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Alberto Burri. L’eterno ritorno alla pittura
Due trittici coloratissimi, descritti da Cesare Brandi come preludi alle grandi pitture degli Ex Seccatoi del Tabacco.
Libri “illustrati” da Burri per le poesie di Saffo e Minsa Craig.
Un raro disegno e una tempera, che incarnano l’eterna tensione verso l’“impossibile” soluzione dell’immagine.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
BURRI. L’ETERNO RITORNO ALLA PITTURA
a cura di Giuseppe Simone Modeo
GALLERIA 55 ART PRIVÉ, VIA DELLA FARA, 13, BERGAMO
DAL 30.11.24 AL 12.01.25
«L’ultimo mio quadro è uguale al primo»
Alberto Burri
Opening sabato 30 novembre 2024, ore 18:30
Dal 30 novembre 2024 al 12 gennaio 2025, la Galleria 55 Art Privé di Bergamo, in collaborazione con Magonza e l’associazione ArsNova, con l’organizzazione della Bramo s.r.l.s e Media Partnership di Seilatv di Bergamo, ospiterà l’esposizione Burri. L’eterno ritorno alla pittura a cura di Giuseppe Simone Modeo, dedicata al grande artista del Novecento che rinnovando il linguaggio pittorico ha saputo ridefinire i confini stessi dell’arte. Oggi più che mai, come ci dimostra questa raffinata esposizione, il suo lavoro continua a stimolare riflessioni e suggestioni sul nostro tempo.
La produzione artistica di Alberto Burri, dagli anni Quaranta fino alla sua morte nel 1995, potrebbe essere felicemente rappresentata, in geometria, come un cerchio. Se ci accostiamo all'opera del maestro, in un qualsiasi punto di questo cerchio – per definizione forma senza partenza e senza arrivo – ci troviamo sempre di fronte all'enigma dell'immagine, composta e infine raggiunta attraverso la pittura. Col senno di poi, la prima, precoce dichiarazione dell'artista – pubblicata nel 1955 in The New Decade: 22 European Painters and Sculptors, Museum of Modern Art di New York – suona quasi profetica: «Le parole non mi sono d’aiuto quando provo a parlare della mia pittura. Questa è un’irriducibile presenza che rifiuta di essere tradotta in qualsiasi altra forma di espressione. È una presenza nello stesso tempo imminente e attiva. Questa è quanto essa significa: esistere così come dipingere».La
recente mostra che celebra Burri per il centenario della nascita al Guggenheim di New York, dove l'artista è tornato dopo l'importante retrospettiva del 1976, potenzia fortemente questa visione di unità, circolarità e palindromicità. La spirale del celebre edificio, progettato nel 1943 da F. L. Wright quale sede del Solomon R. Guggenheim Museum, permette non solo di compiere fisicamente il percorso circolare nel risalire dalle prime opere agli ultimi esiti della sua ricerca – i Cellotex – ma rende possibile, da qualsiasi punto del museo, osservare a colpo d'occhio la stratificazione delle varie stagioni (diverse per tecniche e materiali pittorici ed extrapittorici) che caratterizzano il suo lavoro, senza mettere mai in dubbio l'assunto iniziale.
Il meccanismo visivo che Burri instaura nella mostra del 1976, replicato nella retrospettiva celebrativa del 2015, i rapporti e le connessioni che stabilisce fra le opere e con lo spazio, sono gli stessi che troviamo a Palazzo Albizzini (1982) e agli Ex Seccatoi del Tabacco (1989) a Città di Castello, dove viene cancellata la presenza delle opere come elemento singolo in favore del rapporto spaziale delle stesse all'interno di un Ciclo. Nascono così Il Viaggio (1979), Orsanmichele (1980), Sestante (1982), solo per citare alcuni esempi.
Ma saranno le prime tempere dalla fine degli anni Quaranta e le numerose serigrafie colorate, che si sviluppano fin da subito come Polittici, a portare Burri, sul finire della sua vita, a concepire organismi di opere (i già citati Cicli) e a collegare idealmente fra loro i Grandi Cretti (Gibellina, Capodimonte, Los Angeles).
Scrive Calvesi: «Se un futuro storico dell'arte dovesse rinvenire senza indicazioni attributive un gruppo di piccole tempere dal '48 in su, fino ad anni recenti, che oggi Burri conserva presso di sé, avrebbe di che scervellarsi, specie se l'immagine dell'artista si sarà tramandata nei termini delle più forzate interpretazioni informal-esistenziali. È raro incontrare qualcosa di più squisitamente pittorico, di più dipinto di queste tempere; e con una qualità che non cede ad altri tra i grossi maestri contemporanei». Il critico aggiunge che Burri «ci sfida “a dipingere anche con il pennello” in tempo di diluvio di materie mentre era stata sfida a dipingere “anche con un Sacco sporco" in tempo di diluvio di Pennelli». Conclude, riportandoci all'assunto iniziale: «Questo non è un "altro" Burri, come del resto solo un occhio superficiale potrebbe giudicare. Questo Burri è tutt'uno con l'altro, ma se l'ennesima affermazione di unità [...] potrà essere solo la conclusione di questa ulteriore analisi, vorrei intanto dire subito che questo Burri è almeno vecchio quanto l'altro, come dimostrano tutta una serie di carte e di "variazioni" qui presenti».
In mostra due coloratissimi trittici già notati da Cesare Brandi, «quei polloni che ristoppiano alla base dei grandi tronchi», come seme e alfabeto di segni e colori, quasi un preludio e una anticipazione delle grandi pitture degli Ex Seccatoi del Tabacco, ultima e grande “opera totale”. Troviamo poi due preziosi libri “illustrati” da Burri per le poesie di Saffo – poeticamente “tradotte” da Emilio Villa – , e un libro di poesie di Minsa Craig, edito dall’amico di sempre Nemo Sarteanesi, contenente un’opera monocroma che gioca arditamente con il lucido e l’opaco. E poi ancora, un disegno e una tempera – raramente esposte – a cercare di completare un ragionamento che però non può trovare pace. Si tratta infatti di dipingere nel senso di «Costruire Sfingi» (Claudio Parmiggiani) cercando la soluzione “impossibile” dell’enigma dell’immagine.
L’esposizione sarà aperta al pubblico dal venerdì alla domenica, con i seguenti orari:
Mattino: 10:30 – 13:00
Pomeriggio: 16:00 – 19:30
La Galleria 55 Art Privé si trova in via della Fara, 13 a Bergamo.
a cura di Giuseppe Simone Modeo
GALLERIA 55 ART PRIVÉ, VIA DELLA FARA, 13, BERGAMO
DAL 30.11.24 AL 12.01.25
«L’ultimo mio quadro è uguale al primo»
Alberto Burri
Opening sabato 30 novembre 2024, ore 18:30
Dal 30 novembre 2024 al 12 gennaio 2025, la Galleria 55 Art Privé di Bergamo, in collaborazione con Magonza e l’associazione ArsNova, con l’organizzazione della Bramo s.r.l.s e Media Partnership di Seilatv di Bergamo, ospiterà l’esposizione Burri. L’eterno ritorno alla pittura a cura di Giuseppe Simone Modeo, dedicata al grande artista del Novecento che rinnovando il linguaggio pittorico ha saputo ridefinire i confini stessi dell’arte. Oggi più che mai, come ci dimostra questa raffinata esposizione, il suo lavoro continua a stimolare riflessioni e suggestioni sul nostro tempo.
La produzione artistica di Alberto Burri, dagli anni Quaranta fino alla sua morte nel 1995, potrebbe essere felicemente rappresentata, in geometria, come un cerchio. Se ci accostiamo all'opera del maestro, in un qualsiasi punto di questo cerchio – per definizione forma senza partenza e senza arrivo – ci troviamo sempre di fronte all'enigma dell'immagine, composta e infine raggiunta attraverso la pittura. Col senno di poi, la prima, precoce dichiarazione dell'artista – pubblicata nel 1955 in The New Decade: 22 European Painters and Sculptors, Museum of Modern Art di New York – suona quasi profetica: «Le parole non mi sono d’aiuto quando provo a parlare della mia pittura. Questa è un’irriducibile presenza che rifiuta di essere tradotta in qualsiasi altra forma di espressione. È una presenza nello stesso tempo imminente e attiva. Questa è quanto essa significa: esistere così come dipingere».La
recente mostra che celebra Burri per il centenario della nascita al Guggenheim di New York, dove l'artista è tornato dopo l'importante retrospettiva del 1976, potenzia fortemente questa visione di unità, circolarità e palindromicità. La spirale del celebre edificio, progettato nel 1943 da F. L. Wright quale sede del Solomon R. Guggenheim Museum, permette non solo di compiere fisicamente il percorso circolare nel risalire dalle prime opere agli ultimi esiti della sua ricerca – i Cellotex – ma rende possibile, da qualsiasi punto del museo, osservare a colpo d'occhio la stratificazione delle varie stagioni (diverse per tecniche e materiali pittorici ed extrapittorici) che caratterizzano il suo lavoro, senza mettere mai in dubbio l'assunto iniziale.
Il meccanismo visivo che Burri instaura nella mostra del 1976, replicato nella retrospettiva celebrativa del 2015, i rapporti e le connessioni che stabilisce fra le opere e con lo spazio, sono gli stessi che troviamo a Palazzo Albizzini (1982) e agli Ex Seccatoi del Tabacco (1989) a Città di Castello, dove viene cancellata la presenza delle opere come elemento singolo in favore del rapporto spaziale delle stesse all'interno di un Ciclo. Nascono così Il Viaggio (1979), Orsanmichele (1980), Sestante (1982), solo per citare alcuni esempi.
Ma saranno le prime tempere dalla fine degli anni Quaranta e le numerose serigrafie colorate, che si sviluppano fin da subito come Polittici, a portare Burri, sul finire della sua vita, a concepire organismi di opere (i già citati Cicli) e a collegare idealmente fra loro i Grandi Cretti (Gibellina, Capodimonte, Los Angeles).
Scrive Calvesi: «Se un futuro storico dell'arte dovesse rinvenire senza indicazioni attributive un gruppo di piccole tempere dal '48 in su, fino ad anni recenti, che oggi Burri conserva presso di sé, avrebbe di che scervellarsi, specie se l'immagine dell'artista si sarà tramandata nei termini delle più forzate interpretazioni informal-esistenziali. È raro incontrare qualcosa di più squisitamente pittorico, di più dipinto di queste tempere; e con una qualità che non cede ad altri tra i grossi maestri contemporanei». Il critico aggiunge che Burri «ci sfida “a dipingere anche con il pennello” in tempo di diluvio di materie mentre era stata sfida a dipingere “anche con un Sacco sporco" in tempo di diluvio di Pennelli». Conclude, riportandoci all'assunto iniziale: «Questo non è un "altro" Burri, come del resto solo un occhio superficiale potrebbe giudicare. Questo Burri è tutt'uno con l'altro, ma se l'ennesima affermazione di unità [...] potrà essere solo la conclusione di questa ulteriore analisi, vorrei intanto dire subito che questo Burri è almeno vecchio quanto l'altro, come dimostrano tutta una serie di carte e di "variazioni" qui presenti».
In mostra due coloratissimi trittici già notati da Cesare Brandi, «quei polloni che ristoppiano alla base dei grandi tronchi», come seme e alfabeto di segni e colori, quasi un preludio e una anticipazione delle grandi pitture degli Ex Seccatoi del Tabacco, ultima e grande “opera totale”. Troviamo poi due preziosi libri “illustrati” da Burri per le poesie di Saffo – poeticamente “tradotte” da Emilio Villa – , e un libro di poesie di Minsa Craig, edito dall’amico di sempre Nemo Sarteanesi, contenente un’opera monocroma che gioca arditamente con il lucido e l’opaco. E poi ancora, un disegno e una tempera – raramente esposte – a cercare di completare un ragionamento che però non può trovare pace. Si tratta infatti di dipingere nel senso di «Costruire Sfingi» (Claudio Parmiggiani) cercando la soluzione “impossibile” dell’enigma dell’immagine.
L’esposizione sarà aperta al pubblico dal venerdì alla domenica, con i seguenti orari:
Mattino: 10:30 – 13:00
Pomeriggio: 16:00 – 19:30
La Galleria 55 Art Privé si trova in via della Fara, 13 a Bergamo.
30
novembre 2024
Alberto Burri. L’eterno ritorno alla pittura
Dal 30 novembre 2024 al 12 gennaio 2025
arte moderna
Location
55 Art Privé
Bergamo, Via della Fara, 13, (BG)
Bergamo, Via della Fara, 13, (BG)
Orario di apertura
Venerdì - Domenica
Mattino: 10:30 – 13:00
Pomeriggio: 16:00 – 19:30
Vernissage
30 Novembre 2024, 18.30
Ufficio stampa
Bramo srls
Autore
Curatore
Allestimento
Progetto grafico
Media partner
Produzione organizzazione
Trasporti
Bramo srls