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Alessandro Biggio – Braccia
Il Museo Marino Marini inaugura giovedì 28 novembre 2013, alle ore 19.00, Braccia un progetto in due tappe dell’artista Alessandro Biggio (Cagliari, 1974), nato dalla necessità di sperimentare una diversa relazione tra ideazione e realizzazione nella produzione dell’opera d’arte.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo Marino Marini inaugura giovedì 28 novembre 2013, alle ore 19.00, Braccia un progetto in due
tappe dell’artista Alessandro Biggio (Cagliari, 1974), nato dalla necessità di sperimentare una diversa
relazione tra ideazione e realizzazione nella produzione dell’opera d’arte.
Dopo la prima tappa, al Museo MAN di Nuoro dal 13 settembre al 3 novembre 2013, il Museo Marino Marini
di Firenze ospita la seconda che vedrà, oltre alla partecipazione dei sei artisti internazionali, già presenti
in Sardegna - Alexandra Bircken (Colonia, Germania 1967), Michael Höpfner (Krems, Austria 1972), Luca
Francesconi (Mantova, Italia 1979), J. Parker Valentine (Austin,Usa 1980), Ian Pedigo (Anchorage, Usa 1973)
e Luca Trevisani (Verona, Italia 1979) – anche la presenza di Diego Perrone (Asti, Italia 1970), Esther Klaes
(Mainz, Germania 1981) e di Luca Monterastelli.
Agli artisti coinvolti, selezionati da Biggio secondo criteri di affinità e di vicinanza al suo lavoro, è stato chiesto
di elaborare un progetto inedito per la realizzazione di un’opera partendo da alcune informazioni generali,
diverse di volta in volta e dal successivo scambio che ne è conseguito. Definiti questi intenti, Biggio si è fatto
carico della realizzazione delle opere, tenendo fede alle indicazioni ricevute. Tutti i lavori sono stati eseguiti
lontano dai loro autori intellettuali, in Sardegna, luogo di residenza dell’artista. La condizione della distanza,
insieme al principio della delega, viene a costituirsi come uno degli elementi chiave di Braccia.
Oltre all’emergere di specifiche dinamiche legate ai processi creativi dell’opera d’arte, Braccia cerca di
rompere l’associazione semantica tra i concetti di insularità e isolamento, promuovendone un’idea alternativa,
andando a definire questa reale e apparente incolmabile distanza come luogo della relazione.
Il progetto ideato da Biggio apre anche una discussione sul principio di autorialità, svelando meccanismi
diffusi nel sistema di produzione dell’arte: chi è l’autore delle opere realizzate? Mente e braccia in che modo
interagiscono? E quanto dipendono le une dall’altra?
La scelta di ricondurre la paternità delle opere prodotte a entrambi i soggetti - dunque ai diversi autori
dell’opera, ma anche sempre allo stesso Biggio – promuove l’idea che in ciascuno dei momenti generativi
dell’opera, quello intellettuale e quello materiale, vi sia una componente creativa, tanto scontata quanto difficile
da riconoscere.
I percorsi per arrivare alla definizione delle singole opere, il modo di intendere la relazione tra ideatore ed
esecutore materiale sono, per ciascuno degli artisti coinvolti, estremamente differenti; la durata e l’intensità
del confronto, il livello di dettaglio dei diversi progetti, il livello di coinvolgimento durante la realizzazione e la
sua effettiva durata. Luca Francesconi, per esempio, ha elaborato un progetto a partire da un materiale carico
di suggestioni e implicazioni: l’ossidiana di Pau. Il lavoro di Luca Trevisani verte intorno al concetto di confine
(dentro/fuori; deperibile/duraturo). Distanza, silenzio, cammino, sono alcune delle parole ricorrenti nel lungo
scambio con Michael Höpfner.
Con Ian Pedigo il lavoro prende forma partendo da riflessioni e scambi sulle relazioni tra trasparenza,
architettura e corpo. Il percorso fatto con J. Parker Valentine ha condotto a uno stelico disegno
tridimensionale, una spina dorsale, un verme; una sella, il corpo e l’assenza sono gli elementi da cui ha
preso forma il progetto di Alexandra Bircken. Per la prima volta nel suo percorso artistico Esther Kläes si è
misurata con una performance, più precisamente con la documentazione di una performance che ha per
oggetto d’indagine la percezione di uno spazio e degli elementi che lo compongono. In questo caso il letto di
un fiume e una particolare roccia costituiscono la scena in cui ad alcune persone è stato chiesto di muoversi
“misurando” e annotando la distanza tra loro e rispetto alla roccia.
Luca Monterastelli ha realizzato un progetto per una scultura composta da due parti; la prima in gesso , la
seconda in legno. Il gesso prenderà la forma dalla terra e di questa ne conserverà le tracce. Il legno utilizzato,
molto duro, resistente e profumatissimo è il ginepro, pianta in Sardegna protetta.
Infine il progetto di Diego Perrone che parte dalla ricerca dei diversi tipi di pelle utilizzati nelle lavorazioni
artigianali, concentrando l’attenzione su una lavorazione particolare a intreccio, utilizzata per realizzare a
mano degli oggetti da lavoro come le fruste.
Un catalogo bilingue, edito da Mousse Publishing, con la documentazione di tutti i lavori realizzati nell’ambito
delle due tappe sarà pubblicato, grazie al contributo della Fondazione Banco di Sardegna, in occasione della
mostra al Museo Marino Marini.
tappe dell’artista Alessandro Biggio (Cagliari, 1974), nato dalla necessità di sperimentare una diversa
relazione tra ideazione e realizzazione nella produzione dell’opera d’arte.
Dopo la prima tappa, al Museo MAN di Nuoro dal 13 settembre al 3 novembre 2013, il Museo Marino Marini
di Firenze ospita la seconda che vedrà, oltre alla partecipazione dei sei artisti internazionali, già presenti
in Sardegna - Alexandra Bircken (Colonia, Germania 1967), Michael Höpfner (Krems, Austria 1972), Luca
Francesconi (Mantova, Italia 1979), J. Parker Valentine (Austin,Usa 1980), Ian Pedigo (Anchorage, Usa 1973)
e Luca Trevisani (Verona, Italia 1979) – anche la presenza di Diego Perrone (Asti, Italia 1970), Esther Klaes
(Mainz, Germania 1981) e di Luca Monterastelli.
Agli artisti coinvolti, selezionati da Biggio secondo criteri di affinità e di vicinanza al suo lavoro, è stato chiesto
di elaborare un progetto inedito per la realizzazione di un’opera partendo da alcune informazioni generali,
diverse di volta in volta e dal successivo scambio che ne è conseguito. Definiti questi intenti, Biggio si è fatto
carico della realizzazione delle opere, tenendo fede alle indicazioni ricevute. Tutti i lavori sono stati eseguiti
lontano dai loro autori intellettuali, in Sardegna, luogo di residenza dell’artista. La condizione della distanza,
insieme al principio della delega, viene a costituirsi come uno degli elementi chiave di Braccia.
Oltre all’emergere di specifiche dinamiche legate ai processi creativi dell’opera d’arte, Braccia cerca di
rompere l’associazione semantica tra i concetti di insularità e isolamento, promuovendone un’idea alternativa,
andando a definire questa reale e apparente incolmabile distanza come luogo della relazione.
Il progetto ideato da Biggio apre anche una discussione sul principio di autorialità, svelando meccanismi
diffusi nel sistema di produzione dell’arte: chi è l’autore delle opere realizzate? Mente e braccia in che modo
interagiscono? E quanto dipendono le une dall’altra?
La scelta di ricondurre la paternità delle opere prodotte a entrambi i soggetti - dunque ai diversi autori
dell’opera, ma anche sempre allo stesso Biggio – promuove l’idea che in ciascuno dei momenti generativi
dell’opera, quello intellettuale e quello materiale, vi sia una componente creativa, tanto scontata quanto difficile
da riconoscere.
I percorsi per arrivare alla definizione delle singole opere, il modo di intendere la relazione tra ideatore ed
esecutore materiale sono, per ciascuno degli artisti coinvolti, estremamente differenti; la durata e l’intensità
del confronto, il livello di dettaglio dei diversi progetti, il livello di coinvolgimento durante la realizzazione e la
sua effettiva durata. Luca Francesconi, per esempio, ha elaborato un progetto a partire da un materiale carico
di suggestioni e implicazioni: l’ossidiana di Pau. Il lavoro di Luca Trevisani verte intorno al concetto di confine
(dentro/fuori; deperibile/duraturo). Distanza, silenzio, cammino, sono alcune delle parole ricorrenti nel lungo
scambio con Michael Höpfner.
Con Ian Pedigo il lavoro prende forma partendo da riflessioni e scambi sulle relazioni tra trasparenza,
architettura e corpo. Il percorso fatto con J. Parker Valentine ha condotto a uno stelico disegno
tridimensionale, una spina dorsale, un verme; una sella, il corpo e l’assenza sono gli elementi da cui ha
preso forma il progetto di Alexandra Bircken. Per la prima volta nel suo percorso artistico Esther Kläes si è
misurata con una performance, più precisamente con la documentazione di una performance che ha per
oggetto d’indagine la percezione di uno spazio e degli elementi che lo compongono. In questo caso il letto di
un fiume e una particolare roccia costituiscono la scena in cui ad alcune persone è stato chiesto di muoversi
“misurando” e annotando la distanza tra loro e rispetto alla roccia.
Luca Monterastelli ha realizzato un progetto per una scultura composta da due parti; la prima in gesso , la
seconda in legno. Il gesso prenderà la forma dalla terra e di questa ne conserverà le tracce. Il legno utilizzato,
molto duro, resistente e profumatissimo è il ginepro, pianta in Sardegna protetta.
Infine il progetto di Diego Perrone che parte dalla ricerca dei diversi tipi di pelle utilizzati nelle lavorazioni
artigianali, concentrando l’attenzione su una lavorazione particolare a intreccio, utilizzata per realizzare a
mano degli oggetti da lavoro come le fruste.
Un catalogo bilingue, edito da Mousse Publishing, con la documentazione di tutti i lavori realizzati nell’ambito
delle due tappe sarà pubblicato, grazie al contributo della Fondazione Banco di Sardegna, in occasione della
mostra al Museo Marino Marini.
28
novembre 2013
Alessandro Biggio – Braccia
Dal 28 novembre 2013 al 04 gennaio 2014
arte contemporanea
Location
MUSEO MARINO MARINI – PALAZZO DEL TAU
Firenze, Piazza Di San Pancrazio, (Firenze)
Firenze, Piazza Di San Pancrazio, (Firenze)
Orario di apertura
10:00 - 17:00, chiuso il martedì, la domenica e i giorni festivi
Vernissage
28 Novembre 2013, ore 19.00
Ufficio stampa
DAVIS & CO.
Autore