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Alberto Givanni – Boa Viagem – Reportage dal Mozambico
Continua l’appassionata indagine del fotoreporter Alberto Givanni nella multiforme realtà africana, fermata e ritratta nella bicromia dei bianchi e dei neri, scalando a perdifiato l’impennare dei grigi o declinando l’addensarsi morbido delle sfumature d’espressione.
Comunicato stampa
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Continua l’appassionata indagine del fotoreporter Alberto Givanni nella multiforme realtà africana, fermata e ritratta nella bicromia dei bianchi e dei neri, scalando a perdifiato l’impennare dei grigi o declinando l’addensarsi morbido delle sfumature d’espressione. Dopo aver raccontato un Sud Africa in convulsa espansione economica e sociale con la pubblicazione Africa oltre lo specchio, affronta ora con Boa Viagem. Reportage dal Mozambico la poliedrica e sfaccettata situazione mozambicana. Come scrive lo storico della fotografia Italo Zannier, curatore insieme al critico d’arte Elisabetta Pozzetti del volume, il reportage “compone un limpido mosaico su quella realtà, osservata persino con affetto; uno sguardo che fa pensare agli anni eroici del neorealismo italiano”. Cinquanta fotografie in bianco e nero che, come sottolinea nell’introduzione l'ambasciatore del Mozambico, Francisco Elias Paulo Chigarro, “ritraggono gente semplice e umile ma che interpretano la vera dinamica di questa società, rispecchiando allo stesso tempo le sfide e le contraddizioni proprie di un paese in via di sviluppo”.
Sono infatti settemila i chilometri che al visitatore è dato di percorrere virtualmente. Dall’Oceano, quello Indiano, all’entroterra, difficile avanzata fino allo Zimbabwe, da Maputo a Nacala. Luoghi tanto magnifici quanto surreali, tanto improbabili quanto reali. Dalla discarica di Maputo e dunque dalla difficile condizione di sopravvivenza in special modo dei bambini, che della montagna di rifiuti hanno fatto la loro casa, alla suggestiva spiaggia di Beira, dove neri relitti incagliati sulla rena incombono sul brulicante commercio del pesce, fino al mercato denso di umori e vita di Nampula, in cui, accanto a prodotti di internazionale distribuzione, sopravvivono antiche tradizioni alimentari, fino all’intensa narrazione articolata nelle sale dell’ospedale di Alua, poche stanze e una rimessa che funge da sala d’attesa. Si succedono gli scatti realizzati a Tete, Carapira, Mucumbura, Mamelane, Nacala e Boroma, e in zone normalmente considerate irraggiungibili, come i villaggi nascosti nelle foreste ai confini dello Zimbabwe. Scatti che fermano una vita scandita da un tempo molto differente da quello occidentale. Le lezioni di sartoria, destinate agli uomini, assecondano ritmi ancora del tutto artigianali, dove la produzione si regge sulla metodica e attenta laboriosità di ago e filo. I maestri insegnano al di sotto di un capanno fatiscente o in una scuola, con la vecchia Singer disegnata a gessetto sulla lavagna.
Si tratta dunque di un notevole reportage perché non si perda memoria di questa realtà, nel tritatutto di una rampante globalizzazione, e perché non si alimentino ulteriori inammissibili sacche di emarginazione. Del resto ancora citando Zannier: “I fotografi "africani" come Givanni sanno di essere in qualche modo "utili", sempre che si voglia riconoscere alla fotografia non soltanto la sua ovvia qualità di testimone (e non di mero documento), ma anche la sua fondamentale qualità estetica e poetica, dove infine si può trovare una più attendibile verità”.
Chi è Alberto Givanni
All’Accademia di Belle Arti di Bologna frequenta le lezioni di Ken Damy, sviluppando ricerche sperimentali sui materiali di stampa. Diplomatosi, perfeziona gli studi grafici e pittorici all’Accademia di Belle Arti di Amsterdam, in Olanda.
Fotografo professionista da dieci anni, ha lavorato per testate nazionali e internazionali nei settori della cronaca e dello sport. Per la redazione di Nigrizia ha realizzato nel 2002 un’ampia documentazione fotografica dei centri rurali in Sudafrica, pubblicata lo stesso anno nel libro Africa oltre lo specchio edito da Minerva Edizioni, curato da Elisabetta Pozzetti con testi di Alex Zanotelli e Franco Patruno.
L’anno seguente ha approfondito le differenti tematiche sociali presenti nel Mozambico, sfociate nel 2004, per i tipi della Minerva Edizioni, nel volume Boa Viagem. Reportage dal Mozambico, curato da Italo Zannier ed Elisabetta Pozzetti. Si appresta ora a ripartire per l’Africa per focalizzare le problematiche relative allo sfruttamento minerario e umano nella Sierra Leone.
Sono infatti settemila i chilometri che al visitatore è dato di percorrere virtualmente. Dall’Oceano, quello Indiano, all’entroterra, difficile avanzata fino allo Zimbabwe, da Maputo a Nacala. Luoghi tanto magnifici quanto surreali, tanto improbabili quanto reali. Dalla discarica di Maputo e dunque dalla difficile condizione di sopravvivenza in special modo dei bambini, che della montagna di rifiuti hanno fatto la loro casa, alla suggestiva spiaggia di Beira, dove neri relitti incagliati sulla rena incombono sul brulicante commercio del pesce, fino al mercato denso di umori e vita di Nampula, in cui, accanto a prodotti di internazionale distribuzione, sopravvivono antiche tradizioni alimentari, fino all’intensa narrazione articolata nelle sale dell’ospedale di Alua, poche stanze e una rimessa che funge da sala d’attesa. Si succedono gli scatti realizzati a Tete, Carapira, Mucumbura, Mamelane, Nacala e Boroma, e in zone normalmente considerate irraggiungibili, come i villaggi nascosti nelle foreste ai confini dello Zimbabwe. Scatti che fermano una vita scandita da un tempo molto differente da quello occidentale. Le lezioni di sartoria, destinate agli uomini, assecondano ritmi ancora del tutto artigianali, dove la produzione si regge sulla metodica e attenta laboriosità di ago e filo. I maestri insegnano al di sotto di un capanno fatiscente o in una scuola, con la vecchia Singer disegnata a gessetto sulla lavagna.
Si tratta dunque di un notevole reportage perché non si perda memoria di questa realtà, nel tritatutto di una rampante globalizzazione, e perché non si alimentino ulteriori inammissibili sacche di emarginazione. Del resto ancora citando Zannier: “I fotografi "africani" come Givanni sanno di essere in qualche modo "utili", sempre che si voglia riconoscere alla fotografia non soltanto la sua ovvia qualità di testimone (e non di mero documento), ma anche la sua fondamentale qualità estetica e poetica, dove infine si può trovare una più attendibile verità”.
Chi è Alberto Givanni
All’Accademia di Belle Arti di Bologna frequenta le lezioni di Ken Damy, sviluppando ricerche sperimentali sui materiali di stampa. Diplomatosi, perfeziona gli studi grafici e pittorici all’Accademia di Belle Arti di Amsterdam, in Olanda.
Fotografo professionista da dieci anni, ha lavorato per testate nazionali e internazionali nei settori della cronaca e dello sport. Per la redazione di Nigrizia ha realizzato nel 2002 un’ampia documentazione fotografica dei centri rurali in Sudafrica, pubblicata lo stesso anno nel libro Africa oltre lo specchio edito da Minerva Edizioni, curato da Elisabetta Pozzetti con testi di Alex Zanotelli e Franco Patruno.
L’anno seguente ha approfondito le differenti tematiche sociali presenti nel Mozambico, sfociate nel 2004, per i tipi della Minerva Edizioni, nel volume Boa Viagem. Reportage dal Mozambico, curato da Italo Zannier ed Elisabetta Pozzetti. Si appresta ora a ripartire per l’Africa per focalizzare le problematiche relative allo sfruttamento minerario e umano nella Sierra Leone.
25
aprile 2004
Alberto Givanni – Boa Viagem – Reportage dal Mozambico
Dal 25 aprile al 09 maggio 2004
fotografia
Location
PINACOTECA CIVICA
Pieve Di Cento, Piazza A. Costa, 10, (Bologna)
Pieve Di Cento, Piazza A. Costa, 10, (Bologna)
Orario di apertura
sabato: 15.30-18.30; domenica: 9-12; 15.30-18.30;da lunedì a venerdì: 9-12 (a richiesta)
Vernissage
25 Aprile 2004, ore 11.30
Sito web
www.albertogivanni.com
Autore