Decostruendo e rielaborando formalmente oggetti d’uso quotidiano, Alek O. articola un alfabeto di segni che, pur godendo di un certo grado di astrazione, conservano e integrano imperfezioni, asimmetrie e usure riferibili alla loro precedente funzione.
Un lessico nuovo e tuttavia “familiare” che, come sembra suggerirci il titolo, rilegge la materia e le sue forme a partire da una risignificazione estetica e affettiva di quanto altrimenti sarebbe destinato all’oblio.
La nitidezza delle geometrie e dei volumi proposta dall’artista si fa in questo senso custode di una memoria che, come il ricordo, è plasmabile e in continua trasformazione.