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Alessandra Amadi – Finestre
Finestre è la prima personale veneziana della fotografa Alessandra Amadi. La sua ricerca si impernia su un tema ricco e complesso, sulla linea della denuncia che coinvolge il complesso ospedaliero del Lido di Venezia da anni in stato di crescente abbandono e angosciante agonia.
Comunicato stampa
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Finestre è la prima personale veneziana della fotografa Alessandra Amadi. La sua ricerca si impernia su un tema ricco e complesso, sulla linea della denuncia che coinvolge il complesso ospedaliero del Lido di Venezia da anni in stato di crescente abbandono e angosciante agonia. Le finestre fotografate da Alessandra Amadi sono sempre interni dell’Ospedale al Mare, stanze fatiscenti e affascinanti che nascondono uno sconquasso sociale in balia delle multinazionali, delle società di costruzione, di una politica soggiogata dal potere e al servizio di pochi.
Le opere di Amadi sembrano partire da set fotografici costruiti, mise en scène allestite con una poeticità e una sapienza di particolari come si trattasse di visioni trasposte che raccontano, nell’assenza del soggetto, un ritratto sociale svolto attraverso luoghi sospesi nel tempo e nello spazio. In realtà niente è preparato, non c’è scenografia aggiunta né ritocco, ma solo l’immaginario supportato da un obiettivo sapiente e da un’indagine riflessiva e lirica, arricchita di particolari minuziosi seguiti da una ricerca che ha una temperatura sempre sulla soglia di una suggestione calda e una denuncia fredda. Quello di Alessandra Amadi è il racconto di un organismo che risiede in un altro organismo, ovvero il Teatro Marinoni, abbandonato da anni ed ora occupato da una ristretta schiera di giovani, personalità dello spettacolo, cittadini e addetti ai lavori sensibili ad una storia simile a tante altre storie e inglobata nello scempio costituito dai tagli alla cultura e da leggi miopi e inique. Di questa storia hanno parlato il vincitore del Leone d’oro della Biennale Teatro Thomas Ostermayer e il collettivo Rimini Protokoll, Leone d’argento, esprimendo il loro sostegno all’istanza di restituzione del Marinoni ad un uso pubblico e partecipato. Di questa storia ci parlano le fotografie di Alessandra Amadi, le sue finestre, bocche attonite e arrabbiate spalancate su un mondo assurdo, squarci lacerati di una società agonizzante nella quale io credo l’arte abbia un ruolo fondamentale che è quello che ci occupa ogni giorno, che ogni giorno ci fa trovare la forza di procedere. scatolabianca è questo: intento partecipativo, dialogo, apertura del dubbio e del pensiero, mettersi in discussione sempre, progredire nella lotta contro la miopia e la volgarizzazione, tentativo di massaggiare costantemente e testardamente il muscolo atrofizzato della coscienza collettiva.
Le opere di Amadi sembrano partire da set fotografici costruiti, mise en scène allestite con una poeticità e una sapienza di particolari come si trattasse di visioni trasposte che raccontano, nell’assenza del soggetto, un ritratto sociale svolto attraverso luoghi sospesi nel tempo e nello spazio. In realtà niente è preparato, non c’è scenografia aggiunta né ritocco, ma solo l’immaginario supportato da un obiettivo sapiente e da un’indagine riflessiva e lirica, arricchita di particolari minuziosi seguiti da una ricerca che ha una temperatura sempre sulla soglia di una suggestione calda e una denuncia fredda. Quello di Alessandra Amadi è il racconto di un organismo che risiede in un altro organismo, ovvero il Teatro Marinoni, abbandonato da anni ed ora occupato da una ristretta schiera di giovani, personalità dello spettacolo, cittadini e addetti ai lavori sensibili ad una storia simile a tante altre storie e inglobata nello scempio costituito dai tagli alla cultura e da leggi miopi e inique. Di questa storia hanno parlato il vincitore del Leone d’oro della Biennale Teatro Thomas Ostermayer e il collettivo Rimini Protokoll, Leone d’argento, esprimendo il loro sostegno all’istanza di restituzione del Marinoni ad un uso pubblico e partecipato. Di questa storia ci parlano le fotografie di Alessandra Amadi, le sue finestre, bocche attonite e arrabbiate spalancate su un mondo assurdo, squarci lacerati di una società agonizzante nella quale io credo l’arte abbia un ruolo fondamentale che è quello che ci occupa ogni giorno, che ogni giorno ci fa trovare la forza di procedere. scatolabianca è questo: intento partecipativo, dialogo, apertura del dubbio e del pensiero, mettersi in discussione sempre, progredire nella lotta contro la miopia e la volgarizzazione, tentativo di massaggiare costantemente e testardamente il muscolo atrofizzato della coscienza collettiva.
23
dicembre 2011
Alessandra Amadi – Finestre
Dal 23 dicembre 2011 al 06 gennaio 2012
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
SCATOLA BIANCA PROJECT ROOM – GALLERIA DELLE CORNICI
Venezia, Via Sandro Gallo, 49/c, (Venezia)
Venezia, Via Sandro Gallo, 49/c, (Venezia)
Orario di apertura
Tutti i giorni: 10.30 - 12. 30 17.30 – 19.30
Vernissage
23 Dicembre 2011, Ore 18.30
Autore
Curatore