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Alessandra Bonoli
Mostra personale di scultura di Alessandra Bonoli, scultrice faentina la cui opera è visibile in diversi musei e spazi pubblici sul territorio nazionale.
Comunicato stampa
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Inaugura sabato 12 settembre alle ore 18 presso la Rocca di Riolo Terme in piazza Mazzanti a Riolo Terme (Ra) la mostra personale di scultura di Alessandra Bonoli, scultrice faentina la cui opera è visibile in diversi musei e spazi pubblici sul territorio nazionale. “L’energia, anche fisica, della scultrice, alle prese con la durezza dei materiali scelti non a caso, - scrive Vittoria Coen - non attenua la sensibilità lirica, piuttosto contribuisce a renderla leggibile. Sculture che appaiono “di casa” negli ambienti più vari, dai grandi agglomerati cittadini nelle architetture storiche naturalizzate da tempo nel territorio, in un prato, in un corso d’acqua che immaginiamo percorso da piacevoli sonorità, sono esse le specialissime astrazioni fantastiche che diventano per noi concrete e reali, in una progettualità che possiamo supporre illimitata.
La mostra sarà visitabile fino al 29 settembre e nei seguenti orari: lunedì, giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi dalle ore 17 alle ore 23.
Di seguito riportiamo il testo integrale del critico d’arte Vittoria Coen relativo all’opera della scultrice.
Dinamiche spaziali
Una ricca vena poetica pervade il lavoro di Alessandra Bonoli. L’energia, anche fisica, della scultrice, alle prese con la durezza dei materiali scelti non a caso, non attenua la sensibilità lirica, piuttosto contribuisce a renderla leggibile. Sculture che appaiono “di casa” negli ambienti più vari, dai grandi agglomerati cittadini nelle architetture storiche naturalizzate da tempo nel territorio, in un prato, in un corso d’acqua che immaginiamo percorso da piacevoli sonorità, sono esse le specialissime astrazioni fantastiche che diventano per noi concrete e reali, in una progettualità che possiamo supporre illimitata.
Ciò che rende straordinariamente eloquente questa scultura non è soltanto, ovviamente, la forma sfidante, ma l’impalpabile eppure evidentissimo spirito che la conduce e l’abita, e, insieme, una sorta di sommesso panpsichismo non astrattamente teorizzato, ma percepito direttamente. Mi sembra infatti che Alessandra Bonoli mescoli gli effetti di un sentire che riguarda tutti i sensi, servendosi di una delle più rigorose e impegnative arti non negandosi il nutrimento della poesia e della musica. E’ naturale, del resto, che parole e suoni si compenetrino, che il verso verbale abbia una sua sonorità e il verso musicale una forza convincente che non ha bisogno di accompagnamenti, ma ne ricava quello specialissimo effetto che caratterizza, appunto, la compenetrazione delle arti. Parole e musica,e, perché no, il fascino di un’architettura (Il teatro di Epidauro, per esempio?) hanno fatto parte, dai tempi più antichi e dai luoghi più remoti, del nostro senso della bellezza.
D’altra parte l’aleatorietà delle forme che Alessandra Bonoli dispone, mai aggressive, la loro inefficacia pratica, i simboli stessi che ordinano dall’alto di una significanza perentoria, ne confermano l’appartenenza ad un mondo tutto particolare, che non cerca giustificazioni nella funzionalità ma le trova in sé. Forse le sculture di Stonehenge ci seducono perché non sappiamo con certezza perché sono nate?
Ciò che specialmente leggo in queste sculture è l’esigenza di uscire dai limiti della condizione umana stessa. Non è un generico andare verso lo spazio, in questi casi, e quindi dentro lo spazio, ma accogliere dello spazio quelle che usiamo considerare strutture autonome e autosufficienti come rivelazioni tangibili della sua imminente potenzialità. L’asimmetria stessa, così frequente nelle opere di dimensione maggiore o ridotta, è libertà d’azione, non negazione della regola. L’asimmetria non è un errore nell’arte come non lo è nella natura. Sappiamo tutti ormai, che le geometrie hanno moltiplicato le loro armi e disordinato vecchie tradizioni. Per l’artista, poi non sono certo entità a se stanti o strumenti passivi. Interpretano, piuttosto traducono, e conferiscono visibilità.
Vittoria Coen
La mostra sarà visitabile fino al 29 settembre e nei seguenti orari: lunedì, giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi dalle ore 17 alle ore 23.
Di seguito riportiamo il testo integrale del critico d’arte Vittoria Coen relativo all’opera della scultrice.
Dinamiche spaziali
Una ricca vena poetica pervade il lavoro di Alessandra Bonoli. L’energia, anche fisica, della scultrice, alle prese con la durezza dei materiali scelti non a caso, non attenua la sensibilità lirica, piuttosto contribuisce a renderla leggibile. Sculture che appaiono “di casa” negli ambienti più vari, dai grandi agglomerati cittadini nelle architetture storiche naturalizzate da tempo nel territorio, in un prato, in un corso d’acqua che immaginiamo percorso da piacevoli sonorità, sono esse le specialissime astrazioni fantastiche che diventano per noi concrete e reali, in una progettualità che possiamo supporre illimitata.
Ciò che rende straordinariamente eloquente questa scultura non è soltanto, ovviamente, la forma sfidante, ma l’impalpabile eppure evidentissimo spirito che la conduce e l’abita, e, insieme, una sorta di sommesso panpsichismo non astrattamente teorizzato, ma percepito direttamente. Mi sembra infatti che Alessandra Bonoli mescoli gli effetti di un sentire che riguarda tutti i sensi, servendosi di una delle più rigorose e impegnative arti non negandosi il nutrimento della poesia e della musica. E’ naturale, del resto, che parole e suoni si compenetrino, che il verso verbale abbia una sua sonorità e il verso musicale una forza convincente che non ha bisogno di accompagnamenti, ma ne ricava quello specialissimo effetto che caratterizza, appunto, la compenetrazione delle arti. Parole e musica,e, perché no, il fascino di un’architettura (Il teatro di Epidauro, per esempio?) hanno fatto parte, dai tempi più antichi e dai luoghi più remoti, del nostro senso della bellezza.
D’altra parte l’aleatorietà delle forme che Alessandra Bonoli dispone, mai aggressive, la loro inefficacia pratica, i simboli stessi che ordinano dall’alto di una significanza perentoria, ne confermano l’appartenenza ad un mondo tutto particolare, che non cerca giustificazioni nella funzionalità ma le trova in sé. Forse le sculture di Stonehenge ci seducono perché non sappiamo con certezza perché sono nate?
Ciò che specialmente leggo in queste sculture è l’esigenza di uscire dai limiti della condizione umana stessa. Non è un generico andare verso lo spazio, in questi casi, e quindi dentro lo spazio, ma accogliere dello spazio quelle che usiamo considerare strutture autonome e autosufficienti come rivelazioni tangibili della sua imminente potenzialità. L’asimmetria stessa, così frequente nelle opere di dimensione maggiore o ridotta, è libertà d’azione, non negazione della regola. L’asimmetria non è un errore nell’arte come non lo è nella natura. Sappiamo tutti ormai, che le geometrie hanno moltiplicato le loro armi e disordinato vecchie tradizioni. Per l’artista, poi non sono certo entità a se stanti o strumenti passivi. Interpretano, piuttosto traducono, e conferiscono visibilità.
Vittoria Coen
12
settembre 2009
Alessandra Bonoli
Dal 12 al 29 settembre 2009
arte contemporanea
Location
ROCCA TRECENTESCA
Riolo Terme, Piazza Mazzanti, 1, (Ravenna)
Riolo Terme, Piazza Mazzanti, 1, (Ravenna)
Orario di apertura
lunedì, giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi dalle ore 17 alle ore 23.
Vernissage
12 Settembre 2009, ore 18
Autore
Curatore