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Alberto Manzetti – Elogio della leggerezza
Il paesaggio urbano è il tema più ricorrente di questa personale. Ma è sempre un paesaggio che perde le radici, che si relaziona più con l’aria che con la terra e, a mio avviso, più con il mistero di un “dove” e un “da dove” lontani che con la contingenza del vivere quotidiano.
Comunicato stampa
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Con la personale di Alberto Manzetti dedichiamo un altro appuntamento al tema della leggerezza, con una piccola avvertenza però: leggerezza, per noi, non è affatto sinonimo di banalità. Mario Vargas Llosa, in una recente intervista, ha messo in guardia i promotori di cultura contro il diffondersi di una certa tendenza a semplificare eccessivamente i fenomeni culturali riducendo tutto a forme di intrattenimento che privilegiano esclusivamente lo svago, col rischio di indebolire la capacità di discernimento tra le tradizionali categorie di buono e cattivo, bello e brutto. Noi concordiamo e, lo dico per inciso, vorremmo evitare di correre questo rischio.
Per Manzetti, in realtà, la leggerezza è un punto d’arrivo, una conquista che parte innanzitutto dall’annullamento del bianco della tela in favore di un grigio antracite uniformemente steso su tutta la superficie. E procede, nella sua chirurgica maniera di esercitare la pittura sezionando nettamente i piani, anche con l’aiuto della carta gommata, verso la conquista della luce, per passaggi di colore successivi, gradualmente stesi, velatura dopo velatura. Le forme, emerse come i ricordi dall’inconscio, restano sospese, leggermente protese verso una dimensione extra umana; e sembrano interrogarsi sull’”oltre”. Ma attenzione, Manzetti è artista accorto e misurato, si guarda bene dall’indicare direzioni …e così, in modo deciso, rinuncia ai trucchi della prospettiva, lascia che tutto galleggi su un piano bidimensionale, le linee non convergono mai verso un punto, i volumi si definiscono e si staccano in virtù di un gioco fatto di equilibri e contrapposizioni cromatiche accuratamente calibrate.
Il paesaggio urbano, stilizzato e rarefatto in una sintesi di geometrie rigorose e cromatismi decisi, circondato da una natura condensata in pochi accenni simbolici dati dal colore, è il tema più ricorrente di questa personale. Ma è sempre un paesaggio che perde le radici, che si relaziona più con l’aria che con la terra e, a mio avviso, più con il mistero di un “dove” e un “da dove” lontani, fuori dalla portata umana, che con la contingenza del vivere quotidiano. La presenza umana diretta, in queste tele eseguite ad acrilico, è limitata quasi esclusivamente a due piccole figure stilizzate presenti in un quadro, un adulto e un bambino che si tengono per mano e guardano il cielo, un cielo sempre affollato di presenze spesso indefinite, appena riconoscibili; corpi vaganti, flussi di colore…
Con “Elogio della Leggerezza”, questo il titolo della mostra, Alberto Manzetti intende offrirci un momento di puro godimento visivo, tutt’altro che vuoto e non privo di spunti di riflessione, per chi li voglia trovare; fruibile su più piani, compreso quello del puro e semplice divertimento/svago.
Claudio Muolo
Per Manzetti, in realtà, la leggerezza è un punto d’arrivo, una conquista che parte innanzitutto dall’annullamento del bianco della tela in favore di un grigio antracite uniformemente steso su tutta la superficie. E procede, nella sua chirurgica maniera di esercitare la pittura sezionando nettamente i piani, anche con l’aiuto della carta gommata, verso la conquista della luce, per passaggi di colore successivi, gradualmente stesi, velatura dopo velatura. Le forme, emerse come i ricordi dall’inconscio, restano sospese, leggermente protese verso una dimensione extra umana; e sembrano interrogarsi sull’”oltre”. Ma attenzione, Manzetti è artista accorto e misurato, si guarda bene dall’indicare direzioni …e così, in modo deciso, rinuncia ai trucchi della prospettiva, lascia che tutto galleggi su un piano bidimensionale, le linee non convergono mai verso un punto, i volumi si definiscono e si staccano in virtù di un gioco fatto di equilibri e contrapposizioni cromatiche accuratamente calibrate.
Il paesaggio urbano, stilizzato e rarefatto in una sintesi di geometrie rigorose e cromatismi decisi, circondato da una natura condensata in pochi accenni simbolici dati dal colore, è il tema più ricorrente di questa personale. Ma è sempre un paesaggio che perde le radici, che si relaziona più con l’aria che con la terra e, a mio avviso, più con il mistero di un “dove” e un “da dove” lontani, fuori dalla portata umana, che con la contingenza del vivere quotidiano. La presenza umana diretta, in queste tele eseguite ad acrilico, è limitata quasi esclusivamente a due piccole figure stilizzate presenti in un quadro, un adulto e un bambino che si tengono per mano e guardano il cielo, un cielo sempre affollato di presenze spesso indefinite, appena riconoscibili; corpi vaganti, flussi di colore…
Con “Elogio della Leggerezza”, questo il titolo della mostra, Alberto Manzetti intende offrirci un momento di puro godimento visivo, tutt’altro che vuoto e non privo di spunti di riflessione, per chi li voglia trovare; fruibile su più piani, compreso quello del puro e semplice divertimento/svago.
Claudio Muolo
11
giugno 2011
Alberto Manzetti – Elogio della leggerezza
Dall'undici giugno al 10 luglio 2011
arte contemporanea
Location
IL CHIODO DI SERMONETA
Sermoneta, Piazza Del Popolo, 13, (Latina)
Sermoneta, Piazza Del Popolo, 13, (Latina)
Orario di apertura
10,00-13,30 17,00-21,00
Vernissage
11 Giugno 2011, h.19,30
Autore
Curatore