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Alessandra Spranzi
personale
Comunicato stampa
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LA CASA E I NOMI
Specialista di storie minime, anzi accenni di storie, minimi gesti o situazioni sospese che lasciano pensare a uno svolgimento possibile o del tutto impossibile, a un prima e un poi inconsueti, a presenze invisibili o ad eventi casuali, con questa nuova serie Spranzi evita anche gesti e situazioni, trova tutto già pronto, eppure tutto ancora da scoprire: gli allineamenti di campanelli così come li troviamo fuori dagli edifici condominiali sono già un intreccio di storie fissato in immagine, ma di storie tutte da scoprire o da immaginare. Chi sono le persone indicate da quei nomi? Come si sono ritrovate ad abitare nello stesso edificio? Quali saranno i rapporti tra di loro? E altro ancora, naturalmente.
Piccole cose, ancora, ma grandi come vite intere, e varie questa volta, una accanto all'altra, una ad una, ma intrecciate, inevitabilmente annodate. Il mistero sta tutto qui: come, a partire da una forma semplice, un codice direbbe Jean Baudrillard, come quello genetico, visivamente una griglia direbbe Rosalind Krauss, forma paradigmatica del modernismo astrattista, comunque un numero limitato di elementi, si dà vita non tanto a un'infinità di combinazioni ma a quelle combinazioni, a quelle vite.
Mistero dell'evidenza, in realtà, della semplicità, la cui altra faccia è il come tutto questo venga restituito da un'immagine, questo fuori di un dentro non visibile, come i campanelli appunto, e da una fotografia in particolare, questo "singolare intreccio", come scriveva Walter Benjamin, di spazio e tempo che qui è già nell'immagine stessa: la "trama" - il tessuto, il testo - di quelle persone in quel momento. E ancora, come nelle precedenti serie dell'artista, storie invisibili e storie dell'invisibile che si insinuano nei dettagli dell'immagine: all'invisibilità delle storie reali di queste persone si aggiunge infatti quella degli appartamenti vuoti, indicati dall'assenza del nome sul campanello, e quella dei precedenti abitanti, la cui presenza si intravede dietro lo scollarsi dell'etichetta dell'abitante attuale, cancellature, sovrapposizioni.
La fotografia stessa è insomma già la casa, così come i nomi sono già case, abitati dalle persone che li portano: così qui abbiamo l'immagine dei nomi, parole diventate immagine. D'altro canto il nome proprio è già un po' un'immagine, come un volto che appartiene solo a quella persona, che la identifica, come un ritratto, come un'impronta, come una vita.
L'invito di Alessandra Spranzi è quello di guardare alle immagini, alle sue in primis, come ci si interroga sulle immagini della vita: chi vi e le abita ? Cosa ho o avrò a che fare con loro? Letteralmente: chi mi aprirà se suono?
Elio Grazioli
LA CASA E I NOMI
Specialist in little stories, or rather hints of stories, little gestures or suspended situations which leave you thinking of a possible or totally impossible development, of an unusual sooner or later, of invisible presences or of casual events, with this new series Spranzi also avoids gestures and situations, everything is already ready, and yet still to be discovered: the alignments of doorbells, just as we find them outside apartment blocks, are already an interweaving of stories fixed in images, but of stories to be discovered or to be imagined. Who are the people indicated by those names? How did they come to live in the same building? What is the relationship between them? And more, naturally.
Small things, still, but as big as entire lives, and this time varied, one next to the other, one by one, but interwoven, unavoidably tied together. The mystery all lies here: how, starting from a simple form, a code as Jean Baudrillard would say, like a genetic one, visually a grill as Rosalind Krauss would say, a paradigmatic form of abstract modernism, in any case, a limited number of elements, it gives life not so much to an infinity of combinations but to those combinations, to those lives.
The mystery of the evidence, in reality, of the simplicity, whose other face is how all of this is given back by an image, this outside of an inside that is not visible, like the doorbells in fact, and by a photograph in particular, this "singular interweaving", as Walter Benjamin wrote, of space and time which here is already in the image itself: the "plot"- the fabric, the text - of those people in that moment. And again, as in the artist's previous series, invisible stories and stories of the invisible which work themselves into the details of the image: to the invisibility of the real stories of these people in fact are added that of the empty apartments, indicated by the absence of the name on the doorbell, and that of the previous inhabitants, whose presence you can make out behind the peeling-off label of the current inhabitant, cancellations, overlappings.
The photograph itself is in short already the house, as the names are already houses, lived in by people who carry them: so here we have the image of the names, words that have become images. On the other hand, the very name is already slightly an image, like a face that belongs only to that person, that identifies him or her, like a portrait, like an imprint, like a life.
The invitation of Alessandra Spranzi is to look at images, at hers primarily, like we question the images of life: who lives there? What do I have or will I have to do with them? Literally: who will open the door to me if I ring?
Elio Grazioli
LA CASA E I NOMI
La casa e i nomi. I nomi e la casa. Strettamente uniti lungo un filo che collega il dentro con il fuori, la vita e l'astrazione, la scelta e la casualità.
Dentro alla Casa tante case, gli appartamenti, una serie di spazi abitati, a volte disabitati, in attesa. E dentro, sempre più dentro, le persone e la loro vita. Fuori: il citofono, una lista di nomi, un'astrazione dello spazio e dell'identità.
Scelgo, e sempre con molta attenzione o cura, di abitare in una casa, la studio, voglio che il più possibile mi corrisponda o corrisponda alle mie esigenze. Ma non so chi saranno i miei vicini, chi dividerà lo stesso grande cubo, lo stesso indirizzo, lo stesso portone, le stesse scale, lo stesso rettangolo, il citofono. Di chi sentirò le voci e i passi, questo non so mai.
Nei citofoni spesso oltre al nome delle persone che abitano in quella casa, restano tracce di chi ci ha abitato prima: sovrapposizioni, cancellazioni, chi va, chi viene, chi resta. La storia della casa, quella della persone.
Alessandra Spranzi
LA CASA E I NOMI
House and names. Names and house. Tightly joined along a thread that connects the inside with the outside, life and abstraction, choice and chance.
Inside the House, many houses, apartments, a series of inhabited spaces, sometimes uninhabited, waiting. And inside, more and more inside, people and their lives. Outside: the entryphone, a list of names, an abstraction of space and identity.
I choose, and always with care and attention, to live in a house, I study it, I want as much as possible for it to correspond to me or to correspond with my needs. But I do not know who my neighbours will be, who will share the same big cube, the same address, the same entrance, the same stairs, the same rectangle, the entryphone. Whose voices or steps I will hear, I never know.
Often on entryphones, in addition to the name of the people who live in that house, there remain traces of who lived there before: overlappings, cancellations, who goes, who comes, who stays. The story of the house, that of the people.
Alessandra Spranzi
Alessandra Spranzi
Nata a Milano nel 1962. Vive e lavora a Milano.
1992-1993
Fotografie di ingressi di edifici, prevalentemente degli anni 50-60 a Milano, di notte.
E' il luogo dove nessuno si ferma, dove non si vive e dove chiunque puo' entrare.
La illuminazione è generalmente fredda, con luci al neon e l'arredamento come di stanze abbandonate.
1993-1994
Fotomontaggi-autoritratti, dei quali ho fatto tre libri.Utilizzo la stessa fotografia del mio viso
in diversi corpi: le modificazioni nella percezione degli autoritratti non si sviluppa in mutamenti di espressione nel tempo ma nelle possibilità, quasi reali, di altre vite
1994
"La piccola mano". Fotografo le mie mani, e a volte il mio viso, poco illuminati, come se questa luce, dalla penombra, uscisse dal corpo: "Il mondo è pieno di potenti luci e misteri, e l'uomo se li nasconde con la sua piccola mano" . Nello stesso periodo fotografo edifici di notte.
1994-1995
Fotografo bottoni come se fossero qualcosa di diverso, volti impossibilii.
Il progetto si chiama: "Non penso che si sia inventato tutto, ma non riesco ancora a crederci". I testi che accompagnano le fotografie sono testimonianze di incontri con UFO e alieni.
1995
"Sesto continente": lavoro realizzato fotografando i diorami del Museo di Storia Naturale
di Milano e di Bohn. La luce artificiale e la esagerata immobilità e rigidità della natura rivelano la presenza di qualcosa che non va, che non funziona: quello che vediamo potrebbe essere quello che sembra, però non lo è. Succede qualcsa, che ancora non è chiaro.
Mentre ci sembra di riconoscere qualcosa di famigliare, di conosciuto, lo percepiamo come irriconoscibile. E' una sorpresa, o l'inizio della perdita delle nostre certezze.
E' come sbagliare piano, con un ascensore, e uscire su un pianerottolo identico a quello dove siamo abituati a passare, infilare le chiavi nella prima porta che troviamo a sinistra e provare un piccolo panico perché qualcosa non funziona come dovrebbe, non é come è sempre stato, qualcosa si è alterato
1995-1996
"Quando la terra si disfa": fotografo oggetti che se ne vanno, che si muovono dove le nostre mani non possono arrivare: sospensione e abbandono. Quando un bicchiere sta sospeso nell'aria, si ritira da noi: dobbiamo brancolare per cercare di prenderlo, non ci appartiene più.
Una grande mano ci schiaccia, ci responge giù sulla terra: fra le dita, nelle fessure di questa mano, ogni tanto qualcosa riesce a passare, a sfuggire alla sua pressione.
1996
"L'angelo del focolare".
Siamo colti di sorpresa da queste donne perché mai potremmo sostare in un gesto:
ogni nostro gesto scioglie quello che lo ha preceduto, noi non siamo congelabili, se non nel calco o nella fotografia, o nel ricordo.
Mi piace di queste donne il fatto che non si possano muovere, che è evidente l'impossibilità di un cambiamento, come se avessero scelto un gesto che le rappresenta, definitivamente, senza appello.
Prigioniere di un momento, di quel momento che sembra scelto a caso:
è solo l'ultimo di un movimento, quello in cui il tempo è finito. Difendono la loro bellezza, fanno resistenza allo srotolarsi del tempo: forza dell'immobilità contro il passato, gli imprevisti, il domani.
Sotto la loro pelle non c'è uno scheletro. Si sente che c'è un tutto pieno: non andranno avanti, non si volteranno indietro.
Sembrano sorridere di un pensiero che non potranno mai comunicare, e che si ripetono come una pioggia leggera e riposante, una pioggia che non bagna: non sono animate, ma la loro vita dura, noi passiamo davanti, di fianco e scivoliamo via. Le cose restano.
1996-1997
"Tornando a casa".
Incendi domestici. Tornando a casa non aspettiamo sorprese, non le aspettiamo più.
Ci basta ritrovare la casa, chiudere la porta.
Inizialmente pensavo a palazzi che bruciavano, che crollavano avvolti dalle fiamme.
Oltre al fuoco, c'era la catastrofe della caduta. Il rumore del crollo. Camminare tra le macerie.Poi l'incendio si è spostato all'interno della casa, ha preso le tende, le sedie, i divani: anzi, ha preso la nostra tenda, il nostro tavolo, la nostra poltrona, il nostro letto.
Immagino ci sia un punto della nostra stanza, un angolo dove il fuoco non è ancora arrivato, da dove noi contempliamo le fiamme, partecipiamo immobili all'incendio.
La mano non si muove a cercare l'acqua.
1998
'Un passo avanti, due passi indietro'
La casa esite, miracolosamente, e si regge su un unico elemento: la porta. Togliendo la porta gli spazi si mischierebbero, un'onda gigante cancellerebbe ogni cosa, lasciando legni e mattoni: il mondo esterno inghiottirebbe quello interno, minuscolo, fragilissimo.
Le persone nella città sono diverse dalle persone a casa: uscendo perdiamo il nostro nome, non riconosciamo gli altri. Le persone nella città sono diverse dalle persone a casa: uscendo perdiamo il nostro nome.
1998
'Il buon giorno si vede dal mattino'
Sorprese del risveglio, rumore di tazze, la vita, altrove, scorre tranquilla.
Credere che il sogno sarebbe finito presto.
Questa volta non puoi dire di averla scampata bella.
1999
'Dove sei?'
"Udirono, nel vento del giorno, il rumore del Signore Dio che incedeva nel giardino, e l'uomo si nascose con sua moglie dalla presenza del Signore Dio, fra gli alberi del giardino. Il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?" Ed egli rispose: "Ho udito nel giardino il Tuo rumore, ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto" Genesi, 3,8
"Dove sei?" Dio cerca Adamo, perché Adamo, nascondendosi, si sta perdendo. Dio non chiede per sapere, ma perché Adamo possa uscire dal nascondiglio.
Adamo scompare dietro la paura e la vergogna, non sa bene cosa abbia fatto e perché, vorrebbe non esserci. Nascondersi a se stessi, alle proprie scelte è facile: basta non ascoltare, non rispondere, fermarsi. I boschi ricoprono il mondo.
Nel nascondiglio le ossa tremano perché non c'è luce, non c'è calore, c'è solo silenzio.
"Dove sei?" Questa domanda risuona nel vento dei giorni e delle notti: il creato ci parla incessantemente, ci incalza, ci interroga: dove sei, dove ti nascondi? dove vai? Adamo è ciascuno di noi, in ogni tempo, in ogni luogo. La domanda è: "Dove sei tu nel tuo mondo?" Quando sappiamo dove siamo possiamo riprendere o continuare il nostro cammino.
1999
'Occasione unica'
(fotografie di case in vendita tratte da riviste specializzate)
Una casa vuota, una casa in vendita è come un pozzo sul quale ci viene da sporgersi, e da cui viene un'aria fredda, umida insana. La voce rimbomba, si perde fra echi e buio. Ritaglia uno spazio che inquieta, una terra di nessuno, abitata solo dallo spirito della casa. Le fotografie sono quasi sempre sottotono, trasandate. C'è una forma di pudore nell'immagine, così rara, quasi sospetta, per un prodotto in vendita. Sembrano foto prese di nascosto.
La casa che deve essere la tua occasione, è sempre un'occasione irripetibile, unica, perché parla solo a te, parla al tuo passato, al tuo presente, ai tuoi sogni futuri. Come una promessa o come una minaccia.
2000
'La donna barbuta'
Non c'è tristezza nella donna barbuta, c'è anzi una serenità selvaggia, pervasiva, una serenità inquieta, a volte una malinconia mista a pace. La donna barbuta percorre i suoi prati, i suoi sentieri, è sola, nel silenzio, lontano dal brusio, dai sorrisi sprecati. Riconosce il lontano e il vicino, le stagioni che arrivano e che vanno, le ombre della sera. Sa che stare al mondo è sfidarlo, pungerlo, provovarlo. E' scegliere di starci.
2002
'Una naturale indifferenza'
L'uomo ha paura, spesso. A volte non ci fa caso, ci è abituato, a volte guarda altrove, a volte rimbomba solo di paura. Il rampicante cammina, cresce, fin dove può o fin dove vuole, dipende. Lento e tranquillo, si direbbe, e sconosciuto e indifferente. Dopo il seme, viene la crescita, l'andare in alto, trasformare ricoprendo. L'uomo guarda, capisce la legge dell'avanzare, ma sente la sua esclusione: è un ospite, forse non invitato. La natura non conosce la paura, ma all'uomo lascia sgomento.
2002-5
'Cose che accadono'
La nostra ricognizione del mondo si ferma spesso a un riconoscimento, a un ritrovare il mondo come e dove lo si era lasciato.
Vedere e riconoscere come automatismo dell'occhio e del pensiero, fra pigrizia e desiderio: ma qualche volta, accadono cose che sospendono quell'automatismo.
Riconosciamo qualcosa, ma solo in parte, l'altra occupa gli spazi della somiglianza a qualcosa che non si conosce, che non si vede.
Il mondo visibile è sempre frequentato dall' invisibile, da ciò che è stato e non è più, da ciò che mai potrà essere e di cui solo si può immaginare.
Intorno a noi, dentro di noi, accadono cose di cui non sappiamo, impossibili, insensate, inutili: sono degli incidenti, noi siamo dei complici o delle vittime, il Caso precipita dentro la realtà e la modifica.
2005
'Fisica naturale'
Contrariare le cose, sottoporle a sforzi inutili, gratuiti, improbabili, incoerenti con i loro limiti ed i nostri, per distrarre le leggi universali, sovvertirle, togliere il peso, perdere il senso, sottraendole alla forza del più forte, all'attrazione terrestre.
2005/6
Rovine
Resti di messaggi: cercasi, offresi, affittasi, personale. Parole al vento, quel vento di voci, di segni, di enigmi, che percorre la città. Quello che vediamo sono pezzi di carta, di parole, di scotch, di numeri, di corde. Sopravvissuti agli strappi e al tempo. Quello che resta sono le rovine dei messaggi, diventati muti,inutilizzabili, illeggibili, ma con la forza delle dei testimoni, tracce di intenzioni, di possibilità, di vite.
MOSTRE
2006
Dieci artisti di fotografia Italiana, Roma, Auditorium della Conciliazione, a cura di Fabio Castelli
Catodica, Teatro Miela e galleria Lipanj e Puntin, Trieste, a cura di Maria Campitelli
Media 06-Fiera di Bologna, galleria D'Accursio, a cura di Mario Gorni
Luca Campigotto, Mario Cresci, Luigi Erba, Alessandra Spranzi, Venti inediti, Galleria Fotografia Italiana, a cura di Fabio Castelli
Strade BluArte, Bologna, Castel s. Pietro, Imola, a cura di Chiara Pilati
La donna oggetto, Vigevano, a cura di Luca Beatrice e Laura Carcano
Videopassages , Careof - Provincia di Milano, a cura di Simona Bordone, Mario Gorni, Alessandra Pioselli
Tre visioni al femminile, Biennale di Fotografia di Brescia, a cura di Piero Cavellini e Francesco Tedeschi
2005
Cose che accadono, galleria Fotografia Italiana, Milano, a cura di Fabio Castelli
Heavy Food, Teatro Sociale di Bergamo Alta, a cura di Paola Tognon e Laura Nozza
Italian Camera, Isola di S. Servolo, Venezia, a cura di Raffaele Gavarro
FIAV 2005 (Festival International d'images artistiques video), Centro d'arte contemporanea Santa Monica, Barcellona
Video it 2005, settima edizione, a cura di Mario Gorni ed Elena Volpato
2004
Time in Jazz, la follia, XVII edizione, Berchidda, a cura di Giannella Demura e Gabi Scardi
Lo sguardo ostinato, Man, Nuoro, a cura di Elio Grazioli
On Air: video in Onda dall'Italia, a cura di Andrea Bruciati e Antonella Crippa, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea, Monfalcone
Art Woman 2004-Grandangolo, intorno alla fotografia e oltre", Castello di Carlo V, Lecce
Green islands. Piazze, isole e verde pubblico, un progetto urbano di arte, fotografia, architettura e design, Milano, a cura di Claudia Zanfi
Da Guarene all'Etna, Cantieri Zisa, Palermo
Segni disegni Diversi, Banca del Gottardo, Bergamo
2003
In natura, x Biennale di fotografia, Torino, Palazzo Bricherasio, a cura di Anna Detheridge
Da Guarene all'Etna, IVAM, Valencia
F.A.Q. frequently asked questions, XVI edizione della rassegna di arte contemporanea,a cura di Gino Mannuzzi e Mauro Manara, Castel S. Pietro
2002
Nel bosco, Galeria Monica De Cardenas, Milano
Con Art: Magic / Object / Action, Site Gallery, Sheffield, England, a cura di Helen e Pier Giorgio Varola.
Da Guarene all'Etna, 2002, Padiglione Italia, Giardini di Castello, Venezia.
Paradiso perduto, Palazzo dell'Arengo, Rimini, a cura di Ambra Stazzone.
Rassegna video, MMCentar, Zagreb, a cura di Marijan Krivak, MarioGorni e Ivan Paic.
2001
Equilibri, a cura di Gabi Scardi, Castel S. Pietro, Bologna
Alessandra Spranzi, Il Graffio, Bologna
Progetto speciale per il sito Virtual Gallery (www.virtualgallery.fotomodo.com)
La donna barbuta, Galerie Drantmann, Brussels.
Dinamiche della vita dell'arte, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo,
a cura di Giacinto Di Pietrantonio.
Frontiere. Quando il pensiero si emoziona, Fondazione Cicogna Rampana,
Palazzolo sull'Oglio (Bs), a cura di Mauro Panzera
CORPOrate Identity, le percezioni del Sé e dell'Altro, En Plein Air, Pinerolo (To),
a cura di Guido Curto e Olga Gambari.
A Sense of Wellbeing. Loss, History and Desires, Palace of the Imperial Thermal Baths, Karlovy Vary, Czech Republic, a cura di Marco Scotini.
2000
Tempo, Passagen, LinKoping, Svezia, A cura di Asa-Victoria Wihlborg
ArtBeat 2, Acquario Romano, Roma,a cura di Guido Bartorelli e Fabriano Fabbri
Tracce Spirituali, Castello di Celano, Aquila, a cura di Raffaella Iannella
Museo Entr'acte, Museo Marino Marini, Firenze, a cura di Marco Scotini
Artificiale,Image Gallery, Bologna
Futurama, Arte in Italia 2000, Museo Pecci, prato, a cura di Bruno Corà, Raffaele Gavarro, Marco Meneguzzo
La donna barbuta, Galleria Emi Fontana, Milano
1999
Non solo fotografia, Centro d'arte Contemporanea, Bellinzona, Svizzera
Quando la terra si disfa, Metronom, Barcellona
Animals animaux tiere animali, a cura di Michele Dantini, Galleria Continua, S. Giminiano
Landscapes, Galleria Banchi Nuovi, Roma, a cura di Ludovico Pratesi e Paola Magni
Biennale di Melbourne, Padiglione Italia, Australia, a cura di Roberto Pinto
Zone di Visibilità, sala Comunale ex-fienile, Castel S. Pietro Terme, Bologna
'Dove sei?', Galleria Emi Fontana, Milano
ArtBeat, Spazio Salara, a cura di Guido Bartorelli e Fabriano Fabbri
The Female touch, Gallery 54, Gothenburg, Svezia, a cura di Asa-Viktoria Wihlborg
Alessandra Spranzi, Marti Llorens, Murray Guy, New York
Bochynek Gallery, Dusseldorf, Germania
Da Guarene all'Etna, Itinerante taormina, Modena, Napoli, Milano
1998
Pollution, Galleria Gian Ferrari, Milano
People, Galleria Monica De Cardenas, Milano
Alessandra Spranzi, Luigi Franco Arte Contemporanea, Torino
Subway, Linee Metropolitane, Milano, a cura di Roberto Pinto
Pagine di fotografia italiana 1900-1998, a cura di Roberta Valtorta, Fondazione Galleria del Gottardo, Lugano
Disidentico, Maschile femminile e altro, Palazzo Branciforte, Palermo, a cura di Achille Bonito Oliva
Il buon giorno si vede dal mattino, il Graffio, Bologna
Immagina 20100, Galleria Enja Wonneberger, Kiel, Germania
Eccentrica, XII Edizione della Rassegna di Arte contemporanea, a cura di G. Giannuzzi e M. Manara
1997
Vertigo, Galleria Emy Fontana, Milano
Romantica. Immagini del cuore e della colpa, VII Biennale Internazionale di Fotografia,
Palazzo Bricherasio, Torino
Des Histoires en Formes, Le Magasin, Grenoble
Aperto Italia '97, Trevi Flash Art Museum, Trevi (Pg)
Openstudios, Milano, a cura di G. di Pietrantonio e C. Piccoli
L'angelo del focolare, Care of, Cusano Milanino
1996
Sesto continente, Dryphoto, Prato, a cura di Filippo Maggia
She sells sea-shell,Via degli Artisti, Torino, a cura di Giancarlo Norese
Coincidenze e contaminazioni, Arona, a cura di Paolo Campiglio e Rachele Ferrario
1995
Immagini come luoghi, Forte di Bard, a cura di Walter Guadagnini
Banana Factory, Barcellona
1993
Le Meraviglie d'italia, Galleria Care of, Cusano Milanino
Dietro la porta chiusa, Milano, a cura di Sarah Alison Jacques
Born in Milan, 1962.
Lives and works in Milan.
1992-1993
Photographs of entrances to buildings, predominantly of the 50s and 60s in Milan, at night.
It is the place where no-one stops, where no-one lives and where anyone can enter.
The lighting is generally cold, with neon lights, and furnished like abandoned rooms.
1993-1994
Photomontage-self portraits, of which I have produced three books. I use the same photograph of my face in various bodies: the modifications in the perception of the self portraits does not develop in changes of expression in time but in the possibilities, almost real, of other lives.
1994
The little hand. I photograph my hands, and sometimes my face, slightly lit, as if this light was coming out of the body from the semi-darkness: "The world is full of powerful light and mysteries, and man hides them with his little hand". In the same period, I photograph buildings at night.
1994-1995
I photograph buttons as though they were something different, impossible faces.
The project is called: I don't think that everything has been invented, but I can't believe it yet. The captions that accompany the photographs are evidence of meetings with UFOs and aliens.
1995
Sixth continent: work realized photographing the diorama of the Museum of Natural History of Milan and of Bonn. The artificial light and the exaggerated immobility and rigidity of nature reveal the presence of something that has gone wrong: what we see could be what it seems but it is not. Something is happening which is not yet clear.
While we seem to recognize something familiar, something known, we perceive it as unrecognizable. It is a surprise or the beginning of losing our sense of certainty.
It is like arriving at the wrong floor in a lift and getting out at a landing which is identical to the one we are accustomed to, inserting the key into the first door that we find on the left and feeling a slight sense of panic because something is not working as it should, is not like it always has been, something has altered.
1995-1996
When the earth collapses: I photograph objects which go away, which move where our hands cannot reach: suspension and abandon. When a glass is suspended in the air, it withdraws from us: we must grope around to get it, it does not belong to us any more.
A large hand crushes us, pushes us down on the ground: between the fingers, in the cracks of this hand, every so often something manages to pass, to escape its pressure.
1996
The angel of the fireplace: We are taken by surprise by these women because we could never pause in a gesture: every one of our gestures dissolves the one that came before, we are not freezable, not in print nor in photograph nor in memory.
I like about these women the fact that they cannot move, that the impossibility of change is evident, as if they had chosen a gesture that represents them, definitively, without appeal. Prisoners of the moment, of that moment that seems chosen by chance: it is only the end of a movement, that in which time is finished. They defend their beauty, resist the unraveling of time: strength of immobility against the past, the unexpected, tomorrow. Under their skin there is not a skeleton. You feel that there is a fullness: they will not go forward, they will not turn back.
They seem to smile about a thought that they will never be able to communicate and that is repeated like a light, relaxing rain, a rain which does not wet you: they are not animate, but their life lasts, we pass ahead, alongside and we slide away. Things remain.
1996-1997
Returning home: Domestic fires. Returning home we do not expect surprises, we do not expect them any more. It is enough to come home and close the door.
Initially I thought of burning buildings, that collapsed enveloped in flames.
In addition to the fire there was the catastrophe of the collapse. The noise of the crash. Walking amongst the rubble Then the fire moved inside the house, caught the curtains, the chairs, the sofas: in fact, it took our curtain, our table, our armchair, our bed.
I imagine that there is a place in our room, a corner where the fire has not arrived yet, from where we contemplate the flames, we take part, immobile, in the fire.
The hand does not move to look for water.
1998
One step forward, two steps back: The house exists, miraculously, and is supported on just one feature: the door. Removing the door, the spaces would get mixed up, a giant wave would cancel out everything, leaving wood and bricks: the outside world would swallow up the inside one, tiny and fragile.
People in the city are different from people at home: going out we lose our name, we do not recognize others. People in the city are different from people at home: going out we lose our name.
1998
You can see a good day from the morning: Surprises of awakening, the noise of cups, life elsewhere runs smoothly.
Believe that the dream was going to finish soon.
This time you cannot say you had a narrow escape.
1999
Where are you?: "They heard, in the daytime wind, the sound of the Lord God pacing in the garden, and the man hid himself with his wife from the presence of the Lord God amongst the trees of the garden,. The Lord God called the man and said to him: 'Where are you?' And he replied 'I heard Your noise in the garden, I was afraid because I am naked and I hid myself'." Genesis,3.8.
"Where are you?" God seeks Adam, because Adam, hidden, is losing his way. God does not ask in order to know but so that Adam can come out of his hiding place.
Adam disappears behind fear and shame, he does not really know what he has down and why, he would like not to be there. To hide from oneself, from one's own choices is easy: you just have to not listen, not reply, stop. Woods cover the world.
In the hiding place bones tremble because there is no light, no heat, there is only silence.
"Where are you?" This question rings in the wind for days and nights: creation speaks to us incessantly, pursues us, interrogates us: where are you? Where are you hiding? Where are you going? Adam is each of us, in all time, in every place. The question is: "Where are you in your world?" When we know where we are we can resume or continue our walk.
1999
Unique opportunity: (photographs of houses for sale from specialist magazines). An empty house, a house for sale is like a well which we want to lean over and from which comes cold, damp, unhealthy air. The voice reverberates, loses itself in echoes and darkness. A space is carved out which makes us uneasy, a no-man's land, inhabited only by the spirit of the house. The photographs are almost always subdued, untidy. There is a form of chasteness in the image, so rare, almost suspect, for a product that is for sale. They look like photos taken secretly.
The house that should be your opportunity is always an unrepeatable opportunity, unique, because it speaks only to you, it speaks to your past, to your present, to your future dreams. Like a promise or like a threat.
2000
The bearded lady: There is not sadness in the bearded lady, on the contrary, there is a wild, pervasive serenity, a disturbing serenity and sometimes a melancholy mixed with peace. The bearded lady walks through her meadows, along her paths, alone, in silence, far from the whispering, from the wasted smiles. She recognizes the faraway and the near, the seasons that come and go, the evening shadows. She knows that to be in the world is to challenge it, pierce it, provoke it. And to choose to be in it.
2002
A natural indifference: Man is often afraid. Sometimes he does not notice, he is accustomed to it, sometimes he looks elsewhere, sometimes he reverberates from pure fear. The climber moves, grows, as far as it can or as far as it wants, depending. Slow and calm, you would say, and unknown and indifferent. After the seed comes the growth, the going upwards, transforming as it re-covers. Man watches, understands the law of advancement, but feels his exclusion: he is a guest, perhaps uninvited. Nature does not know fear, but it leaves man dismayed.
2002-5
Things that happen: Our acknowledgment of the world often stops at a recognition, at a rediscovery of the world how and where it was left.
Seeing and recognizing as automation of the eye and of thought, between laziness and desire: but sometimes things happen which suspend that automation.
We recognize something, but only in part, the other occupies spaces of similarity to something that we do not know, that is not seen.
The visible world is always haunted by the invisible, by what it has been and is no longer, by what it could never be and which we can only imagine.
Around us, inside us, things happen that we do not know about, impossible, senseless, useless: they are accidents, we are accomplices or victims, Chance plunges into reality and changes it.
2005
Natural physics: Things are contrary, subject them to useless, gratuitous, improbable, inconsistent effort, with their limits and ours, in order to divert universal laws, subvert them, remove the weight, lose the sense, taking away from them the strength of the strongest, the earthly attraction.
2005/6
Ruins: Remains of messages: looking for, offering, for rent, personal. Words in the wind, that wind of voices, of signs, of enigmas, that goes around the town. What we see are pieces of paper, of words of Sellotape, of numbers, of string. Survivors of tears and time. What is left are the ruins of messages, become mute, unusable, illegible, but with the strength of testimonies, traces of intentions, of possibilities, of lives.
EXHIBITIONS
2006
Ten artists of Italian Photography, Auditorium della Conciliazione, Roma, organized by Fabio Castelli
Cathode, Miela Theatre and Lipani & Puntin Gallery, Trieste, organized by Maria Campitelli
Media 06 - Bologna Fair, D'Accursio Gallery, organized by Mario Gorni
Luca Campigotto, Mario Cresci, Luigi Erba, Alessandra Spranzi, Twenty previously unseen works, Italian Photography Gallery, Milan, organized by Fabio Castelli
Blue Art Streets, Castel S. Pietro, Imola, organized by Chiara Pilati
Subject Woman, Vigevano, organized by Luca Beatrice and Laura Carcano
Videopassages, Milan Province, organized by Simona Bordone, Mario Gorni, Alessandra Pioselli
Three visions in the feminine, Photography Biennial, Brescia, organized by Piero Cavellini and Francesco Tedeschi
2005
Things that happen, Italian Photography Gallery, Milan, organized by Fabio Castelli
Heavy Food, Social Theatre, Bergamo, organized by Paola Tognon and Laura Nozza
Italian Camera, S. Servolo Island, Venice, organized by Raffaele Gavarro
FIAV 2005 (International Festival of artistic images video), Santa Monica Centre of Contemporary Art, Barcelona
Video it 2005, 7th edition, organized by Mario Gorni and Elena Volpato
2004
Time in Jazz, madness, 17th edition, Berchidda, organized by Giannella Demura and Gabi Scardi
The stubborn look, Man Museum of contemporary art, Nuoro, organized by Elio Grazioli
On Air: video broadcast from Italy, Municipal Gallery of Contemporary Art, Monfalcone, organized by Andrea Bruciati and Antonella Crippa
Art Woman 2004 - Wide angle, about photography and beyond, Castle of Carlo V, Lecce
Green islands. Squares, islands and public greens, an urban project of art, photography, architecture and design, Milan, organized by Claudia Zanfi
From Guarene to Etna, Zisa Workshops, Palermo
Draw Different Signs, Gotthard Bank, Bergamo
2003
In nature, 10th Biennial of Photography, Turin, Palazzo Bricherasio, organized by Anna Detheridge
From Guarene to Etna, IVAM, Valencia
F.A.Q. frequently asked questions, 16th edition of the contemporary art exhibition organized by Gino Mannuzzi and Mauro Manara, Castel S. Pietro
2002
In the wood, Monica De Cardenas Gallery, Milan
2001
Equilibrium, Castel S. Pietro, Bologna, organized by Gabi Scardi
Alessandra Spranzi, Il Graffio, Bologna
Special project for the Virtual Gallery website (www.virtualgallery.fotomodo.com)
The bearded lady, Drantmann Gallery, Brussels
Dynamics of the life of art, Gallery of Modern and Contemporary Art, Bergamo, organized by Giacinto Di Pietrantonio
Frontiers. When thought becomes emotional, Cicogna Rampana Foundation, Palazzolo sull'Oglio (Bs), organised by Mauro Panzera
Corporate Identity, perceptions of self and of other, En Plein Air, Pinerolo (To), organized by Guido Curto and Olga Gambari
A Sense of Wellbeing. Loss, History and Desires, Palace of the Imperial Thermal Baths, Karlovy Vary (Czech Repubblic), organized by Marco Scotini.
2000
Time, Passagen, LinKoping, Sweden, organized by Asa-Victoria Wihlborg
ArtBeat 2, Roman Aquarium, Rome, organized by Guido Bartorelli and Fabriano Fabbri
Spiritual Traces, Celano Castle, Aquila, organized by Raffaella Iannella
Museo Entr'acte, Marino Marini Museum, Florence, organized by Marco Scotini
Artificial, Image Gallery, Bologna
Futurama, Art in Italy 2000, Pecci Museum, Prato, organized by Bruno Corà, Raffaele Gavarro, Marco Meneguzzo
The bearded lady, Emi Fontana Gallery, Milan
1999
Not just photography, Centre of Contemporary Art, Bellinzona (Switzerland)
When the earth comes apart, Metronom, Barcelona
Animals animaux tiere animali, Continua Gallery, S. Gimignano, organized by Michele Dantini
Landscapes, Banchi Nuovi Gallery, Rome, organized by Ludovico Pratesi e Paola Magni
Melbourne Biennial, Italy Paviliion, Melbourne (Australia), organized by Roberto Pinto
Visibility Zone, sala Comunale ex-fienile, Castel S. Pietro Terme, Bologna
'Where are you?', Emi Fontana Gallery, Milan
ArtBeat, Salara artspace, Rome, organized by Guido Bartorelli and Fabriano Fabbri
The Female Touch, Gallery 54, Gothenburg (Sweden), organized by Asa-Viktoria Wihlborg
Alessandra Spranzi, Marti Llorens, Murray Guy, New York
Alessandra Spranzi, Bochynek Gallery, Dusseldorf (Germany)
From Guarene to Etna, Taormina-Modena-Naples-Milan
1998
Pollution, Gian Ferrari Gallery, Milan
People, Monica De Cardenas Gallery, Milan
Alessandra Spranzi, Luigi Franco Contemporary Art, Turin
Subway, Metropolitan Lines, Milan, organized by Roberto Pinto
Pages of Italian photography 1900-1998, Gotthard Gallery Foundation, Lugano, organized by Roberta Valtorta
Nonidentical, Male, female and other, Palazzo Branciforte, Palermo, organized by Achille Bonito Oliva
You can see a good day from the morning, il Graffio, Bologna
Imagine 20100, Enja Wonneberger Gallery, Kiel (Germany)
Eccentric, 12th Edition of the Contemporary Art Exhibition, organized by G. Giannuzzi e M. Manara
1997
Vertigo, Emy Fontana Gallery, Milan
Romantica. Images of the heart and of guilt, 7th International Photography, Palazzo Bricherasio, Turin
Some Stories in Forms, Le Magasin, Grenoble
Aperto Italia '97, Trevi Flash Art Museum, Trevi (Pg)
Alessandra Spranzi, Openstudios, Milano, organized by G. di Pietrantonio and C. Piccoli
The angel of the fireplace, at Cusano Milanino
1996
Sixth continent, Dryphoto, Prato, organized by Filippo Maggia
She sells sea-shells, Via degli Artisti, Turin, organized by Giancarlo Norese
Coincidences and contaminations, Arona, organized by Paolo Campiglio and Rachele Ferrario
1995
Images as places, Forte di Bard, organized by Walter Guadagnini
Alessandra Spranzi, Banana Factory, Barcelona
1993
The Marvels of Italy, at Cusano Milanino Gallery
Behind the closed door, Milan, organized by Sarah Alison Jacques
Specialista di storie minime, anzi accenni di storie, minimi gesti o situazioni sospese che lasciano pensare a uno svolgimento possibile o del tutto impossibile, a un prima e un poi inconsueti, a presenze invisibili o ad eventi casuali, con questa nuova serie Spranzi evita anche gesti e situazioni, trova tutto già pronto, eppure tutto ancora da scoprire: gli allineamenti di campanelli così come li troviamo fuori dagli edifici condominiali sono già un intreccio di storie fissato in immagine, ma di storie tutte da scoprire o da immaginare. Chi sono le persone indicate da quei nomi? Come si sono ritrovate ad abitare nello stesso edificio? Quali saranno i rapporti tra di loro? E altro ancora, naturalmente.
Piccole cose, ancora, ma grandi come vite intere, e varie questa volta, una accanto all'altra, una ad una, ma intrecciate, inevitabilmente annodate. Il mistero sta tutto qui: come, a partire da una forma semplice, un codice direbbe Jean Baudrillard, come quello genetico, visivamente una griglia direbbe Rosalind Krauss, forma paradigmatica del modernismo astrattista, comunque un numero limitato di elementi, si dà vita non tanto a un'infinità di combinazioni ma a quelle combinazioni, a quelle vite.
Mistero dell'evidenza, in realtà, della semplicità, la cui altra faccia è il come tutto questo venga restituito da un'immagine, questo fuori di un dentro non visibile, come i campanelli appunto, e da una fotografia in particolare, questo "singolare intreccio", come scriveva Walter Benjamin, di spazio e tempo che qui è già nell'immagine stessa: la "trama" - il tessuto, il testo - di quelle persone in quel momento. E ancora, come nelle precedenti serie dell'artista, storie invisibili e storie dell'invisibile che si insinuano nei dettagli dell'immagine: all'invisibilità delle storie reali di queste persone si aggiunge infatti quella degli appartamenti vuoti, indicati dall'assenza del nome sul campanello, e quella dei precedenti abitanti, la cui presenza si intravede dietro lo scollarsi dell'etichetta dell'abitante attuale, cancellature, sovrapposizioni.
La fotografia stessa è insomma già la casa, così come i nomi sono già case, abitati dalle persone che li portano: così qui abbiamo l'immagine dei nomi, parole diventate immagine. D'altro canto il nome proprio è già un po' un'immagine, come un volto che appartiene solo a quella persona, che la identifica, come un ritratto, come un'impronta, come una vita.
L'invito di Alessandra Spranzi è quello di guardare alle immagini, alle sue in primis, come ci si interroga sulle immagini della vita: chi vi e le abita ? Cosa ho o avrò a che fare con loro? Letteralmente: chi mi aprirà se suono?
Elio Grazioli
LA CASA E I NOMI
Specialist in little stories, or rather hints of stories, little gestures or suspended situations which leave you thinking of a possible or totally impossible development, of an unusual sooner or later, of invisible presences or of casual events, with this new series Spranzi also avoids gestures and situations, everything is already ready, and yet still to be discovered: the alignments of doorbells, just as we find them outside apartment blocks, are already an interweaving of stories fixed in images, but of stories to be discovered or to be imagined. Who are the people indicated by those names? How did they come to live in the same building? What is the relationship between them? And more, naturally.
Small things, still, but as big as entire lives, and this time varied, one next to the other, one by one, but interwoven, unavoidably tied together. The mystery all lies here: how, starting from a simple form, a code as Jean Baudrillard would say, like a genetic one, visually a grill as Rosalind Krauss would say, a paradigmatic form of abstract modernism, in any case, a limited number of elements, it gives life not so much to an infinity of combinations but to those combinations, to those lives.
The mystery of the evidence, in reality, of the simplicity, whose other face is how all of this is given back by an image, this outside of an inside that is not visible, like the doorbells in fact, and by a photograph in particular, this "singular interweaving", as Walter Benjamin wrote, of space and time which here is already in the image itself: the "plot"- the fabric, the text - of those people in that moment. And again, as in the artist's previous series, invisible stories and stories of the invisible which work themselves into the details of the image: to the invisibility of the real stories of these people in fact are added that of the empty apartments, indicated by the absence of the name on the doorbell, and that of the previous inhabitants, whose presence you can make out behind the peeling-off label of the current inhabitant, cancellations, overlappings.
The photograph itself is in short already the house, as the names are already houses, lived in by people who carry them: so here we have the image of the names, words that have become images. On the other hand, the very name is already slightly an image, like a face that belongs only to that person, that identifies him or her, like a portrait, like an imprint, like a life.
The invitation of Alessandra Spranzi is to look at images, at hers primarily, like we question the images of life: who lives there? What do I have or will I have to do with them? Literally: who will open the door to me if I ring?
Elio Grazioli
LA CASA E I NOMI
La casa e i nomi. I nomi e la casa. Strettamente uniti lungo un filo che collega il dentro con il fuori, la vita e l'astrazione, la scelta e la casualità.
Dentro alla Casa tante case, gli appartamenti, una serie di spazi abitati, a volte disabitati, in attesa. E dentro, sempre più dentro, le persone e la loro vita. Fuori: il citofono, una lista di nomi, un'astrazione dello spazio e dell'identità.
Scelgo, e sempre con molta attenzione o cura, di abitare in una casa, la studio, voglio che il più possibile mi corrisponda o corrisponda alle mie esigenze. Ma non so chi saranno i miei vicini, chi dividerà lo stesso grande cubo, lo stesso indirizzo, lo stesso portone, le stesse scale, lo stesso rettangolo, il citofono. Di chi sentirò le voci e i passi, questo non so mai.
Nei citofoni spesso oltre al nome delle persone che abitano in quella casa, restano tracce di chi ci ha abitato prima: sovrapposizioni, cancellazioni, chi va, chi viene, chi resta. La storia della casa, quella della persone.
Alessandra Spranzi
LA CASA E I NOMI
House and names. Names and house. Tightly joined along a thread that connects the inside with the outside, life and abstraction, choice and chance.
Inside the House, many houses, apartments, a series of inhabited spaces, sometimes uninhabited, waiting. And inside, more and more inside, people and their lives. Outside: the entryphone, a list of names, an abstraction of space and identity.
I choose, and always with care and attention, to live in a house, I study it, I want as much as possible for it to correspond to me or to correspond with my needs. But I do not know who my neighbours will be, who will share the same big cube, the same address, the same entrance, the same stairs, the same rectangle, the entryphone. Whose voices or steps I will hear, I never know.
Often on entryphones, in addition to the name of the people who live in that house, there remain traces of who lived there before: overlappings, cancellations, who goes, who comes, who stays. The story of the house, that of the people.
Alessandra Spranzi
Alessandra Spranzi
Nata a Milano nel 1962. Vive e lavora a Milano.
1992-1993
Fotografie di ingressi di edifici, prevalentemente degli anni 50-60 a Milano, di notte.
E' il luogo dove nessuno si ferma, dove non si vive e dove chiunque puo' entrare.
La illuminazione è generalmente fredda, con luci al neon e l'arredamento come di stanze abbandonate.
1993-1994
Fotomontaggi-autoritratti, dei quali ho fatto tre libri.Utilizzo la stessa fotografia del mio viso
in diversi corpi: le modificazioni nella percezione degli autoritratti non si sviluppa in mutamenti di espressione nel tempo ma nelle possibilità, quasi reali, di altre vite
1994
"La piccola mano". Fotografo le mie mani, e a volte il mio viso, poco illuminati, come se questa luce, dalla penombra, uscisse dal corpo: "Il mondo è pieno di potenti luci e misteri, e l'uomo se li nasconde con la sua piccola mano" . Nello stesso periodo fotografo edifici di notte.
1994-1995
Fotografo bottoni come se fossero qualcosa di diverso, volti impossibilii.
Il progetto si chiama: "Non penso che si sia inventato tutto, ma non riesco ancora a crederci". I testi che accompagnano le fotografie sono testimonianze di incontri con UFO e alieni.
1995
"Sesto continente": lavoro realizzato fotografando i diorami del Museo di Storia Naturale
di Milano e di Bohn. La luce artificiale e la esagerata immobilità e rigidità della natura rivelano la presenza di qualcosa che non va, che non funziona: quello che vediamo potrebbe essere quello che sembra, però non lo è. Succede qualcsa, che ancora non è chiaro.
Mentre ci sembra di riconoscere qualcosa di famigliare, di conosciuto, lo percepiamo come irriconoscibile. E' una sorpresa, o l'inizio della perdita delle nostre certezze.
E' come sbagliare piano, con un ascensore, e uscire su un pianerottolo identico a quello dove siamo abituati a passare, infilare le chiavi nella prima porta che troviamo a sinistra e provare un piccolo panico perché qualcosa non funziona come dovrebbe, non é come è sempre stato, qualcosa si è alterato
1995-1996
"Quando la terra si disfa": fotografo oggetti che se ne vanno, che si muovono dove le nostre mani non possono arrivare: sospensione e abbandono. Quando un bicchiere sta sospeso nell'aria, si ritira da noi: dobbiamo brancolare per cercare di prenderlo, non ci appartiene più.
Una grande mano ci schiaccia, ci responge giù sulla terra: fra le dita, nelle fessure di questa mano, ogni tanto qualcosa riesce a passare, a sfuggire alla sua pressione.
1996
"L'angelo del focolare".
Siamo colti di sorpresa da queste donne perché mai potremmo sostare in un gesto:
ogni nostro gesto scioglie quello che lo ha preceduto, noi non siamo congelabili, se non nel calco o nella fotografia, o nel ricordo.
Mi piace di queste donne il fatto che non si possano muovere, che è evidente l'impossibilità di un cambiamento, come se avessero scelto un gesto che le rappresenta, definitivamente, senza appello.
Prigioniere di un momento, di quel momento che sembra scelto a caso:
è solo l'ultimo di un movimento, quello in cui il tempo è finito. Difendono la loro bellezza, fanno resistenza allo srotolarsi del tempo: forza dell'immobilità contro il passato, gli imprevisti, il domani.
Sotto la loro pelle non c'è uno scheletro. Si sente che c'è un tutto pieno: non andranno avanti, non si volteranno indietro.
Sembrano sorridere di un pensiero che non potranno mai comunicare, e che si ripetono come una pioggia leggera e riposante, una pioggia che non bagna: non sono animate, ma la loro vita dura, noi passiamo davanti, di fianco e scivoliamo via. Le cose restano.
1996-1997
"Tornando a casa".
Incendi domestici. Tornando a casa non aspettiamo sorprese, non le aspettiamo più.
Ci basta ritrovare la casa, chiudere la porta.
Inizialmente pensavo a palazzi che bruciavano, che crollavano avvolti dalle fiamme.
Oltre al fuoco, c'era la catastrofe della caduta. Il rumore del crollo. Camminare tra le macerie.Poi l'incendio si è spostato all'interno della casa, ha preso le tende, le sedie, i divani: anzi, ha preso la nostra tenda, il nostro tavolo, la nostra poltrona, il nostro letto.
Immagino ci sia un punto della nostra stanza, un angolo dove il fuoco non è ancora arrivato, da dove noi contempliamo le fiamme, partecipiamo immobili all'incendio.
La mano non si muove a cercare l'acqua.
1998
'Un passo avanti, due passi indietro'
La casa esite, miracolosamente, e si regge su un unico elemento: la porta. Togliendo la porta gli spazi si mischierebbero, un'onda gigante cancellerebbe ogni cosa, lasciando legni e mattoni: il mondo esterno inghiottirebbe quello interno, minuscolo, fragilissimo.
Le persone nella città sono diverse dalle persone a casa: uscendo perdiamo il nostro nome, non riconosciamo gli altri. Le persone nella città sono diverse dalle persone a casa: uscendo perdiamo il nostro nome.
1998
'Il buon giorno si vede dal mattino'
Sorprese del risveglio, rumore di tazze, la vita, altrove, scorre tranquilla.
Credere che il sogno sarebbe finito presto.
Questa volta non puoi dire di averla scampata bella.
1999
'Dove sei?'
"Udirono, nel vento del giorno, il rumore del Signore Dio che incedeva nel giardino, e l'uomo si nascose con sua moglie dalla presenza del Signore Dio, fra gli alberi del giardino. Il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?" Ed egli rispose: "Ho udito nel giardino il Tuo rumore, ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto" Genesi, 3,8
"Dove sei?" Dio cerca Adamo, perché Adamo, nascondendosi, si sta perdendo. Dio non chiede per sapere, ma perché Adamo possa uscire dal nascondiglio.
Adamo scompare dietro la paura e la vergogna, non sa bene cosa abbia fatto e perché, vorrebbe non esserci. Nascondersi a se stessi, alle proprie scelte è facile: basta non ascoltare, non rispondere, fermarsi. I boschi ricoprono il mondo.
Nel nascondiglio le ossa tremano perché non c'è luce, non c'è calore, c'è solo silenzio.
"Dove sei?" Questa domanda risuona nel vento dei giorni e delle notti: il creato ci parla incessantemente, ci incalza, ci interroga: dove sei, dove ti nascondi? dove vai? Adamo è ciascuno di noi, in ogni tempo, in ogni luogo. La domanda è: "Dove sei tu nel tuo mondo?" Quando sappiamo dove siamo possiamo riprendere o continuare il nostro cammino.
1999
'Occasione unica'
(fotografie di case in vendita tratte da riviste specializzate)
Una casa vuota, una casa in vendita è come un pozzo sul quale ci viene da sporgersi, e da cui viene un'aria fredda, umida insana. La voce rimbomba, si perde fra echi e buio. Ritaglia uno spazio che inquieta, una terra di nessuno, abitata solo dallo spirito della casa. Le fotografie sono quasi sempre sottotono, trasandate. C'è una forma di pudore nell'immagine, così rara, quasi sospetta, per un prodotto in vendita. Sembrano foto prese di nascosto.
La casa che deve essere la tua occasione, è sempre un'occasione irripetibile, unica, perché parla solo a te, parla al tuo passato, al tuo presente, ai tuoi sogni futuri. Come una promessa o come una minaccia.
2000
'La donna barbuta'
Non c'è tristezza nella donna barbuta, c'è anzi una serenità selvaggia, pervasiva, una serenità inquieta, a volte una malinconia mista a pace. La donna barbuta percorre i suoi prati, i suoi sentieri, è sola, nel silenzio, lontano dal brusio, dai sorrisi sprecati. Riconosce il lontano e il vicino, le stagioni che arrivano e che vanno, le ombre della sera. Sa che stare al mondo è sfidarlo, pungerlo, provovarlo. E' scegliere di starci.
2002
'Una naturale indifferenza'
L'uomo ha paura, spesso. A volte non ci fa caso, ci è abituato, a volte guarda altrove, a volte rimbomba solo di paura. Il rampicante cammina, cresce, fin dove può o fin dove vuole, dipende. Lento e tranquillo, si direbbe, e sconosciuto e indifferente. Dopo il seme, viene la crescita, l'andare in alto, trasformare ricoprendo. L'uomo guarda, capisce la legge dell'avanzare, ma sente la sua esclusione: è un ospite, forse non invitato. La natura non conosce la paura, ma all'uomo lascia sgomento.
2002-5
'Cose che accadono'
La nostra ricognizione del mondo si ferma spesso a un riconoscimento, a un ritrovare il mondo come e dove lo si era lasciato.
Vedere e riconoscere come automatismo dell'occhio e del pensiero, fra pigrizia e desiderio: ma qualche volta, accadono cose che sospendono quell'automatismo.
Riconosciamo qualcosa, ma solo in parte, l'altra occupa gli spazi della somiglianza a qualcosa che non si conosce, che non si vede.
Il mondo visibile è sempre frequentato dall' invisibile, da ciò che è stato e non è più, da ciò che mai potrà essere e di cui solo si può immaginare.
Intorno a noi, dentro di noi, accadono cose di cui non sappiamo, impossibili, insensate, inutili: sono degli incidenti, noi siamo dei complici o delle vittime, il Caso precipita dentro la realtà e la modifica.
2005
'Fisica naturale'
Contrariare le cose, sottoporle a sforzi inutili, gratuiti, improbabili, incoerenti con i loro limiti ed i nostri, per distrarre le leggi universali, sovvertirle, togliere il peso, perdere il senso, sottraendole alla forza del più forte, all'attrazione terrestre.
2005/6
Rovine
Resti di messaggi: cercasi, offresi, affittasi, personale. Parole al vento, quel vento di voci, di segni, di enigmi, che percorre la città. Quello che vediamo sono pezzi di carta, di parole, di scotch, di numeri, di corde. Sopravvissuti agli strappi e al tempo. Quello che resta sono le rovine dei messaggi, diventati muti,inutilizzabili, illeggibili, ma con la forza delle dei testimoni, tracce di intenzioni, di possibilità, di vite.
MOSTRE
2006
Dieci artisti di fotografia Italiana, Roma, Auditorium della Conciliazione, a cura di Fabio Castelli
Catodica, Teatro Miela e galleria Lipanj e Puntin, Trieste, a cura di Maria Campitelli
Media 06-Fiera di Bologna, galleria D'Accursio, a cura di Mario Gorni
Luca Campigotto, Mario Cresci, Luigi Erba, Alessandra Spranzi, Venti inediti, Galleria Fotografia Italiana, a cura di Fabio Castelli
Strade BluArte, Bologna, Castel s. Pietro, Imola, a cura di Chiara Pilati
La donna oggetto, Vigevano, a cura di Luca Beatrice e Laura Carcano
Videopassages , Careof - Provincia di Milano, a cura di Simona Bordone, Mario Gorni, Alessandra Pioselli
Tre visioni al femminile, Biennale di Fotografia di Brescia, a cura di Piero Cavellini e Francesco Tedeschi
2005
Cose che accadono, galleria Fotografia Italiana, Milano, a cura di Fabio Castelli
Heavy Food, Teatro Sociale di Bergamo Alta, a cura di Paola Tognon e Laura Nozza
Italian Camera, Isola di S. Servolo, Venezia, a cura di Raffaele Gavarro
FIAV 2005 (Festival International d'images artistiques video), Centro d'arte contemporanea Santa Monica, Barcellona
Video it 2005, settima edizione, a cura di Mario Gorni ed Elena Volpato
2004
Time in Jazz, la follia, XVII edizione, Berchidda, a cura di Giannella Demura e Gabi Scardi
Lo sguardo ostinato, Man, Nuoro, a cura di Elio Grazioli
On Air: video in Onda dall'Italia, a cura di Andrea Bruciati e Antonella Crippa, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea, Monfalcone
Art Woman 2004-Grandangolo, intorno alla fotografia e oltre", Castello di Carlo V, Lecce
Green islands. Piazze, isole e verde pubblico, un progetto urbano di arte, fotografia, architettura e design, Milano, a cura di Claudia Zanfi
Da Guarene all'Etna, Cantieri Zisa, Palermo
Segni disegni Diversi, Banca del Gottardo, Bergamo
2003
In natura, x Biennale di fotografia, Torino, Palazzo Bricherasio, a cura di Anna Detheridge
Da Guarene all'Etna, IVAM, Valencia
F.A.Q. frequently asked questions, XVI edizione della rassegna di arte contemporanea,a cura di Gino Mannuzzi e Mauro Manara, Castel S. Pietro
2002
Nel bosco, Galeria Monica De Cardenas, Milano
Con Art: Magic / Object / Action, Site Gallery, Sheffield, England, a cura di Helen e Pier Giorgio Varola.
Da Guarene all'Etna, 2002, Padiglione Italia, Giardini di Castello, Venezia.
Paradiso perduto, Palazzo dell'Arengo, Rimini, a cura di Ambra Stazzone.
Rassegna video, MMCentar, Zagreb, a cura di Marijan Krivak, MarioGorni e Ivan Paic.
2001
Equilibri, a cura di Gabi Scardi, Castel S. Pietro, Bologna
Alessandra Spranzi, Il Graffio, Bologna
Progetto speciale per il sito Virtual Gallery (www.virtualgallery.fotomodo.com)
La donna barbuta, Galerie Drantmann, Brussels.
Dinamiche della vita dell'arte, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo,
a cura di Giacinto Di Pietrantonio.
Frontiere. Quando il pensiero si emoziona, Fondazione Cicogna Rampana,
Palazzolo sull'Oglio (Bs), a cura di Mauro Panzera
CORPOrate Identity, le percezioni del Sé e dell'Altro, En Plein Air, Pinerolo (To),
a cura di Guido Curto e Olga Gambari.
A Sense of Wellbeing. Loss, History and Desires, Palace of the Imperial Thermal Baths, Karlovy Vary, Czech Republic, a cura di Marco Scotini.
2000
Tempo, Passagen, LinKoping, Svezia, A cura di Asa-Victoria Wihlborg
ArtBeat 2, Acquario Romano, Roma,a cura di Guido Bartorelli e Fabriano Fabbri
Tracce Spirituali, Castello di Celano, Aquila, a cura di Raffaella Iannella
Museo Entr'acte, Museo Marino Marini, Firenze, a cura di Marco Scotini
Artificiale,Image Gallery, Bologna
Futurama, Arte in Italia 2000, Museo Pecci, prato, a cura di Bruno Corà, Raffaele Gavarro, Marco Meneguzzo
La donna barbuta, Galleria Emi Fontana, Milano
1999
Non solo fotografia, Centro d'arte Contemporanea, Bellinzona, Svizzera
Quando la terra si disfa, Metronom, Barcellona
Animals animaux tiere animali, a cura di Michele Dantini, Galleria Continua, S. Giminiano
Landscapes, Galleria Banchi Nuovi, Roma, a cura di Ludovico Pratesi e Paola Magni
Biennale di Melbourne, Padiglione Italia, Australia, a cura di Roberto Pinto
Zone di Visibilità, sala Comunale ex-fienile, Castel S. Pietro Terme, Bologna
'Dove sei?', Galleria Emi Fontana, Milano
ArtBeat, Spazio Salara, a cura di Guido Bartorelli e Fabriano Fabbri
The Female touch, Gallery 54, Gothenburg, Svezia, a cura di Asa-Viktoria Wihlborg
Alessandra Spranzi, Marti Llorens, Murray Guy, New York
Bochynek Gallery, Dusseldorf, Germania
Da Guarene all'Etna, Itinerante taormina, Modena, Napoli, Milano
1998
Pollution, Galleria Gian Ferrari, Milano
People, Galleria Monica De Cardenas, Milano
Alessandra Spranzi, Luigi Franco Arte Contemporanea, Torino
Subway, Linee Metropolitane, Milano, a cura di Roberto Pinto
Pagine di fotografia italiana 1900-1998, a cura di Roberta Valtorta, Fondazione Galleria del Gottardo, Lugano
Disidentico, Maschile femminile e altro, Palazzo Branciforte, Palermo, a cura di Achille Bonito Oliva
Il buon giorno si vede dal mattino, il Graffio, Bologna
Immagina 20100, Galleria Enja Wonneberger, Kiel, Germania
Eccentrica, XII Edizione della Rassegna di Arte contemporanea, a cura di G. Giannuzzi e M. Manara
1997
Vertigo, Galleria Emy Fontana, Milano
Romantica. Immagini del cuore e della colpa, VII Biennale Internazionale di Fotografia,
Palazzo Bricherasio, Torino
Des Histoires en Formes, Le Magasin, Grenoble
Aperto Italia '97, Trevi Flash Art Museum, Trevi (Pg)
Openstudios, Milano, a cura di G. di Pietrantonio e C. Piccoli
L'angelo del focolare, Care of, Cusano Milanino
1996
Sesto continente, Dryphoto, Prato, a cura di Filippo Maggia
She sells sea-shell,Via degli Artisti, Torino, a cura di Giancarlo Norese
Coincidenze e contaminazioni, Arona, a cura di Paolo Campiglio e Rachele Ferrario
1995
Immagini come luoghi, Forte di Bard, a cura di Walter Guadagnini
Banana Factory, Barcellona
1993
Le Meraviglie d'italia, Galleria Care of, Cusano Milanino
Dietro la porta chiusa, Milano, a cura di Sarah Alison Jacques
Born in Milan, 1962.
Lives and works in Milan.
1992-1993
Photographs of entrances to buildings, predominantly of the 50s and 60s in Milan, at night.
It is the place where no-one stops, where no-one lives and where anyone can enter.
The lighting is generally cold, with neon lights, and furnished like abandoned rooms.
1993-1994
Photomontage-self portraits, of which I have produced three books. I use the same photograph of my face in various bodies: the modifications in the perception of the self portraits does not develop in changes of expression in time but in the possibilities, almost real, of other lives.
1994
The little hand. I photograph my hands, and sometimes my face, slightly lit, as if this light was coming out of the body from the semi-darkness: "The world is full of powerful light and mysteries, and man hides them with his little hand". In the same period, I photograph buildings at night.
1994-1995
I photograph buttons as though they were something different, impossible faces.
The project is called: I don't think that everything has been invented, but I can't believe it yet. The captions that accompany the photographs are evidence of meetings with UFOs and aliens.
1995
Sixth continent: work realized photographing the diorama of the Museum of Natural History of Milan and of Bonn. The artificial light and the exaggerated immobility and rigidity of nature reveal the presence of something that has gone wrong: what we see could be what it seems but it is not. Something is happening which is not yet clear.
While we seem to recognize something familiar, something known, we perceive it as unrecognizable. It is a surprise or the beginning of losing our sense of certainty.
It is like arriving at the wrong floor in a lift and getting out at a landing which is identical to the one we are accustomed to, inserting the key into the first door that we find on the left and feeling a slight sense of panic because something is not working as it should, is not like it always has been, something has altered.
1995-1996
When the earth collapses: I photograph objects which go away, which move where our hands cannot reach: suspension and abandon. When a glass is suspended in the air, it withdraws from us: we must grope around to get it, it does not belong to us any more.
A large hand crushes us, pushes us down on the ground: between the fingers, in the cracks of this hand, every so often something manages to pass, to escape its pressure.
1996
The angel of the fireplace: We are taken by surprise by these women because we could never pause in a gesture: every one of our gestures dissolves the one that came before, we are not freezable, not in print nor in photograph nor in memory.
I like about these women the fact that they cannot move, that the impossibility of change is evident, as if they had chosen a gesture that represents them, definitively, without appeal. Prisoners of the moment, of that moment that seems chosen by chance: it is only the end of a movement, that in which time is finished. They defend their beauty, resist the unraveling of time: strength of immobility against the past, the unexpected, tomorrow. Under their skin there is not a skeleton. You feel that there is a fullness: they will not go forward, they will not turn back.
They seem to smile about a thought that they will never be able to communicate and that is repeated like a light, relaxing rain, a rain which does not wet you: they are not animate, but their life lasts, we pass ahead, alongside and we slide away. Things remain.
1996-1997
Returning home: Domestic fires. Returning home we do not expect surprises, we do not expect them any more. It is enough to come home and close the door.
Initially I thought of burning buildings, that collapsed enveloped in flames.
In addition to the fire there was the catastrophe of the collapse. The noise of the crash. Walking amongst the rubble Then the fire moved inside the house, caught the curtains, the chairs, the sofas: in fact, it took our curtain, our table, our armchair, our bed.
I imagine that there is a place in our room, a corner where the fire has not arrived yet, from where we contemplate the flames, we take part, immobile, in the fire.
The hand does not move to look for water.
1998
One step forward, two steps back: The house exists, miraculously, and is supported on just one feature: the door. Removing the door, the spaces would get mixed up, a giant wave would cancel out everything, leaving wood and bricks: the outside world would swallow up the inside one, tiny and fragile.
People in the city are different from people at home: going out we lose our name, we do not recognize others. People in the city are different from people at home: going out we lose our name.
1998
You can see a good day from the morning: Surprises of awakening, the noise of cups, life elsewhere runs smoothly.
Believe that the dream was going to finish soon.
This time you cannot say you had a narrow escape.
1999
Where are you?: "They heard, in the daytime wind, the sound of the Lord God pacing in the garden, and the man hid himself with his wife from the presence of the Lord God amongst the trees of the garden,. The Lord God called the man and said to him: 'Where are you?' And he replied 'I heard Your noise in the garden, I was afraid because I am naked and I hid myself'." Genesis,3.8.
"Where are you?" God seeks Adam, because Adam, hidden, is losing his way. God does not ask in order to know but so that Adam can come out of his hiding place.
Adam disappears behind fear and shame, he does not really know what he has down and why, he would like not to be there. To hide from oneself, from one's own choices is easy: you just have to not listen, not reply, stop. Woods cover the world.
In the hiding place bones tremble because there is no light, no heat, there is only silence.
"Where are you?" This question rings in the wind for days and nights: creation speaks to us incessantly, pursues us, interrogates us: where are you? Where are you hiding? Where are you going? Adam is each of us, in all time, in every place. The question is: "Where are you in your world?" When we know where we are we can resume or continue our walk.
1999
Unique opportunity: (photographs of houses for sale from specialist magazines). An empty house, a house for sale is like a well which we want to lean over and from which comes cold, damp, unhealthy air. The voice reverberates, loses itself in echoes and darkness. A space is carved out which makes us uneasy, a no-man's land, inhabited only by the spirit of the house. The photographs are almost always subdued, untidy. There is a form of chasteness in the image, so rare, almost suspect, for a product that is for sale. They look like photos taken secretly.
The house that should be your opportunity is always an unrepeatable opportunity, unique, because it speaks only to you, it speaks to your past, to your present, to your future dreams. Like a promise or like a threat.
2000
The bearded lady: There is not sadness in the bearded lady, on the contrary, there is a wild, pervasive serenity, a disturbing serenity and sometimes a melancholy mixed with peace. The bearded lady walks through her meadows, along her paths, alone, in silence, far from the whispering, from the wasted smiles. She recognizes the faraway and the near, the seasons that come and go, the evening shadows. She knows that to be in the world is to challenge it, pierce it, provoke it. And to choose to be in it.
2002
A natural indifference: Man is often afraid. Sometimes he does not notice, he is accustomed to it, sometimes he looks elsewhere, sometimes he reverberates from pure fear. The climber moves, grows, as far as it can or as far as it wants, depending. Slow and calm, you would say, and unknown and indifferent. After the seed comes the growth, the going upwards, transforming as it re-covers. Man watches, understands the law of advancement, but feels his exclusion: he is a guest, perhaps uninvited. Nature does not know fear, but it leaves man dismayed.
2002-5
Things that happen: Our acknowledgment of the world often stops at a recognition, at a rediscovery of the world how and where it was left.
Seeing and recognizing as automation of the eye and of thought, between laziness and desire: but sometimes things happen which suspend that automation.
We recognize something, but only in part, the other occupies spaces of similarity to something that we do not know, that is not seen.
The visible world is always haunted by the invisible, by what it has been and is no longer, by what it could never be and which we can only imagine.
Around us, inside us, things happen that we do not know about, impossible, senseless, useless: they are accidents, we are accomplices or victims, Chance plunges into reality and changes it.
2005
Natural physics: Things are contrary, subject them to useless, gratuitous, improbable, inconsistent effort, with their limits and ours, in order to divert universal laws, subvert them, remove the weight, lose the sense, taking away from them the strength of the strongest, the earthly attraction.
2005/6
Ruins: Remains of messages: looking for, offering, for rent, personal. Words in the wind, that wind of voices, of signs, of enigmas, that goes around the town. What we see are pieces of paper, of words of Sellotape, of numbers, of string. Survivors of tears and time. What is left are the ruins of messages, become mute, unusable, illegible, but with the strength of testimonies, traces of intentions, of possibilities, of lives.
EXHIBITIONS
2006
Ten artists of Italian Photography, Auditorium della Conciliazione, Roma, organized by Fabio Castelli
Cathode, Miela Theatre and Lipani & Puntin Gallery, Trieste, organized by Maria Campitelli
Media 06 - Bologna Fair, D'Accursio Gallery, organized by Mario Gorni
Luca Campigotto, Mario Cresci, Luigi Erba, Alessandra Spranzi, Twenty previously unseen works, Italian Photography Gallery, Milan, organized by Fabio Castelli
Blue Art Streets, Castel S. Pietro, Imola, organized by Chiara Pilati
Subject Woman, Vigevano, organized by Luca Beatrice and Laura Carcano
Videopassages, Milan Province, organized by Simona Bordone, Mario Gorni, Alessandra Pioselli
Three visions in the feminine, Photography Biennial, Brescia, organized by Piero Cavellini and Francesco Tedeschi
2005
Things that happen, Italian Photography Gallery, Milan, organized by Fabio Castelli
Heavy Food, Social Theatre, Bergamo, organized by Paola Tognon and Laura Nozza
Italian Camera, S. Servolo Island, Venice, organized by Raffaele Gavarro
FIAV 2005 (International Festival of artistic images video), Santa Monica Centre of Contemporary Art, Barcelona
Video it 2005, 7th edition, organized by Mario Gorni and Elena Volpato
2004
Time in Jazz, madness, 17th edition, Berchidda, organized by Giannella Demura and Gabi Scardi
The stubborn look, Man Museum of contemporary art, Nuoro, organized by Elio Grazioli
On Air: video broadcast from Italy, Municipal Gallery of Contemporary Art, Monfalcone, organized by Andrea Bruciati and Antonella Crippa
Art Woman 2004 - Wide angle, about photography and beyond, Castle of Carlo V, Lecce
Green islands. Squares, islands and public greens, an urban project of art, photography, architecture and design, Milan, organized by Claudia Zanfi
From Guarene to Etna, Zisa Workshops, Palermo
Draw Different Signs, Gotthard Bank, Bergamo
2003
In nature, 10th Biennial of Photography, Turin, Palazzo Bricherasio, organized by Anna Detheridge
From Guarene to Etna, IVAM, Valencia
F.A.Q. frequently asked questions, 16th edition of the contemporary art exhibition organized by Gino Mannuzzi and Mauro Manara, Castel S. Pietro
2002
In the wood, Monica De Cardenas Gallery, Milan
2001
Equilibrium, Castel S. Pietro, Bologna, organized by Gabi Scardi
Alessandra Spranzi, Il Graffio, Bologna
Special project for the Virtual Gallery website (www.virtualgallery.fotomodo.com)
The bearded lady, Drantmann Gallery, Brussels
Dynamics of the life of art, Gallery of Modern and Contemporary Art, Bergamo, organized by Giacinto Di Pietrantonio
Frontiers. When thought becomes emotional, Cicogna Rampana Foundation, Palazzolo sull'Oglio (Bs), organised by Mauro Panzera
Corporate Identity, perceptions of self and of other, En Plein Air, Pinerolo (To), organized by Guido Curto and Olga Gambari
A Sense of Wellbeing. Loss, History and Desires, Palace of the Imperial Thermal Baths, Karlovy Vary (Czech Repubblic), organized by Marco Scotini.
2000
Time, Passagen, LinKoping, Sweden, organized by Asa-Victoria Wihlborg
ArtBeat 2, Roman Aquarium, Rome, organized by Guido Bartorelli and Fabriano Fabbri
Spiritual Traces, Celano Castle, Aquila, organized by Raffaella Iannella
Museo Entr'acte, Marino Marini Museum, Florence, organized by Marco Scotini
Artificial, Image Gallery, Bologna
Futurama, Art in Italy 2000, Pecci Museum, Prato, organized by Bruno Corà, Raffaele Gavarro, Marco Meneguzzo
The bearded lady, Emi Fontana Gallery, Milan
1999
Not just photography, Centre of Contemporary Art, Bellinzona (Switzerland)
When the earth comes apart, Metronom, Barcelona
Animals animaux tiere animali, Continua Gallery, S. Gimignano, organized by Michele Dantini
Landscapes, Banchi Nuovi Gallery, Rome, organized by Ludovico Pratesi e Paola Magni
Melbourne Biennial, Italy Paviliion, Melbourne (Australia), organized by Roberto Pinto
Visibility Zone, sala Comunale ex-fienile, Castel S. Pietro Terme, Bologna
'Where are you?', Emi Fontana Gallery, Milan
ArtBeat, Salara artspace, Rome, organized by Guido Bartorelli and Fabriano Fabbri
The Female Touch, Gallery 54, Gothenburg (Sweden), organized by Asa-Viktoria Wihlborg
Alessandra Spranzi, Marti Llorens, Murray Guy, New York
Alessandra Spranzi, Bochynek Gallery, Dusseldorf (Germany)
From Guarene to Etna, Taormina-Modena-Naples-Milan
1998
Pollution, Gian Ferrari Gallery, Milan
People, Monica De Cardenas Gallery, Milan
Alessandra Spranzi, Luigi Franco Contemporary Art, Turin
Subway, Metropolitan Lines, Milan, organized by Roberto Pinto
Pages of Italian photography 1900-1998, Gotthard Gallery Foundation, Lugano, organized by Roberta Valtorta
Nonidentical, Male, female and other, Palazzo Branciforte, Palermo, organized by Achille Bonito Oliva
You can see a good day from the morning, il Graffio, Bologna
Imagine 20100, Enja Wonneberger Gallery, Kiel (Germany)
Eccentric, 12th Edition of the Contemporary Art Exhibition, organized by G. Giannuzzi e M. Manara
1997
Vertigo, Emy Fontana Gallery, Milan
Romantica. Images of the heart and of guilt, 7th International Photography, Palazzo Bricherasio, Turin
Some Stories in Forms, Le Magasin, Grenoble
Aperto Italia '97, Trevi Flash Art Museum, Trevi (Pg)
Alessandra Spranzi, Openstudios, Milano, organized by G. di Pietrantonio and C. Piccoli
The angel of the fireplace, at Cusano Milanino
1996
Sixth continent, Dryphoto, Prato, organized by Filippo Maggia
She sells sea-shells, Via degli Artisti, Turin, organized by Giancarlo Norese
Coincidences and contaminations, Arona, organized by Paolo Campiglio and Rachele Ferrario
1995
Images as places, Forte di Bard, organized by Walter Guadagnini
Alessandra Spranzi, Banana Factory, Barcelona
1993
The Marvels of Italy, at Cusano Milanino Gallery
Behind the closed door, Milan, organized by Sarah Alison Jacques
06
ottobre 2006
Alessandra Spranzi
Dal 06 ottobre 2006 all'undici gennaio 2007
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MARIOTTINI GALLERY
Arezzo, Via San Domenico, 50, (Arezzo)
Arezzo, Via San Domenico, 50, (Arezzo)
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