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Alessandro Casagrande / Andrés David Carrara – Enten Eller
Nella pittura di Andrés David Carrara (La Plata, Argentina, 1973) ciò che viene evocato è l’oltrepassamento della realtà attraverso una sua temporanea sospensione; nell’opera pittorica di Alessandro Casagrande (Conegliano Veneto, 1971) siamo già ben oltre la linea che separa il fisico dal metafisico
Comunicato stampa
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“E’ un istante grave e significativo quando per un’eternità ci si avvince ad un’eterna potenza, quando si coglie se stessi come colui la cui memoria nessun tempo dovrà cancellare, quando in eterno ed indefettibile senso si prende coscienza di sé quali quel che si è….Ecco, qui giace un Enten Eller!!”
SØren Kierkegaard
Enten Eller: in queste due parole è racchiuso il senso della vita e della filosofia per il grande pensatore danese SØren Kierkegaard. La mostra ne prende a prestito solo il senso più immediato (Aut Aut) per evidenziare le opposte posizioni teoriche da cui nascono le opere di due giovani autori.
Nella pittura di Andrés David Carrara (La Plata, Argentina, 1973) ciò che viene evocato è l’oltrepassamento della realtà attraverso una sua temporanea sospensione. Il risultato sono dipinti dal sapore metafisico ma che assorbono anche suggestioni neoclassiche prelevate direttamente dalle sculture di Canova, al quale l’artista dichiara di ispirarsi per quanto concerne il tema dell’oltrepassamento, del varco, del passaggio (si pensi al monumento funerario di Maria Cristina D’Austria). La serie Presenze è forse quella che meglio sintetizza tutti questi elementi attraverso la rappresentazione di attimi prelevati direttamente dal quotidiano: la caffettiera sul fuoco, i bicchieri e i vari oggetti disposti ordinatamente sul tavolo da pranzo o nella lavastoviglie. Sono momenti riconoscibili, familiari, semplici, ma che sulle tavole dipinte assumono una particolare densità emotiva. Quella di Carrara è infatti una pittura dell’immobile, del silenzio e della quiete soggiacenti ai gesti ed alle piccole cose, che grazie alla luce ed alle variazioni tonali si animano di vibrazioni, sussurri, ombre e chiaroscuri, mescolando l’oscurità del mistero metafisico alle cose chiare che si realizzano.
Se nei lavori di Carrara il quotidiano e il verosimile fungono da varco per l’oltrepassamento della realtà contingente, nell’opera pittorica di Alessandro Casagrande (Conegliano Veneto, 1971) siamo già ben oltre la linea che separa il fisico dal metafisico. Nei suoi dipinti tutto è spaesamento ed incongruenza. Casagrande non evoca né semplicità rassicuranti, né viaggi di andata e ritorno dalla dimensione metafisica, bensì una permanenza forzata nella sfera dell’onirico e dell’irreale. La sua pittura sembra essere la controparte necessaria rispetto a quella di Carrara: infrante le regole della congruità e della verosimiglianza, tutto è sfibrato, lacerato, evocato. Il gesto pittorico deride la ragione e il concetto, alimenta il sogno, permette al lavoro onirico di colonizzare assediando il paesaggio della mente: laddove ci si aspetta di trovare un bambino rinveniamo solo una flebile ombra vacillante, ed al posto di un marciapiede un possibile dirupo, mentre sotto un’ umida pensilina qualcuno attende un treno che forse è in arrivo sul fiume ghiacciato.
Sono prospettive stranianti quelle messe in scena da Casagrande, prospettive capaci di minare alle basi le più banali aspettative razionali dell’osservatore e che trovano un salvifico contraltare nelle morbide luci che illuminano i dipinti di Carrara. Qui, appunto, giace un Enten Eller!
SØren Kierkegaard
Enten Eller: in queste due parole è racchiuso il senso della vita e della filosofia per il grande pensatore danese SØren Kierkegaard. La mostra ne prende a prestito solo il senso più immediato (Aut Aut) per evidenziare le opposte posizioni teoriche da cui nascono le opere di due giovani autori.
Nella pittura di Andrés David Carrara (La Plata, Argentina, 1973) ciò che viene evocato è l’oltrepassamento della realtà attraverso una sua temporanea sospensione. Il risultato sono dipinti dal sapore metafisico ma che assorbono anche suggestioni neoclassiche prelevate direttamente dalle sculture di Canova, al quale l’artista dichiara di ispirarsi per quanto concerne il tema dell’oltrepassamento, del varco, del passaggio (si pensi al monumento funerario di Maria Cristina D’Austria). La serie Presenze è forse quella che meglio sintetizza tutti questi elementi attraverso la rappresentazione di attimi prelevati direttamente dal quotidiano: la caffettiera sul fuoco, i bicchieri e i vari oggetti disposti ordinatamente sul tavolo da pranzo o nella lavastoviglie. Sono momenti riconoscibili, familiari, semplici, ma che sulle tavole dipinte assumono una particolare densità emotiva. Quella di Carrara è infatti una pittura dell’immobile, del silenzio e della quiete soggiacenti ai gesti ed alle piccole cose, che grazie alla luce ed alle variazioni tonali si animano di vibrazioni, sussurri, ombre e chiaroscuri, mescolando l’oscurità del mistero metafisico alle cose chiare che si realizzano.
Se nei lavori di Carrara il quotidiano e il verosimile fungono da varco per l’oltrepassamento della realtà contingente, nell’opera pittorica di Alessandro Casagrande (Conegliano Veneto, 1971) siamo già ben oltre la linea che separa il fisico dal metafisico. Nei suoi dipinti tutto è spaesamento ed incongruenza. Casagrande non evoca né semplicità rassicuranti, né viaggi di andata e ritorno dalla dimensione metafisica, bensì una permanenza forzata nella sfera dell’onirico e dell’irreale. La sua pittura sembra essere la controparte necessaria rispetto a quella di Carrara: infrante le regole della congruità e della verosimiglianza, tutto è sfibrato, lacerato, evocato. Il gesto pittorico deride la ragione e il concetto, alimenta il sogno, permette al lavoro onirico di colonizzare assediando il paesaggio della mente: laddove ci si aspetta di trovare un bambino rinveniamo solo una flebile ombra vacillante, ed al posto di un marciapiede un possibile dirupo, mentre sotto un’ umida pensilina qualcuno attende un treno che forse è in arrivo sul fiume ghiacciato.
Sono prospettive stranianti quelle messe in scena da Casagrande, prospettive capaci di minare alle basi le più banali aspettative razionali dell’osservatore e che trovano un salvifico contraltare nelle morbide luci che illuminano i dipinti di Carrara. Qui, appunto, giace un Enten Eller!
22
marzo 2006
Alessandro Casagrande / Andrés David Carrara – Enten Eller
Dal 22 marzo al 29 aprile 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA RADAR
Venezia, Via Caneve, 12, (Venezia)
Venezia, Via Caneve, 12, (Venezia)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16-19.30
Vernissage
22 Marzo 2006, ore 18
Autore