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Alessandro Ciantelli – Finestre della memoria
Mostra personale di Alessandro Ciantelli
Comunicato stampa
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Memoria contadina
Maurizio Tuci
E’ da sotto le zolle della fertile terra di Giaccherino che viene la pittura di Alessandro Ciantelli. Da quella poggiata che, partendo dal Convento, va, dalle ville in cresta del Merlo e dell’Acciaio, giù fino al torreggiante castello dei Forteguerri e a quello blindato delle Forche. Una serie di case coloniche, anch’esse felicemente allocate, fa da cornice al paesaggio più ricco. Viste da lontano appaiono altrettanto belle, integrate come sono in un ambiente da sogno; in realtà sono sempre state “covi di miseria”, di arida fatica, di geli e calure insopportabili, di speranze tradite. In una di queste si è spaccato la schiena, per una vita, il babbo di Alessandro.
Nulla di più naturale quindi che chi, nato e vissuto inzuppato in una cultura contadina così forte e schietta, decidendo da grande di fare il pittore, da questa sia stato condizionato tanto da venirne quasi travolto.
Alcuni segni positivi, di quelli che per fortuna, passano attraverso i cromosomi, hanno salvato l’artista da un’indigestione letale. Sono: la misura, la tenacia, la pazienza; proprio quelle virtù che, nei millenni, hanno aiutato tante generazioni di contadini a sopravvivere. A queste, per fortuna, si è aggiunto il talento che, trasformato in volontà operativa, ha spinto Alessandro a voler raccontare quel mondo che gli apparteneva non solo per quello che risultava più facile da cogliere e cioè la bellezza del paesaggio, ma, soprattutto per quello che invece ad un primo esame rimaneva nascosto: la fatica, il sudore, gli odori, gli affetti, le paure, le speranze. La vita insomma, la vita contadina.
Così è accaduto che, dopo le prime esperienze, già importanti, ma ancora non abbastanza cariche dei valori che lo interessavano, Alessandro, più maturo e consapevole, sia riuscito a costruirsi lo strumento adatto allo scopo, uno strumento pittorico naturalmente. Ha proposto sulla tela una sorta di cornice monocroma (spesso grigia) con il compito di focalizzare meglio l’intervento coloristico centrale del dipinto; una sorta di finestra che consentiva all’artista di utilizzare un doppio sguardo: verso l’esterno dove la natura esplodeva e scaldava gli animi di chi sapeva guardare e verso l’interno, nel contenitore della sua memoria dove si trovavano, in forma ancora grezza, quegli strati vitali del ricordo che Alessandro ha via via imparato a far emergere ed a valorizzare con la pittura. Senza facili sentimentalismi, ma nemmeno nascondendo tremori, tenerezze e commozione.
Tutto ottenuto con tanta circospezione, con la prudenza di chi sa che dovrà procedere per gradi, senza correre, ma con la consapevolezza dura (anche questa un’eredità contadina) di chi “di là e solo di là vuole passare”.
Negli ultimi anni è la finestra verso l’interno che ha prevalso. Le case, il paesaggio, i campi di granturco, si sono prima frantumati, poi sono scomparsi. Ne sono rimaste le tracce, affidate a qualche piccolo simulacro (intonaco, tela da materassi) o a qualche illuminazione di pastoso colore,
tanto pesanti però da evocare galassie. Il tutto sottolineato, arricchito da un materiale che proprio la cultura popolare ha sempre visto come il massimo della preziosità: l’oro.
E’ così che, lentamente, pur tra dubbi e ripensamenti, il lavoro di Alessandro Ciantelli si è trasformato da estetizzante in concettuale. L’artista ha sepolto il paesaggismo toscano ed ha celebrato la cultura di chi di quei luoghi incantati non ha visto solo il dolce, ma ha vissuto anche l’amaro.
Fare la propria parte
Siliano Simoncini
In arte, la tradizione figurativa pistoiese ha lasciato, in alcuni pittori concittadini contemporanei, una traccia indelebile. Tra questi troviamo Alessandro Ciantelli, nato nel 1948 e quindi avviatosi all’esperienza creativa sul finire degli anni ’60; un periodo di fervido rinnovamento internazionale che vide l’affermarsi della cultura pop, dell’optical, della nuova figurazione e, nello stesso tempo, dell’ascesa del concettualismo che dette segnali chiari e imperativi in merito alla necessità di abbandonare la pittura. In questo clima internazionale Pistoia stava assistendo al successo della Scuola di Pistoia (Barni, Buscioni, Ruffi), alla conferma della linea analitica dell’arte, con Fernando Melani e Gianfranco Chiavacci, e al nascere di una schiera di giovani promesse come Massimo Biagi, Paolo Tesi, Edoardo Salvi.
Alessandro, da autodidatta, e rispettoso “dell’ufficialità”, dipinge con tenacia osservando attentamente il lavoro di artisti che più gli sono congeniali, come i concittadini della generazione di mezzo: i pittori Alfredo Fabbri, Aldo Frosini, Mirando Iacomelli, Lando Landini, Marcello Lucarelli, Francesco Melani e lo scultore Valerio Gelli, tutti dediti a mantenere un rapporto con la tradizione novecentesca interpretata al meglio dai maestri Alfiero Cappellini, Pietro Bugiani, Renzo Agostini, Umberto Mariotti. Quindi l’ambito della figurazione, declinato in varianti ricche di spunti personali risulta, per Alessandro, un modello stilistico ed estetico interessante e necessario alla sua formazione. Soprattutto Frosini, Lucarelli e Landini sono gli artisti che tra i primi apprezzano il suo lavoro dandogli fiducia e consigli preziosi. Ciantelli, così incoraggiato, inizia a tentare di esprimersi con autonomia e trova, nei dipinti di Aldo Frosini - diretto erede dell’esperienza espressionista di Alfiero Cappellini -, quei termini di linguaggio e di trasposizione della realtà che percepiva istintivamente e che da allora non abbandonerà più evolvendone, con ottimi esiti, forma e significato. Da quel momento dunque, non ha più alcun dubbio sulle scelte pittoriche e legandosi alla compagnia degli indipendenti: Aladino Sforzi, Giorgio Giacomelli, Mario Caracciolo, Paolo Palandri, Alessandro Marini (più tardi, Franco Cappelli e Domenico Asmone) partecipa con loro alle numerose rassegne extempore che al tempo erano il cavallo di battaglia per chi volesse dare sfoggio del proprio talento, cercando di aggiudicarsi uno dei premi a disposizione.
Tra loro molta solidarietà ma, soprattutto, sano e costruttivo “agonismo”. Esperienza, questa, in grado di sostituirsi didatticamente alla corrispettiva dei pittori che avevano frequentato Scuola d’Arte e Accademia acquisendo così, e “ufficialmente”, quella formazione “ortodossa” riconosciuta indispensabile per intraprendere il cammino dell’arte. Per Ciantelli però, almeno allora, la scuola è per l’appunto l’esercizio sul campo; in “diretta” sul paesaggio al fine di trasporne, con immediatezza di pennellata e cromatismo acceso (Cappellini, insegna), le sensazioni più auliche e forti.
Questa premessa credo possa essere necessaria per comprendere al meglio la personalità di Alessandro Ciantelli. Infatti, la sua riservatezza e, soprattutto, il rispetto e l’alta considerazione per gli artisti più valutati della cultura pistoiese, gli hanno impedito di affrontare la “contesa” con quella spregiudicatezza che serve per vivere tout-court il sistema dell’arte.
Ciò però non ha impedito ad Alessandro di essere in grado di elaborare e costruire un proprio status artistico che oggi può essere riconosciuto, a pieno titolo, alla stregua dei pittori che hanno segnato l’evolversi della tecnica, del linguaggio, della poetica, peculiari alla storia delle arti visive della nostra città.
La mostra, proposta nella sede prestigiosa del Museo Marino Marini, presenta il lavoro più recente di Ciantelli, opere realizzate tra il 2007 e il 2012 che riassumono l’esperienza intrapresa negli anni ’90; ovvero, superato il concetto di quadro/sembianza, egli ha trasposto la realtà in quadro/icona in segno simbolo che ripercorre il rapporto vissuto dall’artista con la campagna e con la vita contadina alla quale è appartenuta, per generazioni, la sua famiglia. Ciantelli esalta queste memorie e, decantandole pittoricamente, ne fa oggetti di devozione. Osservando questi “arredi” abbiamo la sensazione di trovarsi nella condizione di chi, un tempo, si serviva dell’inginocchiatoio per recitare le orazioni di fronte a un’immagine sacra, affiancata dalle foto sbiadite dei propri cari scomparsi. Un omaggio dunque “al tempo che fu” e a una natura antropizzata con la quale l’uomo (padre, madre e nonni di Alessandro) si trovava in piena sintonia, nonostante la durezza del lavoro. Infatti, in molte delle sue opere precedenti - 2005/2006 - è celebrato proprio l’impegno dell’attività contadina con uomini intenti a zappare, vangare, falciare, ammassare…un riconoscimento a quel mondo vissuto nell’infanzia e al quale Alessandro non può e non sa distaccarsi.
Malinconia? Incompatibilità con il tempo presente? Niente di tutto questo! Come ognuno di noi, avendo dentro di sé la “matrice” della propria nascita, riesce a rigenerare grazie alla memoria e agli affetti, in dono quotidiano il frutto del naturale avvicendarsi nel mondo - anche quando “tutto non è più”- allo stesso modo Ciantelli, da intermediario e con il linguaggio dell’arte, fa la stessa cosa offrendoci il suo di doni (le opere), per celebrare una cultura materiale sempre più degna di essere ricordata.
Adesso analizziamo le peculiarità della pittura di Alessandro. Tecnica, stile, forma e cromatismo si coniugano essenzialmente con l’effetto materico del quadro che, di fatto, è la risultante della sua personale poetica; gli strati d’intonachino acrilico e quelli del pigmento restituiscono la “scabrosità” delle superfici nate per catturare la luce e così il riscontro è quello di trovarsi di fronte a opere, catalizzatrici di tattilità, capaci di mediare esiti di natura tridimensionale dal forte impatto percettivo/ emozionale. Le ventidue opere presenti in mostra sono quasi tutte legate al tema delle stagioni, oppure ne sono il motivo per registrarne le suggestioni o identificarle con sintetiche “particelle” di pigmento materico, come Emozione a primavera, Stati d’animo autunnali, Armonie d’autunno, Armonie di primavera, nel primo caso; per l’altro, posso citare Frammenti d’autunno, Frammenti e colori, Colori a primavera. Riguardo invece, a quanto asserivo in merito ai legami familiari e ai luoghi, dipinti quali Frammenti Memorie Umanità, Frammenti in verticale, Frammenti e memoria, Giaccherino, testimoniano la volontà di Ciantelli di voler fissare in “icona” il sentimento del tempo e “narrarlo”, quando si tratta di riviverlo intimamente, con toni “elegiaci”, però, quando vuole celebrarne ’esuberanza, allora la tavolozza si riaccende e il colore davvero trionfa. Un discorso a parte va fatto per il quadro Finestra della memoria - focolare a Le Caselle. Questa località, in provincia di Modena, nei pressi di Fanano, è il luogo dove è nata la madre di Alessandro. Ebbene, l’opera esemplifica al meglio un tributo di affetto filiale tramite dei flash pittorici che coagulano, per frammenti: visioni, stati d’animo e commemorazione, quasi il dipinto fosse una sorta di predella dedicata alla presenza materna e facente parte di un immaginario polittico che Alessandro custodisce dentro di sé.
Ho parlato di predella perché, tutto sommato, le “icone” di Ciantelli hanno qualcosa di primitivo: la “rusticità” della materia, la semplificazione formale, certa ingenuità sapiente, che può suggerire l’immagine di ex-voto laici rivisitati, (iconograficamente, penso a certi pittori della pop inglese come P.Blake, per esempio, o J.Tilson) tutto ciò - per quanto attiene ai soggetti, ai contenuti, allo stile - a mio avviso, rimanda fortemente alla cultura toscana. Io ci sento e vedo, nei quadri di Alessandro, un’evoluzione della pittura dei macchiaioli, con l’effetto “macchia” ingigantito per catturare meglio la luce, ed eletto a fonema del linguaggio per riassumere, con poche “parole dipinte”, il segreto e il sogno dell’uomo immerso nella natura, nell’ancestrale concertazione tra famiglia, affetti, lavoro, dignità.
Ciantelli, grazie ai suoi dipinti, ha il merito di saper coniugare la condizione umana con il vissuto personale ed esprimere il tutto tramite il sentimento eterno dell’amore. La pittura è un linguaggio privilegiato per farlo e quella di Alessandro ha la “metrica” e il “ritmo” giusti. Anche lui, a Pistoia, ha fatto e continua a fare, la sua parte.
Alessandro Ciantelli nasce a Pistoia nel 1948. L’estrazione contadina non gli impedisce di iniziare a dipingere giovanissimo, appena tredicenne, anzi la cultura della terra, del lavoro dei campi, lo accompagnerà sempre fornendogli, all’occorrenza, un prezioso viatico, quello del radicamento alle cose concrete, al progredire, passo dopo passo, esperienza dopo esperienza, senza strappi, ma con continuità e determinazione. Anche la formazione autodidatta è stata trasformata da Ciantelli in una virtù; si è trovato, infatti, libero da legami accademici a navigare in un mare tempestoso ma controllabile con serenità di spirito e modestia operativa.
Dopo i primi tentativi legati a esperienze “novecentesche”, Ciantelli è sfociato in una pittura ricca di colore e materia, paesaggi, nature morte, dove affiorano citazioni morlottiane, ma risolti percorrendo una personalissima strada luminosa e leggera. Questa freschezza gli ha consentito in anni recenti di aggiungere alle composizioni frammenti di memoria che amplificano il tratto umano delle sue opere, che pur tendendo alla massima semplificazione della forma, non abbandonano mai i segni lasciati dall’uomo.
Dopo molte collettive dal 1981 (Galleria Valiani) si presenta spesso al giudizio del pubblico con personali ricche di novità e mai banali. Le ultime sono quelle del Comune di Pieve a Nievole (2002) e della Villa di Groppoli (2003). Molti importanti critici si sono interessati al suo lavoro.
Mostre personali
Galleria d’Arte Valiani, Pistoia 1981
Galleria d’Arte La soffitta, Quarrata 1982
Galleria d’Arte Il Mezzanino, Pistoia 1984
Villa di Groppoli, Pistoia 1988
Villa di Groppoli, Pistoia 1989
Galleria d’Arte Il Mezzanino, Pistoia 1991
Biblioteca di Pontelungo - Pistoia – 1995
Galleria d’Arte Valiani, Pistoia 1997
Villa di Groppoli, Pistoia 1998
Galleria d’Arte Frullini, Pistoia 1999
Galleria d’Arte Valiani, Pistoia 2001
Comune di Pieve a Nievole - Pistoia - 2002
Villa di Groppoli, Pistoia 2003
Museo Etrusco Murlo, Siena 2004
Le Grande Cafè du Globe, Pistoia 2004
Galleria d’Arte Casa del Pittore, Montecatini Terme - Pistoia - 2005
Galleria d’Arte Petrarte, Pietrasanta 2006
Camera di Commercio, Parigi 2007
Villa di Groppoli, Pistoia 2008
ViBanca, Pistoia 2010
Banca IPiBi, Pistoia 2010
Museo Marino Marini, Pistoia 2012
Maurizio Tuci
E’ da sotto le zolle della fertile terra di Giaccherino che viene la pittura di Alessandro Ciantelli. Da quella poggiata che, partendo dal Convento, va, dalle ville in cresta del Merlo e dell’Acciaio, giù fino al torreggiante castello dei Forteguerri e a quello blindato delle Forche. Una serie di case coloniche, anch’esse felicemente allocate, fa da cornice al paesaggio più ricco. Viste da lontano appaiono altrettanto belle, integrate come sono in un ambiente da sogno; in realtà sono sempre state “covi di miseria”, di arida fatica, di geli e calure insopportabili, di speranze tradite. In una di queste si è spaccato la schiena, per una vita, il babbo di Alessandro.
Nulla di più naturale quindi che chi, nato e vissuto inzuppato in una cultura contadina così forte e schietta, decidendo da grande di fare il pittore, da questa sia stato condizionato tanto da venirne quasi travolto.
Alcuni segni positivi, di quelli che per fortuna, passano attraverso i cromosomi, hanno salvato l’artista da un’indigestione letale. Sono: la misura, la tenacia, la pazienza; proprio quelle virtù che, nei millenni, hanno aiutato tante generazioni di contadini a sopravvivere. A queste, per fortuna, si è aggiunto il talento che, trasformato in volontà operativa, ha spinto Alessandro a voler raccontare quel mondo che gli apparteneva non solo per quello che risultava più facile da cogliere e cioè la bellezza del paesaggio, ma, soprattutto per quello che invece ad un primo esame rimaneva nascosto: la fatica, il sudore, gli odori, gli affetti, le paure, le speranze. La vita insomma, la vita contadina.
Così è accaduto che, dopo le prime esperienze, già importanti, ma ancora non abbastanza cariche dei valori che lo interessavano, Alessandro, più maturo e consapevole, sia riuscito a costruirsi lo strumento adatto allo scopo, uno strumento pittorico naturalmente. Ha proposto sulla tela una sorta di cornice monocroma (spesso grigia) con il compito di focalizzare meglio l’intervento coloristico centrale del dipinto; una sorta di finestra che consentiva all’artista di utilizzare un doppio sguardo: verso l’esterno dove la natura esplodeva e scaldava gli animi di chi sapeva guardare e verso l’interno, nel contenitore della sua memoria dove si trovavano, in forma ancora grezza, quegli strati vitali del ricordo che Alessandro ha via via imparato a far emergere ed a valorizzare con la pittura. Senza facili sentimentalismi, ma nemmeno nascondendo tremori, tenerezze e commozione.
Tutto ottenuto con tanta circospezione, con la prudenza di chi sa che dovrà procedere per gradi, senza correre, ma con la consapevolezza dura (anche questa un’eredità contadina) di chi “di là e solo di là vuole passare”.
Negli ultimi anni è la finestra verso l’interno che ha prevalso. Le case, il paesaggio, i campi di granturco, si sono prima frantumati, poi sono scomparsi. Ne sono rimaste le tracce, affidate a qualche piccolo simulacro (intonaco, tela da materassi) o a qualche illuminazione di pastoso colore,
tanto pesanti però da evocare galassie. Il tutto sottolineato, arricchito da un materiale che proprio la cultura popolare ha sempre visto come il massimo della preziosità: l’oro.
E’ così che, lentamente, pur tra dubbi e ripensamenti, il lavoro di Alessandro Ciantelli si è trasformato da estetizzante in concettuale. L’artista ha sepolto il paesaggismo toscano ed ha celebrato la cultura di chi di quei luoghi incantati non ha visto solo il dolce, ma ha vissuto anche l’amaro.
Fare la propria parte
Siliano Simoncini
In arte, la tradizione figurativa pistoiese ha lasciato, in alcuni pittori concittadini contemporanei, una traccia indelebile. Tra questi troviamo Alessandro Ciantelli, nato nel 1948 e quindi avviatosi all’esperienza creativa sul finire degli anni ’60; un periodo di fervido rinnovamento internazionale che vide l’affermarsi della cultura pop, dell’optical, della nuova figurazione e, nello stesso tempo, dell’ascesa del concettualismo che dette segnali chiari e imperativi in merito alla necessità di abbandonare la pittura. In questo clima internazionale Pistoia stava assistendo al successo della Scuola di Pistoia (Barni, Buscioni, Ruffi), alla conferma della linea analitica dell’arte, con Fernando Melani e Gianfranco Chiavacci, e al nascere di una schiera di giovani promesse come Massimo Biagi, Paolo Tesi, Edoardo Salvi.
Alessandro, da autodidatta, e rispettoso “dell’ufficialità”, dipinge con tenacia osservando attentamente il lavoro di artisti che più gli sono congeniali, come i concittadini della generazione di mezzo: i pittori Alfredo Fabbri, Aldo Frosini, Mirando Iacomelli, Lando Landini, Marcello Lucarelli, Francesco Melani e lo scultore Valerio Gelli, tutti dediti a mantenere un rapporto con la tradizione novecentesca interpretata al meglio dai maestri Alfiero Cappellini, Pietro Bugiani, Renzo Agostini, Umberto Mariotti. Quindi l’ambito della figurazione, declinato in varianti ricche di spunti personali risulta, per Alessandro, un modello stilistico ed estetico interessante e necessario alla sua formazione. Soprattutto Frosini, Lucarelli e Landini sono gli artisti che tra i primi apprezzano il suo lavoro dandogli fiducia e consigli preziosi. Ciantelli, così incoraggiato, inizia a tentare di esprimersi con autonomia e trova, nei dipinti di Aldo Frosini - diretto erede dell’esperienza espressionista di Alfiero Cappellini -, quei termini di linguaggio e di trasposizione della realtà che percepiva istintivamente e che da allora non abbandonerà più evolvendone, con ottimi esiti, forma e significato. Da quel momento dunque, non ha più alcun dubbio sulle scelte pittoriche e legandosi alla compagnia degli indipendenti: Aladino Sforzi, Giorgio Giacomelli, Mario Caracciolo, Paolo Palandri, Alessandro Marini (più tardi, Franco Cappelli e Domenico Asmone) partecipa con loro alle numerose rassegne extempore che al tempo erano il cavallo di battaglia per chi volesse dare sfoggio del proprio talento, cercando di aggiudicarsi uno dei premi a disposizione.
Tra loro molta solidarietà ma, soprattutto, sano e costruttivo “agonismo”. Esperienza, questa, in grado di sostituirsi didatticamente alla corrispettiva dei pittori che avevano frequentato Scuola d’Arte e Accademia acquisendo così, e “ufficialmente”, quella formazione “ortodossa” riconosciuta indispensabile per intraprendere il cammino dell’arte. Per Ciantelli però, almeno allora, la scuola è per l’appunto l’esercizio sul campo; in “diretta” sul paesaggio al fine di trasporne, con immediatezza di pennellata e cromatismo acceso (Cappellini, insegna), le sensazioni più auliche e forti.
Questa premessa credo possa essere necessaria per comprendere al meglio la personalità di Alessandro Ciantelli. Infatti, la sua riservatezza e, soprattutto, il rispetto e l’alta considerazione per gli artisti più valutati della cultura pistoiese, gli hanno impedito di affrontare la “contesa” con quella spregiudicatezza che serve per vivere tout-court il sistema dell’arte.
Ciò però non ha impedito ad Alessandro di essere in grado di elaborare e costruire un proprio status artistico che oggi può essere riconosciuto, a pieno titolo, alla stregua dei pittori che hanno segnato l’evolversi della tecnica, del linguaggio, della poetica, peculiari alla storia delle arti visive della nostra città.
La mostra, proposta nella sede prestigiosa del Museo Marino Marini, presenta il lavoro più recente di Ciantelli, opere realizzate tra il 2007 e il 2012 che riassumono l’esperienza intrapresa negli anni ’90; ovvero, superato il concetto di quadro/sembianza, egli ha trasposto la realtà in quadro/icona in segno simbolo che ripercorre il rapporto vissuto dall’artista con la campagna e con la vita contadina alla quale è appartenuta, per generazioni, la sua famiglia. Ciantelli esalta queste memorie e, decantandole pittoricamente, ne fa oggetti di devozione. Osservando questi “arredi” abbiamo la sensazione di trovarsi nella condizione di chi, un tempo, si serviva dell’inginocchiatoio per recitare le orazioni di fronte a un’immagine sacra, affiancata dalle foto sbiadite dei propri cari scomparsi. Un omaggio dunque “al tempo che fu” e a una natura antropizzata con la quale l’uomo (padre, madre e nonni di Alessandro) si trovava in piena sintonia, nonostante la durezza del lavoro. Infatti, in molte delle sue opere precedenti - 2005/2006 - è celebrato proprio l’impegno dell’attività contadina con uomini intenti a zappare, vangare, falciare, ammassare…un riconoscimento a quel mondo vissuto nell’infanzia e al quale Alessandro non può e non sa distaccarsi.
Malinconia? Incompatibilità con il tempo presente? Niente di tutto questo! Come ognuno di noi, avendo dentro di sé la “matrice” della propria nascita, riesce a rigenerare grazie alla memoria e agli affetti, in dono quotidiano il frutto del naturale avvicendarsi nel mondo - anche quando “tutto non è più”- allo stesso modo Ciantelli, da intermediario e con il linguaggio dell’arte, fa la stessa cosa offrendoci il suo di doni (le opere), per celebrare una cultura materiale sempre più degna di essere ricordata.
Adesso analizziamo le peculiarità della pittura di Alessandro. Tecnica, stile, forma e cromatismo si coniugano essenzialmente con l’effetto materico del quadro che, di fatto, è la risultante della sua personale poetica; gli strati d’intonachino acrilico e quelli del pigmento restituiscono la “scabrosità” delle superfici nate per catturare la luce e così il riscontro è quello di trovarsi di fronte a opere, catalizzatrici di tattilità, capaci di mediare esiti di natura tridimensionale dal forte impatto percettivo/ emozionale. Le ventidue opere presenti in mostra sono quasi tutte legate al tema delle stagioni, oppure ne sono il motivo per registrarne le suggestioni o identificarle con sintetiche “particelle” di pigmento materico, come Emozione a primavera, Stati d’animo autunnali, Armonie d’autunno, Armonie di primavera, nel primo caso; per l’altro, posso citare Frammenti d’autunno, Frammenti e colori, Colori a primavera. Riguardo invece, a quanto asserivo in merito ai legami familiari e ai luoghi, dipinti quali Frammenti Memorie Umanità, Frammenti in verticale, Frammenti e memoria, Giaccherino, testimoniano la volontà di Ciantelli di voler fissare in “icona” il sentimento del tempo e “narrarlo”, quando si tratta di riviverlo intimamente, con toni “elegiaci”, però, quando vuole celebrarne ’esuberanza, allora la tavolozza si riaccende e il colore davvero trionfa. Un discorso a parte va fatto per il quadro Finestra della memoria - focolare a Le Caselle. Questa località, in provincia di Modena, nei pressi di Fanano, è il luogo dove è nata la madre di Alessandro. Ebbene, l’opera esemplifica al meglio un tributo di affetto filiale tramite dei flash pittorici che coagulano, per frammenti: visioni, stati d’animo e commemorazione, quasi il dipinto fosse una sorta di predella dedicata alla presenza materna e facente parte di un immaginario polittico che Alessandro custodisce dentro di sé.
Ho parlato di predella perché, tutto sommato, le “icone” di Ciantelli hanno qualcosa di primitivo: la “rusticità” della materia, la semplificazione formale, certa ingenuità sapiente, che può suggerire l’immagine di ex-voto laici rivisitati, (iconograficamente, penso a certi pittori della pop inglese come P.Blake, per esempio, o J.Tilson) tutto ciò - per quanto attiene ai soggetti, ai contenuti, allo stile - a mio avviso, rimanda fortemente alla cultura toscana. Io ci sento e vedo, nei quadri di Alessandro, un’evoluzione della pittura dei macchiaioli, con l’effetto “macchia” ingigantito per catturare meglio la luce, ed eletto a fonema del linguaggio per riassumere, con poche “parole dipinte”, il segreto e il sogno dell’uomo immerso nella natura, nell’ancestrale concertazione tra famiglia, affetti, lavoro, dignità.
Ciantelli, grazie ai suoi dipinti, ha il merito di saper coniugare la condizione umana con il vissuto personale ed esprimere il tutto tramite il sentimento eterno dell’amore. La pittura è un linguaggio privilegiato per farlo e quella di Alessandro ha la “metrica” e il “ritmo” giusti. Anche lui, a Pistoia, ha fatto e continua a fare, la sua parte.
Alessandro Ciantelli nasce a Pistoia nel 1948. L’estrazione contadina non gli impedisce di iniziare a dipingere giovanissimo, appena tredicenne, anzi la cultura della terra, del lavoro dei campi, lo accompagnerà sempre fornendogli, all’occorrenza, un prezioso viatico, quello del radicamento alle cose concrete, al progredire, passo dopo passo, esperienza dopo esperienza, senza strappi, ma con continuità e determinazione. Anche la formazione autodidatta è stata trasformata da Ciantelli in una virtù; si è trovato, infatti, libero da legami accademici a navigare in un mare tempestoso ma controllabile con serenità di spirito e modestia operativa.
Dopo i primi tentativi legati a esperienze “novecentesche”, Ciantelli è sfociato in una pittura ricca di colore e materia, paesaggi, nature morte, dove affiorano citazioni morlottiane, ma risolti percorrendo una personalissima strada luminosa e leggera. Questa freschezza gli ha consentito in anni recenti di aggiungere alle composizioni frammenti di memoria che amplificano il tratto umano delle sue opere, che pur tendendo alla massima semplificazione della forma, non abbandonano mai i segni lasciati dall’uomo.
Dopo molte collettive dal 1981 (Galleria Valiani) si presenta spesso al giudizio del pubblico con personali ricche di novità e mai banali. Le ultime sono quelle del Comune di Pieve a Nievole (2002) e della Villa di Groppoli (2003). Molti importanti critici si sono interessati al suo lavoro.
Mostre personali
Galleria d’Arte Valiani, Pistoia 1981
Galleria d’Arte La soffitta, Quarrata 1982
Galleria d’Arte Il Mezzanino, Pistoia 1984
Villa di Groppoli, Pistoia 1988
Villa di Groppoli, Pistoia 1989
Galleria d’Arte Il Mezzanino, Pistoia 1991
Biblioteca di Pontelungo - Pistoia – 1995
Galleria d’Arte Valiani, Pistoia 1997
Villa di Groppoli, Pistoia 1998
Galleria d’Arte Frullini, Pistoia 1999
Galleria d’Arte Valiani, Pistoia 2001
Comune di Pieve a Nievole - Pistoia - 2002
Villa di Groppoli, Pistoia 2003
Museo Etrusco Murlo, Siena 2004
Le Grande Cafè du Globe, Pistoia 2004
Galleria d’Arte Casa del Pittore, Montecatini Terme - Pistoia - 2005
Galleria d’Arte Petrarte, Pietrasanta 2006
Camera di Commercio, Parigi 2007
Villa di Groppoli, Pistoia 2008
ViBanca, Pistoia 2010
Banca IPiBi, Pistoia 2010
Museo Marino Marini, Pistoia 2012
15
settembre 2012
Alessandro Ciantelli – Finestre della memoria
Dal 15 settembre al 27 ottobre 2012
arte moderna e contemporanea
Location
FONDAZIONE MARINO MARINI
Pistoia, Corso Silvano Fedi, 30, (Pistoia)
Pistoia, Corso Silvano Fedi, 30, (Pistoia)
Orario di apertura
Settembre 10-18
Ottobre 10-18
Vernissage
15 Settembre 2012, h 17.30
Autore
Curatore