Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Alessandro Piangiamore – Sfidando la verità con la gravità
un progetto inedito
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria Paolo Bonzano ha il piacere di presentare la mostra di Alessandro Piangiamore, alla sua prima esposizione
personale in galleria. Per l’occasione Alessandro Piangiamore presenta un progetto inedito e appositamente creato per lo
spazio di Palazzo Taverna.
Se proviamo a definire il suo lavoro, ci vengono in mente degli elementi portanti: una forma di ironia, imprescindibile nota del carattere dell’artista, da un lato e una costante attenzione rispetto a elementi quali il limite delle cose, dall'altro. L’ obbiettivo dei suoi lavori è quello di creare una sorta di cortocircuito, tra la realtà e la dimensione immaginaria. Ironia, gioco e disagio: attraverso questi elementi, presenti nel suo lavoro, Piangiamore provoca emozioni nello spettatore, anzi questi componenti sono i detonatori che generano tale condizione. Dice Alessandro Piangiamore: “l’accidentalità mi serve come elemento intrusivo. Per essere intrusivi è necessario agire dall’interno di un sistema, insinuarsi senza clamori, utilizzare un procedimento di appropriazione di elementi del quotidiano celandoli fino al momento opportuno. Come un hacker, amo impadronirmi dei codici e fare irruzione nel quotidiano, modificando e trasformando i messaggi preesistenti, tentando di restare sempre in bilico tra l'apparente certezza delle cose e ciò che potrebbero essere.”
Bilico e certezze. Ecco il titolo della mostra:
Sfidando La verità con la gravità è il teorema attraverso il quale Piangiamore riflette sui significati delle parole verità, prima, intesa come dato della certezza, e dalla parola gravità poi, intesa come il suo peso specifico. La verità si rappresenta in parte attraverso l’opera che da il titolo alla mostra stessa. Una scritta di cemento, elemento strutturale che di per se stesso offre certezze sta in bilico su un piccolo tubo che corre lungo la parete, in perenne sfida al suo forse inevitabile destino legato alla possibilità della caduta. Un elemento in equilibrio precario, in aperta contrapposizione alle leggi della gravità.
Ma-I Tong Inmaycik, è una citazione Duchampiana: appoggiata in un angolo della galleria, una superficie di vetro inclinato accoglie un elemento ovoidale, quasi frutto della matita di un designer ma certamente prodotta made in China, che apparentemente si sostiene, in barba alle elementari leggi della gravità, attraverso l’attrazione di un magnete, il suo doppio, che solo dopo un poco il nostro occhio ci rivela. Horizon è una fotografia il cui soggetto è una sdraio; l’archetipo dell’ozio in cui noi umani ci trastulliamo sotto il sole estivo; però qui l’orizzonte ci tradisce, inclinato in un verso impossibile e questa sdraio appoggiata su una insostenibile spiaggia respinge la nostra possibilità di seduta, metafora della reale condizione in cui ci troviamo qui e ora come si direbbe, rispetto alle allettanti promesse della società contemporanea.
The dark side of the moon è un immagine molto piccola scaricata da internet, dove un cartello pubblicitario che comunica il noto sito di Google si trova però saldamente piantato sul suolo lunare, significando l’ormai domestica situazione di una faccia nascosta della luna che ormai ci si è rivelata come l’angolo del tabaccaio che si trova sotto casa. Ma in tutto questo c’è la finzione. Google è davvero l’enciclopedia contemporanea dell’informazione? O nasconde zone in cui l’informazione è falsa cosi forse come falsa potrebbe essere stata l’impronta lasciata dall’uomo su quella stessa crosta nel lontano 1969? In Popcorner, un altro angolo dello spazio ha dato vita ad una superficie di specchio, sostenuta da tre lampadine colorate. Attraverso lo specchio vediamo le lampadine ma vediamo anche la nostra immagine; mentre il calore della lampadine provoca l’esplosione del mais sottostante che si trasforma in pop-corn ma più propriamente attraverso queste micro esplosioni prova a sollevare la superficie specchiante attraverso un quasi certamente fallimentare tentativo.
Alessandro Piangiamore (1976) vive e lavora tra Roma e Torino. Il suo lavoro è stato presentato in alcune mostre collettive tra cui ricordiamo quella svoltasi all’Istituto Angelo Mai di Roma (“L’osso è sacro”, a cura di
Marianna Vecellio) e sempre a Roma la proiezione “In frantumi”. Ha partecipato a diversi progetti collettivi tra cui si ricordano quello svoltosi a Tirana e a Barcellona al museo di Santa Monica.
personale in galleria. Per l’occasione Alessandro Piangiamore presenta un progetto inedito e appositamente creato per lo
spazio di Palazzo Taverna.
Se proviamo a definire il suo lavoro, ci vengono in mente degli elementi portanti: una forma di ironia, imprescindibile nota del carattere dell’artista, da un lato e una costante attenzione rispetto a elementi quali il limite delle cose, dall'altro. L’ obbiettivo dei suoi lavori è quello di creare una sorta di cortocircuito, tra la realtà e la dimensione immaginaria. Ironia, gioco e disagio: attraverso questi elementi, presenti nel suo lavoro, Piangiamore provoca emozioni nello spettatore, anzi questi componenti sono i detonatori che generano tale condizione. Dice Alessandro Piangiamore: “l’accidentalità mi serve come elemento intrusivo. Per essere intrusivi è necessario agire dall’interno di un sistema, insinuarsi senza clamori, utilizzare un procedimento di appropriazione di elementi del quotidiano celandoli fino al momento opportuno. Come un hacker, amo impadronirmi dei codici e fare irruzione nel quotidiano, modificando e trasformando i messaggi preesistenti, tentando di restare sempre in bilico tra l'apparente certezza delle cose e ciò che potrebbero essere.”
Bilico e certezze. Ecco il titolo della mostra:
Sfidando La verità con la gravità è il teorema attraverso il quale Piangiamore riflette sui significati delle parole verità, prima, intesa come dato della certezza, e dalla parola gravità poi, intesa come il suo peso specifico. La verità si rappresenta in parte attraverso l’opera che da il titolo alla mostra stessa. Una scritta di cemento, elemento strutturale che di per se stesso offre certezze sta in bilico su un piccolo tubo che corre lungo la parete, in perenne sfida al suo forse inevitabile destino legato alla possibilità della caduta. Un elemento in equilibrio precario, in aperta contrapposizione alle leggi della gravità.
Ma-I Tong Inmaycik, è una citazione Duchampiana: appoggiata in un angolo della galleria, una superficie di vetro inclinato accoglie un elemento ovoidale, quasi frutto della matita di un designer ma certamente prodotta made in China, che apparentemente si sostiene, in barba alle elementari leggi della gravità, attraverso l’attrazione di un magnete, il suo doppio, che solo dopo un poco il nostro occhio ci rivela. Horizon è una fotografia il cui soggetto è una sdraio; l’archetipo dell’ozio in cui noi umani ci trastulliamo sotto il sole estivo; però qui l’orizzonte ci tradisce, inclinato in un verso impossibile e questa sdraio appoggiata su una insostenibile spiaggia respinge la nostra possibilità di seduta, metafora della reale condizione in cui ci troviamo qui e ora come si direbbe, rispetto alle allettanti promesse della società contemporanea.
The dark side of the moon è un immagine molto piccola scaricata da internet, dove un cartello pubblicitario che comunica il noto sito di Google si trova però saldamente piantato sul suolo lunare, significando l’ormai domestica situazione di una faccia nascosta della luna che ormai ci si è rivelata come l’angolo del tabaccaio che si trova sotto casa. Ma in tutto questo c’è la finzione. Google è davvero l’enciclopedia contemporanea dell’informazione? O nasconde zone in cui l’informazione è falsa cosi forse come falsa potrebbe essere stata l’impronta lasciata dall’uomo su quella stessa crosta nel lontano 1969? In Popcorner, un altro angolo dello spazio ha dato vita ad una superficie di specchio, sostenuta da tre lampadine colorate. Attraverso lo specchio vediamo le lampadine ma vediamo anche la nostra immagine; mentre il calore della lampadine provoca l’esplosione del mais sottostante che si trasforma in pop-corn ma più propriamente attraverso queste micro esplosioni prova a sollevare la superficie specchiante attraverso un quasi certamente fallimentare tentativo.
Alessandro Piangiamore (1976) vive e lavora tra Roma e Torino. Il suo lavoro è stato presentato in alcune mostre collettive tra cui ricordiamo quella svoltasi all’Istituto Angelo Mai di Roma (“L’osso è sacro”, a cura di
Marianna Vecellio) e sempre a Roma la proiezione “In frantumi”. Ha partecipato a diversi progetti collettivi tra cui si ricordano quello svoltosi a Tirana e a Barcellona al museo di Santa Monica.
16
ottobre 2006
Alessandro Piangiamore – Sfidando la verità con la gravità
Dal 16 ottobre al primo novembre 2006
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA PAOLO BONZANO
Roma, Via Di Monte Giordano, 36, (Roma)
Roma, Via Di Monte Giordano, 36, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 12.00 - 19.30, sabato 15.30 - 19.30; sabato mattina, lunedì e festivi su appuntamento
Vernissage
16 Ottobre 2006, ore 19
Autore