, amante della Prole, nobile antiborghese.
Pura senza orpelli decadenti, moglie virtuosa e capace.
7 Il Saluto ed il Sorriso segno di amore e felicità nel Regno terreno.
8 Lo Sport: mens sana in corpore sano, non in corpore vili. Supremazia del Popolo proletario.
9 Le Catene Spezzate per la libertà degli Oppressi neri o bianchi, libertà dai Vizi borghesi.
10 Il Rifiuto sociale, il perduto, la spia, il bevitore, lo sfaccendato tutti caratteri asociali riportati in maniera pittoresca.
Gli artisti, volenti o nolenti, si sono adeguati a questa estetica del Realismo Socialista dando frutti spesso avvelenati, ma a volte di grande risultato poetico. Oggi, davanti alla “caduta” del Realismo Socialista, col senno di poi, siamo in grado di separare il grano dal loglio, discernere la buona pittura dalla cattiva, quella pubblicitaria di regime da quella intimamente legata alla vita popolare. Inoltre sappiamo che questa modalità figurativa, rivisitata a distanza di tempo, dà il senso di un'educazione alla Storia, quale testimone diretto di un mondo che ideologicamente non c'è più. Arte che, per la sua parte più alta, nei temi e nelle descrizioni porta a trovare felicità nelle classi inferiori, le quali non si sarebbero espresse nella loro bellezza sociale senza quei “cantori” artistici che superarono la testimonianza di una pittura di genere per una pittura colta e poeticamente tenera. Il che ne fa la sua “salvezza”.
Boris Brollo
A cura di Artan Shabani / Boris Brollo
MUSEO ARTE CONTEMPORANEA A C R I
30 Giugno - 28 Ottobre 2018 / Opening Ju ne 3 0th - October 28th 201 8
Piazza Falcone 1, 87041 Acri (Cs)
1945 1990 Artist represented and works by
AHMETI BASHKIM IZANO BUZA ABDURRAHIM (1905-1987) BYLYKU PELLUMB DEVOLLI ADRIAN DULE HEKTOR DHRAMI MUNTAZ FAJA AGIM ( 1939 2017) KAMBERI SKENDER KOKUSHTA PETRO MEMISHI RAMAZAN MELE PANDI (1939 2005 ) MIO VANGJUSH (1891 1957) MILORI SKENDER QAMIL PRIZRENI MARKO SAFO (1925 2012) SULOVARI ISUF (1934- 2006 ) KODRA IBRAHIM (1918 2006) MADHI GURI (1921 1988 ) KOSTANDINI ANASTAS SHIJAKU SALI THEODHORI DHIMITER (1946 2013 ) ZAJMI BUJAR
19 90 2000 Artist represented and works by
BORIÇI ARDIT ÇENE ADRIAN GORISHTI ARTUR LAJTHIA INA LUCA BUJAR NALLBANI ALKAN SHABANI ARTA N SHEHAJ ARJAN VESHI ZINNI VELLAHU VANGJUSH ZGURO FANI
Albania: The spirit of the times”, ospitata nel Museo d’Arte Contemporanea di Acri (MACA), rappresenta l’invito per un fattivo dialogo con il recente passato dell'Albania visto attraverso l’arte albanese del Novecento, che assume valore paradigmatico per comprendere le vicende di un paese rimasto a lungo isolato dal resto del mondo da una delle dittature meno conosciute e più paranoiche di tutti i tempi.
Concepita come un’esposizione itinerante e presentata in anteprima al pubblico in Calabria, non casualmente la mostra parte laddove cinquecento anni fa arrivarono le prime ondate migratorie degli arbëresh, dopo l’eroica resistenza del popolo albanese all’avanzata ottomana nei Balcani sotto la guida dell'eroe nazionale Giorgio Kastriota - Scanderbeg alla difesa della lingua, delle tradizioni e del proprio territorio. Pur non riferendosi direttamente a quel contesto storico, l’evento non può prescindere dal fatto che ci troviamo nel cuore di una Regione da sempre amica dell’Albania e in una delle sue istituzioni museali più prestigiose.
La mostra propone una selezione di cento lavori eseguiti da trenta artisti, tra i più noti nel panorama della storia dell'arte albanese del Novecento.
Abdurrahim Buza, Vangjush Mio, Sofia Zengo Papadhimitri, sono autori degli inizi della pittura del xx secolo, a cui fanno seguito nomi ben conosciuti e apprezzati, attivi nel periodo 1944 - 1989 quali Agim Faja, Anastas Kostandini TASO, Guri Madhi, Ibrahim Kodra, Isuf Sulovari, Muntaz Dhrami, Moikom Zeqo, Thoma Thomai, Sali Shijaku, Petro Kokushta, Skender Kamberi ecc.
Mentre sono rappresentati anche gli anni Novanta con opere di artisti come Ina Lajthia, Adrian Çene, Bujar Luca, Ardit Boriçi, Fani Zguro e altri.
L’ambientazione figurativa della mostra scaturisce principalmente dal processo creativo degli artisti durante la preminenza del realismo socialista. Tale condizione sopravvisse a lungo in Albania, poiché i dettami del movimento artistico e culturale nato nell'Unione Sovietica nel 1934 furono risolutamente allargati a tutti i paesi ex-comunisti del centro ed est Europa. La mostra ''L'Albania e lo spirito dei tempi '' pone l'attenzione su una realtà del tutto particolare, rappresentata da stili diversi, che includono il disegno dei manifesti di propaganda, i ritratti ed i paesaggi della natura albanese, le composizioni di carattere patriottico fino all’ideologizzazione del contenuto e all’arte impegnata. Ci sono inoltre opere di quegli artisti che tentarono di aggirare il contenuto propagandistico ma che, nondimeno, conservarono la forma e la tecnica del tempo, dalla scultura ai bozzetti dei personaggi dei film, dai poster cinematografici alle illustrazioni delle varie riviste e in particolare le illustrazioni dei testi scolastici del tempo.
A rendere unica quest’arte furono tuttavia gli artisti albanesi, imprimendo ognuno alla forma il proprio carattere e individualità. L’esperienza del realismo socialista albanese si chiude alla fine degli anni Ottanta, con la caduta del muro di Berlino. Permane l’interesse del pubblico a sapere di più circa l’epoca di quell’arte eclissata, le ragioni che la generarono, le particolari emozioni che provocava, l’eredità culturale e il posto che occupa nella storia della crescita e dello sviluppo della società albanese
Il realismo socialista, un’arte figurativa realista orientata politicamente e ideologicamente, resta uno dei periodi più significativi dell’arte albanesedurante il XX secolo. Con un estensione temporale di circa quattro decenni rimane, nel bene o nel male, l’epoca più fertile nel panorama della produzione artistica nazionale, incarnata in migliaia di esemplari di massicce composizioni, enormi tele, giganteschi monumenti, sculture eroiche, grafici, poster, disegni fino ai francobolli. La sovrapproduzione artistica faceva parte di una strategia statale per un’arte nazionale rivolta alle masse in quantità e qualità, al servizio della causa dell'ideologia materialistica della rivoluzione proletaria. Nella breve storia dello Stato albanese questo fu il periodo tipico in cui lo Stato tentò, riuscendovi in pieno, a controllare sia la produzione artistica che la vita dentro e fuori dagli studi degli artisti.
Uno degli investimenti più significativi in questo settore è rappresentato dalla costruzione del nuovo edificio della Galleria Nazionale delle Arti, inaugurato nel 1974, al centro della capitale Tirana. Un segnale incontrovertibile, che annunciava il distacco definitivo dell'arte albanese dal passato delle tele modeste, a tema intimo, espressione del mondo interiore dell'artista, a favore di un’arte militante, di grandi dimensioni, trionfante ed ottimista, in linea con la rivoluzionarizzazione della vita del paese in ogni settore. Il fondo del realismo socialista albanese, nella sua essenza, costituisce tuttora la parte più importante del patrimonio delle Galleria Nazione delle Arti di Tirana.
Da corrente artistica osannata ed incontrastabile, il realismo sociale sarebbe stato in seguito abbandonato, demonizzato, bersagliato, negato e degradato durante gli eventi che segnarono la fine degli anni Ottanta e per tutto il decennio 1990-2000. In seguito, la posizione nei suo riguardi assunse i tratti di una graduale riabilitazione storica ed estetica, fino ad arrivare allo stato odierno in cui la conoscenza del percorso seguito dal fenomeno dell’arte totalitaria durante i quattro decenni, costituisce una delle sfide principali per lo studio delle arti figurative in Albania. Poiché il suo rapporto con l'autorità devia e si adatta ai gusti e alle direttive del Leader, così come ai forti e bruschi oscillamenti della politica nazionale, il suo studio diventa, ad un livello più generale, un imperativo per comprendere gli attuali legami tra arte e politica.
Colgo l’occasione per citare alcuni studiosi che hanno contribuito in modo particolare allo studio dell'arte albanese del Novecento, ai quali il sottoscritto e le future generazioni devono profonda gratitudine: Andon Kuqali, Gëzim Qëndro, Moikom Zeqo, Ferid Hudhri, Kesiana Lekbello, Suzana Varvarica, Maks Velo, Pëllumb Xhufi, Alfred Uçi, Ylli Drishti ecc, ma anche altri più giovani che si sono distinti per le loro valutazioni oneste ed originali come Ermir Hoxha, Raino Isto, ecc
Un sentito ringraziamento a tutti i collezionisti che hanno consentito la riuscita della mostra prestando le loro opere con grande disponibilità e generosità; l’ex Ambasciatore italiano a Tirana Paolo Foresti, Fondazione EDS di Tirana, Mario Vercellotti, Luisella e Marco Villa ecc .
Artan Shabani
“Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro dell'Intolleranza.
Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra intolleranza contro il Modernismo nella pittura”. Parafrasando l'incipit del Manifesto del Partito Comunista di Carlo Marx ho voluto presentare la situazione dell'Arte fra le due Guerre Mondiali. Dopo i primi successi delle avanguardie, quali il Futurismo, il Cubismo e l'Espressionismo, ecco apparire un rappel à l'ordre che in Italia si chiamerà Valori Plastici con la confluenza del Futurismo nel regime Fascista. Nella Germania nazista si darà il via all'Arte “degenerata”, e nella Russia stalinista si avrà il contrappeso con l'Arte “decadente”. Picasso, in Francia, subirà il “ritorno all'ordine” rifacendosi a modelli “classici” sul ricalco della pittura romana. L'involuzione in atto e la fuga dalle avanguardie rivoluzionarie fa séguito ad un assestamento e consolidamento dei regimi totalitari europei che vigevano in Italia, Germania e Russia. La vittoria, poi, dello stalinismo in Russia e l'avvio della Guerra Fredda negli anni Cinquanta con gli Stati Uniti non farà che coinvolgere e convertire al Realismo Socialista tutto il campo alleato della Unione Sovietica e così dei suoi satelliti come la D.D.R., l'Albania e in parte presente pure in Italia grazie alla politica dell'allora PCI ed alla pittura dei realisti pittori seguaci di Renato Guttuso, senatore eletto dal Partito Comunista Italiano. La stessa Cina svilupperà una simile sindrome artistica. Ricordo qui Distaccamento Rosso Femminile (diario di un gruppo teatrale femminile trasposto in fumetto) di cui si occupò Umberto Eco alla fine degli anni Sessanta. Si creerà così in tutto il campo socialista un'intolleranza alle avanguardie in favore di quello che verrà chiamato Realismo Socialista. Il Realismo Socialista diviene così una nuova pedagogia estetica rifacentesi alla pittura murale italiana così didascalica e legata al dato religioso della Bibbia pauperum (Bibbia dei Poveri). Primeggia la pittura ad affresco che già avevano studiato i moralisti messicani: Siqueiros, Orozco e Rivera nel 1929 in un loro viaggio in Italia.
Quindi un'estetica al servizio della neo etica socialista, nuova religione del Proletariato o del Popolo, che possiamo riassumere in regole e/o comandamenti come di seguito:
1 L'Amore unico per il Padre/Padrone che è il tuo Dittatore/Dio.
2 Il Proletario figlio prediletto: incorruttibile e produttore di Futuro.
3 Il Soldato, il Difensore, il Giusto, il Patriota con l'Esercito Ecclesiae e il Partito..
4 Il Lavoro: nobiltà e fierezza che con l'Industrializzazione promette moderniz-zazione.
5 La Madre solerte, pronta al Sacrificio in guerra come in pace, incitatrice esem-plare contro tutti i nemici che attacchino la Madre Patria.
6 La Donna degna compagna, parca, amante della Prole, nobile antiborghese.
Pura senza orpelli decadenti, moglie virtuosa e capace.
7 Il Saluto ed il Sorriso segno di amore e felicità nel Regno terreno.
8 Lo Sport: mens sana in corpore sano, non in corpore vili. Supremazia del Popolo proletario.
9 Le Catene Spezzate per la libertà degli Oppressi neri o bianchi, libertà dai Vizi borghesi.
10 Il Rifiuto sociale, il perduto, la spia, il bevitore, lo sfaccendato tutti caratteri asociali riportati in maniera pittoresca.
Gli artisti, volenti o nolenti, si sono adeguati a questa estetica del Realismo Socialista dando frutti spesso avvelenati, ma a volte di grande risultato poetico. Oggi, davanti alla “caduta” del Realismo Socialista, col senno di poi, siamo in grado di separare il grano dal loglio, discernere la buona pittura dalla cattiva, quella pubblicitaria di regime da quella intimamente legata alla vita popolare. Inoltre sappiamo che questa modalità figurativa, rivisitata a distanza di tempo, dà il senso di un'educazione alla Storia, quale testimone diretto di un mondo che ideologicamente non c'è più. Arte che, per la sua parte più alta, nei temi e nelle descrizioni porta a trovare felicità nelle classi inferiori, le quali non si sarebbero espresse nella loro bellezza sociale senza quei “cantori” artistici che superarono la testimonianza di una pittura di genere per una pittura colta e poeticamente tenera. Il che ne fa la sua “salvezza”.
Boris Brollo
30
giugno 2018
Albania: The spirit of the times
Dal 30 giugno al 28 ottobre 2018
Location
MACA – MUSEO CIVICO D’ARTE CONTEMPORANEA SILVIO VIGLIATURO
Acri, Piazza Giovanni Falcone, 1, (Cosenza)
Acri, Piazza Giovanni Falcone, 1, (Cosenza)
Orario di apertura
Martedi 16-20; da Mercoledi a Sabato 9-13 / 16-20; Domenica 10-13 / 16-20. Lunedi chiuso
Vernissage
30 Giugno 2018, h 17 su invito
Autore
Curatore