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Alessandro Lo Monaco – No Proper Time of Day
No Proper Time of Day propone una selezione di 15 nuovi lavori di grandi dimensioni realizzati dall’artista milanese Alessandro Lo Monaco
Comunicato stampa
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No Proper Time of Day propone una selezione di 15 nuovi lavori di grandi dimensioni realizzati dall’artista milanese Alessandro Lo Monaco.
La mostra è composta da elaborati informatici che propongono lo stile personale e visionario di Lo Monaco, interessato a suggerire nuove possibilità di lettura e percezione di macchine e corpi coi quali conviviamo quotidianamente.
Scrive Stefano Elena nel testo che accompagna la mostra:
«Non è colpa vostra.
Non è una disfunzione lisergica (su questo però potrei anche sbagliare) o una deficienza percettiva, a farvi fraintendere/sdoppiare/accavallare/comprimere le immagini di “No Proper Time of Day”.
Non siete voi a vedere male o, meglio, “diverso”.
A sprofondare con gli occhi dentro macchine e corpi, ad affondare col cranio in cofani chiusi che mostrano il cambio, poi i posti a sedere per arrivare sino al posteriore lunotto.
Mentre una ruota sterza e l’altra resta dritta.
Tra specchietti retrovisori esterni diversi l’uno dall’altro.
In prossimità di un parafango a tutto tondo che recinta e spranga inizio&fine dell’immaginare l’immagine, costruita e smontata al contempo per un nuovo assemblaggio che la esibisca tutta nello stesso attimo, quello che sta guardando ora.
Beetle-maggioloni, elicotteri-mosca, Vespe incombenti e ordinate quanto uno sciame d’api, la cononave o la donna con la testa altrove e le tette protagonista che, ricomposta di fretta, scappa da un palco affogato nell’azzurro-acquario del niente sono tutte riletture multiple by Alessandro Lo Monaco di pezzi meccanici del nostro vivere, umani inclusi. Perché ogni cosa, anche gli arti che ci (e si) tengono insieme, può svincolarsi dagli impedimenti costrittivi dell’occhio, dai limiti piombati del vedere di sempre, per rivelare divertita il suo contrario, ciò che il vero – da quella prospettiva – è incapace di descrivere.
Una fintascienza all’insegna dell’inversione impossibile e probabile del segmento, della rotondità di porzioni solide che sembrano volersi adeguare alla circolarità dei nostri globi oculari, incitati a rendere vedente l’intera superficie sferica di cui dispongono come se un’evoluta dilatazione pupillare decidesse di ampli(fic)are curiosa il proprio raggio per comprendere meglio e “di più”.
Da sopra a sotto, da una fiancata a quella opposta, dal retro al fronte, lo sguardo attraversa carni e lamiere per opporsi alla resistenza delle durezze presenti, all’ineluttabilità robusta della forma ferma oltre la quale c’è – semplicemente e soltanto – quello che dovrebbe esserci. I mecca-organismi interni vengono meno, se filtrati dalle trasparenze pellicolari ideate da Alessandro Lo Monaco: carcassa, ossatura, intreccio, intelaiatura e struttura dell’oggetto messo in scena non esistono, non ci sono più. Restano gli interi basici che siamo soliti riscontrare durante l’abituale captazione della figura, quegli elementi strutturali previsti dall’abitudine e dalla memoria visiva.
Lo Monaco è l’inventore di grandezze diafane dagli sfondi monocromi e dalle tinte elettriche, la mente aperta che ci apre la mente. Le sue simulazioni progettuali ritraggono un’altra realtà, si divertono a frodare la sostanza replicando aspetti speculari costruiti su convincenti asimmetrie perfette.
Le illusioni esposte in mostra giocano su doppi sensi e quadruple dimensioni, convertono le modalità consuete della leggibilità di una massa in viaggi sensoriali tra carrozzerie liberamente revisionate.
La sovrapposizione tollerabile e inammissibile delle strutture insegna un’anormale e suggestiva interpretazione delle sembianze, divenute consistenze penetrabili come se tutti gli immaginabili punti di vista si fossero mischiati tra loro concordando una sola, plausibile visione.
I raggi x volutamente inesatti emessi da Lo Monaco depurano la “cosa” ricostruita da ingombri superflui, limitando all’essenziale i futuribili e leggeri duplicati lucidati a specchio simili a ologrammi appiattiti.
Mentre salite a bordo di una delle tante attrazioni distorte del Lo Monaco park, ricordate: l’apparenza inganna…»
La mostra è composta da elaborati informatici che propongono lo stile personale e visionario di Lo Monaco, interessato a suggerire nuove possibilità di lettura e percezione di macchine e corpi coi quali conviviamo quotidianamente.
Scrive Stefano Elena nel testo che accompagna la mostra:
«Non è colpa vostra.
Non è una disfunzione lisergica (su questo però potrei anche sbagliare) o una deficienza percettiva, a farvi fraintendere/sdoppiare/accavallare/comprimere le immagini di “No Proper Time of Day”.
Non siete voi a vedere male o, meglio, “diverso”.
A sprofondare con gli occhi dentro macchine e corpi, ad affondare col cranio in cofani chiusi che mostrano il cambio, poi i posti a sedere per arrivare sino al posteriore lunotto.
Mentre una ruota sterza e l’altra resta dritta.
Tra specchietti retrovisori esterni diversi l’uno dall’altro.
In prossimità di un parafango a tutto tondo che recinta e spranga inizio&fine dell’immaginare l’immagine, costruita e smontata al contempo per un nuovo assemblaggio che la esibisca tutta nello stesso attimo, quello che sta guardando ora.
Beetle-maggioloni, elicotteri-mosca, Vespe incombenti e ordinate quanto uno sciame d’api, la cononave o la donna con la testa altrove e le tette protagonista che, ricomposta di fretta, scappa da un palco affogato nell’azzurro-acquario del niente sono tutte riletture multiple by Alessandro Lo Monaco di pezzi meccanici del nostro vivere, umani inclusi. Perché ogni cosa, anche gli arti che ci (e si) tengono insieme, può svincolarsi dagli impedimenti costrittivi dell’occhio, dai limiti piombati del vedere di sempre, per rivelare divertita il suo contrario, ciò che il vero – da quella prospettiva – è incapace di descrivere.
Una fintascienza all’insegna dell’inversione impossibile e probabile del segmento, della rotondità di porzioni solide che sembrano volersi adeguare alla circolarità dei nostri globi oculari, incitati a rendere vedente l’intera superficie sferica di cui dispongono come se un’evoluta dilatazione pupillare decidesse di ampli(fic)are curiosa il proprio raggio per comprendere meglio e “di più”.
Da sopra a sotto, da una fiancata a quella opposta, dal retro al fronte, lo sguardo attraversa carni e lamiere per opporsi alla resistenza delle durezze presenti, all’ineluttabilità robusta della forma ferma oltre la quale c’è – semplicemente e soltanto – quello che dovrebbe esserci. I mecca-organismi interni vengono meno, se filtrati dalle trasparenze pellicolari ideate da Alessandro Lo Monaco: carcassa, ossatura, intreccio, intelaiatura e struttura dell’oggetto messo in scena non esistono, non ci sono più. Restano gli interi basici che siamo soliti riscontrare durante l’abituale captazione della figura, quegli elementi strutturali previsti dall’abitudine e dalla memoria visiva.
Lo Monaco è l’inventore di grandezze diafane dagli sfondi monocromi e dalle tinte elettriche, la mente aperta che ci apre la mente. Le sue simulazioni progettuali ritraggono un’altra realtà, si divertono a frodare la sostanza replicando aspetti speculari costruiti su convincenti asimmetrie perfette.
Le illusioni esposte in mostra giocano su doppi sensi e quadruple dimensioni, convertono le modalità consuete della leggibilità di una massa in viaggi sensoriali tra carrozzerie liberamente revisionate.
La sovrapposizione tollerabile e inammissibile delle strutture insegna un’anormale e suggestiva interpretazione delle sembianze, divenute consistenze penetrabili come se tutti gli immaginabili punti di vista si fossero mischiati tra loro concordando una sola, plausibile visione.
I raggi x volutamente inesatti emessi da Lo Monaco depurano la “cosa” ricostruita da ingombri superflui, limitando all’essenziale i futuribili e leggeri duplicati lucidati a specchio simili a ologrammi appiattiti.
Mentre salite a bordo di una delle tante attrazioni distorte del Lo Monaco park, ricordate: l’apparenza inganna…»
18
maggio 2006
Alessandro Lo Monaco – No Proper Time of Day
Dal 18 maggio all'undici giugno 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTURARTE
Nepi, Via Settevene Palo, 1a, (Viterbo)
Nepi, Via Settevene Palo, 1a, (Viterbo)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 9-18. Sabato e domenica su appuntamento
Vernissage
18 Maggio 2006, ore 20
Autore
Curatore