Sembra ormai lontano il tempo in cui era possibile fare il tifo per il cavaliere corazzato, che interviene in soccorso della fanciulla prigioniera di una bestia feroce. C'era una volta, appunto. Come cambierebbe invece la nostra percezione del mondo, delle relazioni umane, se nell'ascoltare la storia riconoscessimo che dentro di noi c'è posto per ognuno di loro - eroe, drago e fanciulla? Ce lo racconta Alberto Panza, psicoantropologo, in una conversazione aperta al pubblico venerdì 3 dicembre, alle 18.00 nella Sala della Tromba in via Cavour 27 a Trento. Si tratta del nuovo appuntamento per il ciclo di conferenze a cura di Giuseppe Ceresi, La follia e il quotidiano, cha da un mese a questa parte accompagna la mostra della Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento, Dimensione follia, aperta fino al 9 gennaio.
Il Novecento ci ha lasciato una eredità scomoda e difficile da gestire. Attraverso una serie di passaggi, variamente definiti come 'crisi dei fondamenti', 'pensiero debole', 'decostruzionismo', sono stati relativizzati molti principi che sembravano assiomatici e indiscutibili, tra cui quelli posti a fondamento di un pensiero della differenza a proposito di femminilità e mascolinità. In questa prospettiva Alberto Panza propone una variazione su un tema mitico: l'incontro - e lo scontro - tra l'eroe, la fanciulla e il mostro possono essere assunti come emblema della difficile coesistenza, all'interno di ciascuno di noi, del simile, del diverso e dell'alieno. Prima ancora di essere situati nell' Altro (maschio, femmina o mostro), alterità e alienità abitano nel cuore dell'identico.

ALBERTO PANZA: Psicologo, Psicoterapeuta. Docente di Psicoantropologia all'Università La Sapienza di Roma, Direttore del Centro Italiano di Medicina Integrata, si occupa dei rapporti tra psicoanalisi ed esperienze creative presso il Centro Internazionale di Studi Psicodinamici (CISPP) della Personalità di Venezia.