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Alessandro Guagno – Lampi urbani
Si parte da una superficie totalmente nera, come la notte. Sulla superficie compare un puntino bianco, come una luce, e poi un altro punto e tanti altri, sparsi, vivaci.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L' artista romantico Caspar David Friedrich affermava che "il pittore non deve ritrarre solo ciò che vede dinanzi a sé, ma ciò che vede in
sé", e per indurre l'intensa emozione dell'assoluto poneva, nel suo dipinto più famoso, tre personaggi di spalle in cima al burrone di rocce, in silenziosa osservazione della natura, come paradigmi della
fragilità umana.
Duecento anni dopo, l'immaginario delle vertigini umane ha ormai acquisito la visione della città che prolifica su se stessa, che si
estende fino all'orizzonte e che di notte si tinge del magico fascino della lanterna nel bosco moltiplicata all'infinito. Un fascino dal
sapore tecnologico e metropolitano che vive nell'esperienza reale o mentale di chiunque.
E' semplice arrivare a questa visione — sembra voler dimostrare Alessandro Guagno. Si parte da una superficie totalmente nera, come la
notte. Sulla superficie compare un puntino bianco, come una luce, e poi un altro punto e tanti altri, sparsi, vivaci, che si riflettono
debolmente anche in cima al quadro, dove il cielo nero assume una sfumatura più chiara. Solo gesti minimi modificano la tavola, inizialmente dipinta ad olio come un monocromo, creando un paesaggio notturno perfettamente riconoscibile nel suo genere.
Nel caso di un soggetto definito, come quello della veduta di Porto Marghera, Guagno innesca una curiosa operazione in cui, senza usare una
foto come modello ma usando la propria memoria, cerca di riprodurre una veduta, che è ogni notte sotto gli occhi dei veneziani, attraverso
pochi elementi percettivi che da soli possono ricreare l'insieme, cioè l'arco di condutture che sormonta il Canale del Petrolio e le ciminiere a coppia. Il resto completa la veduta senza una precisa verosimiglianza, ma ciò non turba la peculiarità dell'emozione che trasmette.
Con le sue tavole ad olio Alessandro Guagno ricrea una realtà esistente, facendola passare, letteralmente, attraverso "la notte" dell'occhio interiore. Dipingendo qualcosa di più e qualcosa di meno di quello che si vede, e sperimentando così le possibilità creative della pittura.
Elisa Capitanio
Alessandro Guagno è nato ad Asolo nel 1982. Si è diplomato all'Istituto Tecnico. Frequenta il secondo anno dell'Accademia di Belle Arti di
Venezia.
sé", e per indurre l'intensa emozione dell'assoluto poneva, nel suo dipinto più famoso, tre personaggi di spalle in cima al burrone di rocce, in silenziosa osservazione della natura, come paradigmi della
fragilità umana.
Duecento anni dopo, l'immaginario delle vertigini umane ha ormai acquisito la visione della città che prolifica su se stessa, che si
estende fino all'orizzonte e che di notte si tinge del magico fascino della lanterna nel bosco moltiplicata all'infinito. Un fascino dal
sapore tecnologico e metropolitano che vive nell'esperienza reale o mentale di chiunque.
E' semplice arrivare a questa visione — sembra voler dimostrare Alessandro Guagno. Si parte da una superficie totalmente nera, come la
notte. Sulla superficie compare un puntino bianco, come una luce, e poi un altro punto e tanti altri, sparsi, vivaci, che si riflettono
debolmente anche in cima al quadro, dove il cielo nero assume una sfumatura più chiara. Solo gesti minimi modificano la tavola, inizialmente dipinta ad olio come un monocromo, creando un paesaggio notturno perfettamente riconoscibile nel suo genere.
Nel caso di un soggetto definito, come quello della veduta di Porto Marghera, Guagno innesca una curiosa operazione in cui, senza usare una
foto come modello ma usando la propria memoria, cerca di riprodurre una veduta, che è ogni notte sotto gli occhi dei veneziani, attraverso
pochi elementi percettivi che da soli possono ricreare l'insieme, cioè l'arco di condutture che sormonta il Canale del Petrolio e le ciminiere a coppia. Il resto completa la veduta senza una precisa verosimiglianza, ma ciò non turba la peculiarità dell'emozione che trasmette.
Con le sue tavole ad olio Alessandro Guagno ricrea una realtà esistente, facendola passare, letteralmente, attraverso "la notte" dell'occhio interiore. Dipingendo qualcosa di più e qualcosa di meno di quello che si vede, e sperimentando così le possibilità creative della pittura.
Elisa Capitanio
Alessandro Guagno è nato ad Asolo nel 1982. Si è diplomato all'Istituto Tecnico. Frequenta il secondo anno dell'Accademia di Belle Arti di
Venezia.
30
giugno 2004
Alessandro Guagno – Lampi urbani
Dal 30 giugno al 25 luglio 2004
arte contemporanea
Location
DISCO BAR ACROPOLIS
Venezia, Lungomare Guglielmo Marconi, 22, (Venezia)
Venezia, Lungomare Guglielmo Marconi, 22, (Venezia)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 16:00 alle 04:00
Vernissage
30 Giugno 2004, ore 19.00
Sito web
www.fortaya.com