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Alessandra Lappano & Enrico Gaido – Pubblico incidente: seconda crisi
performance
Comunicato stampa
Segnala l'evento
PUBBLICO INCIDENTE - INCRUDIMENTO II crisi - di Alessandra Lappano e Enrico Gaido - PORTAGE Residui Performativi
realizzazione video in collaborazione con Cinzia Zonnedda
architetto esplosivista - Riccardo Dondana
grafica - Paolo Cagliero
INSTALLAZIONE – PUBBLICO – scarpe, filo elettrico, flash, suono
PERFORMANCE – INCIDENTE – cemento cellulare, micro-cariche, video, suono
Scarpe attendono in bell’ordine all’ingresso di un luogo pubblico. A chi appartengono? L’immagine rimanda ad un luogo sacro, ma potrebbero essere anche di chi ogni giorno frequenta questo luogo e usa una misura di rispetto perché luogo sacro al sapere, al denaro, alla giustizia, alla cultura o ad altro.
La domanda crea una assenza di pareti fra noi e l’altro, l’altro che temiamo, allora cresce la tensione? No, le scarpe semplicemente appartengono ad un pubblico qui convenuto per assistere ad un incidente e la crisi si stempera e non dovrebbe. Proprio l’incidente libererà noi da certi obblighi portandoci ad essere soltanto spettatori, a guardare.
Gli incidenti sono eventi consueti della contemporaneità, temendoli ma anche auspicandoli, eccone una rappresentazione.
Partendo da una elaborazione degli elementi strutturali e riconoscibili di un edificio simbolico della città, costruiamo un’architettura contemporanea che è un presente sostituibile all’infinito, altri blocchi di cemento cellulare e non eternità di pietra.
Costruiamo e facciamo “brillare” e l’intera architettura crolla producendo macerie.
È proprio nell’ora delle distruzioni più massicce che le rovine, tempo puro, scompariranno come realtà e come concetto lasciando posto alle macerie che sono il tempo storico.
“La storia futura non produrrà più rovine, solo macerie. Non ne ha il tempo”. La rovina è il tempo che sfugge alla storia, la distruzione e la catastrofe appartengono all’attualità.
Allora cosa farsene di queste macerie? Coprirle con altre macerie simboliche di immagini e parole che si accumulano.
“C’è qualcosa nei media che si nutre di cataclismi e di tutto ciò che è fosco e mette in atto un meccanismo che permette ad ognuno di crogiolarsi nel proprio terrore”.
Alla coscienza tattile si sostituisce quella visiva, le nuove tecnologie hanno smaterializzato la realtà e derealizzato l’esperienza. “L’uomo vive in una condizione costante di voyeurismo, osserva il mondo e se stesso mediante lo sguardo indiretto delle macchine: sue protesi visive”.
Per noi oggi un evento diventa reale perché fotografato, non esiste altro se non la sua immagine che si crea con il passaggio dei flash dei fotografi.
L’immagine si sostituisce alla realtà ma la saturazione visiva fa sì che l’attenzione sia incostante, indifferente ai contenuti, ed allora scarpe-pubblico immobili e plaudenti! Ora, ubriache del flusso di immagini, annoiate, ciniche e superficiali le scarpe-pubblico non scappano ma per questa volta lo spettacolo è finito.
Rimane, oltre all’immagine del crollo, la polvere a dover dare il senso che ad andare in pezzi non è stata solo l’architettura costruita.
“Il mondo corre verso la sua rovina e gli uomini esultano in attesa di uno spettacolo a cui solo i contemporanei potrebbero avere accesso”. (Karl Kraus)
realizzazione video in collaborazione con Cinzia Zonnedda
architetto esplosivista - Riccardo Dondana
grafica - Paolo Cagliero
INSTALLAZIONE – PUBBLICO – scarpe, filo elettrico, flash, suono
PERFORMANCE – INCIDENTE – cemento cellulare, micro-cariche, video, suono
Scarpe attendono in bell’ordine all’ingresso di un luogo pubblico. A chi appartengono? L’immagine rimanda ad un luogo sacro, ma potrebbero essere anche di chi ogni giorno frequenta questo luogo e usa una misura di rispetto perché luogo sacro al sapere, al denaro, alla giustizia, alla cultura o ad altro.
La domanda crea una assenza di pareti fra noi e l’altro, l’altro che temiamo, allora cresce la tensione? No, le scarpe semplicemente appartengono ad un pubblico qui convenuto per assistere ad un incidente e la crisi si stempera e non dovrebbe. Proprio l’incidente libererà noi da certi obblighi portandoci ad essere soltanto spettatori, a guardare.
Gli incidenti sono eventi consueti della contemporaneità, temendoli ma anche auspicandoli, eccone una rappresentazione.
Partendo da una elaborazione degli elementi strutturali e riconoscibili di un edificio simbolico della città, costruiamo un’architettura contemporanea che è un presente sostituibile all’infinito, altri blocchi di cemento cellulare e non eternità di pietra.
Costruiamo e facciamo “brillare” e l’intera architettura crolla producendo macerie.
È proprio nell’ora delle distruzioni più massicce che le rovine, tempo puro, scompariranno come realtà e come concetto lasciando posto alle macerie che sono il tempo storico.
“La storia futura non produrrà più rovine, solo macerie. Non ne ha il tempo”. La rovina è il tempo che sfugge alla storia, la distruzione e la catastrofe appartengono all’attualità.
Allora cosa farsene di queste macerie? Coprirle con altre macerie simboliche di immagini e parole che si accumulano.
“C’è qualcosa nei media che si nutre di cataclismi e di tutto ciò che è fosco e mette in atto un meccanismo che permette ad ognuno di crogiolarsi nel proprio terrore”.
Alla coscienza tattile si sostituisce quella visiva, le nuove tecnologie hanno smaterializzato la realtà e derealizzato l’esperienza. “L’uomo vive in una condizione costante di voyeurismo, osserva il mondo e se stesso mediante lo sguardo indiretto delle macchine: sue protesi visive”.
Per noi oggi un evento diventa reale perché fotografato, non esiste altro se non la sua immagine che si crea con il passaggio dei flash dei fotografi.
L’immagine si sostituisce alla realtà ma la saturazione visiva fa sì che l’attenzione sia incostante, indifferente ai contenuti, ed allora scarpe-pubblico immobili e plaudenti! Ora, ubriache del flusso di immagini, annoiate, ciniche e superficiali le scarpe-pubblico non scappano ma per questa volta lo spettacolo è finito.
Rimane, oltre all’immagine del crollo, la polvere a dover dare il senso che ad andare in pezzi non è stata solo l’architettura costruita.
“Il mondo corre verso la sua rovina e gli uomini esultano in attesa di uno spettacolo a cui solo i contemporanei potrebbero avere accesso”. (Karl Kraus)
08
marzo 2006
Alessandra Lappano & Enrico Gaido – Pubblico incidente: seconda crisi
08 marzo 2006
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI – PALAZZO NUOVO
Torino, Via Sant'Ottavio, 20, (Torino)
Torino, Via Sant'Ottavio, 20, (Torino)
Vernissage
8 Marzo 2006, ore 21
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