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Aldo Manias – Fotografie 1976-2008
Ad un anno dalla scomparsa, la Galleria FIAF e il CEDAS FIAT celebrano l’opera del grande fotografo torinese Aldo Manias, indimenticabile maestro che per anni ha dato lustro alla fotografia italiana, facendosi continuatore di un percorso artistico sviluppatosi anche oltre confine.
Comunicato stampa
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Aldo Manìas fotografava, discorreva, fumava, ma soprattutto pensava. In un mondo di conformismo era un libero pensatore, il che vuol dire che era utile ascoltarlo.
Nelle sue fotografie l’uomo è spesso obbligato a recitare una parte, non scritta da lui, sul palcoscenico instabile della vita: alla fine della recita, per quanto condotta con obbedienza, la marionetta viene buttata. Un finale amaro quindi: la risposta sta nella consapevolezza della ragione, nel distacco dell’autoironia.
Raccontava di sé con parole e fotografie: anche se la narrazione si riferiva a momenti drammatici, aggiungeva un’ombra di sorriso. Talora pareva insinuare che la sua interpretazione della realtà fosse troppo personale.
Invero, per quanto nei suoi discorsi ci fossero richiami alla socialità, Manìas era un puro individualista. La sua opera celebra il singolo che lotta per non perdere sé stesso, per non ridursi ad un’ombra che neanche uno specchio può riflettere: cerca di opporsi ad oscuri burattinai – forse altri uomini – certo ad un concetto tanto astratto quanto presente che chiamiamo destino, Fato.
Nelle sue fotografie infatti, il protagonista è un uomo solo, spesso lui stesso, non come autocelebrazione, ma per lealtà intellettuale: parla di sé per offrirci una verità che è soltanto sua, che, per pudore, non può ribaltare su altri individui.
I bianchi e neri sono accurati, formalmente ineccepibili ed equilibrati, il personaggio è ripreso spesso in un atto fisico, in un divenire simbolico.
Non ci aspettiamo che il soggetto termini la sua precaria arrampicata sulla cupola, che si sottragga alla morsa del cemento: non c’è il finale di un’azione che è significato in quanto tale, che non può lasciare posto a null’altro.
Il momento congelato e la poetica di Manìas combaciano perfettamente.
La vita in sé, come divenire biologico, ha una verità che ci sfugge, che sentiamo prescindere dalla nostra individualità.
Aggredito molti anni or sono da un male terribile, ripresentatosi periodicamente con perfido accanimento, Aldo Manìas ha testimoniato con lucida evidenza il suo essere sospeso tra il baratro e la luce, metafora di straordinaria sintesi non solo della sua vita, ma di quella di tutti noi.
Pier Emilio Ladetto
Biografia
Aldo Manìas, nato ad Aosta nel 1937, è scomparso a Torino il 24 luglio 2009. Terminato il liceo, viene assunto alla Teksid, dove rimane per trentacinque anni come addetto agli impianti elettrici. Al Centro Culturale FIAT conosce Rinaldo Prieri, cui rimarrà sempre legato da profondi sentimenti di reciproca stima e amicizia. Alla morte di Prieri nel 1999, gli subentra nell’incarico di delegato CEDAS per la sezione Fotografia: rimarrà fino all’ultimo un infaticabile organizzatore e promotore di eventi, mostre, rassegne e corsi di fotografia, contribuendo in maniera determinante all’ottenimento, da parte del CEDAS-FIAT, del titolo di Benemerito della Fotografia Italiana (BFI) nel 2001. Portatore di idee originali e innovative, Manìas è stato una personalità di spicco della fotografia torinese ed italiana. Le sue celebri sequenze, specchio di una visione inquieta, spesso amara della società, sono state apprezzate e premiate in numerosi concorsi italiani ed internazionali, tanto da meritargli l’onorificenza di Artiste della Federazione Internazionale (AFIAP). All’interno della FIAF ha ricoperto importanti cariche: Delegato Regionale per il Piemonte dal 1992 al 2004; primo direttore della Galleria FIAF di Torino; membro del Centro Proposte FIAF.
Nelle sue fotografie l’uomo è spesso obbligato a recitare una parte, non scritta da lui, sul palcoscenico instabile della vita: alla fine della recita, per quanto condotta con obbedienza, la marionetta viene buttata. Un finale amaro quindi: la risposta sta nella consapevolezza della ragione, nel distacco dell’autoironia.
Raccontava di sé con parole e fotografie: anche se la narrazione si riferiva a momenti drammatici, aggiungeva un’ombra di sorriso. Talora pareva insinuare che la sua interpretazione della realtà fosse troppo personale.
Invero, per quanto nei suoi discorsi ci fossero richiami alla socialità, Manìas era un puro individualista. La sua opera celebra il singolo che lotta per non perdere sé stesso, per non ridursi ad un’ombra che neanche uno specchio può riflettere: cerca di opporsi ad oscuri burattinai – forse altri uomini – certo ad un concetto tanto astratto quanto presente che chiamiamo destino, Fato.
Nelle sue fotografie infatti, il protagonista è un uomo solo, spesso lui stesso, non come autocelebrazione, ma per lealtà intellettuale: parla di sé per offrirci una verità che è soltanto sua, che, per pudore, non può ribaltare su altri individui.
I bianchi e neri sono accurati, formalmente ineccepibili ed equilibrati, il personaggio è ripreso spesso in un atto fisico, in un divenire simbolico.
Non ci aspettiamo che il soggetto termini la sua precaria arrampicata sulla cupola, che si sottragga alla morsa del cemento: non c’è il finale di un’azione che è significato in quanto tale, che non può lasciare posto a null’altro.
Il momento congelato e la poetica di Manìas combaciano perfettamente.
La vita in sé, come divenire biologico, ha una verità che ci sfugge, che sentiamo prescindere dalla nostra individualità.
Aggredito molti anni or sono da un male terribile, ripresentatosi periodicamente con perfido accanimento, Aldo Manìas ha testimoniato con lucida evidenza il suo essere sospeso tra il baratro e la luce, metafora di straordinaria sintesi non solo della sua vita, ma di quella di tutti noi.
Pier Emilio Ladetto
Biografia
Aldo Manìas, nato ad Aosta nel 1937, è scomparso a Torino il 24 luglio 2009. Terminato il liceo, viene assunto alla Teksid, dove rimane per trentacinque anni come addetto agli impianti elettrici. Al Centro Culturale FIAT conosce Rinaldo Prieri, cui rimarrà sempre legato da profondi sentimenti di reciproca stima e amicizia. Alla morte di Prieri nel 1999, gli subentra nell’incarico di delegato CEDAS per la sezione Fotografia: rimarrà fino all’ultimo un infaticabile organizzatore e promotore di eventi, mostre, rassegne e corsi di fotografia, contribuendo in maniera determinante all’ottenimento, da parte del CEDAS-FIAT, del titolo di Benemerito della Fotografia Italiana (BFI) nel 2001. Portatore di idee originali e innovative, Manìas è stato una personalità di spicco della fotografia torinese ed italiana. Le sue celebri sequenze, specchio di una visione inquieta, spesso amara della società, sono state apprezzate e premiate in numerosi concorsi italiani ed internazionali, tanto da meritargli l’onorificenza di Artiste della Federazione Internazionale (AFIAP). All’interno della FIAF ha ricoperto importanti cariche: Delegato Regionale per il Piemonte dal 1992 al 2004; primo direttore della Galleria FIAF di Torino; membro del Centro Proposte FIAF.
21
maggio 2010
Aldo Manias – Fotografie 1976-2008
Dal 21 maggio al 18 giugno 2010
fotografia
Location
GALLERIA FIAF
Torino, Via Pietro Santarosa, 7, (Torino)
Torino, Via Pietro Santarosa, 7, (Torino)
Biglietti
Ingresso libero
Orario di apertura
ore 9,30-12,30 ; 14,30-17,00 dal lunedì al venerdì. Apertura serale straordinaria: lunedì 7 giugno, ore 21,00-22,30
Vernissage
21 Maggio 2010, ore 21,00
Autore
Curatore