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Alessandro Passerini – Delta
Le valli del Delta del Po sono le protagoniste del progetto di Passerini che con questi scatti decide di raccontare un pezzo del suo cammino. Proprio questi luoghi hanno visto nascere e crescere il padre, di recente scomparso, lasciando al fotografo uno sguardo per inquadrarli e ricostruirli.
Comunicato stampa
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La desolazione apparente si trasforma in pacata tranquillità.
Il silenzio diventa sinestesia.
Questi luoghi così vissuti, carichi di storia e contemporaneamente dimenticati nel loro torpore decadente non perdono quell’identità integra di vita e verità.
Le valli del Delta sono le protagoniste del progetto di Passerini che, con questi scatti decide di raccontare un pezzo del suo cammino. Proprio questi luoghi hanno visto nascere e crescere il padre, di recente scomparso, lasciando al fotografo uno sguardo per inquadrarli e ricostruirli. Due uomini, quattro occhi e una macchina fotografica ci accompagnano alla scoperta di un modo diverso di intendere la fotografia di paesaggio, che sorpassa l’asciutto racconto naturalistico.
Il verismo fotografico di questi scatti è scevro di filtri eccessivi e sensazionalistici, ai quali si predilige invece una fedeltà reale piena di affetto e di ricordo.
In un'epoca nella quale la fotografia è accessibile a tutti ma NON è per tutti, si ricordano le tre parole profferite da Emerson (1856-1956): "Photography non Art", con le quali l'inglese rivendicava l'autonomia artistica del mezzo fotografico, facendosi promotore di una crociata contro l'accademismo della fotografia artistica, la cui proposta era antidoto al carattere artificiale, primo fra tutti il fotomontaggio. Gli scatti di Passerini parlano così schiettamente del Delta che, di per sé, non necessita di tecnicismi sovrastrutturati e poco reali per raccontarsi.
Tecnica ed emozione vanno a braccetto in una narrazione fotografica che parte dalle sue origini, attraverso quei luoghi così carichi di storia, tra cui intravvediamo la casa de "l'Agnese va a morire", (1976), trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo neorealista di Renata Viganò. Se è vero che la fotografia naturalistica s’identifica spesso nella vocazione di racconto didascalico, di scoperta di archiviazione, Passerini tenta una strada diversa, preferendo, per questo progetto, l'abbandono del bianco e nero spesso usato nei suoi lavori, focalizzandosi su inquadrature pulite, tecnicamente impeccabili e colori fedeli.
Si allontana dal reportage per approcciare ad un racconto personale postmoderno, di sopravvivenza e d’esperienza autentica.
Questi luoghi hanno subito la fascinazione e lo scorrere del tempo; la natura li ha mangiati, masticati, lasciando vecchie costruzioni, frammenti, come silos e ponti desolati in nuvole naturali e che ormai sussurrano la loro storia, i loro racconti e i loro richiami.
Proprio tra quelle che ora sono macerie e vecchie strutture, Passerini racconta lo scorrere del suo tempo, della sua storia, di scomparse importanti, di nuove conquiste, che insieme mappano una costruzione di ricordi e di tessuti emotivi indissolubili. La sua fermezza è dialettica alla transigenza del mezzo fotografico che, a ogni scatto, si pone in un dialogo aperto con i luoghi.
Terra arsa, una figura che guarda quel che è stato e quel che sarà, vegetazioni libere e ordinate si alternano a ruggine ferro, vecchi ponti e ricordi di ingegneria ormai sorpassate, gabbiani liberi in volo e fenicotteri che a sorpresa richiamano un futurismo anacronistico che ben si presta ad un racconto attuale. Un percorso insomma da vivere e rivivere in un futuro remoto.
Michela Malisardi
Il silenzio diventa sinestesia.
Questi luoghi così vissuti, carichi di storia e contemporaneamente dimenticati nel loro torpore decadente non perdono quell’identità integra di vita e verità.
Le valli del Delta sono le protagoniste del progetto di Passerini che, con questi scatti decide di raccontare un pezzo del suo cammino. Proprio questi luoghi hanno visto nascere e crescere il padre, di recente scomparso, lasciando al fotografo uno sguardo per inquadrarli e ricostruirli. Due uomini, quattro occhi e una macchina fotografica ci accompagnano alla scoperta di un modo diverso di intendere la fotografia di paesaggio, che sorpassa l’asciutto racconto naturalistico.
Il verismo fotografico di questi scatti è scevro di filtri eccessivi e sensazionalistici, ai quali si predilige invece una fedeltà reale piena di affetto e di ricordo.
In un'epoca nella quale la fotografia è accessibile a tutti ma NON è per tutti, si ricordano le tre parole profferite da Emerson (1856-1956): "Photography non Art", con le quali l'inglese rivendicava l'autonomia artistica del mezzo fotografico, facendosi promotore di una crociata contro l'accademismo della fotografia artistica, la cui proposta era antidoto al carattere artificiale, primo fra tutti il fotomontaggio. Gli scatti di Passerini parlano così schiettamente del Delta che, di per sé, non necessita di tecnicismi sovrastrutturati e poco reali per raccontarsi.
Tecnica ed emozione vanno a braccetto in una narrazione fotografica che parte dalle sue origini, attraverso quei luoghi così carichi di storia, tra cui intravvediamo la casa de "l'Agnese va a morire", (1976), trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo neorealista di Renata Viganò. Se è vero che la fotografia naturalistica s’identifica spesso nella vocazione di racconto didascalico, di scoperta di archiviazione, Passerini tenta una strada diversa, preferendo, per questo progetto, l'abbandono del bianco e nero spesso usato nei suoi lavori, focalizzandosi su inquadrature pulite, tecnicamente impeccabili e colori fedeli.
Si allontana dal reportage per approcciare ad un racconto personale postmoderno, di sopravvivenza e d’esperienza autentica.
Questi luoghi hanno subito la fascinazione e lo scorrere del tempo; la natura li ha mangiati, masticati, lasciando vecchie costruzioni, frammenti, come silos e ponti desolati in nuvole naturali e che ormai sussurrano la loro storia, i loro racconti e i loro richiami.
Proprio tra quelle che ora sono macerie e vecchie strutture, Passerini racconta lo scorrere del suo tempo, della sua storia, di scomparse importanti, di nuove conquiste, che insieme mappano una costruzione di ricordi e di tessuti emotivi indissolubili. La sua fermezza è dialettica alla transigenza del mezzo fotografico che, a ogni scatto, si pone in un dialogo aperto con i luoghi.
Terra arsa, una figura che guarda quel che è stato e quel che sarà, vegetazioni libere e ordinate si alternano a ruggine ferro, vecchi ponti e ricordi di ingegneria ormai sorpassate, gabbiani liberi in volo e fenicotteri che a sorpresa richiamano un futurismo anacronistico che ben si presta ad un racconto attuale. Un percorso insomma da vivere e rivivere in un futuro remoto.
Michela Malisardi
07
luglio 2017
Alessandro Passerini – Delta
Dal 07 al 22 luglio 2017
fotografia
Location
DELIZIA ESTENSE DEL VERGINESE
Portomaggiore, Via Provinciale, (Ferrara)
Portomaggiore, Via Provinciale, (Ferrara)
Orario di apertura
dalle 16 alle 20
Vernissage
7 Luglio 2017, ore 17.30
Autore
Curatore