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Alberto Giuliani – Pale D’Altare
Le pale d’altare di Alberto Giuliani: 20 opere realizzate con la tecnica del dripping utilizzando smalto nero su carta.
Il ciclo nasce da una riflessione storica, formale e a tratti emotiva, all’interno del legame profondo che unisce e attraversa le arti visive nella cultura Occidentale.
Comunicato stampa
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Le pale d’altare di Alberto Giuliani sono memoria e trasfigurazione del segno con cui gli antichi maestri sapevano sintetizzare e definire gli elementi che connotavano il linguaggio architettonico classico.
I dossali, arredo imprescindibile alla liturgia, adornavano gli altari delle chiese cristiane. Disposte in diverse strutture e forme organizzate da più tavole e cornici, generavano strutture complesse contornate spesso da elaborate cornici che avevano la funzione di mediare tra lo spazio dipinto e lo spazio dell’edificio.
Alberto Giuliani con la sola tecnica del dripping a smalto e con una sintesi fuori dal comune, rievoca l’enfasi dei momenti liturgici nell’interazione tra il dipinto e l’architettura limitrofa entro cui l'opera veniva collocata: erige trabeazioni lineari sorrette da pilastri; edifica montanti simmetrici che sostengono architravi intagliati; innalza lesene sormontate da timpani spezzati con la stessa immediatezza con cui venivano realizzati - a carboncino o a matita sanguigna - gli studi preparatori delle grandi opere architettoniche del periodo rinascimentale e barocco.
Unica citazione concessa è nel dettaglio a grande scala de la Pala Pesaro di Tiziano per l’Altare della Immacolata Concezione dei Frari che apre la mostra, per il resto, l’invenzione e l’astrazione che caratterizzano le pale d’Altare di Alberto Giuliani sono un fatto nuovo e importante perché sanciscono una pittura in continuità col presente, che valorizza l’arte e l’architettura italiana.
I dossali, arredo imprescindibile alla liturgia, adornavano gli altari delle chiese cristiane. Disposte in diverse strutture e forme organizzate da più tavole e cornici, generavano strutture complesse contornate spesso da elaborate cornici che avevano la funzione di mediare tra lo spazio dipinto e lo spazio dell’edificio.
Alberto Giuliani con la sola tecnica del dripping a smalto e con una sintesi fuori dal comune, rievoca l’enfasi dei momenti liturgici nell’interazione tra il dipinto e l’architettura limitrofa entro cui l'opera veniva collocata: erige trabeazioni lineari sorrette da pilastri; edifica montanti simmetrici che sostengono architravi intagliati; innalza lesene sormontate da timpani spezzati con la stessa immediatezza con cui venivano realizzati - a carboncino o a matita sanguigna - gli studi preparatori delle grandi opere architettoniche del periodo rinascimentale e barocco.
Unica citazione concessa è nel dettaglio a grande scala de la Pala Pesaro di Tiziano per l’Altare della Immacolata Concezione dei Frari che apre la mostra, per il resto, l’invenzione e l’astrazione che caratterizzano le pale d’Altare di Alberto Giuliani sono un fatto nuovo e importante perché sanciscono una pittura in continuità col presente, che valorizza l’arte e l’architettura italiana.
27
maggio 2023
Alberto Giuliani – Pale D’Altare
Dal 27 maggio al 03 giugno 2023
architettura
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA EMBRICE
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a sabato, dalle 18 alle 20, domenica chiuso
Vernissage
27 Maggio 2023, Dalle 18:00
Autore
Curatore
Autore testo critico
Allestimento
MassimoAlessandrini
Ho visitato la mostra di Alberto Giuliani, con lui, ma ho cercato, prima di ogni scambio, di farmi un’idea… la successiva discussione tra noi, è stata “nitida e veloce”, forse a causa di studi e passioni comuni. L’uso della tecnica, il dripping a smalto su cartoncino, monocromatico, con questo contrasto pieno, nero su bianco, e questa plasticità della tintura, che seccando acquisisce un leggero scarto volumetrico, presuppone non solo una padronanza non comune, ma una estrema capacità di sintesi ed una assoluta conoscenza dell’oggetto rappresentato, non tanto come puro elemento architettonico, ma come sintesi di teoria e pratica dell’architettura, acquisita, si coglie bene, solo grazie ad una conoscenza profonda della trattatistica che si dipana dal ‘400 fiorentino, ma già con riferimento a Vitruvio, e che si trasferirà sulle sponte del Tevere, in quella stagione contrassegnata dalle personalità che hanno segnato la città dei Papi: Raffaello, Bramante, poi Benrini, Borromini; mi verrebbe da insierire in questa teoria di “Operatori dell’Architettura” a Roma, anche il recentemente scomparso Paolo Portoghesi, Maestro di studio, ma anche di sintesi intepretativa, nonchè di delicatezza nel segno e nella parola. Questa “piccola, grandissima” mostra, valeva non solo la visita, ma anche il viaggio. Complimenti Alberto!