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Alberto Magnelli – Collages 1936-1965
Alberto Magnelli ha realizzato poche decine di collages durante un periodo di tempo che copre tuttavia circa trent’anni. I primi risalgono agli anni Trenta e accompagnano la grande stagione astratta della sua maturità artistica sino agli anni Sessanta
Comunicato stampa
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Alberto Magnelli ha realizzato poche decine di collages durante un periodo di tempo che copre tuttavia circa trent'anni. I primi risalgono agli anni Trenta e accompagnano la grande stagione astratta della sua maturità artistica sino agli anni Sessanta.
L”invenzione” moderna della tecnica del collage appartiene senz’altro alle avanguardie storiche e specialmente al cubismo. Sia con intenti dissacratori sia come ampliamento delle soluzioni formali, gli artisti cercano una soluzione all’eterno contrasto arte/vita prelevando e immettendo nelle loro opere materiali di scarto della vita quotidiana (in un primo momento questi “luoghi quotidiani” erano i caffè o gli atelier degli artisti stessi). Il collage e il suo parente stretto, l’assemblaggio, conserveranno per circa un secolo, e anzi aumenteranno, la propria valenza essenzialmente sociale, politica, narrativa (ovviamente di narrazione non lineare) affidandosi di volta in volta a parole chiave come “ibridazione”, “frammentazione” e “appropriazione”. I collages di Alberto Magnelli sono però totalmente estranei a questa che potremmo definire una consolidata tradizione novecentesca e contemporanea. E basterebbe questo, forse, a renderli rari e originali.
A differenza dei collages cubisti e poi dadaisti, che si appropriavano di materiali di scarto, quelli di Magnelli sono infatti costruiti con una scelta deliberata e consapevole di materie industriali: si tratta di volta in volta di carta ruvida, ondulata, cerata, telata, incatramata, oppure carta da parati o da musica o, ancora, cartoni da imballaggio, tela di sacco, corda, sempre selezionati con grande attenzione all'aspetto formale. Al contrario delle avanguardie storiche dunque, che si erano cimentate con il collage essenzialmente attraverso il prelievo di oggetti e materiali “trovati”, prosaici e usurati, Magnelli si serve dei materiali industriali del suo tempo secondo modalità personalissime e sofisticate, con l'intento di arricchire le potenzialità espressive della materia pittorica.
Poco più di vent'anni fa, in un suo saggio sui collages di Magnelli Giulio Carlo Argan si domandava: “Severa sperimentazione o raffinata ironia sulle contraddizioni della pittura nell'epoca dell'industria? Ma che differenza c'è?”. In questo interrogativo (retorico) si racchiude il senso della pratica del collage di Alberto Magnelli, che si fonda da un lato su una continua ricerca formale, del tutto assimilabile al linguaggio della pittura, dall'altro su una riflessione critica -e non concettuale- sul senso della pittura nell'epoca dell'industria.
La mostra “Alberto Magnelli. Collages” presenta una selezione di 28 collages storici, dal 1936 al 1964, alcuni dei quali esposti nella personale al Centre Pompidou di Parigi del 1989 e nella mostra italiana del 2006 (a Reggio Emilia e Correggio), altri invece completamente inediti. In consonanza con l'affermazione dell'artista sulla necessità di una “coerenza delle forme”, il corpus dei collage in mostra offre una visione rigorosa del suo lavoro di sperimentazione, sempre giocato su una gamma omogenea di materiali e geometrie, con l'unica straordinaria eccezione del Collage n.820, 1938, ove sono presenti, sul cartone ondulato e sul legno del fondo, foglie, rami, cocci di vetro e di terracotta, unica concessione a un perduto “naturalismo”.
La mostra, curata da Daniel Abadie e Danna Battaglia Olgiati è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale con testi di Ada Masoero e Giovani Iovane.
La rassegna si avvale del prestigioso contributo di: Martin Maurel Sella – Banque Privée (Monaco), MPM & Partners (Monaco), Audemars Piguet Le Mâitre de l’Horlogerie depuis 1875, e Kogan Financial Art.
L”invenzione” moderna della tecnica del collage appartiene senz’altro alle avanguardie storiche e specialmente al cubismo. Sia con intenti dissacratori sia come ampliamento delle soluzioni formali, gli artisti cercano una soluzione all’eterno contrasto arte/vita prelevando e immettendo nelle loro opere materiali di scarto della vita quotidiana (in un primo momento questi “luoghi quotidiani” erano i caffè o gli atelier degli artisti stessi). Il collage e il suo parente stretto, l’assemblaggio, conserveranno per circa un secolo, e anzi aumenteranno, la propria valenza essenzialmente sociale, politica, narrativa (ovviamente di narrazione non lineare) affidandosi di volta in volta a parole chiave come “ibridazione”, “frammentazione” e “appropriazione”. I collages di Alberto Magnelli sono però totalmente estranei a questa che potremmo definire una consolidata tradizione novecentesca e contemporanea. E basterebbe questo, forse, a renderli rari e originali.
A differenza dei collages cubisti e poi dadaisti, che si appropriavano di materiali di scarto, quelli di Magnelli sono infatti costruiti con una scelta deliberata e consapevole di materie industriali: si tratta di volta in volta di carta ruvida, ondulata, cerata, telata, incatramata, oppure carta da parati o da musica o, ancora, cartoni da imballaggio, tela di sacco, corda, sempre selezionati con grande attenzione all'aspetto formale. Al contrario delle avanguardie storiche dunque, che si erano cimentate con il collage essenzialmente attraverso il prelievo di oggetti e materiali “trovati”, prosaici e usurati, Magnelli si serve dei materiali industriali del suo tempo secondo modalità personalissime e sofisticate, con l'intento di arricchire le potenzialità espressive della materia pittorica.
Poco più di vent'anni fa, in un suo saggio sui collages di Magnelli Giulio Carlo Argan si domandava: “Severa sperimentazione o raffinata ironia sulle contraddizioni della pittura nell'epoca dell'industria? Ma che differenza c'è?”. In questo interrogativo (retorico) si racchiude il senso della pratica del collage di Alberto Magnelli, che si fonda da un lato su una continua ricerca formale, del tutto assimilabile al linguaggio della pittura, dall'altro su una riflessione critica -e non concettuale- sul senso della pittura nell'epoca dell'industria.
La mostra “Alberto Magnelli. Collages” presenta una selezione di 28 collages storici, dal 1936 al 1964, alcuni dei quali esposti nella personale al Centre Pompidou di Parigi del 1989 e nella mostra italiana del 2006 (a Reggio Emilia e Correggio), altri invece completamente inediti. In consonanza con l'affermazione dell'artista sulla necessità di una “coerenza delle forme”, il corpus dei collage in mostra offre una visione rigorosa del suo lavoro di sperimentazione, sempre giocato su una gamma omogenea di materiali e geometrie, con l'unica straordinaria eccezione del Collage n.820, 1938, ove sono presenti, sul cartone ondulato e sul legno del fondo, foglie, rami, cocci di vetro e di terracotta, unica concessione a un perduto “naturalismo”.
La mostra, curata da Daniel Abadie e Danna Battaglia Olgiati è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale con testi di Ada Masoero e Giovani Iovane.
La rassegna si avvale del prestigioso contributo di: Martin Maurel Sella – Banque Privée (Monaco), MPM & Partners (Monaco), Audemars Piguet Le Mâitre de l’Horlogerie depuis 1875, e Kogan Financial Art.
13
marzo 2008
Alberto Magnelli – Collages 1936-1965
Dal 13 marzo al 24 maggio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA FONTE D’ABISSO
Milano, Via Del Carmine, 7, (Milano)
Milano, Via Del Carmine, 7, (Milano)
Orario di apertura
Chiusura lunedì e festivi e dal 21 al 24 marzo 2008
Vernissage
13 Marzo 2008, ore 18.30
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore