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Alessandro Pagani – Oil on film
Ricombinazioni pittoriche cinematografiche per una (proto)virtualità manifesta.
Comunicato stampa
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Pagani è pittore colto, sistematico, attento fino all’ossessione. I riferimenti iconografici, spesso classici, come la pulizia e la razionalità chirurgica d’impianto dei suoi lavori, risultano evidenti. E’ un artista-divoratore. Una sorta di filologo cannibale e feticista. Incorpora sistematicamente, dopo averli colti traverso uno sguardo scientificamente rapace, tutti i materiali visivi che definiscono (e conservano) l’estetica di un periodo a lui affine. E li archivia ordinatamente, silenziosamente, come pellicole, sui propri scaffali mentali. Scaffali lucidi in acciaio, dentro a camera oscura, traversata da lampi e improvvisi
baluginii, dove la polvere non può posarsi. Alcuni àmbiti, nicchie culturali, esercitano su di lui una particolare impressione, in forza di una magia, di un potere di suadenza estetica. Spesso si tratta di aree secondarie, interstizi, zone residuali, di cui l’artista sente il sapore, ricavandone sensazioni intense, eccitandosene. Attraverso questi spazi marginali, autentiche porte (sliding doors) per
un’ultra-realtà stupefacente, Pagani si trasporta in luoghi distanti, come un evaso, o un fumatore d’oppio (open the doors). Per generi o filoni sussidiari, come la Blaxploitation, la Box ed i pugili di colore, il cinema degli anni ’70, i B-movies americani ed italiani, l’artista penetra, speleologo psichico, dentro agli anfratti di una cultura laterale, inalandone i fermenti trepidanti ed immergendosi in un bagno spesso crudelmente allucinatorio. Relativamente all’analisi dei soggetti, la sua attitudine indagativa somiglia a quella del criminologo, dell’entomologo, del neurochirurgo, dell’anatomo-patologo. La forma classica, pulita, del quadro, è dunque un metodo contraccettivo d’igiene stilistica, che preserva la misura della confezione, senza impedire al contenuto di aprire ad una dimensione perfino estatica.
Le locandine cinematografiche sono i contenitori sintetici, gli oggetti cult-urali che racchiudono lo stile ed il sapore dei film (divorati).
Nei quadri - olii su tela- Pagani realizza dei manifesti originali, utilizzando sempre una coppia di immagini tratte da due diverse pellicole, e ricombinandole secondo la propria sensibilità analogica, per inventare dei film impossibili, mai esistiti, che producono – secernono- una serie di relazioni critico-estetiche personali ed inedite. L’impianto statico, rigoroso, lapidario della locandina, non è dunque in realtà che la griglia superficiale entro cui alloggiare un coacervo (gli ircocervi) di nessi e relazioni arbitrarie e soggettive.
Il cinema, oltre a magica macchina di memoria, prodigioso congegno di recupero di immaginari fantastici in rapido allontanamento, luogo della conservazione e del culto dell’immagine, laboratorio per la soggettivizzazione del modello, è anche il primo, più eclatante, caso di virtualità.
…ben prima dell'attuale epoca in cui si avanza qua e là il timore (fondato o meno) che il virtuale sostituisca il reale, il mondo della celluloide ha incarnato l'immaginario delle persone, che quando vanno in un posto o vivono un'esperienza non fanno che dire: "E' stato come in un film". Il cinema è un'ulltra-realtà, l'unico e vero iperrealismo..
Una proto-virtualità manifesta, come abbiamo detto….
Gianluca D’Incà Levis, marzo 2010
baluginii, dove la polvere non può posarsi. Alcuni àmbiti, nicchie culturali, esercitano su di lui una particolare impressione, in forza di una magia, di un potere di suadenza estetica. Spesso si tratta di aree secondarie, interstizi, zone residuali, di cui l’artista sente il sapore, ricavandone sensazioni intense, eccitandosene. Attraverso questi spazi marginali, autentiche porte (sliding doors) per
un’ultra-realtà stupefacente, Pagani si trasporta in luoghi distanti, come un evaso, o un fumatore d’oppio (open the doors). Per generi o filoni sussidiari, come la Blaxploitation, la Box ed i pugili di colore, il cinema degli anni ’70, i B-movies americani ed italiani, l’artista penetra, speleologo psichico, dentro agli anfratti di una cultura laterale, inalandone i fermenti trepidanti ed immergendosi in un bagno spesso crudelmente allucinatorio. Relativamente all’analisi dei soggetti, la sua attitudine indagativa somiglia a quella del criminologo, dell’entomologo, del neurochirurgo, dell’anatomo-patologo. La forma classica, pulita, del quadro, è dunque un metodo contraccettivo d’igiene stilistica, che preserva la misura della confezione, senza impedire al contenuto di aprire ad una dimensione perfino estatica.
Le locandine cinematografiche sono i contenitori sintetici, gli oggetti cult-urali che racchiudono lo stile ed il sapore dei film (divorati).
Nei quadri - olii su tela- Pagani realizza dei manifesti originali, utilizzando sempre una coppia di immagini tratte da due diverse pellicole, e ricombinandole secondo la propria sensibilità analogica, per inventare dei film impossibili, mai esistiti, che producono – secernono- una serie di relazioni critico-estetiche personali ed inedite. L’impianto statico, rigoroso, lapidario della locandina, non è dunque in realtà che la griglia superficiale entro cui alloggiare un coacervo (gli ircocervi) di nessi e relazioni arbitrarie e soggettive.
Il cinema, oltre a magica macchina di memoria, prodigioso congegno di recupero di immaginari fantastici in rapido allontanamento, luogo della conservazione e del culto dell’immagine, laboratorio per la soggettivizzazione del modello, è anche il primo, più eclatante, caso di virtualità.
…ben prima dell'attuale epoca in cui si avanza qua e là il timore (fondato o meno) che il virtuale sostituisca il reale, il mondo della celluloide ha incarnato l'immaginario delle persone, che quando vanno in un posto o vivono un'esperienza non fanno che dire: "E' stato come in un film". Il cinema è un'ulltra-realtà, l'unico e vero iperrealismo..
Una proto-virtualità manifesta, come abbiamo detto….
Gianluca D’Incà Levis, marzo 2010
16
marzo 2010
Alessandro Pagani – Oil on film
Dal 16 marzo al 06 aprile 2010
arte contemporanea
Location
CINEMA ITALIA
Belluno, Via Giuseppe Garibaldi, 8, (Belluno)
Belluno, Via Giuseppe Garibaldi, 8, (Belluno)
Orario di apertura
la mostra è visitabile negli orari d’apertura della sala
Sito web
www.gabls.it
Autore
Curatore