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Alessandro Antonino – Imperfezioni
Perché IMPERFEZIONI? Perché le opere di Alessandro Antonino hanno sempre forme imperfette”, così Alessandro Antonino spiega il titolo della mostra Le sue “pittosculture” trasmettono il calore ed il colore della sua Napoli.
Comunicato stampa
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Alessandro Antonino: IMPERFEZIONI
Presentazione di Lea Mattarella
“Creta, creta mia, materia mia artificiale ma carica per metafora di tutto ciò che ho visto, amato, di cui sono stato vicino, creta carica per metafora delle cose che ho dentro, con cui in fondo mi sono, volta per volta, identificato”. Così parlava Leoncillo, uno dei più grandi artisti del Novecento italiano, che aveva scelto di esprimersi unicamente attraverso la ceramica.
Sono parole che mi sono venute in mente visitando lo studio di Alessandro Antonino. Perché in controtendenza con gli artisti contemporanei che utilizzano indifferentemente materiali diversi, Antonino ha fatto la sua scelta di campo. Ha deciso per la l’argilla, la terra, l’impasto con le mani, la fisicità, il calore. Qualcosa di primordiale che ha a che fare con le radici dell’uomo e del suo fare creativo. È da un impasto di argilla animato da un soffio vitale divino che nasce Adamo. E la cottura della terra è uno dei primi segni della civiltà umana.
Per questa ragione chi, come Alessandro, predilige la ceramica, cercando ostinatamente di affrancarla dall’artigianato per elevarla a materiale artistico ed espressivo, deve necessariamente fare come Leoncillo. E caricare il proprio lavoro, che modella e costruisce, di significati intimi, profondi, legati alla propria esperienza, alla storia personale. Il mondo di Alessandro è quello di un’adesione consapevole alla vita della natura, al suo canto, al suo respiro. Nelle sue opere tutto è collegato, come se ognuno dei suoi oggetti scultorei che vivono sulla parete, potesse consegnarsi a quello successivo e al pezzo che lo precede. Come se tutti insieme facessero parte di uno stesso, gigantesco puzzle incantato. D’altra parte il suo universo è davvero pensato per frammenti che diventano visioni multiple in cui ogni parte vive del tutto. Un farsi fluido che si muove, si agita, esprime la propria energia come in un caleidoscopio in cui velocemente le immagini appaiono e se ne vanno via, lasciando la traccia di quello che è passato. Le sue storie sono stratificate, come se emergessero lentamente da qualche profondità, nascessero da zone nascoste, fossero recuperate dalla terra, per abbandonare il buio e vivere di luce. Sembra davvero che l’artista abbia inseguito i pezzi del suo racconto panico tra le pieghe segrete della natura che lui ha visto, sentito, abbracciato, annusato per ricomporli all’interno di una cornice che però è soltanto momentanea. Ha fermato l’attimo, ma ognuno di questi elementi potrebbe rinascere in un altro dei suoi spazi inventati, perché tutto è parte dello stesso flusso felice della vita che scorre. I paesaggi, i profili, gli eserciti di fiori sembrano derivare uno dall’altro. I gatti nascondono donne, le bocche aperte intonano boccioli che poi svolazzano come uccelli sul golfo di Napoli. Antonino vede il mondo sotto il sole del Sud. Dentro la sua grazia antica c’è il Mediterraneo. Le forme sono continuamente tentate di azzurri, di gialli, di caldo, di venti di mare. A vederle pensi alle descrizioni di Procida di Cesare Brandi, quando parlava del vino di lì, “leggero e amarognolo, perché sa di mare e di sole”. Capisci la potenza e nello stesso tempo l’allerta, il pericolo di ciò che è incontaminato. Anche quando gli scenari ideati da Alessandro sono irreali, quando la sua fame di immagini si nutre di fantasie, è chiaro che nel mettere insieme l’arabesco e la materia corposa, la linea e il volume, la plasticità e il colore, il suo mondo magico trae origine da qualcosa che lui conosce bene, con il quale ha una confidenza connaturata, e che proprio per questo può permettersi di trasfigurare. Senza mai tradirne l’origine. A volte la superficie è spezzettata, qualche volta è ribollente, ma la sua mano sapiente sa qual è il punto esatto in cui la massima libertà dello sguardo incontra l’equilibrio della forma tra linee interrotte, vortici profondi, curve sinuose. Antonino forgia, modella e colora ciò che ama, che gli appartiene. Il modo migliore, anzi l’unico per guardare le sue opere è quello di farsene catturare, di prenderne parte. Di compiere un viaggio a ritroso per raggiungere luoghi abitati da antichi dei, da mitologie misteriose, in cui sembra stiano avvenendo riti propiziatori per un mondo migliore. Una magia che non va decodificata ma semplicemente vissuta. Chi tra noi non vorrebbe sostare anche solo per un po’ in mezzo a quei frammenti di esplosioni che hanno finalmente trovato un ordine, una pace?
22
agosto 2009
Alessandro Antonino – Imperfezioni
Dal 22 agosto al 06 settembre 2009
arte contemporanea
Location
FRANCA PEZZOLI ARTE CONTEMPORANEA
Clusone, Via Giuseppe Mazzini, 39, (Bergamo)
Clusone, Via Giuseppe Mazzini, 39, (Bergamo)
Orario di apertura
Tutti i giorni: 10.00 - 12.30, 16.00 - 19.30 mercoledì chiuso
Vernissage
22 Agosto 2009, ore 18 LICIA COLÒ presenterà il suo ultimo libro “L’ottava Vita”
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