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Alessandro Dandini de Sylva – Vuoti e Bruciature
Seconda mostra personale di Alessandro Dandini de Sylva (Roma, 1981) presso Operativa Arte Contemporanea.
L’artista presenta stampe di grandi dimensioni e Polaroid realizzate tra il 2008 e il 2017 ragionando sul concetto di vuoto in fotografia.
Comunicato stampa
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Operativa Arte Contemporanea è orgogliosa di presentare Vuoti e Bruciature, seconda mostra personale di Alessandro Dandini de Sylva negli spazi della galleria.
Nata con il preciso intento curatoriale di rileggere diversi lavori realizzati tra il 2008 e il 2017, la mostra si configura come un archivio di possibili rappresentazioni del vuoto in fotografia. Se la percezione del vuoto in un’immagine è solitamente data da una zona d’ombra o da una mancanza di luce – entrambe traducibili in assenza d’informazioni – qui l’artista sperimenta il vuoto fotografico in maniera inconsueta, ragionando sulle possibili declinazioni del bianco e del nero in un continuo gioco di rimandi per cui elementi opposti come il vuoto e il pieno, la luce e l’ombra, costantemente si scambiano di ruolo.
L’artista interviene bruciando fisicamente e fotograficamente le sue immagini, esponendo i negativi a un eccesso di luce e informazioni che durante il processo di sviluppo annullano o accentuano la loro stessa natura. Vuoti e Bruciature assume quindi un carattere dichiaratamente anti- narrativo e si configura come un catalogo non finito, una raccolta d’immagini apparentemente antitetiche come possibili declinazioni di uno stesso tema.
Gli scatti, realizzati in tempi e linguaggi diversi, sono riletti e pensati insieme per restituire una logica delle immagini trasversale e aperta. Il dialogo tra paesaggi reali e astratti e tra stampe di grande formato e piccole istantanee, da sempre una costante nella sua pratica, aumenta il ventaglio di possibilità nella sperimentazione di questi opposti.
La mostra presenta anche un’altra costante nella pratica dell’artista, il quale, in un tentativo ricorrente di svelare l’illusione fotografica, realizza in studio dei dispositivi per indagare e mettere a fuoco la percezione visiva e il potenziale espressivo del tema. Per la prima volta il dispositivo entra nello spazio espositivo: una sottile lastra di marmo bianco con un vuoto di luce è quindi l’installazione inserita nello spazio per azzerare la mediazione con il pubblico, instaurando un dialogo serrato con le immagini a parete e fornendo allo spettatore le coordinate per entrare nella logica del processo.
Il lavoro di Alessandro Dandini de Sylva non costringe a conclusioni, ma piuttosto apre a nuove riflessioni sulla natura della fotografia. Indagare l’ambiguità alla base di ogni immagine fotografica è la spinta più profonda che muove la sua ricerca artistica. Sia negli scatti frutto di una paziente organizzazione scenografica dello spazio che nelle manipolazioni di Polaroid, l’indagine del paesaggio si rivela un mezzo costantemente finalizzato a forzare, rompere e capovolgere l’eterna questione del rapporto tra fotografia, realtà e rappresentazione.
Nata con il preciso intento curatoriale di rileggere diversi lavori realizzati tra il 2008 e il 2017, la mostra si configura come un archivio di possibili rappresentazioni del vuoto in fotografia. Se la percezione del vuoto in un’immagine è solitamente data da una zona d’ombra o da una mancanza di luce – entrambe traducibili in assenza d’informazioni – qui l’artista sperimenta il vuoto fotografico in maniera inconsueta, ragionando sulle possibili declinazioni del bianco e del nero in un continuo gioco di rimandi per cui elementi opposti come il vuoto e il pieno, la luce e l’ombra, costantemente si scambiano di ruolo.
L’artista interviene bruciando fisicamente e fotograficamente le sue immagini, esponendo i negativi a un eccesso di luce e informazioni che durante il processo di sviluppo annullano o accentuano la loro stessa natura. Vuoti e Bruciature assume quindi un carattere dichiaratamente anti- narrativo e si configura come un catalogo non finito, una raccolta d’immagini apparentemente antitetiche come possibili declinazioni di uno stesso tema.
Gli scatti, realizzati in tempi e linguaggi diversi, sono riletti e pensati insieme per restituire una logica delle immagini trasversale e aperta. Il dialogo tra paesaggi reali e astratti e tra stampe di grande formato e piccole istantanee, da sempre una costante nella sua pratica, aumenta il ventaglio di possibilità nella sperimentazione di questi opposti.
La mostra presenta anche un’altra costante nella pratica dell’artista, il quale, in un tentativo ricorrente di svelare l’illusione fotografica, realizza in studio dei dispositivi per indagare e mettere a fuoco la percezione visiva e il potenziale espressivo del tema. Per la prima volta il dispositivo entra nello spazio espositivo: una sottile lastra di marmo bianco con un vuoto di luce è quindi l’installazione inserita nello spazio per azzerare la mediazione con il pubblico, instaurando un dialogo serrato con le immagini a parete e fornendo allo spettatore le coordinate per entrare nella logica del processo.
Il lavoro di Alessandro Dandini de Sylva non costringe a conclusioni, ma piuttosto apre a nuove riflessioni sulla natura della fotografia. Indagare l’ambiguità alla base di ogni immagine fotografica è la spinta più profonda che muove la sua ricerca artistica. Sia negli scatti frutto di una paziente organizzazione scenografica dello spazio che nelle manipolazioni di Polaroid, l’indagine del paesaggio si rivela un mezzo costantemente finalizzato a forzare, rompere e capovolgere l’eterna questione del rapporto tra fotografia, realtà e rappresentazione.
08
giugno 2017
Alessandro Dandini de Sylva – Vuoti e Bruciature
Dall'otto giugno al 22 luglio 2017
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
OPERATIVA ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Del Consolato, 10, (Roma)
Roma, Via Del Consolato, 10, (Roma)
Orario di apertura
da mercoledì a venerdì ore 16.30-19.30
sabato su appuntamento
Vernissage
8 Giugno 2017, ore 19
Autore