Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Alessandra Bonomini – Specchio temporale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Alessandra Bonomini
Se proprio si volesse incasellare la pittura di Alessandra Bonomini come è consuetudine fare con ogni espressione dello scibile artistico, in una corrente o in un movimento, la si potrebbe definire “Neoespressionista”. Definizione oltremodo capziosa, quanto meno per ciò che attiene alla pennellata dei dipinti di quest’artista che non è materica, basata sull’uso del colore denso, non diluito, gettato sulla tela a grumi, ma che pervade la tela languidamente, quasi come un ectoplasma. Ciò che invece è esattamente calzante è la prerogativa di esprimere o suggerire un’emozione, un’idea, un’immagine mentale o una fantasia.
Il quadro intitolato “ Specchio” è un’opera estremamente emblematica e di grande intensità cerebrale, quasi una porta psichica che immette il fruitore della tela direttamente in una dimensione della mente dove il pensiero sostituisce la cognizione terragna dell’esistenza.
L’artista, che qui si specchia, perde mano a mano la propria fisicità, divenendo l’introiezione di un’altra se stessa, ciò che vorrebbe essere.
Quanto siamo lontani, non solo cronologicamente parlando, dato che si parla del 1434, dal dipinto di Van Eyck “I coniugi Arnolfini”, dove lo specchio alle loro spalle, per precisa intenzione del maestro, riflette l’immagine degli sposi e della camera in modo così preciso e lenticolare! Ma anche dal De Chirico “Mobili nella valle” del 1927, in cui domina l’ambiguità tra interno ed esterno e un’intensa aurea metafisica pervade gli oggetti.
Nel dipinto “Riposo del movimento”, colmo di vuoto, esiste uno spazio dove tutto però è vivo, pieno di tuonante forza cosmica, pervaso dal colore giallo, che è il colore del cambiamento, della redenzione. Un luogo dove si manifesta la ricerca di un miglioramento, anche sul piano interiore.
Nella tela raffigurante “La Fuga in Egitto” il manto della Madonna copre, quasi integralmente, la Sacra Famiglia fungendo da scudo di protezione. L’energia che promana da coloro che sono protetti da Dio è molto intensa e pervade, come un’onda anomala, tutta la parte superiore dell’opera. L’artista traspone mostri sacri della pittura quali Benozzo Gozzoli, Masaccio e Filippino Lippi in un sincopato transfer metamaterico.
Nel quadro “156 kmh cx” è dipinto l’interno di un’automobile, l’atmosfera è rarefatta, la macchina sembra un’entità semovente che racchiude al suo interno un mondo di ricordi: è una valigia piena di sensazioni ed emozioni, ciò che rimane del suo proprietario è il suo odore, la sua presenza-assenza.
Il quadro “qualche volta”, un dittico, ad arte confezionato per essere esposto in maniera tale da creare tridimensionalità è pervaso da un fluido e forte nei colori violenti come alcuni dipinti di Nolde o Kokoschka, ma qui l’atmosfera è per nulla tragica e ansiogena, ma, paradossalmente, trasmette quiete e tranquillità, un perfetto ossimoro pittorico. Nel “Fuggitivo” la liricità espressiva di Alessandra raggiunge il suo acme, la luce che invade la stanza è talmente reale che acceca, filtrando dolcemente da un pertugio del soffitto.
Le nature morte, di piccolo formato, laconicamente descritte, ma che suggeriscono i primordi iconografici della forma preartistica, sono sintetiche e compresse nella forma e nel colore, rimandano ad alcune nature morte di Guttuso.
La tela “Quando S si accorse di...” è un’opera che sembra non dipinta ma cucita, come se fosse un arazzo. Per riassumere il percorso artistico di Alessandra la cito testualmente: “Nei primi quadri cerco una spontanea visione della realtà filtrata attraverso un aspetto di stupore controllato , mi riferisco alla “Fuga in Egitto” ; intorno al 2003 avevo visto una mostra del pittore americano Robert Carroll , che mi ha ispirato per l'allegra spontaneità di rapportarsi alla natura, in contrasto coi tempi, in cui l' arte più rappresentativa elogiava e rispecchiava un macabro senso estetico, un po' avvilente per i miei gusti.
In seguito ho elaborato un senso ludico che aveva come eco certa pittura americana degli anni ‘80 ‘90, unita anche all'uso della fotografia; jeff wall e david hockey da me reinterpretati nel rituale di una danza macabra, in cui mi rifacevo volutamente a riferimenti alla pittura medievale in una semplice geometria degli spazi. Un quadro in cui l'aspetto tragico dell'evento è sfumato nei toni caldi che a mio avviso, non conferiscono drammaticità.
Questo inquieto sentire, si traduce anche in alcuni ritratti come la “Cantante Jazz” o lo “Scriba ” che mi ricorda Escher, in una sorta di limite ristretto di fragili equilibri e nessi tra le persone e le affettività: rappresentata spesso con lavori non finiti. L'aspetto inquieto, penso sia molto diluito e forse scomparso nei lavori ultimi e di più grandi dimensioni”.
Per queste ragioni come per gli artisti più completi,
vi è un’attenzione sia alla pittura del passato, sia un influsso, molto filtrato e rielaborato, dell’arte contemporanea.
Andrea Morra
Se proprio si volesse incasellare la pittura di Alessandra Bonomini come è consuetudine fare con ogni espressione dello scibile artistico, in una corrente o in un movimento, la si potrebbe definire “Neoespressionista”. Definizione oltremodo capziosa, quanto meno per ciò che attiene alla pennellata dei dipinti di quest’artista che non è materica, basata sull’uso del colore denso, non diluito, gettato sulla tela a grumi, ma che pervade la tela languidamente, quasi come un ectoplasma. Ciò che invece è esattamente calzante è la prerogativa di esprimere o suggerire un’emozione, un’idea, un’immagine mentale o una fantasia.
Il quadro intitolato “ Specchio” è un’opera estremamente emblematica e di grande intensità cerebrale, quasi una porta psichica che immette il fruitore della tela direttamente in una dimensione della mente dove il pensiero sostituisce la cognizione terragna dell’esistenza.
L’artista, che qui si specchia, perde mano a mano la propria fisicità, divenendo l’introiezione di un’altra se stessa, ciò che vorrebbe essere.
Quanto siamo lontani, non solo cronologicamente parlando, dato che si parla del 1434, dal dipinto di Van Eyck “I coniugi Arnolfini”, dove lo specchio alle loro spalle, per precisa intenzione del maestro, riflette l’immagine degli sposi e della camera in modo così preciso e lenticolare! Ma anche dal De Chirico “Mobili nella valle” del 1927, in cui domina l’ambiguità tra interno ed esterno e un’intensa aurea metafisica pervade gli oggetti.
Nel dipinto “Riposo del movimento”, colmo di vuoto, esiste uno spazio dove tutto però è vivo, pieno di tuonante forza cosmica, pervaso dal colore giallo, che è il colore del cambiamento, della redenzione. Un luogo dove si manifesta la ricerca di un miglioramento, anche sul piano interiore.
Nella tela raffigurante “La Fuga in Egitto” il manto della Madonna copre, quasi integralmente, la Sacra Famiglia fungendo da scudo di protezione. L’energia che promana da coloro che sono protetti da Dio è molto intensa e pervade, come un’onda anomala, tutta la parte superiore dell’opera. L’artista traspone mostri sacri della pittura quali Benozzo Gozzoli, Masaccio e Filippino Lippi in un sincopato transfer metamaterico.
Nel quadro “156 kmh cx” è dipinto l’interno di un’automobile, l’atmosfera è rarefatta, la macchina sembra un’entità semovente che racchiude al suo interno un mondo di ricordi: è una valigia piena di sensazioni ed emozioni, ciò che rimane del suo proprietario è il suo odore, la sua presenza-assenza.
Il quadro “qualche volta”, un dittico, ad arte confezionato per essere esposto in maniera tale da creare tridimensionalità è pervaso da un fluido e forte nei colori violenti come alcuni dipinti di Nolde o Kokoschka, ma qui l’atmosfera è per nulla tragica e ansiogena, ma, paradossalmente, trasmette quiete e tranquillità, un perfetto ossimoro pittorico. Nel “Fuggitivo” la liricità espressiva di Alessandra raggiunge il suo acme, la luce che invade la stanza è talmente reale che acceca, filtrando dolcemente da un pertugio del soffitto.
Le nature morte, di piccolo formato, laconicamente descritte, ma che suggeriscono i primordi iconografici della forma preartistica, sono sintetiche e compresse nella forma e nel colore, rimandano ad alcune nature morte di Guttuso.
La tela “Quando S si accorse di...” è un’opera che sembra non dipinta ma cucita, come se fosse un arazzo. Per riassumere il percorso artistico di Alessandra la cito testualmente: “Nei primi quadri cerco una spontanea visione della realtà filtrata attraverso un aspetto di stupore controllato , mi riferisco alla “Fuga in Egitto” ; intorno al 2003 avevo visto una mostra del pittore americano Robert Carroll , che mi ha ispirato per l'allegra spontaneità di rapportarsi alla natura, in contrasto coi tempi, in cui l' arte più rappresentativa elogiava e rispecchiava un macabro senso estetico, un po' avvilente per i miei gusti.
In seguito ho elaborato un senso ludico che aveva come eco certa pittura americana degli anni ‘80 ‘90, unita anche all'uso della fotografia; jeff wall e david hockey da me reinterpretati nel rituale di una danza macabra, in cui mi rifacevo volutamente a riferimenti alla pittura medievale in una semplice geometria degli spazi. Un quadro in cui l'aspetto tragico dell'evento è sfumato nei toni caldi che a mio avviso, non conferiscono drammaticità.
Questo inquieto sentire, si traduce anche in alcuni ritratti come la “Cantante Jazz” o lo “Scriba ” che mi ricorda Escher, in una sorta di limite ristretto di fragili equilibri e nessi tra le persone e le affettività: rappresentata spesso con lavori non finiti. L'aspetto inquieto, penso sia molto diluito e forse scomparso nei lavori ultimi e di più grandi dimensioni”.
Per queste ragioni come per gli artisti più completi,
vi è un’attenzione sia alla pittura del passato, sia un influsso, molto filtrato e rielaborato, dell’arte contemporanea.
Andrea Morra
05
luglio 2008
Alessandra Bonomini – Specchio temporale
Dal 05 al 27 luglio 2008
arte contemporanea
Location
ANTICO PALAZZO DELLA PRETURA
Castell'arquato, Piazza Del Municipio, (Piacenza)
Castell'arquato, Piazza Del Municipio, (Piacenza)
Vernissage
5 Luglio 2008, ore 18
Sito web
www.alessandrabonomini.it
Autore