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Alessandro Morino – Altre Stanze – lavori 2004-2024
Pezzi di tela riciclata cuciti insieme, assemblaggi e collage di forme/parole, testi trascritti, colori sgargianti, piccoli ritagli di giornale, superfici metalliche o stuccate, sono gli elementi con cui Alessandro Morino compone gli spazi privi di gravità della sua pittura.
Comunicato stampa
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In mostra presso la Galleria Embrice la ricerca di Alessandro Morino, un lavoro seriale tra forma e parola che restituisce un’immagine della crisi della civiltà e della cultura contemporanea attraverso una continua esplorazione nella cavità del mondo sensibile, del corpo, del tempo come flusso di eventi.
Pezzi di tela riciclata, cuciti insieme, assemblaggi e collage di forme/parole, testi trascritti, colori sgargianti, piccoli ritagli di giornale, superfici metalliche o stuccate, sono gli elementi con cui Alessandro Morino compone uno spazio che sembra privo di gravità.
Tra leggerezza e inquietudine convivono visualità e letteratura. Disegno e poesia. Chiedersi quale delle due venga prima è come ritrovarsi nel paradosso dell’uovo e della gallina.
Non c'è un ordine precostituito, solo campi di forze generate dal dialogo fra gli elementi della composizione. Questa informazione, che viaggia attraverso simboli e tracciati, non fa un percorso lineare da un elemento all’altro, è distorta, nel suo tragitto è continuamente inghiottita e proiettata sulla/dalla superficie della tela, un fondale (quasi sempre) nero, uno spazio cosmico primordiale.
Siamo gli unici spettatori in un teatro in miniatura costruito per sottrazione; gli elementi plastici, i corpi stilizzati e le proporzioni sembrano evocare l’opera del regista e scenografo svizzero Adolphe Appia. Anche nei lavori di Morino c’è un grande elemento scenografico: il vuoto, non l’assenza di cose (di)sperate, non morte, ma origine di Tutto. Quel luogo di cui è impossibile mantenere un ricordo cosciente, dove impariamo a sentire prima di iniziare a vedere.
Romano, Laureato in Ermeneutica artistica, viaggiatore, pittore e poeta. Nei venti anni di ricerca una sola ossessione, la sfida del mito platonico: tornare nella caverna, in quello spazio profondo a lungo indagato, nell’interiorità del mondo sensibile. Siamo quegli esseri umani che quasi soccombono, piegati, spesso ridotti ad una piccola immagine, a volte sfocata?
Le riflessioni che scaturiscono, sul ruolo dell’essere umano e sull’impatto delle sue azioni, potrebbero aprire un dibattito di grande attualità, e non potrebbe che essere una dolce e pungente critica alle contraddizioni della cultura contemporanea. Si leva da queste tele un silenzioso urlo proveniente dal secolo scorso, dalle ceneri della beat-itude, della generazione ribelle e “abbattuta” i cui bisogni sono costantemente messi all’ombra e schiacciati da monolitiche dinamiche globaliste. Ci ricorda qualcosa? No, forse non eravamo ancora nati.
Maria Luisa Priori
Pezzi di tela riciclata, cuciti insieme, assemblaggi e collage di forme/parole, testi trascritti, colori sgargianti, piccoli ritagli di giornale, superfici metalliche o stuccate, sono gli elementi con cui Alessandro Morino compone uno spazio che sembra privo di gravità.
Tra leggerezza e inquietudine convivono visualità e letteratura. Disegno e poesia. Chiedersi quale delle due venga prima è come ritrovarsi nel paradosso dell’uovo e della gallina.
Non c'è un ordine precostituito, solo campi di forze generate dal dialogo fra gli elementi della composizione. Questa informazione, che viaggia attraverso simboli e tracciati, non fa un percorso lineare da un elemento all’altro, è distorta, nel suo tragitto è continuamente inghiottita e proiettata sulla/dalla superficie della tela, un fondale (quasi sempre) nero, uno spazio cosmico primordiale.
Siamo gli unici spettatori in un teatro in miniatura costruito per sottrazione; gli elementi plastici, i corpi stilizzati e le proporzioni sembrano evocare l’opera del regista e scenografo svizzero Adolphe Appia. Anche nei lavori di Morino c’è un grande elemento scenografico: il vuoto, non l’assenza di cose (di)sperate, non morte, ma origine di Tutto. Quel luogo di cui è impossibile mantenere un ricordo cosciente, dove impariamo a sentire prima di iniziare a vedere.
Romano, Laureato in Ermeneutica artistica, viaggiatore, pittore e poeta. Nei venti anni di ricerca una sola ossessione, la sfida del mito platonico: tornare nella caverna, in quello spazio profondo a lungo indagato, nell’interiorità del mondo sensibile. Siamo quegli esseri umani che quasi soccombono, piegati, spesso ridotti ad una piccola immagine, a volte sfocata?
Le riflessioni che scaturiscono, sul ruolo dell’essere umano e sull’impatto delle sue azioni, potrebbero aprire un dibattito di grande attualità, e non potrebbe che essere una dolce e pungente critica alle contraddizioni della cultura contemporanea. Si leva da queste tele un silenzioso urlo proveniente dal secolo scorso, dalle ceneri della beat-itude, della generazione ribelle e “abbattuta” i cui bisogni sono costantemente messi all’ombra e schiacciati da monolitiche dinamiche globaliste. Ci ricorda qualcosa? No, forse non eravamo ancora nati.
Maria Luisa Priori
16
marzo 2024
Alessandro Morino – Altre Stanze – lavori 2004-2024
Dal 16 al 23 marzo 2024
arte contemporanea
personale
personale
Location
GALLERIA EMBRICE
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Orario di apertura
dalle 18:00 alle 20:00 - domenica chiuso
Vernissage
16 Marzo 2024, dalle 17:30
Sito web
Autore
Curatore