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Alessandra Quadri – Interno Rom
Mostra personale
Comunicato stampa
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INTERNO ROM . alessandra quadri
Siete mai entrati in un campo rom? Ho lavorato alla realizzazione di questo progetto dal settembre 2006 al febbraio 2010, periodo della chiusura del campo Casilino 900, il più grande campo abusivo d?Europa. Queste immagini documentano la vita familiare delle popolazioni rom di Roma, dal ?Residence Bravetta? a diversi campi attrezzati e abusivi. Il lavoro si colloca in due significative fasi di transizione per i Rom d?Italia: una politica, che ha portato alla chiusura di molti campi, e una culturale, che con l?avvento di nuove generazioni sta portando a una graduale perdita dell?identità etnica rom. Avendo instaurato un rapporto di fiducia con alcune famiglie, ho potuto documentare momenti spontanei di vita quotidiana, comuni a tutte le popolazioni del mondo, concentrandomi sull?interno delle abitazioni e sull?intimità familiare. Nonostante le indubbie peculiarità della cultura rom, ho cercato di non indugiare sul mito romantico gitano, soffermandomi piuttosto sulle relazioni interne, nel tentativo di conservare la memoria di una comunità varia e in continuo mutamento che, nonostante i preconcetti che la circondano, è sempre più integrata ai costumi della società di oggi.
Have you ever been inside a gypsy encampment? This project on the life of the Roma gypsy community of the city of Rome has been shot from September 2006 through February 2010, when Casilino 900, the biggest illegal encampment in Europe, was shut down. The images are shot in various legal and illegal encampments with the intent do document an important political and cultural transformation due to the coming of age of new generations - which are gradually distancing themselves from Roma culture in favor of more globalized customs - and especially due to the policy of the government which has lead to the closure of many historical encampments. I have concentrated my work on indoor portraits of family life: I have established a tight relationship with several families, trying to document spontaneous moments of family life, to capture the pulse of daily routine. Despite the unquestionable particularities of Roma culture, I chose not to concentrate on the romantic myth of the gypsy world, fixing my attention instead on the family ties and internal relationships in a tentative to preserve the cultural heritage of a complex and sparse community in constant evolution which, despite all prejudice that surrounds it, is becoming more and more integrated in modern society.
Alessandra Quadri nasce a Padova nel 1980. Laureata in Discipline dell?Arte della Musica e dello Spettacolo a Padova con una tesi in Storia e Tecnica della Fotografia, Alessandra ha poi conseguito un master triennale professionale alla Scuola Romana di Fotografia a Roma. Da allora, ha sempre lavorato nel campo della fotografia con vari approcci (progetti personali e di reportage per coltivare la propria passione, assistente a fotografi per fare esperienza sul campo, matrimoni per motivi economici).
I suoi progetti di reportage sono centrati soprattutto su temi sociali, in particolare sul mondo femminile e sulle problematiche delle donne: ha seguito l'integrazione delle giovani donne islamiche a Roma, lavoro che l'ha portata anche in Egitto e Marocco; ha indagato sul fenomeno del matrimonio infantile nella regione del Rajasthan, in India; è entrata nelle case di famiglie serbe e bosniache a Sebrenica, nella Bosnia-Erzegovina e segue dal 2006 l'odissea delle comunità Rom di Roma, un lavoro che le è valso mostre personali e collettive e pubblicazioni nazionali. Alessandra si è anche impegnata in progetti fotografici di genere del tutto diverso, da una visione della sua città d'adozione, Roma, dai tetti del quartiere di San Lorenzo, a un lavoro molto personale di ricerca su se stessa attraverso l'autoritratto.
La fotografia, sostiene, ha per lei un valore teraputico, e col tempo ha scoperto che è il mezzo ideale per superare le sue paure e le sue ossessioni, uno strumento che le fornisce una nuova sensibilità nei confronti del mondo, stimolando la sua curiosità e incrementando la sete di conoscenza.
Alessandra Quadri was born in Padua in 1980. After a college degree in D.A.M.S. at Padova University with a specialization in Photography History and Technique, Alessandra attended a three year master in photography at Scuola Romana di Fotografia in Rome. Since then, she has been working in this field with various approaches (weddings to make a living, assistant to photographers to enhance her experience on the field, personal and journalistic projects for her pleasure and passion).
Her photojournalistic projects are mostly centered on social themes, especially on women and their plight: she has produced a story on the integration of young Islamic women in Rome which also lead her to Egypt and Morocco; she explored the practice of child marriage in Rajasthan, India; she entered the houses of Serb and Bosnian families of Srebrenica (Bosnia-Erzegovina) and has been concentrating since 2006 on the gypsy community of Rome, Italy, an essay which earned her personal and collective exhibitions and publications on national media. Other recent projects include an uncommon view of Rome from the rooftops of San Lorenzo neighborhood and a very personal research work on herself through self-portraiture.
Photography, she says, has a therapeutic value to her; after years of study, she found that it is an ideal media, like a psychoanalytic tool to overcome her fears and obsessions, giving her new sensibility towards the world, stimulating her curiosity, strengthening her thirst for knowledge.
NO MADE . alberto dedè
Il progetto riguarda il campo di via Triboniano, a Milano, dove il tentativo di integrazione di una minoranza da parte della Istituzione Pubblica, si compie attraverso un mezzo improprio per l?utilizzo abitativo: il container industriale per merci.
Il gruppo di abitanti del campo di via Triboniano ha sottoscritto un ?Patto di Legalità? che nella sostanza nega la natura errante della comunità e che impegna ogni individuo a tutelare il bene assegnato dalla municipalità, con ciò riconoscendone l?autorità.
Il container arredato, e dunque modificato nella sua funzione naturale, diventa oggetto di questa ricerca ed è il cardine attorno al quale si svolge un delicato passaggio di avvicinamento della comunità, nomade per tradizione e cultura.
La messa in relazione degli interni e degli esterni intende sottolineare, da un lato, l?aspetto improprio della aggregazione abitativa nel suo insieme, e dall?altro, la naturale propensione di ogni nucleo familiare a costruire una forte identità culturale.
Il campo nasce ad inizi anni ?90 per ospitare i profughi provenienti dalla ex Jugoslavia; a partire dal 2000 sono i rom ad essere la maggioranza degli ospiti.
La condizione di degrado e di marginalità in cui il campo è abbandonato assieme alla sua costante e incontrollata crescita, sono causa di innumerevoli incidenti e tensioni con la comunità italiana che abita il quartiere.
Dopo l?ennesimo incendio che il 31 dicembre 2006 devasta gran parte del campo, il Comune, con l?ausilio dell?organizzazione Casa della Carità, avvia un progetto di tutela a partire da un patto di legalità e convivenza civile, che i membri della comunità sono chiamati a sottoscrivere in cambio dell?assegnazione di un container per uso abitativo.
L?impegno è dunque quello di creare ? un clima di rispettosa convivenza ? all?interno dell?area, a non commettere reati, mandare i propri figli a scuola, rispettare le regole igienico sanitarie, non vivere di accattonaggio,contribuire al riordino degli spazi comuni.
I sottoscriventi non possono ospitare estranei e il contravvenire al patto determina l?espulsione dal campo.
Il Comune, dal canto suo, si impegna ad inviare educatori e operatori sociali, oltre a potenziare il presidio delle forze dell?ordine.
Ad oggi 580 abitanti del campo di via Triboniano hanno sottoscritto il patto.
Siete mai entrati in un campo rom? Ho lavorato alla realizzazione di questo progetto dal settembre 2006 al febbraio 2010, periodo della chiusura del campo Casilino 900, il più grande campo abusivo d?Europa. Queste immagini documentano la vita familiare delle popolazioni rom di Roma, dal ?Residence Bravetta? a diversi campi attrezzati e abusivi. Il lavoro si colloca in due significative fasi di transizione per i Rom d?Italia: una politica, che ha portato alla chiusura di molti campi, e una culturale, che con l?avvento di nuove generazioni sta portando a una graduale perdita dell?identità etnica rom. Avendo instaurato un rapporto di fiducia con alcune famiglie, ho potuto documentare momenti spontanei di vita quotidiana, comuni a tutte le popolazioni del mondo, concentrandomi sull?interno delle abitazioni e sull?intimità familiare. Nonostante le indubbie peculiarità della cultura rom, ho cercato di non indugiare sul mito romantico gitano, soffermandomi piuttosto sulle relazioni interne, nel tentativo di conservare la memoria di una comunità varia e in continuo mutamento che, nonostante i preconcetti che la circondano, è sempre più integrata ai costumi della società di oggi.
Have you ever been inside a gypsy encampment? This project on the life of the Roma gypsy community of the city of Rome has been shot from September 2006 through February 2010, when Casilino 900, the biggest illegal encampment in Europe, was shut down. The images are shot in various legal and illegal encampments with the intent do document an important political and cultural transformation due to the coming of age of new generations - which are gradually distancing themselves from Roma culture in favor of more globalized customs - and especially due to the policy of the government which has lead to the closure of many historical encampments. I have concentrated my work on indoor portraits of family life: I have established a tight relationship with several families, trying to document spontaneous moments of family life, to capture the pulse of daily routine. Despite the unquestionable particularities of Roma culture, I chose not to concentrate on the romantic myth of the gypsy world, fixing my attention instead on the family ties and internal relationships in a tentative to preserve the cultural heritage of a complex and sparse community in constant evolution which, despite all prejudice that surrounds it, is becoming more and more integrated in modern society.
Alessandra Quadri nasce a Padova nel 1980. Laureata in Discipline dell?Arte della Musica e dello Spettacolo a Padova con una tesi in Storia e Tecnica della Fotografia, Alessandra ha poi conseguito un master triennale professionale alla Scuola Romana di Fotografia a Roma. Da allora, ha sempre lavorato nel campo della fotografia con vari approcci (progetti personali e di reportage per coltivare la propria passione, assistente a fotografi per fare esperienza sul campo, matrimoni per motivi economici).
I suoi progetti di reportage sono centrati soprattutto su temi sociali, in particolare sul mondo femminile e sulle problematiche delle donne: ha seguito l'integrazione delle giovani donne islamiche a Roma, lavoro che l'ha portata anche in Egitto e Marocco; ha indagato sul fenomeno del matrimonio infantile nella regione del Rajasthan, in India; è entrata nelle case di famiglie serbe e bosniache a Sebrenica, nella Bosnia-Erzegovina e segue dal 2006 l'odissea delle comunità Rom di Roma, un lavoro che le è valso mostre personali e collettive e pubblicazioni nazionali. Alessandra si è anche impegnata in progetti fotografici di genere del tutto diverso, da una visione della sua città d'adozione, Roma, dai tetti del quartiere di San Lorenzo, a un lavoro molto personale di ricerca su se stessa attraverso l'autoritratto.
La fotografia, sostiene, ha per lei un valore teraputico, e col tempo ha scoperto che è il mezzo ideale per superare le sue paure e le sue ossessioni, uno strumento che le fornisce una nuova sensibilità nei confronti del mondo, stimolando la sua curiosità e incrementando la sete di conoscenza.
Alessandra Quadri was born in Padua in 1980. After a college degree in D.A.M.S. at Padova University with a specialization in Photography History and Technique, Alessandra attended a three year master in photography at Scuola Romana di Fotografia in Rome. Since then, she has been working in this field with various approaches (weddings to make a living, assistant to photographers to enhance her experience on the field, personal and journalistic projects for her pleasure and passion).
Her photojournalistic projects are mostly centered on social themes, especially on women and their plight: she has produced a story on the integration of young Islamic women in Rome which also lead her to Egypt and Morocco; she explored the practice of child marriage in Rajasthan, India; she entered the houses of Serb and Bosnian families of Srebrenica (Bosnia-Erzegovina) and has been concentrating since 2006 on the gypsy community of Rome, Italy, an essay which earned her personal and collective exhibitions and publications on national media. Other recent projects include an uncommon view of Rome from the rooftops of San Lorenzo neighborhood and a very personal research work on herself through self-portraiture.
Photography, she says, has a therapeutic value to her; after years of study, she found that it is an ideal media, like a psychoanalytic tool to overcome her fears and obsessions, giving her new sensibility towards the world, stimulating her curiosity, strengthening her thirst for knowledge.
NO MADE . alberto dedè
Il progetto riguarda il campo di via Triboniano, a Milano, dove il tentativo di integrazione di una minoranza da parte della Istituzione Pubblica, si compie attraverso un mezzo improprio per l?utilizzo abitativo: il container industriale per merci.
Il gruppo di abitanti del campo di via Triboniano ha sottoscritto un ?Patto di Legalità? che nella sostanza nega la natura errante della comunità e che impegna ogni individuo a tutelare il bene assegnato dalla municipalità, con ciò riconoscendone l?autorità.
Il container arredato, e dunque modificato nella sua funzione naturale, diventa oggetto di questa ricerca ed è il cardine attorno al quale si svolge un delicato passaggio di avvicinamento della comunità, nomade per tradizione e cultura.
La messa in relazione degli interni e degli esterni intende sottolineare, da un lato, l?aspetto improprio della aggregazione abitativa nel suo insieme, e dall?altro, la naturale propensione di ogni nucleo familiare a costruire una forte identità culturale.
Il campo nasce ad inizi anni ?90 per ospitare i profughi provenienti dalla ex Jugoslavia; a partire dal 2000 sono i rom ad essere la maggioranza degli ospiti.
La condizione di degrado e di marginalità in cui il campo è abbandonato assieme alla sua costante e incontrollata crescita, sono causa di innumerevoli incidenti e tensioni con la comunità italiana che abita il quartiere.
Dopo l?ennesimo incendio che il 31 dicembre 2006 devasta gran parte del campo, il Comune, con l?ausilio dell?organizzazione Casa della Carità, avvia un progetto di tutela a partire da un patto di legalità e convivenza civile, che i membri della comunità sono chiamati a sottoscrivere in cambio dell?assegnazione di un container per uso abitativo.
L?impegno è dunque quello di creare ? un clima di rispettosa convivenza ? all?interno dell?area, a non commettere reati, mandare i propri figli a scuola, rispettare le regole igienico sanitarie, non vivere di accattonaggio,contribuire al riordino degli spazi comuni.
I sottoscriventi non possono ospitare estranei e il contravvenire al patto determina l?espulsione dal campo.
Il Comune, dal canto suo, si impegna ad inviare educatori e operatori sociali, oltre a potenziare il presidio delle forze dell?ordine.
Ad oggi 580 abitanti del campo di via Triboniano hanno sottoscritto il patto.
26
marzo 2010
Alessandra Quadri – Interno Rom
Dal 26 marzo al 09 aprile 2010
fotografia
Location
SABSPACE
Padova, Via San Pietro, 3, (Padova)
Padova, Via San Pietro, 3, (Padova)
Orario di apertura
Dal martedì al sabto dalle ore 16.30 alle 19.30
Vernissage
26 Marzo 2010, ore 19
Autore