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Alberto Mingotti – Dal fondo delle campagne
Il lavoro artistico di Mingotti – protagonista della mostra alla Maddalena – si sviluppa su un doppio percorso: di ceramista e di scultore. Parte, con gli anni Ottanta, da una sapiente filiazione con la maiolica di Faenza, in particolare quella tra liberty e déco realizzata tra la fine del XIX e i primi due decenni del XX secolo.
Comunicato stampa
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Continua il suo percorso il ciclo espositivo promosso dai Musei Civici di Pesaro - le mostre dello scalone/maddalena - con l’obiettivo di dare visibilità al ruolo che intendono svolgere nell’ambito delle Arti Decorative e del Design. Dopo lo scalone vanvitelliano, viene ora proposta come sede la vicinissima chiesa di Santa Maria Maddalena.
Lo spazio accoglierà dal 18 dicembre le sculture in ceramica di Alberto Mingotti; anche questo progetto - dopo quello dedicato a Matthew Spender - è promosso dai Musei Civici con l’Istituto Statale d’Arte “F.Mengaroni” e l’associazione “Il Sagittario delle Idee”.
La presenza dell’Istituto d’arte non è casuale visto che questi eventi vogliono contribuire alla formazione dei giovani e al loro inserimento nel lavoro, ma anche alla diffusione di conoscenze e saperi presso botteghe e imprese artigianali, in linea con una cultura europea - che si va sempre più diffondendo - di innesto tra operatori dell’arte, dell’artigianato e del design. Queste iniziative non sono quindi “semplici” mostre di opere ma costituiscono opportunità concrete per far operare gli artisti sul territorio pesarese; l’esposizione rappresenta il risultato di questo confronto che si rivela ogni volta fertile
e ricco di spunti.
Così è accaduto per Alberto Mingotti, docente dell’Istituto d’Arte di Faenza oltre che
uno degli scultori in ceramica della nuova figurazione più noti attualmente in Italia e all’estero; una sua scultura è presente nella collezione di arte moderna del Senato. L’artista faentino è intervenuto a Pesaro e nel territorio della provincia con alcune presenze significative come la collaborazione con alcune botteghe artigianali di Fratte Rosa, paese
a pochi chilometri da Pesaro caratterizzato da una forte tradizione ceramica. Con un procedimento assolutamente inedito, Mingotti ha applicato alla scultura le famose invetriature color melanzana tipiche del noto vasellame del centro metaurense; per fare questo, l’artista ha lavorato a stretto contatto con gli artigiani sperimentando insieme a loro tecniche
e modi di cottura finora inesplorati e non così facili da eseguire.
Mingotti si recherà pure all’istituto Mengaroni di Pesaro dove mostrerà agli studenti del corso di ceramica le tecniche dello stampaggio di opere in scultura per l’esecuzione in piccola serie.
Altra iniziativa che coinvolge sempre gli allievi della scuola d’arte è la visita all’industria Cerdomus di Castel Bolognese - sponsor dell’evento dedicato a Mingotti - specializzata nella produzione di piastrelle tecnologicamente avanzate e sperimentali nell’ambito dell’arte; l’azienda si avvale infatti, rinnovandoli, dei repertori decorativi dello scultore Angelo Biancini - padre dell’attuale titolare della Cerdomus - le cui opere si trovano anche a Pesaro nella chiesa di San Carlo Borromeo e a Fossombrone nella Quadreria Cesarini. Come già con Matthew Spender, si è scelto come partner economico, una realtà produttiva particolarmente vicina al mondo della ceramica e alle sue tematiche, di produzione, di design e d’arte.
Il lavoro artistico di Mingotti - protagonista della mostra alla Maddalena - si sviluppa su un doppio percorso: di ceramista e di scultore. Parte, con gli anni Ottanta, da una sapiente filiazione con la maiolica di Faenza, in particolare quella tra liberty e déco realizzata tra la fine del XIX e i primi due decenni del XX secolo. Non si possono trascurare però, fin dal 1970 le sue sperimentazioni nelle tecniche decorative rinascimentali del XVI secolo, come testimoniano le maioliche decorate a lustro - tipologia ceramica di cui Mingotti è raffinatissimo interprete - del periodo forlivese (1977-83).
Il passaggio fra questi anni di formazione e di riconoscimento del suo genius loci e il mutamento in un segno plastico della maturità più interiorizzato e fortemente cromatico, avviene dopo. La “crescita” è ben testimoniata da due occasioni espositive: la mostra alla Galleria Repetto di Alessandria nel 1988 e - nel 1995 - l’installazione a Casalecchio di Reno della scultura commemorativa dello schianto di un piccolo aereo sull’Istituto Tecnico Salvemini.
E’ proprio in questo momento di trapasso, negli anni Ottanta, che inizia il dialogo
di Mingotti con Arturo Martini, riferimento primo per la scultura italiana del XX secolo.
Ma lo scultore faentino non è un semplice epigono di Martini.
I personaggi, le forme e i paesaggi di Mingotti alludono a quelli di Martini ma rimandano
ad una cultura figurativa più antica e ancestrale; le sue opere svelano un’umanità quasi “primitiva” ed evocano un mondo rurale la cui forza ruota attorno al nucleo familiare e ai suoi legami oggi purtroppo non più così forti. Lontano dalla preziosità della maiolica, nell’impasto argilloso usato da Mingotti le figure sembrano emergere con forza dalle zolle e i cromatismi
hanno un effetto straniante: sottolineano il trauma del cambiamento (è un mondo
contadino che scompare); il colore non è decorativo ma ha una funzione fortemente espressionistica.
Nell’esposizione pesarese, il pubblico potrà ammirare un gruppo di opere eseguite
con gli artigiani delle botteghe di Fratte Rosa ed altre realizzate appositamente per la
mostra nella chiesa della Maddalena. In entrambi i casi si tratta di sculture in terracotta smaltata in policromia; materia e colore, dunque. Ceramista faentino, infatti, Mingotti custodisce in sé e rinnova l’antica tradizione artigianale di Faenza; tradizione in cui
convivono l’abilità nel plasmare l’argilla - materiale “primario” per eccellenza –
e la preziosità degli smalti e dei lustri.
Il catalogo della mostra sarà caratterizzato dalla presenza della Fotobiografiad’Autore
di Federico Tamburini dedicata ad Alberto Mingotti, percorso fotografico che documenta il lavoro e il quotidiano dell’artista e il suo ”incontro” con Pesaro.
Lo spazio accoglierà dal 18 dicembre le sculture in ceramica di Alberto Mingotti; anche questo progetto - dopo quello dedicato a Matthew Spender - è promosso dai Musei Civici con l’Istituto Statale d’Arte “F.Mengaroni” e l’associazione “Il Sagittario delle Idee”.
La presenza dell’Istituto d’arte non è casuale visto che questi eventi vogliono contribuire alla formazione dei giovani e al loro inserimento nel lavoro, ma anche alla diffusione di conoscenze e saperi presso botteghe e imprese artigianali, in linea con una cultura europea - che si va sempre più diffondendo - di innesto tra operatori dell’arte, dell’artigianato e del design. Queste iniziative non sono quindi “semplici” mostre di opere ma costituiscono opportunità concrete per far operare gli artisti sul territorio pesarese; l’esposizione rappresenta il risultato di questo confronto che si rivela ogni volta fertile
e ricco di spunti.
Così è accaduto per Alberto Mingotti, docente dell’Istituto d’Arte di Faenza oltre che
uno degli scultori in ceramica della nuova figurazione più noti attualmente in Italia e all’estero; una sua scultura è presente nella collezione di arte moderna del Senato. L’artista faentino è intervenuto a Pesaro e nel territorio della provincia con alcune presenze significative come la collaborazione con alcune botteghe artigianali di Fratte Rosa, paese
a pochi chilometri da Pesaro caratterizzato da una forte tradizione ceramica. Con un procedimento assolutamente inedito, Mingotti ha applicato alla scultura le famose invetriature color melanzana tipiche del noto vasellame del centro metaurense; per fare questo, l’artista ha lavorato a stretto contatto con gli artigiani sperimentando insieme a loro tecniche
e modi di cottura finora inesplorati e non così facili da eseguire.
Mingotti si recherà pure all’istituto Mengaroni di Pesaro dove mostrerà agli studenti del corso di ceramica le tecniche dello stampaggio di opere in scultura per l’esecuzione in piccola serie.
Altra iniziativa che coinvolge sempre gli allievi della scuola d’arte è la visita all’industria Cerdomus di Castel Bolognese - sponsor dell’evento dedicato a Mingotti - specializzata nella produzione di piastrelle tecnologicamente avanzate e sperimentali nell’ambito dell’arte; l’azienda si avvale infatti, rinnovandoli, dei repertori decorativi dello scultore Angelo Biancini - padre dell’attuale titolare della Cerdomus - le cui opere si trovano anche a Pesaro nella chiesa di San Carlo Borromeo e a Fossombrone nella Quadreria Cesarini. Come già con Matthew Spender, si è scelto come partner economico, una realtà produttiva particolarmente vicina al mondo della ceramica e alle sue tematiche, di produzione, di design e d’arte.
Il lavoro artistico di Mingotti - protagonista della mostra alla Maddalena - si sviluppa su un doppio percorso: di ceramista e di scultore. Parte, con gli anni Ottanta, da una sapiente filiazione con la maiolica di Faenza, in particolare quella tra liberty e déco realizzata tra la fine del XIX e i primi due decenni del XX secolo. Non si possono trascurare però, fin dal 1970 le sue sperimentazioni nelle tecniche decorative rinascimentali del XVI secolo, come testimoniano le maioliche decorate a lustro - tipologia ceramica di cui Mingotti è raffinatissimo interprete - del periodo forlivese (1977-83).
Il passaggio fra questi anni di formazione e di riconoscimento del suo genius loci e il mutamento in un segno plastico della maturità più interiorizzato e fortemente cromatico, avviene dopo. La “crescita” è ben testimoniata da due occasioni espositive: la mostra alla Galleria Repetto di Alessandria nel 1988 e - nel 1995 - l’installazione a Casalecchio di Reno della scultura commemorativa dello schianto di un piccolo aereo sull’Istituto Tecnico Salvemini.
E’ proprio in questo momento di trapasso, negli anni Ottanta, che inizia il dialogo
di Mingotti con Arturo Martini, riferimento primo per la scultura italiana del XX secolo.
Ma lo scultore faentino non è un semplice epigono di Martini.
I personaggi, le forme e i paesaggi di Mingotti alludono a quelli di Martini ma rimandano
ad una cultura figurativa più antica e ancestrale; le sue opere svelano un’umanità quasi “primitiva” ed evocano un mondo rurale la cui forza ruota attorno al nucleo familiare e ai suoi legami oggi purtroppo non più così forti. Lontano dalla preziosità della maiolica, nell’impasto argilloso usato da Mingotti le figure sembrano emergere con forza dalle zolle e i cromatismi
hanno un effetto straniante: sottolineano il trauma del cambiamento (è un mondo
contadino che scompare); il colore non è decorativo ma ha una funzione fortemente espressionistica.
Nell’esposizione pesarese, il pubblico potrà ammirare un gruppo di opere eseguite
con gli artigiani delle botteghe di Fratte Rosa ed altre realizzate appositamente per la
mostra nella chiesa della Maddalena. In entrambi i casi si tratta di sculture in terracotta smaltata in policromia; materia e colore, dunque. Ceramista faentino, infatti, Mingotti custodisce in sé e rinnova l’antica tradizione artigianale di Faenza; tradizione in cui
convivono l’abilità nel plasmare l’argilla - materiale “primario” per eccellenza –
e la preziosità degli smalti e dei lustri.
Il catalogo della mostra sarà caratterizzato dalla presenza della Fotobiografiad’Autore
di Federico Tamburini dedicata ad Alberto Mingotti, percorso fotografico che documenta il lavoro e il quotidiano dell’artista e il suo ”incontro” con Pesaro.
18
dicembre 2004
Alberto Mingotti – Dal fondo delle campagne
Dal 18 dicembre 2004 al 30 gennaio 2005
arte contemporanea
Location
EX CHIESA DELLA MADDALENA
Pesaro, Via Ludovico Zacconi, (Pesaro E Urbino)
Pesaro, Via Ludovico Zacconi, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
10.00-13.00, 16.00-19.30
Vernissage
18 Dicembre 2004, ore 17.30
Autore
Curatore